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L’importanza di un’attenta pianificazione nelle grandi demolizioni: l’ex Teatro Comunale di Firenze

L’articolo, seppur in maniera sintetica, ha l’obiettivo di trasferire al lettore, attraverso l’analisi di un caso pratico basato sull’esperienza diretta degli scriventi, la consapevolezza di come, con i dovuti accorgimenti, anche un vasto ed impegnativo intervento di demolizione in uno spazio urbano fortemente antropizzato possa essere ben progettato, pianificato e portato a compimento nel pieno rispetto della normativa vigente, anche se poco esplicita nello specifico ambito, e nella tutela della salute e sicurezza di tutte le maestranze che nello stesso ambito devono operare.

La gestione del fine vita di una struttura e delle fasi di demolizione

Ogni struttura, manufatto o macchinario è ormai progettato per essere utilizzato per un periodo di tempo predeterminato, definito “vita utile”, oltre il quale potrebbe diventare pericoloso sia per i fruitori che per chiunque si trovi a transitarvi nei pressi. L’evolversi del tessuto urbano e i pochi spazi edificabili a disposizione sono forti catalizzatori decisionali nel processo di recupero di aree dismesse ed edifici al limite della loro vita utile, o semplicemente non più funzionali al loro scopo originario. 

È generalmente possibile estendere la vita utile del bene con interventi mirati di riqualificazione, recupero o ristrutturazione edilizia se lo stesso possiede ancora un buono stato di conservazione e/o di funzionalità; tuttavia, a volte, l’unica soluzione perseguibile, quando non sussistono particolari vincoli o gravami, sembra essere la sua parziale o totale demolizione per far spazio a nuove realizzazioni.

 

Attività preliminari e tecniche di demolizione

Quando si parla di demolizione, generalmente si fa riferimento all’abbattimento, lo smantellamento, il taglio o la distruzione di un edificio o una struttura, generalmente antropici, o allo smontaggio di impianti industriali, compresa la raccolta dei materiali di risulta, la loro separazione e l’eventuale riciclaggio dei componenti. 

Prima dell’inizio dell’intervento di demolizione occorre procedere all’analisi e verifica della struttura da demolire, focalizzandosi in particolare sui seguenti parametri:

  • contesto e sito in cui si colloca;
  • destinazione d’uso;
  • tipologia costruttiva e materiali con cui è stata realizzata;
  • epoca di costruzione;
  • presenza di vincoli ambientali, paesaggistici, culturali;
  • limiti di emissioni;
  • presenza di sovra o sottoservizi;
  • presenza di recettori sensibili esterni.

La demolizione è una attività molto complessa e delicata, con processi il più delle volte tali da essere difficilmente replicabili su larga scala e che necessitano la messa in gioco di un’approfondita conoscenza delle varie tecniche di costruzione, dei materiali e dei processi edilizi, ciascuno dei quali ha un proprio caratteristico e specifico metodo di demolizione. 

Per classificare le principali tecniche di demolizione è utile individuare alcuni parametri, la cui combinazione permette di caratterizzare l’intervento:

a) Estensione. La demolizione può riguardare:

  • l’intera struttura;
  • una porzione di essa.

b) Approccio. La demolizione può essere suddivisa in:

  • progressiva selettiva;
  • per collasso deliberato;
  • per rimozione di elementi.

c) Metodologia. Si individuano le seguenti categorie:

  • manuale;
  • meccanica.

Altri metodi di classificazione possono ad esempio essere legati alla natura dell’intervento e all’ambiente circostante, alla tipologia di mezzo utilizzato o alle caratteristiche dei materiali che compongono la struttura.

 

Le demolizioni nel D.Lgs. 81/08

I principali riferimenti normativi a livello nazionale in materia di salute e sicurezza durante le attività di demolizione sono contenuti nel D.Lgs. 81/08 e s.m.i. che, nella Sezione VIII del Capo II del Titolo IV (Artt. 150-156), riporta le disposizioni inerenti al rafforzamento delle strutture (Art. 150), all’ordine delle demolizioni (Art. 151), alle misure di sicurezza da adottare (Art. 152), al convogliamento del materiale di demolizione (Art. 153), allo sbarramento della zona di demolizione (Art. 154) ed alla demolizione per rovesciamento (Art. 155).

Nei primi tre articoli si evince la volontà del legislatore di tutelare la staticità delle strutture, effettuando verifiche puntuali prima dell’inizio dell’intervento di demolizione e servendosi, a necessità, di opere di rafforzamento o puntellamento per evitare crolli intempestivi o danneggiamenti involontari.

L’obiettivo della stabilità e conservazione delle strutture deve essere perseguito mediante un’attenta pianificazione temporale dell’ordine delle fasi di demolizione riportata all’interno di un apposito documento (“Piano delle Demolizioni”) allegato al POS dell’impresa esecutrice. Gli Artt. 153 e 154 evidenziano, invece, l’importanza di una corretta organizzazione dell’area d’intervento e dell’ambiente circostante in riferimento a tutti gli accorgimenti per il convogliamento del materiale di demolizione, per evitare la dispersione di polveri e per lo sbarramento dell’area di cantiere dove sono in corso attività di demolizione o che ne possono risentire degli effetti.

Gli ultimi due articoli fanno riferimento rispettivamente a una modalità di demolizione di strutture di altezza inferiore ai 5 metri, comprese le dovute accortezze per scongiurare il pericolo di crolli tempestivi, ed alle verifiche necessarie da effettuarsi su attrezzature e ponteggi.

 

I rischi nel comparto delle demolizioni

Quando si parla di rischi associati alle attività di demolizione si fa spesso riferimento a situazioni di collasso intempestivo di strutture o parti di esse, di ribaltamento di elementi strutturali o di incidenti ed investimenti con mezzi d’opera, spesso generati da una assente o imprecisa pianificazione sequenziale delle operazioni o della logistica degli spazi a disposizione. 

Generalmente, i principali fattori di rischio sono così sintetizzabili: caduta dall’alto, caduta di materiali dall’alto, crolli, schiacciamenti, investimenti, interferenze con sovra o sottoservizi, presenza di materiali pericolosi, polvere, rumore, vibrazioni, incendio ed esplosione. Un’ulteriore fonte di rischio è l’utilizzo improprio di macchine ed attrezzature, meccaniche o manuali, dovuto generalmente a lacune nel processo di formazione ed addestramento dei lavoratori o ad un errato recepimento delle istruzioni fornite dal produttore.

Tra tutti questi fattori, ce ne sono alcuni che, oltre ad essere una fonte di rischio per i soggetti direttamente operanti all’interno del cantiere, possono esserlo anche per chiunque si trovi a transitare o sostare nelle immediate vicinanze della struttura in demolizione. È chiaro, dunque, che per limitare l’entità dei rischi durante un qualsiasi intervento di demolizione è necessaria una corretta pianificazione delle attività sin dalle fasi di ideazione del progetto e dello studio di fattibilità, affiancata, in fase esecutiva, da una puntuale supervisione, una completa e coerente formazione dei lavoratori addetti alla specifica mansione e dall’utilizzo di idonei sistemi di prevenzione e dispositivi di protezione collettivi ed individuali.

 

L’efficacia del piano delle demolizioni

Le fasi di demolizione devono essere pianificate con la stessa (e se non maggiore) attenzione di un qualsiasi altro processo edilizio di nuova realizzazione o riqualificazione dell’esistente. La fase progettuale deve essere così approfondita da portare alla redazione di un apposito documento “di progetto” della demolizione, corredato da disegni esplicativi circa la sequenza delle fasi operative (bonifiche, strip-out, demolizioni, logistica, viabilità, etc.), le tecniche adottate, i monitoraggi da attuare, le strutture temporanee di sostegno, la logistica e la movimentazione di mezzi e materiali di risulta, etc. 

È inutile esporsi alle aleatorietà di rischi che un documento puramente descrittivo, approssimativo e generico, non calato nella realtà della struttura su cui intervenire o sulla specificità del sito, potrebbe generare su tutti gli stakeholder dell’intervento o su soggetti terzi. 

In linea di massima, un piano delle demolizioni esaustivo di una impresa esecutrice deve sempre essere accompagnato da tavole grafiche esplicative di dettaglio redatte a seguito dell’attenta analisi del manufatto da demolire e dovrebbe contenere almeno:

  • anagrafica dell’impresa esecutrice, con indicazione di riferimenti, ruoli e responsabilità dei soggetti con mansioni inerenti alla sicurezza;
  • anagrafica e recapiti del Committente, del CSE, del Progettista delle strutture di sostegno, etc.;
  • ubicazione del cantiere, descrizione del sito e delle condizioni al contorno;
  • esiti delle indagini preliminari sull’eventuale presenza di materiali pericolosi e/o inquinanti (ad es. mca, fav, etc.);
  • indagine e verifiche sulla stabilità delle strutture, comprese quelle al contorno;
  • individuazione vincoli normativi, culturali, paesaggistici, demaniali;
  • descrizione approfondita e di dettaglio della struttura e dell’area circostante, comprendente:
  1. analisi del contesto;
  2. studio dell’immobile, delle sue pertinenze, dei suoi collegamenti;
  3. analisi delle strutture adiacenti o limitrofe;
  4. verifica e mappatura degli impianti;
  5. studio preliminare del tipo di demolizione da effettuare;
  • rilievo di dettaglio dell’esistente;
  • pianificazione sequenziale delle operazioni;
  • elenco delle attrezzature, macchine ed opere provvisionali da impiegare;
  • modalità di allontanamento dei materiali di risulta;
  • piano di dettaglio per la gestione delle emergenze;
  • misure generali di tutela;
  • valutazione dei rischi e individuazione di apposite misure di prevenzione e protezione collettiva ed individuale finalizzate a ridurre i rischi legati all’attività di demolizione;
  • progetto, corredato da tavole grafiche di dettaglio, delle opere provvisionali di sostegno da realizzare o di protezione delle parti o elementi strutturali da preservare;
  • individuazione di apposite misure di protezione ambientale per la gestione dei rifiuti e di abbattimento delle polveri;
  • apposite procedure di informazione e comunicazione anche verso i soggetti esterni al cantiere.

Cenni su un caso studio: le fasi di demolizione dell’ex Teatro Comunale di Firenze

Il Teatro Comunale di Firenze si trovava in Corso Italia, ai margini del nucleo storico della Città, nei pressi della Porta al Prato e del Parco delle Cascine, ed era il secondo teatro della città per capienza, dopo il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, di epoca più recente. Nel complesso occupava circa mezzo isolato a pianta quadrangolare, prospettando a sud-ovest su Corso Italia, a nord-est su via Solferino e a nord-ovest su via Magenta. Faceva parte del complesso anche un “Ridotto” chiamato “Piccolo Teatro”. 

Il lotto d’intervento in esame, con una consistenza di circa 18.000 m2 lordi disposti su 4 livelli fuori terra e 1 interrato, compreso un vano tecnico sottotetto, era delimitato su tre lati dalla pubblica viabilità, mentre sul lato est confinava con altre proprietà, attive durante tutto lo svolgimento del cantiere.

 

L’importanza di un’attenta pianificazione nelle grandi demolizioni: l’ex Teatro Comunale di Firenze

Localizzazione dell'area d'intervento

 

All’interno della zona di intervento sono state individuate, in accordo con gli obiettivi progettuali, due macroaree di interesse, ovvero quella degli edifici in demolizione e quella dei fabbricati in ristrutturazione.

Gli edifici oggetto di demolizione erano costituiti dalla “torre scenica”, dal corpo strutturale del Teatro e del foyer, dal “Ridotto” e da tutti quei fabbricati riconosciuti come incongrui rispetto al tessuto storico originario. Sono stati invece mantenuti gli edifici del tessuto storico, ovvero i due fabbricati adibiti ad uffici con affaccio su via Solferino, il fabbricato caldaie interno al lotto e le vicine ciminiere, oltre al corpo strutturale ottocentesco e la facciata su Corso Italia, dichiarata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo d’interesse culturale ai sensi dell’Art. 10 c.1 del D.Lgs. 42/2004.

 

Scorcio della facciata vincolata su Corso Italia

Scorcio della facciata vincolata su Corso Italia.

 

Le indagini preliminari, lo strip-out e la bonifica da mca e fav

Il percorso di conoscenza del complesso immobiliare ha rappresentato il punto di partenza per un efficace progetto degli interventi strutturali e di una corretta valutazione della sicurezza dei fabbricati esistenti.

Per la piena conoscenza degli immobili sono stati eseguiti rilievi geometrici e digitali del complesso, accompagnati da una estesa campagna di indagini strutturali non distruttive, costituita da:

  • saggio sulle murature, per valutare la dimensione dei blocchi costituenti il pannello, la tessitura, l’orizzontalità dei giunti di malta, la presenza di elementi riconducibili a diatoni;
  • carotaggi sullo spessore murario, finalizzati alla caratterizzazione della morfologia della muratura stessa;
  • saggio a pavimento per fondazione, per indagare la consistenza e la tipologia di fondazione, l’ampiezza della base della fondazione, l’entità dell’allargamento della stessa, oltre a consentire il riconoscimento della tipologia del terreno di posa della struttura;
  • saggio a pavimento su solaio, per ricostruire la stratigrafia del sistema di orizzontamento nelle sue componenti strutturali e non;
  • saggio a soffitto, per la misurazione delle dimensioni significative degli elementi portanti dell’orditura principale e secondaria, l’identificazione degli elementi interposti (laterizi pieni o forati, tavolato ligneo o altro), la misurazione dello spessore dell’eventuale soletta (armata e non) e l’identificazione degli elementi di isolamento e/o impermeabilizzazione e del manto di copertura.

 

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