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Nel GALLES si studia un Calcestruzzo Self-Healing (autoriparante) con tre principi attivi

Con una stima di 41 miliardi di $ spesi nel mondo in un solo anno per la riparazione e la manutenzione delle infrastrutture in calcestruzzo, l’università di Cardiff si inserisce quindi in una sfida globale fra centri di ricerca universitari e privati per individuare le migliori tecnologie di autoriparazione, o di miglioramento delle qualità del calcestruzzo o di sistemi efficienti di riparazione.

Nel Galles si stanno realizzando le prime prove su grande formato nel Regno Unito per testare delle nuove soluzioni di Calcestruzzo Self-Healing, ovvero di calcestruzzo autoriparante.

Su inCONCRETO abbiamo già pubblicato più articoli su questo tema e su queste tipologie di calcestruzzi, in cui l’esempio più conosciuto e giù utilizzato nella pratica è quello dei calcestruzzi additivati con prodotti cristallizzanti (p.e. PENETRON) e che il mondo della ricerca sta indagando sperimentando diversi meccanismi di azione. Di recente abbiamo pubblicato un articolo sulla ricerca condotta nei Paesi Bassi in cui degli scienziati stanno sperimentando un batterio che dovrebbe agire come un "adesivo concreto" per le fessure, sperimentazione che però non è ancora riuscita a fornire prove tangibili per la comunità tecnica.

Anche l’università di Cardiff del Galles, nell’ambito di un progetto definito “Materials for Life (M4L)” sta esplorando le potenzialità di alcune soluzioni per l’auto-guarigione del calcestruzzo. Guidata da un team di ricercatori dalla Facoltà di Ingegneria M4L svilupperà un progetto che studia non solo una ma tre tecnologie di autoguarigione.

Ecco un video di presentazione:
https://www.youtube.com/watch?v=v0LD5E6QgTo

L'obiettivo del progetto è quello di incorporare tutte e tre le soluzioni in un unico sistema che avrà le funzionalità per riparare automaticamente il calcestruzzo impiegato nell'infrastruttura e arrivare all'eliminazione totale dell'intervento umano.



Come detto, attualmente Cardiff sta testando tre diverse tecniche per raggiungere l’auto-guarigione completa del calcestruzzo.

La prima tecnica utilizza dei materiali in grado di "mutare forma" per riparare grandi crepe nel calcestruzzo. Noti come polimeri a memoria di forma, il materiale viene attivato riscaldandolo con una piccola corrente. Questo processo permette di trasformare in forme diverse il materiale ed è la tecnologia che i ricercatori ritengono permetterà di chiudere le fessure.

Nella seconda tecnica i ricercatori pompano agenti di guarigione organici ed inorganici attraverso una rete di gallerie sottili che sono diffuse in tutto il calcestruzzo per guarire le crepe.

La terza tecnica è simile agli sviluppi raggiunti dagli scienziati in Olanda. Utilizzando piccole capsule contenenti sia i batteri che gli agenti di guarigione, i ricercatori incorporano le capsule nel calcestruzzo. Le capsule sono destinate a rilasciare il loro contenuto quando a seguito delle tensioni si rompono e, grazie alla reazione di batteri e sostanze nutritive, producono del carbonato di calcio che aiuta riempire le fessure.

Per testare fisicamente ogni teoria, i ricercatori della Cardiff hanno creato sei muri di calcestruzzo: ciascuno contiene singolarmente le diverse tecnologie, e sono state “indotte” artificialmente delle crepe.

Il professor Bob Lark, capo del progetto di ricerca ha affermato ““To create a sustainable and resilient system that continually monitors, regulates, adapts, and repairs [itself] without the need for human intervention.”

Con una stima di 41 miliardi di $ spesi nel mondo in un solo anno per la riparazione e la manutenzione delle infrastrutture in calcestruzzo, l’università di Cardiff si inserisce quindi in una sfida globale fra centri di ricerca universitari e privati per individuare le migliori tecnologie di autoriparazione, o di miglioramento delle qualità del calcestruzzo o di sistemi efficienti di riparazione.