Il Masterplan Campo di Marte a Firenze raccontato dai progettisti
Per sapere di più sul masterplan che coinvolge la riqualificazione dello Stadio Franchi, abbiamo intervistato l’arch. Michele Olivieri, design leader in MC A - Mario Cucinella Architects, che ha seguito da vicino lo sviluppo del progetto.
Un progetto di qualità nasce da un processo virtuoso di contaminazione
Sinergia e multidisciplinarietà sono elementi chiave per la buona riuscita di grandi ed importanti progetti di riqualificazione. Due fattori che non sono di certo mancati all’interno del team di progettazione che si è aggiudicato il concorso internazionale per la riqualificazione dello Stadio Franchi e dell’area di Campo di Marte a Firenze.
La Giuria del concorso, presieduta da Odile Decq, ha decretato come progetto vincitore quello presentato da Arup Italia, capogruppo l’arch. David Hirsch. Un progetto questo elaborato da un team composto da una sessantina di professionisti. Tra i partners di progetto anche MC A – Mario Cucinella Architects con il quale sono stati sviluppati gli spazi esterni dell’area di Campo di Marte, Cupelloni Architettura che ha curato la parte di restauro del moderno, lo studio In.Pro che ha sviluppato un cronoprogramma dettagliato, Gruppo Sistematica che si è occupata dello sviluppo della mobilità, Laura Gatti che ha curato la parte paesaggistica e molti altri.
Masteplan Campo di Marte Firenze - Estratto tavola di concorso
Multidisciplinarietà e sinergia, due fattori importanti ‘a monte e a valle’ di questo importante progetto di riqualificazione. In che modo e perché MC A ha preso parte al progetto a fianco di Arup Italia?
Michele Olivieri
“La sinergia con Arup è già attiva da diverso tempo. Con loro abbiamo una serie di collaborazioni in corso su tanti masterplan e progetti, alcuni dei quali anche di natura sportiva. Colta l’opportunità di questa competition si è deciso di collaborare nuovamente fianco a fianco, unendo di fatto le nostre competenze per vincere questa nuova sfida progettuale. Arup porta con sé un grande peso specifico in termini di esperienza nella progettazione di infrastrutture sportive di alto livello, noi di MC A abbiamo invece una grande esperienza nell’intervenire in grandi riqualificazioni a scala urbana. Abbiamo davvero lavorato a quattro mani per trovare una soluzione tecnica di alto profilo e per far sì che l’interfaccia tra Stadio, parco e quartiere fosse di qualità. Il progetto da noi proposto è un esempio di processo virtuoso di contaminazione - tra ingegneria e architettura – impegnato nel cercare di ibridare un’idea comune. Da qui è nata l’idea di realizzare un grande ‘foglio’ al di sopra del Franchi che dialogasse con l’esterno. Questa stessa idea è stata poi trasposta anche nella visione del grande parco che abbiamo sviluppato proprio per valorizzare l’architettura di Nervi e che di fatto ne costituisce un’estensione funzionale in occasione di grandi eventi”.
La sinergia tra Arup e MC A ha dato così vita alla visione dei due grandi fogli sul paesaggio di Campo di Marte, ci racconta l’architetto Olivieri. Fogli che danno vita a nuovi spazi e valorizzano l’eleganza delle strutture preesistenti dello stadio progettate da Pier Luigi Nervi e oggi sottoposte a vincolo monumentale. L’obiettivo principale del masterplan è stato quello di dare una nuova identità al luogo attraverso l’inserimento di una componente paesaggistica molto importante.
Estratto tavola di concorso
Come è stato trattato il grande foglio naturale? Quali sono le funzioni previste e come avete pensato di risolvere alcuni aspetti tecnici di dettaglio?
Michele Olivieri
Le nuove superfici edificate richieste – circa 6mila mq - si inseriscono nell’orografia del Parco Attrezzato, le estremità dei fogli si sollevano per accogliere i nuovi spazi. Questa soluzione ha permesso l’integrazione delle diverse funzioni previste dal masterplan, nel rispetto del sistema urbano e valorizzando le infrastrutture verdi. Integrare con il parco la copertura di queste nuove strutture commerciali e ricettive, ancellari alla funzione dello stadio, è qualcosa di tecnicamente complesso. Abbiamo scelto di integrare le nuove strutture sotto il mantello del parco perché, già dal primo sopralluogo, abbiamo percepito il potenziale visivo che l’orografia artificiale può dare in termini di vedute verso la città di Firenze e le sue colline. Inoltre, la realizzazione di questo avvallamento artificiale crea di fatto un catino funzionale per ospitare gli eventi all’aperto. Per la realizzazione di queste coperture verdi abbiamo suggerito l’uso di soluzioni mutuate da altri progetti ed altre esperienze, come ad esempio l’utilizzo di tecnologie a secco come il framing in legno.
Estratto tavola di concorso
Il sistema costruttivo del grande tetto giardino
Il tetto giardino che copre gli edifici del nuovo masterplan è un tetto inclinato in legno che segue il profilo di elevazione dell’edificio. La struttura proposta è un telaio in legno 8x8m composto da travi in legno lamellare con pannelli di copertura in CTL sopra. Le travi primarie in legno lamellare si estendono lungo le linee di contorno della stessa elevazione che salgono l’angolo del tetto. In termini di durabilità, è importante considerare i rischi associati al potenziale ingresso dell’acqua da una rottura della membrana impermeabile del tetto verde. L’utilizzo del calcestruzzo dovrebbe essere considerato come un mezzo di ulteriore protezione al telaio in legno. Nonostante questo renda la sopraelevazione in legno più pesante, potrebbe potenzialmente essere usato per agire in modo composito con gli elementi in legno CLT per creare pannelli Timber Concrete Composite (TCC).
Il legno rappresenta una scelta progettuale estremamente sostenibile poiché, se proveniente da foreste certificate, immagazzina CO2. I principali benefici dovuti alla crescente presenza del legno all’interno del sito nel periodo di tempo preso in considerazione saranno:
- Maggiore velocità di costruzione (~ 20% di risparmio di tempo), con conseguente riduzione dei costi.
- Peso totale della costruzione ridotto, con una conseguente riduzione dei costi per le fondazioni di circa il 20%.
- Riduzione della percentuale di getti in opera sul posto e possibile riduzione delle interferenze e del numero di subappaltatori sul sito.
- Aumento della produzione in fabbrica delle componenti e conseguente aumento della qualità della costruzione.
Estratto tavola di concorso
Il mantello verde, steso fra i due nuclei sportivi, ingloba le nuove funzioni e crea nuovi spazi funzionali allo stadio per le attività all’aperto. Il fil rouge che definisce il progetto, ci spiega l’architetto Olivieri, è una Onda Viola: i percorsi principali che conducono alla curva Fiesole e alla piazza antistante la Torre di Maratona si caratterizzano per essere accompagnati da piantumazioni con fioriture e colorazioni che mutano, a seconda delle stagioni, richiamando i toni del viola, del rosso e del bianco. Questa trama viene ulteriormente accentuata sulla diagonale nord-est - sud-ovest del mantello: qui l’onda si fa più larga, abbracciando i lembi rialzati della struttura.
Estratto tavola di concorso
Estratto tavola di concorso
Come è stata funzionalmente organizzata l’area del Masterplan
Il masterplan di progetto ha delineato una lottizzazione per macroaree funzionali che danno vita ad un sistema organico e integrato. I nuovi spazi verdi sono stati progettati per diversi utenti come i bambini, i ragazzi e gli anziani. Inoltre, il progetto enfatizza la vocazione sportiva dell’area, proponendo degli spazi per il benessere fisico.
Sono 4 le macroaree funzionali individuate dal masterplan:
- area dello Stadio Franchi;
- area del parco esistente (da riqualificare);
- area del parco attrezzato - 47mila mq di nuove aree verdi;
- area del parco sportivo (da riqualificare).
La strategia di sostenibilità del Masterplan
Si è detto che la strategia di sostenibilità del masterplan si basa sul raggiungimento di uno sviluppo Net Zero Carbon tramite l’implementazione di strategie energetiche e di gestione delle acque volte a valorizzare il rapporto simbiotico tra lo stadio, il parco e gli altri edifici del masterplan. Concretamente di cosa stiamo parlando?
Michele Olivieri
Nella storia del nostro studio c’è sempre stata una grande attenzione ai temi legati alla sostenibilità ambientale, che nel tempo sono diventati anche temi mainstream. All’interno del nostro studio abbiamo una sezione che si occupa di ricerca e sviluppo nell’ambito della sostenibilità ambientale. Nel corso della competition, con Arup abbiamo implementato l’idea di una complementarità tra quello che è lo stadio e il paesaggio al di fuori di esso. Rispetto al rapporto con l’ambiente, abbiamo proposto una serie di strategie passive che sono prevalentemente legate allo sfruttamento di fonti rinnovabili, come il fotovoltaico previsto nella copertura dello stadio, ed il recupero delle acque piovane per fini irrigui.
Anche il fatto di utilizzare tecnologie a secco per la realizzazione delle strutture ha come premessa un’idea di temporalità dell’architettura.
Un architetto contemporaneo dovrebbe lavorare sapendo che quello che fa ha una durata nel tempo e, pertanto, deve garantire un certo grado di reversibilità. Un progetto deve sì essere bello, efficace e funzionale ma deve essere anche reversibile al giusto momento. Questo è quello che abbiamo fatto all’interno di questo progetto. Un progetto che richiedeva la valorizzazione di una architettura monumentale in cemento fatta per durare nel tempo.
Estratto tavola di concorso
- Si stimano 10mln di litri di acqua raccolti dalla copertura e risparmiati dall’acquedotto cittadino per irrigare il parco e i campi sportivi.
- Riduzione del fabbisogno irriguo fino al 40%, per la vegetazione del parco grazie al recupero delle acque meteoriche intercettate dal mantello e l’impiego di specie vegetali caratterizzate da basse esigenze irrigue. Utilizzo di tecniche di riuso e recupero delle acque meteoriche come le trincee filtranti.
- Attenuazione acque runoff, riduzione dell’80% delle acque meteoriche su base annua dell’immissione in rete di smaltimento grazie alla ritenzione del mantello.
- Sistemi di infiltrazione profonda delle acque di pioggia posti al di sotto delle pavimentazioni del parco pubblico.
- Installazione di vasche sotterranee di raccolta dell’acqua meteorica per riutilizzo in: WC, irrigazione aree verdi del mantello.
- Si stimano 2,1 megawat extra di energia fotovoltaica prodotta all’anno e ceduta alla comunità.
- Si prevede la minimizzazione dell’embodied carbon dei materiali tramite soluzioni progettuali in linea coi principi dell’economia circolare.
Estratto tavola di concorso
Il tema della partecipazione nei progetti di rigenerazione urbana
Un’ultima domanda, anche se fuori tema rispetto al progetto di cui abbiamo parlato fin ora. Quanto è importante secondo lei il tema della partecipazione nei progetti di rigenerazione urbana?
Michele Olivieri
La premessa è che quando si parla di questo tema, il nostro atteggiamento è aperto e interessato a questo tipo di dinamiche. Dinamiche che però richiedono due tipi di ingredienti sostanziali: il primo, serve una professionalità specializzata per attuare questi processi, il secondo, bisogna saper riconoscere le potenzialità e i limiti della partecipazione.
Come in tutte le dinamiche democratiche si tratta di processi che devono essere adeguatamente gestiti per arrivare ad avere esiti soddisfacenti e costruttivi. Chi si occupa di questi processi deve individuare gli interlocutori e gli stakeholders, organizzare i gruppi attivi di cittadinanza e relazionarsi con essi per prepararli a questo tipo di eventi, ed infine, organizzare i laboratori partecipati veri e propri.
Un processo partecipato richiede quindi molti passaggi e strumenti adeguati a raggiungere un risultato, che difficilmente sarà la soluzione progettuale, in quanto quest’ultima sarà sviluppata solo successivamente.
Crediamo molto nel potenziale della partecipazione nel momento in cui si parla di riqualificazione urbana ma si tratta di processi che devono essere guidati da esperti. Chi si approccia a questo tipo di processo non può andare in cerca di soluzioni progettuali, va in cerca di vincoli, di spunti e raccoglie punti di vista. Pensare che questi processi possano essere attuati dallo stesso architetto incaricato della realizzazione del piano può non essere la strada giusta da percorre.
Affinché vengano fuori ottime soluzioni da un processo partecipato, è necessario che il processo sia guidato da esperti.
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