Il restyling dello stadio Artemio Franchi: riqualificazione o dequalificazione?
La vicenda legata al restauro dello stadio fiorentino Artemio Franchi realizzato dal progettista Pier Luigi Nervi, che rappresenta una delle opere più importanti del patrimonio architettonico del Novecento.
Lo stadio Artemio Franchi, già Giovanni Berta
Una vicenda che ha dell’incredibile riguarda lo stadio fiorentino Artemio Franchi di Pier Luigi Nervi, opera tra le più importanti del patrimonio architettonico del Novecento (1929 – 1932) per il carattere delle strutture che, prive di mascheramenti, inauguravano una nuova architettura, realizzata con modalità inedite per l’epoca. Un’opera paradigmatica perché imprescindibile riferimento per tanti stadi successivi, tutti interpreti di quella particolare bellezza che si identifica nella essenzialità. La vicenda, non ancora conclusa, merita d’essere riassunta per la sua negativa esemplarità.
L’inizio della fine dello stadio Artemio Franchi
Quando, tre anni fa, il presidente della ACF Fiorentina ne prospettò la demolizione e il sindaco si fece fotografare indossando una maglietta con la scritta ‘Io sto con Commisso’, vi fu una sollevazione di studiosi ed esperti di tutto il mondo, oltre che di fondazioni e associazioni culturali. Il 22 maggio del 2020 il Ministero della Cultura confermava l’importante interesse storico-artistico dell’opera. Nel novembre dello stesso anno l’associazione ICOMOS, advisory body del Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO, attraverso il Comitato Internazionale XX Secolo e il Comitato Nazionale Italiano, faceva sentire la propria autorevole voce. Con un Alert Heritage veniva ribadito l’interesse internazionale per l’opera di Nervi, considerata anche nel quadro della buffer zone in rapporto al centro storico della città.
L’articolo 55 bis
Ma nel frattempo era stato varato l’art. 55 bis nel DL 16.07.2020 n. 76, convertito in legge 11.09.2020 n. 120, che prevedeva, per i soli impianti sportivi, la possibilità di derogare dalle norme di tutela ove ciò fosse richiesto da esigenze di gestione e di sicurezza, fino alla cancellazione della dichiarazione d’interesse culturale.
Una disposizione che solleva forti dubbi di incostituzionalità rendendo, tra l’altro, ammissibili interventi di ristrutturazione o sostituzione edilizia, in aperto contrasto con l’art. 20, comma 1 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che recita: "I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione."
Dopo circa due mesi la Direzione Generale del MiC, con Decreto della 30.09.2020 n.1290, si adeguava alla nuova norma, avocando a sé il parere di competenza per i soli interventi da eseguire su impianti sportivi sottoposti a dichiarazione di interesse culturale e relegando le Soprintendenze territoriali a un ruolo esclusivamente istruttorio.
Con un ulteriore Decreto (15. 01.2021) la Direzione Generale, esaminate le relazioni dell’Università di Firenze, dell’Università di Roma La Sapienza, del collaudatore e dell’Ufficio Tecnico del Comune di Firenze, applicava alla lettera le indicazioni della nuova norma allo stadio Artemio Franchi, ‘elencando’ gli elementi di interesse e fornendo anche indicazioni di carattere esclusivamente progettuale.
Il concorso internazionale
Intanto, tramontata l’ipotesi-demolizione, il Comune di Firenze bandiva un concorso internazionale di progettazione per la risistemazione del Campo di Marte e la riqualificazione dello stadio Franchi prevedendo la realizzazione di un nuovo stadio all’interno o, se si preferisce, in sovrapposizione a quello esistente. La commissione giudicatrice, in una delle città più ‘storiche’ del mondo, brillava per l’assenza di storici del settore.
Il progetto vincitore, di David Hirsh e ARUP Italia, adeguandosi alle indicazioni del bando e a quelle del decreto ministeriale, manifesta una intollerabile invasività nei confronti dello stadio di Nervi, dell’immediato contesto e delle più ampie prospettive paesaggistiche, pur prevedendo il restauro integrale dell’impianto sportivo originario.
I pareri
Eppure, in completa controtendenza rispetto al nuovo Alert di ICOMOS INTERNATIONAL e a una dettagliata relazione contraria della P.L. Nervi Project Foundation, la prima fase del progetto raccoglieva i pareri favorevoli di tutte le Autorità, compreso quello del Ministero della Cultura, le cui indicazioni progettuali erano state fedelmente recepite dai progettisti.
Mentre la seconda fase del progetto, quella ‘definitiva’, era ormai all’esame delle Autorità, il rifiuto del finanziamento da parte dell’Ue si è manifestato come un fulmine a ciel sereno. Da allora non si parla che di soldi. A chi chiedere la somma mancante? Che fare con quello che resta? Quali accordi il Comune prenderà con la Fiorentina? Come tener fede alle promesse?
Mentre il presidente Commisso, tornato dall’America, sosteneva che lo stadio Artemio Franchi non è un monumento, il Ministero poneva il suo veto alle demolizioni delle gradinate in curva. Ma possiamo star tranquilli che l’opera non sarà danneggiata? Purtroppo no.
Il restyling
Intanto, riflettiamo sulla terminologia.
Il ‘restyling’ è riferibile al ridisegno di un prodotto industriale, oppure alla modifica superficiale di un manufatto. I prodotti industriali conservano e incrementano il proprio ‘valore’ attraverso il continuo cambiamento dell’aspetto, delle prestazioni, delle tecnologie produttive e, talvolta, degli stessi luoghi di produzione.
Invece i beni culturali, qual è lo stadio Franchi, sono gli unici prodotti umani che conservano e incrementano il proprio ‘valore’ restando fedeli ai propri caratteri essenziali e al contesto che li accoglie, pur attraverso aggiornamenti di carattere funzionale.
Dunque, chi usa il termine ‘restyling’ per definire l’intervento sullo stadio fiorentino, ne ha completamente frainteso il senso e le conseguenze.
Criticità del progetto ARUP
Le considerazioni che seguono sono riferite a singole parti dell’opera di P.L. Nervi soltanto per chiarezza espositiva.
Ma resta fermo il principio per cui non si può considerare un’opera d’ingegno attraverso le parti che la compongono stabilendo tra esse una assurda gerarchia d’importanza, nello stesso modo in cui non sarebbe possibile smembrare in parti un’opera letteraria o musicale o pittorica immaginando di poterne abolire o modificare alcune, lasciando intatte le altre. Anche questo, purtroppo, è previsto nell’art. 55 bis.
La copertura
Il progetto prevede una superficie rettangolare in acciaio sullo stadio preesistente e sulle nuove strutture, aperta in corrispondenza del campo di calcio e della originaria copertura della tribuna, sostenuta da travi metalliche reticolari su alti pilastri circolari. Sarebbe, così, possibile cancellare un valore del territorio, contemporaneamente, alla dimensione paesaggistica, urbana e architettonica.
Le strutture originarie dello stadio, infatti, e anche quelle aggiuntive del progetto, sarebbero invisibili dalle colline, coperte dal grande rettangolo che, nascondendone le forme e prolungandosi ben oltre i loro confini, appare ingiustificato ed estraneo al contesto.
Il piano di copertura, nella sua geometrica semplicità, confligge con i minuti chiaroscuri dell’abitato circostante, indicativo dei ritmi di crescita della città, determinando un surreale contrasto di scale dimensionali. Una sorta di incomprensibile ‘lacuna’ nella trama urbana.
Le nuove gradinate
La progettazione di nuove gradinate più vicine al campo di calcio è la conseguenza dell’obiettivo del concorso indetto dal Comune: la realizzazione di un nuovo stadio all’interno di quello preesistente, escludendo la possibilità di realizzarlo in un altro luogo. L’assurdità di una simile ipotesi si manifesta in tutta la sua evidenza prima ancora di poter immaginare il modo in cui sarebbe possibile attuarla. Infatti, in tutti i progetti partecipanti al bando le nuove gradinate cancellano quelle preesistenti, sovrastando le strutture dello stadio di Nervi.
Le scale elicoidali
Nelle foto storiche siamo abituati a vederle dal basso, mentre volano verso il cielo. Nel progetto ARUP saranno chiuse da uno scuro piano in lamiera, una sorta di coperchio che cancellerà l’effetto cangiante dei chiaroscuri disegnati dalla luce naturale sulle strutture in calcestruzzo.
La torre Maratona
Sarà fiancheggiata dalle due lame della copertura, che arrivano a poca distanza da un lato e dall’altro, modificando il senso di libera monumentalità che ne ispirò il disegno. Non sarà più possibile cogliere con lo sguardo, dall’alto della torre, il dolce adagiarsi dello stadio tra le colline circostanti.
I telai a mensola che sorreggono la copertura della tribuna
Con il loro sbalzo di ventidue metri sono stati, da sempre, tra gli elementi più ammirati. Oggi la successiva realizzazione di una serie di box impedisce di cogliere l’attacco a forchetta delle mensole che risultano, così, monche. Ci si sarebbe aspettato il ripristino della situazione originaria. Invece il progetto vincitore del bando li riallestirà, magari usando il vetro, ma cancellando inevitabilmente la ‘partenza’ delle mensole, di cui verrà annullato lo slancio e il significato.
Conclusioni
Ci chiediamo che senso ha restaurare l’opera di Nervi per coprirla con una copertura sovradimensionata; per cancellarne l’invaso interno anteponendo nuove gradinate a quelle esistenti; per cancellare con i nuovi sky-box la ‘partenza’ delle mensole a sbalzo di ventidue metri che reggono la copertura della tribuna; per relegare in secondo piano le strutture che ne qualificano l’immagine verso la città, rendendole visibili solo per parti e da angolazioni e distanze obbligate, come se fossero state materialmente smembrate e disarticolate; per cancellarne i chiaroscuri cangianti sotto la luce naturale; per alterarne i rapporti col contesto urbano e con quello paesaggistico.
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Restauro e Conservazione
Con il topic "Restauro e Conservazione" vengono raccolti tutti gli articoli pubblicati che esemplificano il corretto approccio a quel sistema di attività coerenti, coordinate e programmate, dal cui concorso si ottiene la conservazione del patrimonio culturale.
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