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Le potenzialità (inespresse) del riciclo del calcestruzzo in Italia per la transizione ecologica

Il riciclo del calcestruzzo in Italia rappresenta una risorsa strategica per la transizione ecologica. Una tesi di laurea del Politecnico di Milano, realizzata con il supporto di Heidelberg Materials, analizza criticità di filiera e propone soluzioni concrete per promuovere un approccio più circolare e sostenibile.

Sul blog di Heidelberg Materials Italia è stato recentemente pubblicato un approfondimento dedicato a una tesi di laurea sviluppata da due studenti del Politecnico di Milano, con il supporto tecnico e operativo di Heidelberg Materials che in Italia raccoglie l’eredità degli storici marchi di Italcementi e Calcestruzzi.

Qual è lo stato del riciclo del calcestruzzo in Italia? Quali sono le differenze tra downcycling e upcycling? Quali tecnologie permettono di ottenere aggregati riciclati di alta qualità? Quali vincoli normativi ostacolano oggi lo sviluppo di un vero mercato circolare per il calcestruzzo?

A queste – e a molte altre – domande cerca di rispondere l'elaborato di tesi, che analizza in modo dettagliato le barriere tecniche, economiche e legislative del settore, offrendo anche proposte concrete per sbloccarne il potenziale.

Di seguito proponiamo una sintesi dell’articolo pubblicato sul blog di Heidelberg Materials, invitando alla lettura integrale del contenuto e, per chi volesse approfondire, anche dell’elaborato di tesi.

 

Calcestruzzo e transizione ecologica: una sfida aperta

Il calcestruzzo è tra i materiali più usati al mondo, ma il suo impatto ambientale è significativo, soprattutto per il consumo di aggregati naturali (sabbia e ghiaia) e l’uso di suolo per smaltire rifiuti edili. L’eccessivo ricorso alla discarica e la scarsa valorizzazione dei rifiuti da costruzione e demolizione (CDW) aggravano la crisi delle risorse. Serve un cambio di paradigma, verso modelli costruttivi più circolari e sostenibili.

  

Riciclo del calcestruzzo: potenzialità e ritardi in Italia

Il riciclo del calcestruzzo potrebbe ridurre l’impatto ambientale dell’edilizia, ma in Italia questa pratica è ancora marginale. A fronte di un tasso di recupero europeo che in alcuni Paesi supera il 90%, l’Italia si ferma al 10%, per lo più in forme di downcycling (riempimenti o sottofondi).

La vera sfida è l’upcycling: riutilizzare il calcestruzzo per produrre nuovo calcestruzzo strutturale. Una possibilità tecnica, ma ancora ostacolata da barriere normative, tecnologiche e culturali.

  

Il contributo della ricerca: la Tesi del Politecnico di Milano

Un’importante riflessione arriva dal lavoro di tesi “Demolish, rebuild, sustain: advancing concrete recycling practices in Italy” degli ingg. Christian Barbaro e Nima Emami del Corso di Laurea "Management of built environment” del Politecnico di Milano, sviluppato con il supporto di Heidelberg Materials.

Il lavoro, eseguito sotto la supervisione del relatore Avv. Prof. Michele Rizzo, professore a contratto di Administrative and Public Procurement Law e vicedirettore del Master Appalti e Contratti Pubblici (MAC) presso l’ateneo milanese, del controrelatore Ing. Pietro Agnelli, tutor didattico nel corso di laboratorio di componenti e sistemi edilizi e impiantistici e fondatore di Lambrate Design District, e del correlatore Ing. Deborah Floris, Technological Service Manager, Technologies & Quality Department di Heidelberg Materials, (da febbraio 2025 nuova Direttrice Area Centro di Heidelberg Materials per il business del calcestruzzo) affronta in modo approfondito e sistematico il tema del riutilizzo del calcestruzzo in Italia e delle sfide legali, tecnologiche e pratiche legate a questo argomento cruciale.

   

Filiera debole e CAM poco ambiziosi

Uno dei limiti principali è nella filiera del recupero: scarsa demolizione selettiva, aggregati di bassa qualità, mancanza di fiducia del mercato. Anche i Criteri Ambientali Minimi (CAM), sebbene impongano l’uso di materiali riciclati negli appalti pubblici, prevedono per il calcestruzzo percentuali minime (5%) ben al di sotto delle potenzialità tecniche. Inoltre, il settore privato resta escluso da questi obblighi.

 

Norme Tecniche e classificazione: criticità e proposte

Le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2018) consentono l’uso di aggregati riciclati fino al 30%, ma mancano strumenti per garantirne qualità, tracciabilità e classificazione prestazionale.

Il Giappone è considerato uno dei modelli più avanzati al mondo nel riciclo del calcestruzzo. Il suo approccio dimostra come un sistema normativo chiaro, basato su classificazioni prestazionali degli aggregati, possa favorire in modo efficace il riutilizzo strutturale su larga scala.

  

Il ruolo del settore: consapevolezza e bisogno di riforme

L’indagine condotta tra operatori del settore (grazie alla collaborazione con Heidelberg Materials) rivela una crescente consapevolezza ambientale, ma anche forti ostacoli pratici: costi elevati, carenza di impianti, norme frammentate e logistica sfavorevole. I professionisti chiedono più incentivi, formazione e una strategia integrata che renda il riciclo economicamente competitivo.

  

Verso una riforma strutturale per l’edilizia circolare

La ricerca propone una strategia multilivello: innalzare le percentuali minime obbligatorie di RCA nei CAM, migliorare la classificazione dei materiali, introdurre fiscalità ambientale (tassazione su materie prime e discarica) e sostenere il mercato attraverso premi per chi investe nel riciclo. Solo una visione sistemica, che coinvolga istituzioni, imprese e ricerca, potrà sbloccare le potenzialità inespresse del riciclo del calcestruzzo.

  

Per approfondire i contenuti della tesi e le proposte per un futuro più sostenibile dell’edilizia italiana, leggi l’articolo completo pubblicato sul blog ufficiale di Heidelberg Materials.

 

LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SUL BLOG DI HEIDELBERG MATERIALS

 

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