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Il Colosseo come non l’avete mai visto: il rilievo 3d e il modello HBIM raccontato dagli esperti

Alla XXX edizione del Salone del Restauro di Ferrara è stato presentato un progetto innovativo per la conoscenza, la conservazione e la gestione del patrimonio costruito. Un caso studio unico al mondo, presentato in questa sede da coloro che hanno preso parte al progetto.

Digitalizzazione del Colosseo: il primo database geometrico-morfologico 3D

Tra gli eventi di punta della XXX edizione del Salone Internazionale del Restauro di Ferrara, ha spiccato la presentazione del rilievo 3D e modellazione HBIM del Colosseo. Il progetto, finanziato dalla Legge 232 del 2016 e di cui il Parco archeologico del Colosseo è stato stazione appaltante, è stato sviluppato da un team multidisciplinare e rappresenta oggi un riferimento internazionale nella digitalizzazione del patrimonio architettonico e archeologico.

Il progetto, avviato nel 2022 e durato due anni, ha portato alla realizzazione del più ampio e articolato intervento di documentazione digitale mai eseguito sul Colosseo. Il risultato è un modello HBIM completo, interrogabile e aggiornabile, che restituisce l’intero patrimonio morfologico, materico e strutturale del monumento in modo integrato e coerente.

Il sistema si fonda su un database geometrico-morfologico, articolato in oltre 120 categorie informative e progettato per supportare analisi multiscala, monitoraggio continuo, manutenzione e valorizzazione. Pensato per integrare dati pregressi e nuovi rilievi, il modello definisce anche criteri replicabili per la gestione digitale del ciclo di vita dei beni culturali, con piena interoperabilità con la piattaforma ACDat del Ministero della Cultura.

 

Un appalto di servizi multidisciplinare ad alta specializzazione

Il progetto è stato affidato, a seguito di regolare appalto pubblico bandito dalla centrale di committenza Invitalia, a un’Associazione Temporanea di Impresa (ATI) composta da soggetti altamente specializzati: il Consorzio Futuro in Ricerca (CFR), in qualità di mandataria e responsabile del coordinamento scientifico, Geogrà Stp (Sermide), Janus ed ETS (Roma).

Accanto ai partner esecutivi, il progetto ha coinvolto numerosi esperti di settore, studiosi e professionisti provenienti da diverse discipline, chiamati ad affrontare una sfida di documentazione digitale complessa e ad altissimo valore scientifico.

 

Il convegno e lo spazio espositivo al Salone del Restauro di Ferrara

Il progetto di digitalizzazione è stato presentato mercoledì 14 maggio 2025 durante il convegno “La documentazione digitale del patrimonio archeologico attraverso il rilievo 3D e la modellazione HBIM: il Colosseo”, seconda occasione pubblica — dopo l’anteprima dell’8 maggio a Roma in occasione di un importante convegno nazionale — per esplorare i contenuti del progetto. L’incontro ha offerto un approfondimento sulle tecnologie di rilievo integrato impiegate (laser scanner, fotogrammetria terrestre e da drone), sull’implementazione del modello HBIM e sul ruolo centrale della digitalizzazione nella tutela, gestione e valorizzazione dei grandi monumenti storici.

Per tutta la durata del Salone, il progetto è stato anche al centro di uno spazio espositivo dedicato, allestito nel Camino centrale del Padiglione 4. Qui i visitatori hanno potuto esplorare i risultati dell’attività attraverso modelli interattivi, contenuti visivi e testimonianze dirette degli esperti coinvolti.

L’evento al Salone del Restauro di Ferrara, realizzato in condivisione con il MIC e il Parco archeologico del Colosseo, ha rappresentato un'importante occasione di confronto e disseminazione, contribuendo ad aprire nuove prospettive per l’innovazione applicata ai beni culturali.

Ingenio ha seguito il convegno con le proprie telecamere, registrando integralmente gli interventi per offrire una documentazione completa e accessibile. Un modo per condividere con un pubblico più ampio il valore di un lavoro straordinario, frutto di due anni di impegno e ricerca.

Di seguito, il resoconto dell’evento e gli interventi degli esperti che hanno contribuito all’ambizioso progetto di digitalizzazione del Colosseo.

 

Vista assonometrica del modello tridimensionale fotogrammetrico dello sperone Valadier -esterno (© Parco Archeologico del Colosseo)

 

Colosseo: “Un cervello antico che genera memoria”, un archivio vivente

Nel suo intervento introduttivo, il professor Marcello Balzani (coordinatore scientifico del CFR – Consorzio Futuro in Ricerca, Università degli Studi di Ferrara) e moderatore dell’evento, ha offerto una visione intensa e poetica del Colosseo, descrivendolo come un organismo vivente: un corpo antico che si trasforma in mente, capace di elaborare, ricordare e generare memoria. Citando Iosif Aleksandrovič Brodskij – “Il Colosseo è un antico cervello” – e invitando a osservarne la morfologia, ne ha messo in risalto la forma, simile a quella di un grande cervello.

Un corpo che si fa mente, dunque, che custodisce un segreto millenario che oggi - grazie a rilievi avanzati, modelli digitali e intelligenza artificiale - siamo finalmente in grado di interrogare.

Come ha sottolineato Balzani, è proprio la memoria – fisica, digitale, collettiva – a rappresentare la vera chiave per affrontare le sfide del presente, restituendo senso e profondità al rapporto tra patrimonio, tecnologia e umanità.

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Colosseo: “Un cervello antico che genera memoria” oggi un "archivio digitale"

 

Binomio tecnologia e persone per una sfida senza precedenti

A seguire, Donato Vincenzi, Presidente CFR – Consorzio Futuro in Ricerca, ha evidenziato la doppia anima del progetto: da un lato, l’impressionante mole di dati raccolti - “oltre 100 miliardi di punti acquisiti tramite rilievi laser, più di 200.000 immagini fotografiche e la creazione di un archivio digitale di circa 70 terabyte di dati” - dall’altro, l’importanza decisiva delle persone. “Numeri che vent’anni fa sarebbero stati fantascienza, oggi sono il nostro presente. Ma nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza la competenza, la passione e il lavoro di tutti, compresi i giovani studenti coinvolti anche dietro le quinte.

L’intervento del presidente Vincenzi ha così valorizzato il ruolo della multidisciplinarietà e del coordinamento tra enti di ricerca, partner industriali e istituzioni pubbliche.

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Il ruolo del Consorzio CFR nell'ATI per il rilievo 3D e modellazione HBIM del Colosseo

 

Federica Rinaldi: “un progetto nato da una visione sistemica”

Nel suo intervento, Federica Rinaldi (Parco archeologico del Colosseo), RUP dell’appalto, ha ripercorso la genesi e le tappe del progetto, sottolineando come il percorso strategico intrapreso sia stato reso possibile da una rimodulazione del quadro economico avvenuta nel 2019, che ha consentito di destinare parte delle risorse disponibili al rilievo tridimensionale del Colosseo e alla verifica della sua vulnerabilità sismica.

Fu Alfonsina Russo - in qualità di direttrice del Parco archeologico del Colosseo - a sentire l’esigenza che questo monumento fosse documentato in maniera integrale, olistica e sistemica, come finalmente possiamo dire di aver fatto.

Il progetto del gemello digitale del Colosseo non è nato da zero: esistevano già rilievi settoriali realizzati durante precedenti restauri e un primo sistema di informatizzazione in ambiente web-GIS, sviluppato a partire dagli interventi sponsorizzati da Tod’s sulle facciate e negli ipogei. La svolta arriva nel 2019, quando una revisione del quadro economico consente di destinare 848.965,48 euro al rilievo tridimensionale del monumento e 271.650 euro all’analisi della sua vulnerabilità sismica. A seguire, grazie al supporto specialistico del CIBA dell’Università di Padova, sono state definite le Linee Guida per l’esecuzione del servizio di rilievo 3D. Nell’agosto 2021, la centrale di committenza Invitalia pubblica il bando di gara la cui aggiudicazione avviene nel dicembre dello stesso anno. I lavori prendono avvio nell’aprile 2022 e si concludono nel dicembre 2024. Attualmente è in corso, ancora in parte, la migrazione dei dati verso l’infrastruttura digitale del Parco. Nel giugno 2024 è stato inoltre formalizzato il verbale di consegna del servizio di verifica del rischio sismico, affidato a un diverso raggruppamento.

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Rilievo 3D e modellazione HBIM del Colosseo: tappe e obiettivi di un complesso appalto pubblico

 

Rilievo integrato e dati senza precedenti

Fabio Fumagalli (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo) e Guido Galvani (Coordinatore scientifico, CFR - Consorzio Futuro in Ricerca), hanno illustrato il cuore tecnico del rilievo, articolato in rilievo topografico, rilievo 3D laser scanning, fotogrammetria terrestre e aerea.

Nelle operazioni di rilievo e restituzione dei dati sul Colosseo, due momenti sono stati determinanti: la fase preparatoria e quella operativa. Fin dall’inizio, l’obiettivo è stato alzare l’asticella qualitativa e quantitativa: la rete topografica, ad esempio, doveva garantire il 90% delle misure inferiore o uguale a 2 mm e mai superiore a 5 mm di tolleranza. Una sfida complessa su un “monumento vivo” e frequentato da 30.000 persone al giorno. Durante l’esecuzione, il confronto tra discipline – architettura, archeologia, restauro – ha permesso di migliorare progressivamente il lavoro. Il rilievo è stato pensato per essere minimale ma ad alta densità informativa, articolato in quattro ambiti (esterno, cavea, ipogeo, interno) e basato su un sistema integrato: topografia, laser scanner, fotogrammetria e fotomodellazione.

Il Colosseo è stato suddiviso in quattro ambiti principali: esterno, cavea, ipogeo e interno. Il cantiere è stato pensato come a basso impatto: montare e smontare in giornata, senza lasciare tracce. La rete topografica (98 target) - progettata per essere reversibile e non invasiva - costituisce l’ossatura del modello”.

Il risultato è un rilievo altamente preciso, interrogabile, aggiornabile, capace di dialogare con la ricerca e la manutenzione. Ogni ambito è stato trattato con strumenti e strategie specifiche, compreso l’ipogeo, documentato con tecnologie compatte per superare le criticità logistiche. Il rilievo diventa così un sistema dinamico e scalabile, fondamento per l’analisi e la conservazione.

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Colosseo 3D: il rilievo digitale integrato

 

Il rilievo 3D digitale integrato ha previsto:

  • 84 nuvole di punti laser scanner;
  • 86 nuvole di punti da foto modellazione;
  • 90 nuvole di punti tematizzate

 

Il rilievo fotogrammetrico

Il rilievo fotogrammetrico è stato oggetto dell’intervento di Dario Rose (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo) Giuseppe Boselli (Geogrà Stp), Stefano Settimo (Geogrà Stp).

Abbiamo rilevato 208.000 foto di cui 15.000 con droni; abbiamo cercato di acquisire al 99% immagini in coerenza cromatica; abbiamo utilizzato immagini provenienti da fotocamere full frame” ha dichiarato nel suo intervento Giuseppe Boselli di Geogrà Stp.

I dati di rilievo per la modellazione fotogrammetrica hanno previsto:

  • Immagini fotografiche totali: 208.530 (di cui da drone: 15.169)
  • Immagini fotografiche totali (esclusi gli ipogei): 181.119 di cui 30% su asta
  • Immagini fotografiche totali da drone (esclusi gli ipogei): 13.482
  • Immagini fotografiche totali ipogei: 27.419
  • Immagini fotografiche totali da drone ipogei: 1.687

Le operazioni si sono svolte in condizioni complesse, tra cantieri mobili e la presenza quotidiana di migliaia di visitatori. L’elaborazione dei dati ha richiesto una segmentazione accurata per gestire l’enorme mole informativa, soprattutto per la fotogrammetria. Le acquisizioni hanno seguito una logica flessibile, con integrazione tra immagini metriche e foto a geometrie variabili. Il progetto si è avvalso di strumentazioni avanzate – laser scanner Leica, droni DJI, fotocamere full frame – e della rete topografica per la georeferenziazione dei dati. Un lavoro complesso, reso possibile da una forte sinergia tra competenze, tecnologia e dedizione.

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Colosseo 3D: il rilievo fotogrammetrico per la documentazione

 

Come è avvenuta la restituzione grafica e informativa del rilievo? Il rilievo del Colosseo ha comportato l’integrazione di dati acquisiti in diverse campagne, armonizzati su una rete georeferenziata unica. Questo modello, composto da miliardi di punti, rappresenta oggi uno standard operativo e costituisce una base geometrica e fisica essenziale per comprendere l’articolata struttura del monumento. La condivisione di una nomenclatura comune è stata il primo passo metodologico.

  

La rappresentazione 2D come anello di congiunzione tra rilievo e modellazione informativa BIM

Sul tema della rappresentazione architettonica e tematizzata del complesso monumentale sono intervenute Barbara Nazzaro (Parco Archeologico del Colosseo), DEC dell’appalto, e Martina Suppa (CFR – Consorzio Futuro in Ricerca, Università degli Studi di Ferrara). È stata adottata una metodologia integrata, fondata su scelte operative puntuali e su un’elaborazione articolata per fasi. Centrale è stato il sezionamento del monumento, indispensabile per produrre elaborati 2D ancora oggi fondamentali per una lettura critica e approfondita, nonostante il ricorso sempre più esteso a modelli HBIM e tecnologie digitali avanzate.

Le rappresentazioni 2D hanno svolto un ruolo chiave, fungendo da anello di congiunzione tra i dati acquisiti – tramite laser scanner e fotogrammetria – e le successive caratterizzazioni tematiche, orientate allo studio delle tecniche costruttive, dei materiali e dei fenomeni di degrado. Ciascun segmento del monumento è stato sezionato verticalmente e orizzontalmente, secondo criteri gerarchici e adattandosi alla morfologia complessa della struttura.

Particolare attenzione è stata riservata alla codifica tematica e alla restituzione degli elementi erratici, ovvero frammenti architettonici decontestualizzati, mappati in 2D e associati a un database descrittivo. Un lavoro corale, che ha integrato rilievo, analisi, rappresentazione e sistematizzazione delle informazioni, al servizio della conoscenza e della tutela del patrimonio.

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Documentazione digitale architettonica e tematizzata del Colosseo

 

Segmentazione, degrado e dati intelligenti

Sul tema della segmentazione dei dati di rilievo in base a materiali, tecniche costruttive e fenomeni di degrado, sono intervenute la funzionaria restauratrice Angelica Pujia (Parco Archeologico del Colosseo), Graziano Mario Valenti, (Janus Srl, Sapienza Università di Roma) e Marika Griffo (Janus Srl, Sapienza Università di Roma), illustrando l’approccio metodologico adottato:

Abbiamo integrato annotazione manuale e predizione algoritmica per mappare 16 classi di materiali, 69 tecniche costruttive e 20 tipologie di degrado. Un dialogo continuo tra soggettività esperta e oggettività computazionale”.

Grazie a questo processo, la nuvola di punti è oggi interrogabile in chiave tematica: per materiali, tecniche costruttive o stato di conservazione. Una sfida non solo tecnologica, ma anche culturale: gestire e interpretare un insieme di dati di tale scala e complessità ha imposto la definizione di strumenti e criteri completamente nuovi.

Il lavoro è stato condotto in stretta collaborazione con il Parco archeologico del Colosseo per selezionare e classificare materiali, tecniche, stati di conservazione e sistemi tecnologici. La segmentazione è avvenuta attraverso una combinazione di annotazione manuale e predizione algoritmica (in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler – FBK, titolare di una prestazione in subappalto), seguita da una rigorosa verifica incrociata.

Fondamentale è stata la distinzione tra dati oggettivi e interpretazioni specialistiche, tra rappresentazione 2D e 3D, tra degrado permanente e degrado temporaneo.

Il risultato è una nuvola semantizzata, interrogabile e in costante aggiornamento, che consente analisi puntuali e tematiche. Un vero e proprio archivio visuale e dinamico, capace di aprire nuove prospettive per la conoscenza, la conservazione e la manutenzione del Colosseo.

Possiamo isolare i punti che rappresentano un determinato sistema costruttivo o visualizzare, ad esempio, l’estensione del dilavamento su tutta la superficie. È una nuova forma di conoscenza tridimensionale del degrado”.

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Modello HBIM del Colosseo: segmentazione del dato di rilievo per materiali, tecniche costruttive e degrado

 

Gli elaborati 2D contenuti nel modello HBIM sono così riassumibili:

  • 8.704 file CAD;
  • 2.619 tavole CAD e pdf, così suddivise:
  • 441 Rilievo architettonico;
  • 403 Materiali;
  • 403 Tecniche Costruttive;
  • 403 Stato di Conservazione;
  • 395 Quadro Fessurativo;
  • 186 Unità Stratigrafiche;
  • 388 Mesh

 

Diagnosi strutturale e rilievo del dissesto

Fabio Fumagalli (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo), Andrea Giannantoni e Luisa Pandolfi (CFR – Consorzio Futuro in Ricerca) hanno presentato il modello informativo strutturale, attualmente impiegato per l’analisi sismica del Colosseo.

L’intervento ha illustrato l’approccio seguito per integrare nel modello HBIM del Colosseo i dati strutturali utili alla futura valutazione della vulnerabilità sismica. Non si è trattato di formulare direttamente una diagnosi, ma di predisporre un sistema informativo in grado di supportarla, individuando le proprietà chiave da rilevare: quadri fessurativi, deformativi e presidi esistenti.

Ogni lesione è stata caratterizzata tramite parametri specifici – come ampiezza, orientamento e dislocazione – e resa interrogabile attraverso un sistema di filtri, consentendo analisi mirate e rapide valutazioni preliminari. Il rilievo è stato condotto in situ, integrando osservazioni dirette, documentazione fotografica e nuvole di punti, con restituzioni in 2D e 3D.

Tutti i dati sono stati codificati e inseriti nel modello BIM, trasformando le informazioni strutturali in oggetti digitali interrogabili. Il sistema consente oggi analisi incrociate tra dissesti, materiali e tecniche costruttive, facilitando una lettura complessiva del comportamento strutturale del monumento.

Già operativo nelle verifiche di sicurezza sismica in corso, il modello dimostra il valore concreto del BIM non solo come strumento di rappresentazione, ma come vero supporto alla diagnosi e alla conservazione strutturale.

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Rilievo 3D e modello HBIM del Colosseo: un approccio integrato all’analisi del dissesto

 

Documentazione digitale delle unità stratigrafiche

Dario Rose (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo), Nicolò Squartini (CFR – Consorzio Futuro in Ricerca) e Federica Rinaldi (Parco archeologico del Colosseo) hanno illustrato una delle fasi più complesse e delicate del progetto: l’integrazione delle unità archeologiche all’interno del modello HBIM.

Nel progetto, si è scelto consapevolmente di non realizzare un rilievo archeologico in senso pieno, riconoscendo la distanza metodologica tra il rilievo architettonico e quello archeologico. Una ricognizione archeologica completa avrebbe richiesto osservazione diretta ravvicinata, un livello di dettaglio ancora più elevato rispetto agli attuali miliardi di punti acquisiti e tempi incompatibili con le finalità dell’appalto.

Per questo motivo, l’attenzione si è concentrata sugli ipogei, considerato il vero e proprio “Colosseo” per la loro autenticità e la stratificazione conservatasi quasi intatta dal VI secolo d.C., a seguito di eventi sismici e successivi interramenti, ed è esso stesso un “Colosseo nel Colosseo”. Quest’area è stata eletta a caso studio e banco di prova metodologico per sperimentare l’integrazione della lettura stratigrafica all’interno del modello digitale.

È stato sviluppato un metodo per rappresentare in scala 2D – e in parte anche 3D – i rapporti tra unità stratigrafiche, restauri storici e interventi contemporanei, distinguendo con chiarezza tra elementi antichi, interventi preunitari e restauri moderni/contemporanei.

Questa impostazione è stata guidata dalla volontà di popolare il modello HBIM solo con dati validati e condivisi, evitando di inserirvi interpretazioni ancora in fase di studio. Il lavoro ha integrato la documentazione pregressa prodotta da team archeologici, incluse le schede delle unità stratigrafiche, i rilievi 2D e le mappature dettagliate.

Tale documentazione è stata sistematizzata e trasferita nel modello digitale, consentendo oggi, grazie al supporto del 3D, verifiche incrociate e più immediate delle ipotesi interpretative, ad esempio su elementi costruttivi.

Il Colosseo si conferma così un laboratorio metodologico d’eccellenza, in cui si è scelto di testare l’integrazione archeologica in settori ben documentati, evitando di sovraccaricare il modello con dati non ancora consolidati. In prospettiva, il modello sarà ulteriormente arricchito con le informazioni stratigrafiche derivanti dai restauri più recenti, come quelli del terzo ordine e dell’attico, contribuendo a una rappresentazione sempre più completa e strutturata del monumento.

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Modello HBIM del Colosseo: documentazione digitale delle unità stratigrafiche

 

Modellazione HBIM e database gestionale

Fabio Fumagalli (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo), Fabiana Raco (Coordinatore scientifico CFR – Consorzio Futuro Ricerca, Università degli Studi di Ferrara), insieme a Fabio Planu (CFR – Consorzio Futuro Ricerca, Università degli studi di Ferrara), e a seguire Elisa Cella (Parco archeologico del Colosseo), Dario Rose (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo), Luciano Catallo (ETS srl) Matteo Proia (ETS Srl) e Dario Rizzi (CFR – Consorzio Futuro in Ricerca, Università degli Studi di Ferrara), hanno illustrato gli aspetti di modellazione HBIM e di implementazione informativa dei modelli (Information Modelling).

Il progetto HBIM del Colosseo ha rappresentato un’esperienza unica per scala, complessità e ricchezza informativa. A partire da un rilievo geometrico millimetrico e georeferenziato, sono stati prodotti modelli 2D e 3D tematici, gestiti secondo un approccio parametrico e interoperabile.

Il monumento è stato suddiviso in dieci modelli coordinati, ciascuno con funzioni specifiche e finalità documentarie, gestionali e conservative. La modellazione ha evitato l’uso di forme libere, mantenendo oggetti parametrici per garantire future implementazioni. Le informazioni, collegate tramite filtri e famiglie adattative, permettono letture stratificate e accessibili anche in formato aperto (IFC). La rappresentazione delle fasi storiche, del dissesto e dei materiali è integrata nel modello, così come la codifica dei sistemi erratici. Il risultato è un ecosistema digitale coerente, dinamico e pensato per evolversi con il monumento stesso.

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Dal rilievo 3D al modello HBIM del Colosseo per la documentazione e gestione del patrimonio

 

Tutti gli oggetti modellati sono stati codificati con criteri omogenei e organizzati in un database 3D accessibile anche a utenti non esperti, hanno spiegato Elisa Cella (Parco archeologico del Colosseo), Dario Rose (collaboratore del Parco Archeologico del Colosseo), Matteo Proia (ETS Srl) e Dario Rizzi (CFR – Consorzio Futuro in Ricerca, Università degli Studi di Ferrara). La struttura del modello consente di navigare tra viste preimpostate, filtri tematici e livelli informativi, facilitando la ricerca. Particolare attenzione è stata data anche alla gestione degli elementi erratici, come capitelli e frammenti epigrafici, rappresentati nel modello con geometrie simboliche e collegati alle relative schede d’inventario. Un progetto innovativo e replicabile, che dimostra come il BIM possa essere uno strumento strategico per il patrimonio archeologico.

Ad oggi la mole di dati del Rilievo 3D è memorizzata in una Workstation dedicata ubicata presso il Parco archeologico del Colosseo e collegata alla rete privata virtuale (vpn); da questa, tramite software specifici, sarà possibile operare tramite password e registrazione all’ambiente di condivisione (ACDat) per la consultazione e il continuo aggiornamento del rilievo e del modello HBIM.

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Digitalizzazione del Colosseo: struttura, codifica, implementazione dei dati nel modello HBIM

 

Modelli HBIM:

  • Numero Modelli: 10 modelli;
  • Numero Oggetti: 27.664;
  • Categorie di parametri / Dataset implementati: 11 categorie di parametri (HBIM PSET);
  • Numero di parametri: 85 parametri specifici implementati;
  • Numero Link associati ai modelli: 6.361

 

Gli impianti: la parte invisibile del Colosseo

Barbara Nazzaro (Parco Archeologico del Colosseo), Luciano Catallo (ETS srl) Matteo Proia (ETS Srl) e Monica Giovaniello (ETS Srl) hanno posto l’attenzione su un elemento spesso trascurato ma cruciale per la gestione del monumento: gli impianti.

Per garantire la piena funzionalità e l’accessibilità del sito - frequentato ogni giorno da circa 30.000 visitatori e 200 operatori - “Servono ascensori, reti, illuminazione, climatizzazione. Senza impianti, non ci sarebbe fruizione”. È stato fondamentale censire e integrare nel modello HBIM quindi l’intero sistema impiantistico: reti elettriche e meccaniche, impianti idrico-sanitari, sistemi di sicurezza, ascensori, infrastrutture dati e dotazioni museali.

Il rilievo ha richiesto un approccio multidisciplinare, basato sull’integrazione tra nuvole di punti, documentazione d’archivio, rilievi tradizionali e interviste dirette ai manutentori. Da queste fonti è nata la modellazione MEP, sviluppata in ambiente Revit con geometrie semplificate, così da garantire la leggerezza del modello e l’interoperabilità con altri sistemi.

Ogni componente impiantistico è stato semplificato e collegato a dati gestionali. Il modello è interrogabile per tipologia, posizione, stato di conservazione e manutenzione programmata”.

Gli impianti sono stati organizzati in sistemi e sottosistemi, ciascuno corredato da parametri informativi e codici univoci, consultabili tramite abachi dinamici.

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Modello BIM – MEP del Colosseo: impianti, sicurezza, accessorio

 

Un nuovo modo di conoscere e conservare: implementazione informativa storiografica HBIM

Di fronte alla grande varietà di fasi storiche e trasformazioni che il monumento ha attraversato nei secoli, spiegano nel loro intervento Federica Rinaldi, Elisa Cella, (Parco Archeologico del Colosseo) e Simone Lucchetti (Janus srl Sapienza Università di Roma), il team ha scelto di semplificare la lettura attraverso la definizione di quattro macrofasi principali: il Colosseo funzionante (fase 1), il Colosseo defunzionalizzato (fase 2), i restauri pontifici (fase 3) e i restauri moderni (fase 4).

Questa categorizzazione ha permesso di attribuire informazioni strutturate a ciascun elemento del modello, rendendolo interrogabile in base a filtri temporali e tematici. Ogni componente (murature, fori, tecniche costruttive, ecc.) è stato dotato di metadati e collegamenti a fonti bibliografiche, documentazione CAD e altri contenuti digitali, offrendo così uno strumento multilivello di studio, gestione e conservazione.

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Implementazione informativa dei modelli HBIM per la conoscenza: il caso del Colosseo

 

Il convegno si è concluso con una riflessione condivisa da tutti i protagonisti: grazie a questo lavoro, il Colosseo è oggi più conosciuto, più sicuro, meglio gestibile e, soprattutto, più preparato ad affrontare le sfide del futuro.

Il modello realizzato non rappresenta una semplice fotografia statica, né un punto di arrivo: è una base solida e dinamica su cui costruire i prossimi decenni di tutela, ricerca, conservazione e valorizzazione di uno dei monumenti più iconici e complessi al mondo.

  

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