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Problema muffa: come si risolve con la ventilazione

In questo articolo si parla di come la progettazione e l'installazione di un sistema di ventilazione evitino la formazione di muffe negli ambienti interni.

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare del problema delle muffe nelle residenze! Immagino che i fortunati siano ben pochi. Mentre, a mio avviso, sono ancora molti coloro che non sono stati indirizzati correttamente all’individuazione della soluzione definitiva del problema.

LA UNI EN ISO 13788: come progettare per evitare la formazione di muffe

Esiste un documento molto interessante, la UNI EN 13788 (in figura 1 è riportata la copertina della norma), che guida i tecnici ad una progettazione consapevole del rischio di formazione di muffe e condense sulle strutture edilizie. È così specifica per questo tema che esiste un paragrafo così intitolato: “Progettazione per evitare la crescita di muffe”.

L’appendice B propone diversi metodi per calcolare il possibile rischio di formazione di muffa sulle strutture. Uno di questi contempla la conoscenza dei dati di produzione di vapore acqueo all’interno e del tasso di ventilazione.

È molto interessante osservare che la FAQ 16.D di ENEA del 2021, dedicata all’ammissibilità della VMC agli incentivi fiscali, illustra il tema del rischio di formazione di muffe in prossimità dei ponti termici ed indirizza proprio all’uso della UNI EN ISO 13788.

Il metodo di calcolo indicato per l’esecuzione delle verifiche, in questo ambito, è quello inerente all’uso delle classi di vapore.

Per maggiori approfondimenti sul tema si rimanda ad un articolo specifico: VMC dentro il Superbonus 110%: ecco come preparare l’asseverazione 

Figura 1 – Copertina della ISO 13788, recepita dall’Europa e dall’Italia. Sul sito di UNI si possono trovare i dettagli ed i costi della UNI EN ISO 13788 disponibile in lingua italiana come qui sopra riportato.
Figura 1 – Copertina della ISO 13788, recepita dall’Europa e dall’Italia. Sul sito di UNI si possono trovare i dettagli ed i costi della UNI EN ISO 13788 disponibile in lingua italiana come qui sopra riportato.

Lo studio della UNI EN ISO 13788, a parere della scrivente, è molto utile perché fornisce consapevolezza sulla tematica dei rischi collegati all’eccesso di vapore acqueo all’interno degli ambienti. Tuttavia, anche quando la progettazione è stata eseguita secondo la regola dell’arte (cioè quando le verifiche sui ponti termici compiute secondo il metodo delle concentrazioni di vapore risultano corrette), possono verificarsi problemi di formazione di muffe.

Una causa può essere legata alle fasi costruttive, quindi a errori compiuti in cantiere.

Un’altra è sicuramente riconducibile all’utenza, che non vive negli alloggi in maniera standardizzata: c’è ad esempio chi tiene temperature interne più basse rispetto a quelle di progetto oppure chi produce tantissima umidità interna (ad esempio perché cucina molto frequentemente, oppure stende i panni ad asciugare all’interno)!

Che dire, inoltre, dell’aerazione (ossia dell’apertura dei serramenti a carico dell’utenza?)? Non esistono dei protocolli validati di aerazione.

Pertanto, ogni persona la esegue secondo la sua sensibilità o consigli non sempre validi.

Il CEN/TR 14788: progettazione dei sistemi di ventilazione nelle residenze anche ai fini del controllo dell’umidità interna

Nel 2005 il CEN pubblicò il Technical Report 14788 (ora in fase di revisione) che, con uno stile semplice e descrittivo, desidera costituire un supporto per i progettisti ed i legislatori andando a dettagliare alcuni aspetti legati alla IAQ (cioè all’Indoor Air Quality) e al dimensionamento dei sistemi di ventilazione nell’edilizia residenziale. Non a caso una delle tematiche affrontate è quella del controllo dell’umidità interna (paragrafo 3 5.5 ed Appendici A ed F).

Viene spiegato che livelli di umidità troppo bassi (al di sotto del 30%) possono causare problemi alle vie respiratorie e fastidi connessi ad effetti elettrostatici; livelli di umidità troppo alti (al di sopra del 65%) possono provocare condensazioni e crescita di muffe sulle superfici che hanno temperature prossime o inferiori al punto di rugiada.

Per ogni livello desiderato di umidità dell’aria interna il tasso di rinnovo dell’aria dipende dal contenuto di vapore dell’aria esterna, da quello dell’aria interna (determinato da fattori come la respirazione delle persone presenti, le attività di cottura, di igiene personale, di eventuale asciugatura dei vestiti, ecc), dalla temperatura dell’aria interna, da quella delle superfici delle stanze ed infine dalle caratteristiche di assorbimento del vapore delle superfici e degli arredi (su questo ultimo punto il TR ha due appendici specifiche B e C).

Vale la pena dare un’occhiata alla tabella 1 riportata qui sotto, tratta dall’Appendice A, che riporta alcuni dati di riferimento inerenti alla generazione di vapore in occasione delle più comuni attività domestiche.

Molti di voi potrebbero rimanere sorpresi da questi valori “inaspettatamente” elevati.

Tabella 1 – tassi di generazione di umidità secondo tabella A.1 del CEN/TR 14788.
Tabella 1 – tassi di generazione di umidità secondo tabella A.1 del CEN/TR 14788.
  • Occupazione “dry”: dove le abitudini degli occupanti limitano la generazione di umidità. Include le abitazioni non occupate durante il giorno; solitamente la pressione di vapore interna è fino a 0,3 kPa al di sopra di quella esterna.
  • Occupazione “moist”: dove il livello di umidità interna è al di sopra di quello “normale” come, ad esempio, quello di una famiglia con figli; solitamente la pressione di vapore interna in eccesso è tra 0,3 e 0,6 kPa.
  • Occupazione “wet”: dove c’è una generazione di umidità alta come, ad esempio, nel caso di famiglie con bambini piccoli dove si stende all’interno; solitamente la pressione di vapore interna in eccesso è maggiore di 0,6 kPa.

I dati di tabella 1 sono interessanti poiché moltissime persone non hanno una idea della quantità e della modalità di generazione dell’umidità negli ambienti interni. Conseguentemente non conoscono i fenomeni fisici connessi alla formazione delle muffe su determinate superfici e come sia possibile risolvere il problema.

Spesso ripongono fiducia nell’impiego di prodotti specifici (come, ad esempio, le pitture “antimuffa”) da applicare nei punti incriminati ma, inesorabilmente, dopo un “certo” periodo di tempo, il problema si ripropone.

La causa, infatti, non consiste nel tipo di pittura utilizzata, ma nella combinazione di: temperatura superficiale e umidità relativa di quel punto.

Se la temperatura è prossima a quella di rugiada avviene il fenomeno di condensazione, mentre le muffe si formano già all’80% di Umidità Relativa, quindi a temperature inferiori a quelle di rugiada (come si vede in figura 2).


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Il pdf continua parlando delle condizioni favorevoli alla formazione delle muffe, del ruolo della ventilazione secondo la UNI EN 16798-1 e descrivendo alcune esperienze di risoluzione del problema di formazione di muffe mediante l’impiego di sistemi di VMC: ventilazione meccanica controllata.

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