SAIE Bari 2023: alla scoperta della "Scuola del Calcestruzzo"
Nell'intervista, Lucia Rosaria Mecca ci anticipa alcune tematiche della "Scuola del Calcestruzzo", che si terrà all'interno di SAIE Bari 2023, evidenziando l'importanza della conoscenza approfondita del materiale e delle tecniche di monitoraggio. Sottolinea l'importanza della competenza dell'operatore e l'adattamento delle prove in base alle condizioni del materiale testato.
A SAIE BARI 2023, nell'ambito degli "Stati generali della Tecnologia del Calcestruzzo", un'area sarà dedicata alla "Scuola del Calcestruzzo", uno spazio nel quale verranno effettuati corsi di formazione pratica sui controlli di questo materiale.
Il coordinatore sarà Matteo Felitti, mentre tra i docenti figurano Pietro Cardone, Giorgio Estrafallaces, Martino Bove e Lucia Rosaria Mecca, che più specificatamente si occuperà di "Prove distruttive e non distruttive sul calcestruzzo armato" (venerdì 20 ottobre, dalle 14 alle 16.30) e di Simulazioni sul monitoraggio dei quadri fessurativi (sabato 21 ottobre, dalle 10.30 alle 12), in entrambe le occasioni insieme ad Antonio Amalfi.
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Proprio Lucia Rosaria Mecca, in questa intervista, ci parla più approfonditamente della "Scuola del Calcestruzzo" di SAIE BARI 2023.
Andrea Dari:
Quali sono gli obiettivi principali che si prefigge la “Scuola del Calcestruzzo che si terrà a Bari?
Lucia Rosaria Mecca:
La Scuola del Calcestruzzo, oltre ad essere un evento di grande interesse divulgativo che tratta dello stato dell’arte, presenta tutte le novità in tema, e vuole soprattutto offrire ai professionisti ed agli operatori del settore strumenti concreti per poter “governare” l’intero processo costruttivo che ha in uso la tecnologia del calcestruzzo armato.
Le opere in calcestruzzo, più di quelle che impiegano ogni altro sistema costruttivo, richiedono che le varie fasi che vanno dal concepimento delle opere, dalla loro realizzazione e fino all’uso e gestione dei manufatti, siano concepite in modo sapiente, organico e coordinato, come è necessario che avvenga per ogni sistema complesso.
Si tratta di operare la valutazione di un prodotto finale che si distingue per il lungo processo costruttivo, il quale per essere governato richiede un adeguato controllo di tutte le fasi che lo caratterizzano. Sappiamo di lavorare con un materiale la cui conoscenza non è stata ancora totalmente esaurita. Tantissima ricerca e sperimentazione fatta negli ultimi anni ci hanno messo a disposizione calcestruzzi nuovi ed altamente tecnologici, tuttavia dobbiamo ancora acquisire tanta conoscenza e sperimentare tecniche per il controllo di alcune delle principali caratteristiche del prodotto in opera.
In particolar modo, dovremmo poter controllare i parametri del prodotto finale direttamente correlabili alla sua durabilità non solo attraverso la progettazione delle miscele, come già facciamo, ma anche mediante il controllo in situ, consapevoli dell’alta variabilità di fattori che influenzano il confezionamento.
Questo è l’unico approccio che consente il raggiungimento degli obiettivi progettuali.
Andrea Dari:
Può presentarci il programma?
Lucia Rosaria Mecca:
Il programma che sarà svolto negli incontri sia della mattina che del pomeriggio verte alla presentazione dell’ampia gamma delle tecniche di rilievo e delle prove strumentali maggiormente impiegate a supporto degli studi nella progettazioni di interventi di riabilitazione strutturale, adeguamenti, studi di vulnerabilità, stime dei danni, diagnosi di difetti…. Uno spazio importante sarà dedicato alle tecniche di monitoraggio dei quadri fessurativi che consentono un notevole impiego in ambito strutturale ma che non sono ancora completamente note.
Andrea Dari:
All'interno del programma si parlerà di prove non distruttive. Sono sufficientemente affidabili per poter sostituire le prove distruttive?
Lucia Rosaria Mecca:
Le prove distruttive che attualmente consideriamo non completamente sostituibili sono quelle relative alla misurazione delle caratteristiche meccaniche del materiale. Ogni altro tipo di prova non distruttiva ritenuta utilizzabile ai fini della stima delle resistenze del calcestruzzo in opera deve validarsi, infatti, mediante la calibrazione della misurazione su prove di tipo diretto.
Tale necessità è legata al fatto che le prove non distruttive misurano parametri che sono espressione di grandezze che solo in parte possono correlarsi alle resistenze del calcestruzzo in sito. Pertanto, sebbene tutti i test ammessi per i controlli non distruttivi siano sicuramente affidabili per condurre le varie misurazioni, rimane da chiedersi quanto la specifica misura strumentale sia significativa ai fini della caratterizzazione meccanica della zona di prova oppure se stiamo rilevando un parametro che è maggiormente influenzato da altre caratteristiche qualitative.
Lo studio del materiale in opera si fa proprio partendo da quest’ultima considerazione, in quanto la medesima prova potrebbe essere più o meno idonea in relazione alla caratteristica della zona di misurazione o di rilievo.
Andrea Dari:
E quanto è importante la qualità dell’operatore?
Lucia Rosaria Mecca:
La competenza dell’operatore è la maggiore garanzia che si ha per poter condurre test che siano significativi ai fini della determinazione dello stato del materiale testato. Infatti, proprio in relazione alla peculiarità dello studio che si conduce in sito, la validazione del metodo di prova con il quale ci si approccia a condurre l’indagine può avvenire solo durante la conduzione della prova stessa.
Per tale motivo una procedura corretta per l’emissione del referto di indagine dovrebbe procedere mediante due distinte campagne: la prima servirebbe a condurre una pre-diagnosi; la seconda a pianificare il piano di indagine in funzione dei risultati della pre-diagnosi.
Sappiamo che una conduzione simile è sempre molto difficile da aversi, soprattutto quando la procedura di affidamento deve ottemperare agli obblighi degli strumenti impiegati dalle Stazioni Appaltanti, le quali non sempre si trovano nella possibilità di attuare la lunga programmazione che una simile impostazione richiederebbe.
Andrea Dari:
Chi si occupa delle prove deve conoscere anche gli aspetti progettuali, per esempio saper entrare nel merito delle prestazioni minime che l'opera deve garantire o delle tecniche di intervento?
Lucia Rosaria Mecca:
A mio parere, proprio per quanto appena detto, assolutamente sì!
L’avvertenza di svolgere il piano di pre-diagnosi nasce proprio dalla consapevolezza di non poter dedurre solo sulla base delle analisi preliminari in sito la modalità di indagine più idonea per uno specifico scopo di studio: questa, infatti, dipende dalla condizione dei materiali testati.
Una procedura adeguata è quella secondo la quale il progettista redige il piano di indagine pianificando il tipo di prova e l’ubicazione delle stesse in funzione delle finalità dello studio e delle condizioni della struttura.
Se dai risultati di pre-diagnosi dovessero emergere situazioni differenti rispetto alle previsioni, il progettista ne dovrà tener conto al momento della redazione del piano di diagnosi vero e proprio, adeguandolo. Sebbene tale valutazione viene svolta dal progettista o dal responsabile del piano di indagine, che è figura differente da chi si occupa delle prove, solo chi svolge materialmente la prova è messo nelle condizioni di comprendere se i test che si stanno svolgendo sono significativi in relazione al risultato che si ricerca.
Sulla base di quello che lo sperimentatore deduce nel mentre esegue la prova possono adottarsi modifiche della zona di prova e anche del tipo di test scelto, evitando di completare campagne poco significativi. Ciò a vantaggio di sicurezza, qualità del referto ed economia generale dell’indagine.
Andrea Dari:
Entrerete nel merito anche delle simulazioni nel monitoraggio dei quadri fessurativi in strutture edili? In che modo queste simulazioni possono contribuire a una migliore comprensione dei comportamenti strutturali e delle possibili cause delle fessure?
Lucia Rosaria Mecca:
Sì. Vorremmo mostrare alcune simulazioni che per noi sono metodi di lavoro ordinario ma che, come riscontrato nelle precedenti edizioni del SAIE, destano ancora molta attenzione ed interesse in chi vi assiste. Mostreremo un esempio di monitoraggio di un quadro fessurativo e di come l'evoluzione di questo nel tempo possa fornirci informazioni fondamentali per la comprensione dei fenomeni in atto.
Quella che verrà mostrata sarà la tecnica di monitoraggio in assoluto più diffusa nelle applicazioni pratiche: i trasduttori di spostamento infatti si adottano nelle più svariate circostanze, dalle strutture in c.a. a quelle in muratura, dal monitoraggio di apparecchi speciali alle volte di gallerie. Mostreremo, inoltre, come sia importante non solo la conoscenza del valore di singole variazioni della misura, ma ancor più poter disporre della raccolta di misure in "banca dati".
Spesso ci si trova di fronte ad adozione di sistemi di controllo ritenuti più immediati o - erroneamente - più economici (ad esempio fessurimetri graduati, o sistemi con letture periodiche..) in luogo di controlli con sistemi in continuo. Il ricorso a misurazioni periodiche avviene anche in situazioni nelle quali, ai fini della diagnosi, è insufficiente conoscere i valori discreti delle variazioni di ampiezza delle fessurazioni.
Queste, in numerose casistiche, tra un ciclo e l'altro potrebbero periodicamente rientrare in uno stesso range secondo un andamento non rilevabile con misure puntuali. Conoscere la "storia" dell’evoluzione di tali misurazioni, invece, le rende correlabili con fattori al contorno quali, ad esempio, la temperatura, l'andamento dei livelli di falda, i lavori di scavi in vicinanza, la realizzazione di interventi sul manufatto, la presenza di costruzioni in prossimità... A tal fine solo sistemi in continuo ci consentirebbero di soddisfare queste necessità restituendo i valori delle fasi transitorie che in caso contrario, con le sole letture dei valori acquisiti al momento della misurazione, perderemmo.
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