Racconti dalla Biennale di Architettura 2021: riflessioni e pensieri di Marco Mari, presidente di GBC Italia
How will we live together? Impressioni e riflessioni sulla Biennale di Architettura è un progetto di Ingenio. Una raccolta di interviste, riflessioni e dialoghi per comprendere in che modo l’architettura potrà “salvare” il mondo e di come potremo ri-tornare a vivere insieme.
Il nostro pianeta sta affrontando crisi che esigono un’azione globale affinché tutti noi possiamo continuare a vivere generosamente insieme, dichiara Hashim Sarkis nel suo discorso di presentazione della 17° Mostra internazionale di Architettura di Venezia.
Tra gli obiettivi della Biennale di Architettura 2021 vi è: la volontà di portare l’immaginario architettonico a impegnarsi attivamente per la tutela del nostro patrimonio naturale, la ricerca di soluzioni innovative che possano far fronte tanto alla crisi climatica quanto alle crescenti disuguaglianze che affliggono il nostro pianeta.
Oggi, molto di più rispetto al passato, dobbiamo essere in grado di rispondere a una domanda: How will we live together?
Una domanda aperta che cerca (molte) risposte
"How will we live together?" È questa domanda con cui il curatore della Biennale di Architettura 2021, Hashim Sarkis, ha chiamato a raccolta architetti, artisti, costruttori, ingegneri e artigiani, politici, giornalisti, esperti in Scienze Sociali e cittadini comuni per immaginare lo spazio nel suo insieme – alle diverse scale - in cui l’uomo possa (ri)tornare a vivere generosamente insieme.
Sono molte le ragioni che hanno portato alla formulazione di questa domanda, tra queste: l’intensificazione della crisi climatica, i massicci spostamenti delle popolazioni, le instabilità politiche e le crescenti disuguaglianze – politiche, economiche e sociali – senza peraltro dimenticare la pandemia.
“Ogni generazione si sente costretta a porre questa domanda e a rispondere in un suo modo proprio. Oggi, a differenza delle precedenti generazioni guidate ideologicamente, sembra esserci consenso sul fatto che non esista un’unica fonte dalla quale possa derivare una risposta. La pluralità delle fonti e la diversità delle risposte non farà che arricchire la nostra convivenza, non ostacolarla” ha dichiarato Hashim Sarkis.
Possiamo rispondere con sano ottimismo o meno a questa domanda, “abbiamo poca scelta” ci dice il curatore della Biennale. La sfida secondo Sarkis è “sapere come siamo riusciti a condurre gli abitanti a una vita migliore attraverso le ‘immagini dialettiche’ che produciamo con l’architettura”.
Ingenio ha deciso di accompagnare un gruppo ristretto di professionisti – architetti e ingegneri – a Venezia con l’obiettivo di raccogliere impressioni e riflessioni sulla Biennale di Architettura 2021.
Di seguito riportiamo il punto di vista di Marco Mari, presidente di Green Building Council Italia (GBC Italia).
È necessario progettare stili di vita più sostenibili e recuperare la nostra centralità
Secondo Marco Mari, la Biennale di quest’anno unisce molte suggestioni.
Per il presidente di GBC Italia sono diversi gli spunti su cui riflettere. Uno dei primi viene dall’opera dell’artista nigeriana Peju Alatise, dal titolo “Alasiri”, che accoglie il visitatore all’ingresso della mostra allestita all’Arsenale.
“Un’opera particolarmente toccante perché pone al centro l’uomo. La centralità dell’uomo viene spesso dimenticata nell’ambiente costruito. Viene dimenticata a scapito di un pensiero in cui gli affari diventano i protagonisti, l’economia diventa centrale e non la persona” dichiara Marco Mari. Qualcosa di positivo però c’è: “fortunatamente stiamo recuperando un pensiero, non tanto solo legato al comfort e alla salubrità, ma al fatto che persone sane generano un'economia sana” ha affermato il presidente di GBC Italia.
Marco Mari evidenzia nelle sue riflessioni la necessità di progettare uno stile di vita nuovo. Lo stimolo arriva direttamente dalle indagini che sta portando avanti Cohabitation Strategies. L’installazione, dal titolo “How To Begin Again”, è un’iniziazione a fasi che conducono a una nuova consapevolezza sulla possibilità di costruire città ambientalmente e socialmente giuste.
Per il presidente di GBC Italia, si tratta di un’installazione collegata a un pensiero forte che evidenzia la necessità di attivare un processo per progettare uno stile di vita nuovo; d'altronde l’installazione, allestita presso le Corderie dell’Arsenale, invita il visitatore a compiere “un percorso mentale e fisico a tappe, come se fosse un piccolo ‘percorso vita’, attraverso il quale riflettere per lasciare indietro i pezzi che in qualche maniera sono deleteri all’obiettivo da raggiungere. Obiettivo, che quasi sicuramente, si lega a uno stile di vita più sostenibile” dichiara Mari.
Progettare comunità resilienti e giuste
La frase del filosofo Guy Debord ‘This Society eliminates geographical only to produce internal separation’ ha condotto il presidente Mari a un’ulteriore riflessione: “Se questa società elimina le distanze fisiche solo per produrre separazione interna, allora pensare e ripensare a una città e a comunità che abbiano una capacità resiliente, che abbiano una durabilità e che rispondano alle esigenze delle persone e dell’ambiente, diventa un tema ancora più centrale.”
"Buone pratiche" progettuali per contrastare il cambiamento climatico
Un tema importate affrontato dalla Biennale, è senza dubbio quello legato alla sfida del cambiamento climatico a cui tutti, non solo gli architetti, sono chiamati a rispondere. Le opere allestite nella mostra al Padiglione Centrale ai Giardini, guardano a scale geograficamente vaste, “Across Borders” e “As One Planet”. Livelli di scala che coinvolgono tutti e che spingono a interrogarci su come possiamo trascendere i confini tramite la progettazione e guardare al futuro del pianeta considerandolo come un unico ambiente da proteggere e in cui poter vivere insieme.
Per Marco Mari quando si progetta è importante valutare le forze che già il nostro ecosistema produce, “forze alle quali non bisogna opporsi ma che devono essere assecondate” per arrivare a costruire un sistema che convive in equilibrio.
Interessante, per Marco Mari, è lo studio condotto da Self-Assembly lab con l’installazione “Building with Waves” che denuncia la crescente minaccia a cui sono sottoposte le aree costiere con l’avanzare del cambiamento climatico e l’innalzamento del livello del mare. Attraverso la ricerca sull’autoassemblaggio e l’auto-organizzazione, questo progetto si propone di collaborare con le forze naturali, rappresentate dalle onde dell’oceano e dal naturale accumulo di sabbia, per agevolare la formazione nel tempo di banchi sabbiosi, isole e spiagge. Un progetto che attraverso l'uso dispositivi sommergibili sfrutta la forza delle onde cercando di contrastare l’erosione costiera attraverso l’accumulo controllato di sabbia verso aree strategiche.
È necessario accettare la complessità
“Stiamo parlando di come il pensiero progettuale modifica l’ambiente, allora ritengo, ancora una volta, che questo elemento debba sì partire dall’analisi della natura, ma deve avere dei chiari strumenti che permettano di affrontare la misura in questa complessità. Dobbiamo affrontare le sfide in maniera sistemica, con un approccio olistico. Non possiamo escluderci dalla complessità” ha dichiarato Marco Mari.
Incorporare tecnologie più responsabili negli edifici è certamente la principale modalità con cui gli architetti raccolgono la sfida al cambiamento climatico. A dimostrazione di questa verità c’è il Padiglione della Danimarca nel quale il pensiero del recupero dell’acqua piovana e del suo riutilizzo, è centrale.
“L’acqua è un tema che dimentichiamo tutti nell’ambiente costruito. È un elemento che sappiamo essere scarsissimo. Dobbiamo avere la consapevolezza che per costruire con un minor impatto sull’ambiente, sia dal un punto di vista del risparmio energetico sia in termini di risparmio idrico, non solo è centrale, ma è necessario per garantire una qualità dell’abitare, sia in termini di comfort sia di salubrità” sottolinea il presidente di GBC Italia.
L’architettura riuscirà da sola a salvare il pianeta?
In conclusione, secondo Marco Mari, questa Biennale chiede sostanzialmente all’architetto di adottare “un approccio olistico e integrato” per poter governare, attraverso il progetto, la complessità delle sfide a cui è chiamato a rispondere.
Anche Mari concorda sul fatto che l’architetto debba svolgere il ruolo di regista/coordinatore tra i diversi attori ed esperti che sono coinvolti nel processo di progettazione e costruzione, però deve farlo “in una logica molto umile” perché, come ha detto Papa Francesco, “nessuno si salva da solo e quindi nessuna competenza riuscirà a salvarsi da sola” ha sottolineato il presidente di GBC Italia.
“Questa biennale parla dell’architettura in senso alto, parla di un'evoluzione che non può essere monodimensionale, ma accettare la complessità” conclude Mari.
How will we live together? Impressioni e riflessioni sulla Mostra Internazionale di Architettura è un progetto di Ingenio. Una raccolta di interviste, riflessioni e dialoghi per comprendere in che modo l’architettura potrà “salvare” il mondo e ri-tornare a vivere insieme.
Hanno partecipato: Guendalina Salimei, Alessandro Marata, Antonello Stella, Marco Mari, Roberto Ricci e Roberto Grio.
"Sneak Peek" sulla Biennale di Architettura 2021
Come ulteriore supporto alle riflessioni dal presidente di GBC Italia Marco Mari, riportiamo due video che descrivono due installazioni presentate alla Biennale di Architettura e che propongono uno sguardo attento al tema dell'acqua: il primo dedicato al Padiglione della Danimarca, il secondo dedicato allo studio che cerca una collaborazione con le correnti oceaniche per contrastare l'erosione costiera.
L'acqua, un bene prezioso: il Padiglione Danese alla Biennale di Architettura
“Ogni forma di vita dipende dall’acqua. Ovunque sul nostro pianeta l’acqua si trova in un ciclo dinamico a cui l’esposizione con-nect-ed-ness fa riferimento: l'acqua proveniente dal tetto del padiglione viene resa visibile e tangibile mentre scorre attraverso gli spazi. Chissà dove sarà stata prima o dove andrà dopo? Chissà quali altri corpi, paesi e secoli ha attraversato? Il flusso ciclico e l’assenza di confini dell’acqua uniscono passato, presente e futuro, precludendo ogni possibilità di isolarci gli uni dagli altri e portandoci a riconoscere che siamo connessi. Mentre scorre attraverso i nostri spazi condivisi, l’acqua trasporta il tempo, le sciagure, la vita, “gli altri” riporta la descrizione sul sito della Biennale.
Consigliamo di guardare il video in cui la curatrice Marianne Krogh descrive il Padiglione danese alla Biennale di Architettura 2021.
Costruire con le onde: isole e coste in crescita
"Con l’avanzare del cambiamento climatico e l’innalzamento del livello del mare, le nazioni insulari e le regioni costiere devono affrontare il rischio sempre maggiore di venire sommerse dall’acqua. Dal momento che oltre il 40% della popolazione mondiale vive nelle aree costiere, trovare nuovi approcci per far fronte a questa crescente minaccia è diventato ormai imperativo. Building With Waves presenta e impiega dei dispositivi sommergibili che sfruttano la forza delle onde per accelerare e orientare l’accumulo di sabbia verso aree strategiche. Adattando la forma e il posizionamento dei dispositivi ai cambiamenti stagionali e alle direzioni delle tempeste, questo sistema mira a generare delle topografie sabbiose in modo naturale e sostenibile." riporta la descrizione sul sito della Biennale.
Consigliamo di guardare il video in cui viene spiegato il funzionamento dei dispositivi sommergibili che sfruttano, in maniera naturale e sostenibile, le correnti oceaniche per contrastare l'erosione costiera.
Architettura
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