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Impiantistica negli edifici: Italia secondo mercato europeo. Il Rapporto CRESME 2025-2027 fotografa una filiera in evoluzione tra crisi, resilienza e nuove opportunità

Il Rapporto CRESME 2025-2027 evidenzia la resilienza del settore impiantistico italiano, ora secondo mercato europeo per valore, con export in crescita e un ruolo chiave nella transizione energetica e infrastrutturale.

Nonostante le incertezze macroeconomiche, il ridimensionamento degli incentivi fiscali e le tensioni geopolitiche, il comparto dell’impiantistica negli edifici in Italia si conferma dinamico, resiliente e strategico. È quanto emerge dall’11° Rapporto Congiunturale e Previsionale sul Mercato dell’Installazione degli Impianti negli Edifici 2025-2027, presentato da CRESME in collaborazione con AiCARR, Assotermica, Assoclima, ANGAISA e MCE – Mostra Convegno Expocomfort.

Un mercato che resiste alla crisi europea

A livello europeo, il 2024 ha segnato un’ulteriore contrazione dell’industria impiantistica: -2,1% rispetto al 2023, con un volume di produzione sceso a 603 miliardi di euro. Tuttavia, il calo generalizzato non ha intaccato la tendenza alla crescita del peso dell’impiantistica sul totale del settore costruzioni: la quota è salita al 27,3% nel 2024 (era il 25,9% nel 2019).

In questo contesto, l’Italia si posiziona come il secondo mercato europeo con un valore di produzione pari a 92,3 miliardi di euro, preceduta solo dalla Germania (167,5 mld) e seguita dalla Francia (79,7 mld).

 

Export in crescita (addirittura +31% sul 2019) e bilancia commerciale più favorevole

L’export italiano del comparto ha continuato a espandersi, registrando 23,3 miliardi di euro nel 2024 (+2,1% sul 2023 e +31,3% rispetto al 2019). Particolarmente rilevante è la crescita della quota destinata al mercato statunitense, salita dal 4,8% del 2020 al 7,7% nel 2024, a conferma della capacità delle imprese italiane di cogliere le opportunità legate ai programmi federali di riqualificazione energetica negli USA.

Un dato che, tuttavia, si accompagna a un potenziale rischio: l’introduzione di dazi generalizzati da parte degli Stati Uniti potrebbe penalizzare le esportazioni italiane, in particolare per un settore che si è fortemente proiettato oltreoceano.

Dopo l’“ipertrofia” causata dal Superbonus, il settore ha mostrato nel 2024 una tenuta superiore alle attese. Le vendite di macchine ad alimentazione elettrica sono cresciute del +10,3%, trainate dalla sostituzione anticipata di generatori di calore a combustibile in vista dell’interruzione degli incentivi. Il comparto a combustibile ha segnato invece un calo del -3,9%, proseguendo il trend negativo avviato nel 2023.

Per il 2025 si prevede una crescita del +3% dell’intero settore della climatizzazione, sostenuta soprattutto da condizionamento e pompe di calore (+9,4%), mentre il comparto della produzione termica a combustibile continuerà a calare (-5,8%).

Spinta dalle opere pubbliche e infrastrutture

Oltre al residenziale – per cui si prevede una ripresa solo nel 2026 – la spinta principale arriverà da opere di ingegneria civile e edilizia pubblica, in particolare sanità, scuola e telecomunicazioni. Il settore impiantistico sarà quindi cruciale nei piani di ammodernamento infrastrutturale del Paese.

Come ha sottolineato Andrea Cetrone (Assoclima), serve coerenza normativa per supportare investimenti e innovazione: “Le aziende hanno gli strumenti per sviluppare soluzioni sostenibili, ma è indispensabile un quadro stabile per poter pianificare”.

La transizione verso tecnologie più pulite, come pompe di calore e impianti ibridi, richiede una forte azione formativa lungo tutta la filiera. Lo ricorda Luca A. Piterà (AiCARR): “Solo una progettazione consapevole, multidisciplinare e aggiornata può garantire impianti efficienti, sostenibili e in linea con gli obiettivi europei”.

Anche ANGAISA sottolinea l’urgenza di colmare il mismatch tra offerta formativa e fabbisogni aziendali, investendo in nuove competenze tecniche e gestionali.

Il quadro delineato da CRESME conferma che il settore impiantistico italiano non solo ha recuperato terreno post-pandemia, ma si è rafforzato sul piano competitivo. La sua centralità nei piani di transizione energetica, infrastrutturale e climatica è evidente. Come ha ricordato Massimiliano Pierini (MCE): “Il comparto italiano continua a guadagnare peso sul totale dell’edilizia europea, forte di distretti produttivi di eccellenza e di una capacità unica di integrare tecnologie diverse”.

La sfida ora è consolidare questi risultati con politiche industriali e fiscali coerenti, rafforzare la formazione e sostenere l’innovazione. Il futuro della decarbonizzazione europea passa anche dalla qualità e competitività dell’impiantistica made in Italy.

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