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Pavimento antibatterico: «sotto ai piedi» un must dopo il Covid-19

Le superfici a pavimento possono contribuire a rendere sani gli ambienti in termini di pulibilità, igienicità ed emissione di sostanze volatili

Qualsiasi aspetto legato alla pulizia e all’igiene degli ambienti è fondamentale per garantire salute e benessere delle persone. A rafforzare l’importanza dei due termini ha contribuito la ben conosciuta pandemia da Covid-19.
Un ruolo importante, tanto nella pulizia quanto nell’igiene degli ambienti, è attribuito ai materiali utilizzati per i rivestimenti delle superfici. Le superfici, infatti, possono contribuire a rendere sani gli ambienti in termini di pulibilità, igienicità ed emissione di sostanze volatili.

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In un precedente approfondimento abbiamo parlato di pulizia, disinfezione e sanificazione delle superfici. Abbiamo cercato di far chiarezza sulla terminologia che identifica ciascuna di queste operazioni e su quali siano le corrette procedure di disinfezione per ridurre la probabilità di diffusione di microrganismi portatori di infezioni, batteriche e virali, sulle superfici a pavimento.

Il mercato delle pavimentazioni, già da diversi anni, propone superfici con “potere antibatterico”. Soluzioni che contribuiscono a facilitare l’igiene degli ambienti, indoor e outdoor, migliorando di conseguenza la qualità della vita delle persone. Questo focus è quindi dedicato a loro, ai “pavimenti antibatterici” di cui forse, sin da ora, non potremo più farne a meno.

Per non creare fraintendimenti di parole, credo sia doveroso precisare che l'agente microbico che ha scatenato la pandemia da Covid-19 non è un batterio ma bensì un virus, nello specifico il nuovo virus Sars-Cov-2. Sottoscrivo questa premessa perché qualcuno potrebbe avanzare osservazioni sulla scelta di un titolo che potrebbe generare malintesi, soprattutto nell'uso della parola "antibatterico". Resta il fatto che è più facile sentir parlare di "pavimento antibatterico" che di "pavimento antimicrobico". La scelta di un aggettivo rispetto all'altro poco importa per il settore dei rivestimenti a pavimento; l'obiettivo resta il medesimo, quello di avere una superficie in grado di inibire la proliferazione di agenti patogeni, quali batteri, virus e funghi, portatori di malattie infettive.

Una malattia infettiva è una patologia causata da agenti microbici che entrano in contatto con un individuo, si riproducono e causano un’alterazione funzionale: la malattia è quindi il risultato della complessa interazione tra il sistema immunitario e l'organismo estraneo. I germi che causano le malattie infettive possono appartenere a diverse categorie e principalmente a virus, batteri o funghi.
Fonte: epicentro.iss.it

Pavimenti antibatterici: cosa sono e perché sono importanti

Il pavimento rientra tra quelle superfici presenti all'interno di un edificio soggette a potenziale contaminazione, tanto negli ambienti pubblici quanto in quelli privati. Il contatto diretto con scarpe, zampe di animali e lo sporco di ogni tipo con cui il pavimento entra in contatto quotidianamente fanno di questa superficie un “terreno fertile” per la proliferazione di germi e batteri. Un’adeguata e costante pulizia del pavimento, seguita da un’attenta attività di disinfezione, è fondamentale per raggiungere lo standard igienico richiesto a un determinato ambiente, a seconda della sua destinazione d'uso.

Un aiuto efficace per mantenere, anche nel tempo, un buon livello di igienicità delle superfici à offerto dall’uso di materiali antibatterici per i rivestimenti, senza però dimenticare l’importanza delle attività di pulizia e disinfezione. In sintesi, un pavimento, anche se antibatterico, se non viene pulito e disinfettato con prodotti specifici e procedure corrette non può in modo autonomo concorrere a rendere sano un ambiente.

Superfici a pavimento con potere antibatterico

Un pavimento certificato come “antibatterico” è in grado di inibire la proliferazione e/o di uccidere oltre il 90% di alcune tipologie di agenti patogeni grazie a particolari trattamenti e\o alla presenza di sostanze antibatteriche, o batteriostatiche, contenute nella mescola del materiale di cui sono composti.

Antibatterico, batteriostatico e battericida: qual è la differenza?

In campo medico, i termini antibatterico, batteriostatico e battericida sono così definiti:

  • Antibatterico, detto di sostanza in grado di uccidere i batteri o inibire la loro proliferazione;
  • Batteriostatico, detto di sostanza in grado di inibire la crescita e la riproduzione dei batteri. L’efficacia delle sostanze batteriostatiche deve essere dimostrata con test che rispettano determinati standard. Un agente batteriostatico è un antibiotico o altro agente antimicrobico, quali ad esempio alcuni metalli, in grado di inibire o limitare la replicazione batterica senza uccidere il microorganismo.
  • Battericida, detto di sostanza capace di uccidere i batteri.

Antibatterico e battericida sono spesso utilizzati come sinonimi se fanno riferimento a sostanze in grado di eliminare i microrganismi patogeni.

Si ricorda che la moltiplicazione di germi e batteri dipende anche da fattori fisici legati alle condizioni ambientali quali ad esempio: temperatura, umidità e concentrazione di ossigeno.

I materiali antibatterici sono realizzati con tecnologie che prevedono l’uso di principi attivi a base di ioni d’argento, o altri metalli come ad esempio il biossido di titanio. La protezione antibatterica a base composti metallici viene inserita e distribuita uniformemente all’interno del prodotto in fase di produzione. La protezione antibatterica integrata nella massa del materiale, o nello strato di finitura finale, risulta essere attiva nel tempo e difficilmente può essere erosa o asportata via.

Un pavimento può essere certificato come antibatterico solo dopo essere stato sottoposto a severe prove di laboratorio che ne certificano un potere antibatterico ≥ 90%.

Biossido di Titanio (TiO2): cos’è?

Il biossido di titanio è un composto chimico noto per essere un catalizzatore in grado di degradare per ossidazione numerosi composti organici. Sfruttando questa proprietà si possono ottenere materiali che, per mezzo dell'attivazione dalla luce solare (fotocatalisi), siano in grado di distruggere i composti organici depositati su di essi. (Fonte: wikipedia)

Argento e il suo antico potere antimicrobico

L'argento è conosciuto da molto tempo in medicina per le sue proprietà antibatteriche, antivirali e antimicotiche. L'argento in funzione alla concentrazione con cui viene utilizzato ha la capacità di inibire o limitare la replicazione batterica, virale e micotica e di eliminare gli agenti patogeni. Inoltre, l’argento blocca l'azione metabolica di alcuni enzimi di batteri, virus e funghi portandoli ad eliminazione. (Fonte: farmaa.eu)

Un pavimento antibatterico può essere posato in qualsiasi ambiente

Strutture sanitarie, scuole, impianti sportivi, ristoranti sono tutti ambienti soggetti ad un’alta frequenza di passaggio di persone e pertanto appare quasi scontato dotare questi ambienti di un pavimento antibatterico per garantire superfici sane, sicure e igieniche. Non solo, la pandemia da Covid-19 porterà quasi certamente ad un incremento della richiesta di queste particolari pavimentazioni in caso di nuova realizzazione, o di riqualificazione delle superfici a pavimento esistenti, anche nelle abitazioni. La posa in opera di un pavimento antibatterico e/o batteriostatico non conoscerà confini. L’installazione dei pavimenti antibatterici è consigliata in questi ambienti:

  • Strutture sanitarie (ospedali, RSA, ambulatori medici etc.)
  • Ambienti destinati alla somministrazione di alimenti e bevande (mense, bar, ristoranti etc.);
  • Ambienti destinati alla lavorazione e vendita di prodotti alimentari (Macellerie, supermercati, caseifici etc.);
  • Ambienti per lo sport e il benessere (piscine, palestre, centri benessere e spa, spogliatoi etc.);
  • Ambienti ad alta frequentazione (Stazioni, aeroporti, metropolitane etc.)
  • Edifici scolastici;
  • Bagni pubblici;
  • Hotel.

Pavimento antibatterico: alcuni materiali e soluzioni

Come già anticipato, il mercato delle pavimentazioni già da diversi anni propone superfici con “potere antibatterico”. Soluzioni che facilitando le operazioni di pulizia e disinfezione e contribuiscono a rendere sani gli ambienti, indoor e outdoor, migliorando di conseguenza la qualità della vita delle persone. Di seguito tratteremo alcune tipologie di pavimentazioni con protezione antibatterica integrata nella massa del materiale.

Linoleum, il pavimento resiliente antibatterico per natura

Il linoleum è un pavimento resiliente la cui proprietà antibatterica venne dettagliatamente illustrata dall’ing. Felix Fritz nel 1914 in un documento pubblicato sulla rivista Kunststoffe e denominato “Il potere battericida del Linoleum”. Un documento che definisce l'inestinguibile potenza battericida del linoleum.

Fu Ludwic Bitter dell’Istituto d’Igiene di Kiel, a testare per primo il comportamento dei microbi a contatto con il Linoleum concludendo le sue precise contestazioni scientifiche con: “Il Linoleum è adunque un pavimento che evidentemente in modo duraturo è capace di distruggere il gran numero di micro-organismi che gli vengano depositati sopra principalmente con il passaggio”.
Anche il bacillo del tifo (Bacterium typhi), continua Bitter, non fu mai capace di sopravvivere sul Linoleum.

L’antibatterico naturale si chiama Cemento di Linoleum che grazie all’olio di lino ed alla colofonia riesce a creare un’azione antibatterica permanente, come anche comprovato dal Laboratoire de Cryptogamie del Museum National d’Histoire Naturelle di Parigi che ha testato il Linoleum prodotto dallo Stabilimento di Narni, riscontrando che dopo 6 ore l’attività dei batteri si è ridotta del 98%. >>> Continua la lettura

3 esempi di tecnologie antibatteriche presenti nei pavimenti ceramici

Il grès porcellanato è un prodotto ceramico durevole, igienico, che non rilascia VOC (sostanze volatili organiche) e di facile pulizia.

Il mercato dei pavimenti e rivestimenti ceramici in gres porcellanato propone superfici con potere batterico capaci di abbattere fino al 99,9% i quattro principali ceppi batterici presenti negli ambienti confinati: Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Enterococcus faecalis.

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Questi quattro ceppi batterici vengono utilizzati come indicatori standard per certificare le superfici antibatteriche in quanto sono considerati tra i batteri più aggressivi e, in alcuni casi, molto resistenti anche agli antibiotici. Allo Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa e Enterococcus faecalis sono attribuite le principali infezioni, alcune anche gravi, che si registrano all’interno dei nosocomi.

Sfruttare le proprietà antibatteriche degli ioni di argento, del biossido di titanio, o una loro combinazione nel processo di produzione di piastrelle di gres porcellanato consente di ridurre notevolmente (fino al 99,9%) la crescita virale degli agenti patogeni presenti sulle superfici contribuendo a garantire ambienti più salubri e sicuri per l’uomo. Tuttavia, le superfici antibatteriche in materiale ceramico (ma non solo) non possono garantire in modo assoluto l’immunità da infezioni; ecco perché è necessario sottoporre le superfici ceramiche ad appropriati cicli di pulizia e disinfezione a seconda della destinazione d’uso dell’ambiente.

pulizia-pavimenti.jpgLeggi anche:
Pulizia, disinfezione e sanificazione del pavimento: qual è la corretta procedura

Bios Antibacterial® HYDROTECT è la linea di prodotti da rivestimento e pavimentazione in gres porcellanato firmato Casalgrande Padana che sfrutta le caratteristiche antibatteriche del biossido di titanio. Si tratta di superfici ceramiche capaci di abbattere fino al 99,9% i quattro batteri patogeni. La tecnologia messa a punto da Casalgrande Padana è attiva anche in presenza di umidità e anzi vede addirittura amplificare i propri effetti benefici. Inoltre, l’effetto antibatterico di Bios Antibacterial® HYDROTECT, aiuta a eliminare i cattivi odori e a mantenere valide le caratteristiche antiderapanti delle piastrelle anche in assenza totale di luce, offrendo garanzie nel più ampio spettro.
Le prestazioni di Bios Antibacterial® sono state verificate e certificate dal Dipartimento di scienze biomediche, sezione di microbiologia, dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

Un’altra soluzione per pavimenti ceramici antibatterici arriva dal centro ricerche di Panariagroup che ha sviluppato la linea di gres porcellanato PROTECT®. Le superfici antibatteriche PROTECT® sono state progettate con la tecnologia Microban®: un vero scudo antibatterico incorporato nel prodotto ceramico, che elimina fino al 99,9% dei batteri dalla superficie. La tecnologia adottata nei prodotti PROTECT® e basata sugli ioni d’argento blocca il metabolismo dei batteri, eliminandoli e impedendone la proliferazione. La protezione antibatterica è garantita H24; il risultato è una superficie costantemente protetta, con alte prestazioni igieniche, inalterabile da usura e dalle condizioni climatiche.

Infine, ma non per ultima, è la recente tecnologia Active 2.0 messa a punto dal gruppo Graniti Fiandre. Grazie all’uso del biossido di titanio drogato con argento, Active 2.0 mantiene tutte le proprietà fotocatalitiche con una maggiore efficienza rispetto al prodotto Active di prima generazione.
Grazie al processo di ossidazione indotto dalla fotocatalisi, Active distrugge i batteri che entrano a contatto con la superficie. Il processo fotocatalitico, infatti, fa sì che sulla superficie della ceramica con Active si formi una elevata concentrazione di radicali ossidrili che agiscono eliminando i batteri al 99,99% in modo assolutamente naturale. Active funziona anche al buio e in presenza di luci LED grazie all’utilizzo combinato di biossido di titanio e argento che ne potenzia e migliora le performance battericide.

Tecnologie antibatteriche applicate ai pavimenti in resina

Una superficie continua in resina, senza fughe o punti di giunzione, agevola la sanificazione e la normale pulizia degli ambienti. Inoltre, i pavimenti in resina sono resistenti, facili da manutenere (possibilità di riparare unicamente le aree danneggiate) e resistono all’acqua (dato l’impiego di materiali impermeabili). Un pavimento in resina può ricevere un trattamento finale di finitura antibatterica oppure il formulato resinoso può essere additivato in fase di produzione con sostanze dall’elevato potere antibatterico.

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Tra i pavimenti in resina con elevato potere antibatterico si segnala la tecnologia innovativa messa a punto da IPM Italia. Si tratta di una sanificazione innovativa dei pavimenti in resina grazie alla tecnologia IPM Sanix. IPM Sanix è un additivo che viene miscelato direttamente nel formulato resinoso al momento della sua produzione: per questo è possibile integrarlo nelle diverse tipologie di pavimentazione di IPM Italia. Una pavimentazione in resina additivata con IPM Sanix diventa una superficie igienica protetta da agenti esterni: è proprio la tecnologia alla base dell’additivo a rendere la superficie inattaccabile allo sviluppo di muffe e batteri, più semplice da pulire e manutenere e a garantire che rimanga inalterata nel tempo anche dopo un utilizzo prolungato e ripetuti lavaggi e sanificazioni.
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La linea di pavimenti poliuretanici senza giunti MasterTop di Master Builders Solutions sono eccezionalmente confortevoli ed elastici e garantiscono una grande versatilità nella progettazione. Ideali per edifici pubblici, commerciali, per il settore sanitario e scolastico, i pavimenti poliuretanici sono antibatterici, facili da pulire, durevoli e offrono un elevato comfort di calpestio. I sistemi di pavimentazione di Master Builders Solution sono realizzati con materie prime selezionate, garantiscono infatti una lunga durata di esercizio e richiedono bassi costi di manutenzione. Tra questi si segnala MasterTop 1327 D, un sistema a base di resine poliuretaniche autolivellanti, alifatiche decorative per pavimentazioni elastiche continue, a finitura liscia, aventi elevate caratteristiche anticalpestio e di fonoassorbenza. 
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Misurare e certificare i pavimenti antibatterici

Un pavimento per essere certificato come "antibatterico" deve essere sottoposto a severe prove di laboratorio. Nella pratica, il 100% di antibattericità non può essere assicurato. La soglia di efficacia antibatterica di una superficie è stata stabilita dai ricercatori di tutto il mondo a oltre il 90%, perché solo a questi livelli si può registrare una riduzione realmente significativa dei batteri sulle superfici. Per questo motivo, in termini di efficacia antibatterica, la comunità scientifica non prende in considerazione valori inferiori alla soglia del 90% e i prodotti che non raggiungono questo livello non possono essere definiti antibatterici.

La capacità antibatterica di un prodotto si misura attraverso una serie prove di tipo microbiologico in laboratori di ricerca accreditati e opportunamente attrezzati.

Esistono diversi tipi di prove, svolte con metodiche differenti a seconda della normativa di riferimento. Indipendentemente dalla tipologia di prova adottata resta un obiettivo comune: rilevare come, in determinate condizioni e con il trascorrere del tempo, la presenza di batteri evolve sulla superficie.

Sono principalmente due le normative di riferimento per la misurazione dell’azione antibatterica di alcuni materiali utilizzati come rivestimento dei pavimenti: la ISO 22196:2011 e la ISO 27447:2019.

ISO 22196:2011 - Misura dell'attività antibatterica su plastica e altre superfici non porose

La norma specifica un metodo per valutare l'attività antibatterica delle materie plastiche trattate antibatteriche e di altre superfici non porose dei prodotti (compresi i prodotti intermedi).

È escluso il suo utilizzo per valutare gli effetti e la propagazione dei batteri su superfici non porose senza trattamenti antibatterici. La ISO 846 descrive i test per valutare gli effetti e la propagazione dei batteri su superfici non porose, che sono diverse da quelle coperte dalla ISO 22196.

I materiali e i prodotti fotocatalitici sono esclusi, tali materiali e prodotti sono coperti dalla ISO 27447.

ISO 27447:2019 - Ceramica fine (ceramica avanzata, ceramica tecnica avanzata) - Metodo di prova per l'attività antibatterica di materiali fotocatalitici semiconduttori

Questo documento specifica un metodo di prova per la determinazione dell'attività antibatterica di materiali che contengono un fotocatalizzatore o che presentano pellicole fotocatalitiche sulla superficie, misurando l'enumerazione dei batteri sotto irradiazione della luce ultravioletta.

Questo metodo di prova è generalmente applicabile ai materiali fotocatalitici prodotti per avere effetto antibatterico. Altri tipi di prestazioni di materiali fotocatalitici, quali attività antifungina, attività antivirale, decomposizione di contaminanti d'acqua, autopulizia, antiappannamento e purificazione dell'aria, non sono determinati da questo metodo.

Ndr. Questo articolo sarà soggetto a continui aggiornamenti per approfondire il tema