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Parcelle professionali: nessun riferimento al decoro

Con la sentenza del Consiglio di Stato si chiude la vicenda sulla possibilità di inserire nei compensi professionali qualsiasi valutazione inerente il decoro e la dignità professionale

Con la sentenza 238/2015, la Sezione Sesta del Consiglio di Stato ha di fatto convalidato la tesi della Corte di Giustizia Europea ,che vieta, nella valutazione del compenso professionale, qualsiasi riferimento al decoro e alla dignità professionale.
 
La vicenda nasce nel 2012 quando la Corte di Giustizia Europea venne chiamata a esprimere parere in merito alla questione insorta tra l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ed il Consiglio Nazionale dei Geologi , multato proprio dall’Antitrust per aver previsto all'interno del Codice Deontologico criteri di valutazione delle parcelle facenti riferimento alla dignità del professionista oltre che all'importanza dell’opera.
 
Sulla questione la Corte di Giustizia Europea aveva chiarito che qualsiasi regola deontologica che indicasse come criteri di valutazione delle parcelle del professionista, la dignità della professione nonché la qualità e l’importanza della prestazione sono idonee a produrre effetti restrittivi della concorrenza nel mercato interno, dando di fatto ragione all’Antitrust ma demandando comunque la questione al giudice di merito nazionale per stabilire se vi fosse un effetto restrittivo della concorrenza nel mercato interno.
 
La questione quindi trova il suo epilogo con la sentenza del Consiglio di Stato depositata lo scorso 22 gennaio che confermando la tesi dell'Antitrust e della Corte di Giustizia Europea, ha affermato come regole deontologiche che stabiliscono riferimenti al decoro professionale nella formulazione dei compensi a garanzia della qualità della prestazione, restringono di fatto la concorrenza, non garantendo necessariamente la tutela del cliente e reintroducendo in modo indiretto i minimi tariffari, aboliti dal Decreto Bersani e dal Decreto Liberalizzazioni.