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Interventi nelle pavimentazioni industriali fessurate

Un approfondimento a cura dell'ing. Gian Luigi Pirovano dedicato a un difetto che richiama fortemente l'attenzione dei committenti, esecutori e progettisti. L'articolo si propone come guida per l’analisi delle varie problematiche riscontrate volte a trovare la migliore soluzione d’intervento.

Difetti nelle pavimentazioni industriali in calcestruzzo

I difetti presenti nelle pavimentazioni industriali sono di varia natura e hanno molteplici cause.

Tuttavia, quelli che richiamano maggiormente l’attenzione e la preoccupazione di committenti, utilizzatori e tecnici sono le fessure, gli imbarcamenti delle lastre. Anche i giunti, ovviamente, ma se volessimo inquadrarli sotto il profilo della funzionalità potrebbero essere assimilabili a fessure particolarmente larghe.

Accertata la presenza di fessure e/o imbarcamenti (e le possibili fessure derivanti dalla rottura delle lastre imbarcate) prima di intervenire sulla pavimentazione sarà fondamentale indagare sulle cause di tali vizi o difetti, e predisporre conseguentemente delle azioni di correzione e/o ripristino corrette.

L’articolo per problemi redazionali affronterà in modo schematico tutte le possibili difettosità e le relative tipologie d’intervento, senza specificare le esatte modalità di realizzazione di tali interventi. Resta però interessante avere questo elenco sufficientemente completo che potrà servire come guida al professionista per l’analisi delle varie problematiche riscontrate per trovare la migliore soluzione d’intervento. 

Non esiste, infatti, un sistema d’intervento standard, ma un ciclo tecnologico ottimale da preferire rispetto ad altri in funzione della specificità del problema.

In questo articolo si affronteranno i problemi delle fessurazioni, nel prossimo quello degli imbarcamenti.

 

Fessurazioni: non esiste un sistema d'intervento standard

Accertata la presenza di fessure e/o imbarcamenti in primo luogo si dovrà classificare e mappare la loro natura, la loro posizione e la loro apertura.

Le varie soluzioni utilizzabili per risanare questi vizi o difetti che proposte dai vari produttori di materiali e tecnologie sono generalmente molto semplici e definite, un prodotto per le fessure, uno per gli imbarcamenti.

Tuttavia ritengo che non siamo sufficientemente esaustive, ovvero non presentano quella diversificazione necessaria posto che non esiste un sistema d’intervento standard, ma uno ciclo tecnologico ottimale (e relativi prodotti) da preferire rispetto ad altri in funzione della specificità del problema.

Voglio quindi esaminare brevemente in questo articolo le varie tipologie di vizio o difetto, la cui natura ed individuazione dovrebbe essere il punto di partenza dell’intervento.

In relazione alla loro gravità, della causa (e concause cause) del difetto, alla sua possibile evoluzione, alle sollecitazioni d’uso, alla durabilità degli interventi di ripristino. Vediamoli nello specifico:

In primo luogo è opportuno specificare che i difetti e, conseguentemente, le azioni di ripristino possono interessare l’estradosso della lastra, l’intradosso della lastra o il cuore della stessa, a tutto spessore.

 

Modalità d'intervento

 

Interventi all’estradosso della lastra

Alcune tipologie di fessure interessano solo l’estradosso della lastra. Sono principalmente generate dal calcestruzzo ancora in fase plastica e il loro ripristino, se necessario, sarà di semplice chiusura. La presenza di queste fessure non modifica di fatto la prestazione della lastra che rimane strutturalmente integra.

 

Interventi nel cuore della lastra

In questi casi la fessura, innescata da fenomeni di ritiro del calcestruzzo in fase indurita, da sollecitazioni prodotte dall’uso o come conseguenza di eventuali imbarcamenti, interessa tutta la sezione della lastra e, nella maggior parte delle situazioni, presenta un andamento dell’ampiezza variabile, più ampia all’estradosso, inferiore all’intradosso della lastra.

In queste situazioni la prestazione strutturale della lastra viene ridotta e, nei casi più gravi, anche seriamente compromessa.

 

Interventi all’intradosso della lastra

Sono interventi “al buio”, che permettono di ridare una sufficiente continuità fisica tra la lastra e il sottofondo, oppure di migliorare le caratteristiche stesse del sottofondo stesso. 

Spesso questi interventi sono abbinati ad interventi nel cuore della lastra o sui giunti di costruzione o contrazione. Risulta quindi del tutto evidente che ad ogni tipologia di vizio o difetto, dovrà essere scelto un ciclo e un prodotto con determinate prestazioni ottimali per lo specifico intervento e rispetto anche condizioni ambientali esistenti al momento dell’intervento.

Analizziamo brevemente i vari casi possibili.

 

Le varie tipologie di fessure

 

Fessure superficiali da ritiro plastico

Sono fessure tipiche, che si formano entro le prime ore dal getto, con il calcestruzzo ancora nella sua fase iniziale di presa, a causa della rapida evaporazione dell’acqua libera presente nell’impasto di calcestruzzo.

Si presentano con un ciglio largo e lunghezza limitata, spesso ravvicinate tra loro, con andamento parallelo.

Non coinvolgono la lastra in tutta la sua lunghezza (come invece nelle fessure da ritiro).

Sono poco profonde e generalmente interessano una profondità di pochi millimetri, max 15-20 mm.

In alcuni casi possono arrivare ai ferri dell’armatura superficiale, quando questa sia posizionata molto in alto.

Queste fessure, non passanti, non creano particolari problemi di durabilità del manufatto, ed essendo superficiali non facilitano la corrosione dell’armatura (salvo casi specifici).

 

Fessure da ritiro plastico nelle pavimentazioni industriali in cls

 

Sono da considerarsi inattive pertanto, considerando aspetti tecnico-funzionali ed estetici, potranno essere:

  • Lasciate così, senza alcun intervento. Molte volte gli interventi di sigillatura peggiorano l’aspetto estetico;
  • Intasate con prodotti di qualsiasi natura, resinosi o cementizi, rigidi o elastici, certamente molto fluidi;
  • Impregnate con sistemi idrorepellenti trasparenti, giusto per limitare la permanenza di acqua nella fessura.

 

Fessure da tensioni e sollecitazioni alle brevi stagionature

Sono fessure che si formano entro i primi 1-3 giorni dal getto, con il calcestruzzo a presa terminata, ma ancora nella sua fase iniziale d’indurimento, quindi con resistenze insufficienti a contenere le deformazioni prodotte da cause esterne.

Due esempi delle possibili cause sono certamente le sollecitazioni premature della lastra di tipo statico o dinamico. Altra causa possibile è la deformazione prodotta da variazioni termiche significative o repentine.

Quali ad esempio escursione termica sostenuta tra giorno e notte nel primo giorno d’indurimento, getti con forte calore di reazione con delta termico tra cuore del getto e superficie.

Ma anche solo una pioggia repentina su un getto appena realizzato in clima molto caldo….Queste fessure si presentano con un ciglio stretto e lunghezza su tutta la lastra, molto simili alle tradizionali fessure da ritiro. Sono abbastanza profonde e  possono arrivare fino ai ferri dell’armatura superficiale, difficilmente vanno oltre.

Queste fessure sono passanti, e comportano possibili problemi di durabilità del manufatto, non proteggendo  dalla corrosione dell’armatura (soprattutto se superano i 300 – 400 micron).

Sono da considerarsi parzialmente attive pertanto, considerando aspetti tecnico-funzionali ed estetici, potranno essere:

  • Lasciate così, senza alcun intervento. Molte volte gli interventi di sigillatura peggiorano l’aspetto estetico. All’esterno è invece consigliabile l’intervento correttivo;
  • Intasate con prodotti di qualsiasi natura, resinosi o cementizi, meglio se leggermente elastici o elastici, certamente molto fluidi. Non è fondamentale il completo intasamento, ma opportuno realizzare una buona chiusura almeno superficiale;
  • Si consiglia di verificare la durabilità dell’intervento nei primi 2 anni, ed eventualmente, riprendere localmente alcune zone.

 

Fessure da ritiro igrometrico

Sono le tipiche fessure da ritiro, che si formano generalmente entro i primi giorni dal getto, con il calcestruzzo con resistenze meccaniche insufficienti a contenere le deformazioni prodotte dalle tensioni di contrazione. In alcuni casi queste fessure si notano dopo tempo, ma le stesse erano già presenti, solo difficilmente individuabili in quanto all’inizio micrometriche.

In altri casi si possono formare successivamente nel tempo, questo dipende da vari fattori, tra i quali anche le condizioni ambientali di stagionatura, scorrimenti più o meno liberi tra lastra e massicciata, presenza di armature.

Il ritiro di un calcestruzzo presenta alcuni valori residui, limitatissimi, anche dopo decine di anni.

Tuttavia è noto che almeno l’80 – 85% del ritiro avviene entro i primi 2 anni dal getto, e a questo si possono aggiungere altre deformazioni tipiche delle pavimentazioni che aumenteranno il valore del ritiro (es. imbarcamenti) e le stesse variazioni termo-igrometriche tra i giorni del getto e la successiva vita dell’opera in esercizio. Queste fessure si presentano con un ciglio stretto e lunghezza su tutta la lastra, e possono percorrete contemporaneamente anche tutte le lastre della pavimentazione.

Nel caso di calcestruzzi con alto rapporto A/C e altro ritiro in genere, il ciglio della fessura potrebbe arrivar anche a valori di 1,5 - 2,5 mm (oltre questi valori siamo nel campo di un difetto significativo o addirittura difetto grave, con fessure anche di 5 – 10 mm, da analizzare in tutt’altro modo).

Queste fessure sono passanti in tutta la lastra, a volte si fermano sulla rete inferiore anche se a ungo termine dovrebbero passare oltre e interessare comunque tutta la sezione della lastra.

 

Fessure da ritiro igrometrico nelle pavimentazioni industriali in calcestruzzo

 

Comportano possibili problemi di durabilità del manufatto, soprattutto all’esterno, non proteggendo l’armatura dalla possibile corrosione (soprattutto se superano i 300 – 400 micron).

Altro fattore aggravante da considerare è la contestuale riduzione dell’ingranamento degli inerti nella lastra.

Fessure superiori ai 600 – 800 micron possono anche dimezzare il valore dell’ingranamento e conseguentemente la portanza della lastra.

Vista l’evoluzione del ritiro nel tempo, tali fessure sono inoltre da considerarsi sempre fessure attive. Pertanto, considerando aspetti tecnico-funzionali ed estetici, potranno essere:

  • Lasciate così, senza alcun intervento se lastre adeguatamente armate con reti o fibre, con ampiezza delle fessure inferiori a 500 – 600 micron;
  • Intasate con prodotti di qualsiasi natura, resinosi elastici, certamente molto fluidi;
  • L’intervento ottimale deve riguardare la lastra in tutto il suo spessore, con prodotti e cicli da scegliere e verificare nel risultato mediante saggi in loco. Questo per il ripristino della lastra sotto il profilo prestazionale e/o strutturale;
  • Intervento sul bordo superiore della lastra con prodotti di qualsiasi natura, resinosi o cementizi, leggermente elastici o elastici, tixotropico o autolivellanti. Da valutare un possibile allargamento superficiale della fessura per  realizzare una buona chiusura della lastra all’intradosso, resistente al passaggio dei mezzi;
  • Si consiglia di verificare la durabilità dell’intervento nei primi 2 anni dall’intervento di sistemazione, ed eventualmente riprendere localmente alcune zone degradatesi.

 

L'ARTICOLO CONTINUA NEL PDF ALLEGATO

Nel proseguo si parlerà delle fessure da vincolo, di quelle da imbarcamento e di quelle da delaminazione.


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Gian Luigi Pirovano

Ingegnere – Master II° livello in Ingegneria Forense. Presidente e Direttore Tecnico STEMCO S.r.l.

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