Italia e rischio sismico: strategie per la tutela del patrimonio edilizio
L’Italia è tra i Paesi più esposti al rischio sismico in Europa. L’articolo analizza criticità, costi e strategie per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, con una panoramica su miglioramento e adeguamento sismico, tecniche di consolidamento strutturale e soluzioni innovative per edifici in muratura e in c.a.
L'Italia, culla di un immenso patrimonio architettonico e storico, si trova in una delle aree geografiche più esposte al rischio sismico a livello globale. I terremoti, eventi naturali imprevedibili, hanno segnato la storia del Paese con conseguenze devastanti sia in termini di vittime che di danni strutturali. Proteggere edifici e comunità richiede dunque un approccio lungimirante e strategie concrete di mitigazione del rischio sismico.

Un territorio fragile e altamente esposto
Ogni anno in Italia si registrano centinaia di eventi sismici, la maggior parte dei quali di lieve entità e non percepiti dalla popolazione. Tuttavia, il territorio nazionale è caratterizzato da una frequenza significativa di terremoti di forte intensità, con un evento distruttivo che si verifica mediamente ogni cinque anni. Negli ultimi secoli, questi fenomeni hanno lasciato un segno indelebile su diverse regioni, come il terremoto dell'Irpinia nel 1980, quello dell'Aquila nel 2009 e quello di Amatrice nel 2016, causando migliaia di vittime e la distruzione di intere comunità.
Secondo i dati della Protezione Civile e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), circa il 35% della popolazione italiana risiede in aree a elevato rischio sismico, ovvero nelle zone sismiche 1 e 2, caratterizzate da una pericolosità elevata e da una maggiore probabilità di subire eventi distruttivi. Altri 19 milioni di persone vivono in zone a rischio medio (zona 3), dove la possibilità di danni significativi non può essere esclusa.
Il tessuto urbano italiano è fortemente esposto al rischio sismico a causa dell'elevata presenza di edifici storici e di costruzioni realizzate prima dell'introduzione di normative antisismiche adeguate. La fragilità strutturale di questi edifici, unita alla scarsa manutenzione e all'uso di materiali non idonei, contribuisce a rendere molte zone del Paese vulnerabili agli effetti di un terremoto. Per questo motivo, la mitigazione del rischio sismico richiede interventi di prevenzione mirati e strategie di consolidamento strutturale efficaci.
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Il tema della prevenzione sismica in Italia richiede un'attenzione urgente. L'articolo analizza le criticità del patrimonio edilizio esistente, evidenziando le lacune normative e proponendo soluzioni come incentivi fiscali, assicurazioni obbligatorie e l’istituzione di un’Anagrafe del Costruito per una gestione più efficace e sicura della sicurezza sismica.
Il costo della ricostruzione e la necessità di prevenzione
Dal sisma del Belice del 1968 a oggi, lo Stato ha speso oltre 135 miliardi di euro per la ricostruzione post-terremoto, con un esborso medio annuo di circa 2,4 miliardi.
Tuttavia, investire nella messa in sicurezza degli edifici esistenti potrebbe ridurre significativamente questi costi a lungo termine. Si stima che circa il 40% del patrimonio edilizio italiano necessiti di interventi di miglioramento strutturale, per un valore complessivo che sfiora i 100 miliardi di euro.

Si tratta in questa prospettiva di intervenire su circa 12 milioni di immobili residenziali che dovrebbero essere destinatari di opere di risanamento e messa in sicurezza e si può stimare in media che ci sia un edificio residenziale a rischio ogni 4.8 abitanti.

I fattori chiave nella valutazione del rischio sismico
La gestione del rischio sismico si basa sull'analisi di tre elementi fondamentali:
- pericolosità sismica: la probabilità che un terremoto si verifichi in una determinata area.
- esposizione: il numero di persone e beni a rischio, con particolare attenzione agli edifici storici.
- vulnerabilità: la capacità delle strutture di resistere alle sollecitazioni sismiche.
L'intersezione di questi fattori determina il livello di rischio e guida le scelte in materia di prevenzione e messa in sicurezza.
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Soluzioni per la protezione del patrimonio edilizio
L'Italia possiede un'ampia varietà di edifici, tra cui molte strutture storiche e costruzioni realizzate prima dell'introduzione di normative antisismiche. Questi edifici richiedono interventi specifici di messa in sicurezza, che possono includere miglioramento sismico o adeguamento sismico.
La decisione di effettuare un miglioramento sismico o un adeguamento sismico dipende spesso da considerazioni economiche, tecniche e storiche.
L’adeguamento sismico, che comporta il raggiungimento dei livelli di sicurezza richiesti per gli edifici di nuova costruzione, è spesso oneroso: richiede infatti investimenti significativi e interventi profondi sulle strutture caratterizzate da vulnerabilità sismica.
Tuttavia, l'investimento in adeguamento si traduce in una riduzione drastica del rischio per la vita delle persone e per la preservazione dei beni.
Il miglioramento sismico, d'altro canto, è una soluzione intermedia che aumenta la sicurezza senza necessariamente raggiungere i massimi livelli previsti dalle norme. Questa opzione può essere più praticabile e meno invasiva, specialmente nel caso di edifici storici o vincolati.
- consolidamento strutturale: utilizzo di materiali innovativi come fibre di carbonio, malte speciali e resine per rafforzare edifici esistenti, con particolare attenzione agli edifici storici e vincolati.
- isolatori sismici: dispositivi in grado di separare la struttura dal suolo per ridurre le oscillazioni generate da un terremoto, spesso impiegati in edifici pubblici e strategici.
- sistemi di smorzamento sismico: l’installazione di dispositivi di dissipazione dell’energia sismica, come smorzatori viscosi o inerziali, che aiutano a ridurre le sollecitazioni sulle strutture.
- demolizione e ricostruzione: quando la vulnerabilità strutturale è troppo elevata, può essere necessario demolire edifici non recuperabili e ricostruirli con tecniche moderne.
Interventi sulle strutture esistenti
Le costruzioni esistenti, che includono sia edifici storici in muratura sia strutture più recenti in calcestruzzo armato, richiedono strategie mirate per la riduzione del rischio sismico. Le soluzioni devono essere adattate alla tipologia costruttiva e al grado di vulnerabilità delle strutture.
Interventi sulle strutture in muratura
Gli edifici in muratura, in particolare quelli storici, presentano una vulnerabilità elevata ai terremoti a causa dell'assenza di connessioni adeguate tra gli elementi strutturali e della qualità dei materiali impiegati nella costruzione originale. Le tecniche di consolidamento si differenziano a seconda dell’età e delle caratteristiche costruttive dell’edificio:
Per gli edifici storici, l'obiettivo principale è migliorare la resistenza senza alterare il valore architettonico e culturale. Gli interventi più comuni includono:
- L'uso di tiranti in acciaio per garantire una maggiore coesione tra le pareti portanti.
- Il rinforzo con fibre composite (FRP - Fiber Reinforced Polymer) per aumentare la resistenza meccanica della struttura.
- L’iniezione di malte speciali per consolidare le murature e migliorare la capacità di assorbire le sollecitazioni sismiche.
- L’applicazione di catene metalliche o barre in fibra di carbonio per migliorare la stabilità di volte e archi, contrastando le spinte laterali che potrebbero causare crolli.
Per gli edifici in muratura non storici, si possono inoltre adottare tecniche più invasive e strutturalmente significative, come:
- Placcaggio con betoncino armato, che conferisce maggiore rigidezza e resistenza alle pareti portanti.
- Sostituzione di elementi degradati con materiali più performanti.
- Inserimento di controventature in acciaio, per migliorare la risposta strutturale agli eventi sismici e ridurre le oscillazioni.
Interventi sulle strutture in calcestruzzo armato
Gli edifici in calcestruzzo armato, sebbene più resistenti rispetto a quelli in muratura, possono presentare criticità legate al degrado dei calcestruzzi, alla corrosione delle armature o a errori costruttivi. Gli interventi principali per aumentarne la sicurezza sismica comprendono:
- Rinforzo delle armature mediante l'aggiunta di barre in acciaio o l’applicazione di tessuti di tipo FRP, che aumentano la resistenza strutturale senza modificare significativamente le sezioni degli elementi portanti.
- Iniezione di resine epossidiche nelle fessurazioni del calcestruzzo per ripristinare la coesione del materiale e prevenire il degrado futuro.
- Aumento della sezione resistente mediante il rivestimento degli elementi portanti anche tramite incamiciature in calcestruzzo armato, una tecnica efficace soprattutto per travi e pilastri.
- Protezione anticorrosione delle armature, essenziale per contrastare l’azione degli agenti atmosferici e dell’umidità, fattori che possono compromettere la durabilità del calcestruzzo armato.
Verso un futuro più sicuro
Investire nella prevenzione sismica significa non solo salvaguardare vite umane, ma anche preservare un patrimonio unico al mondo. L’adozione di normative più stringenti, incentivi fiscali per la riqualificazione edilizia e una maggiore sensibilizzazione sul tema rappresentano passi fondamentali per ridurre il rischio sismico in Italia. Un approccio strutturato e lungimirante può trasformare la vulnerabilità del territorio in un'opportunità di crescita e sicurezza per le future generazioni.

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