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La questione di genere alla Biennale di Architettura 2021

Una riflessione sul dibattuto tema della 'disuguaglianza di genere' nella professione di architetto.

Si è chiusa ufficialmente il 21 novembre la 17° Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. Un'edizione davvero 'sotto i riflettori', per molti aspetti contestata mentre per altri ampiamente apprezzata.

Una Biennale di Architettura che ha sfidato la pandemia, che si è inserita in un contesto planetario caratterizzato da molte incertezze e che ci ha invitato a riflettere su un'importante quesito: How will we live together? ovvero “Come vivremo insieme?”.

Nonostante la mostra abbia già chiuso, vogliamo condividere con voi una riflessione, che riguarda un tema in parte ancora "invisibile" al grande pubblico.


Architettura e disuguaglianza di genere

Il tema della 17a Biennale di Architettura di Venezia, a cura dell'architetto libanese Hashim Sarkis, ruota intorno a un'importante interrogativo: How will we live together? 

Non poteva esistere titolo più azzeccato per una Biennale dei nostri tempi. Una Biennale 2021 che ci ha invitato a riflettere sulle 'piaghe della modernità' tra queste: la crisi climatica, la pandemia, le disguaglianze politiche, sociali ed economiche.

Qualche mese fa Ingenio ha intrapreso un viaggio alla Biennale di Architettura. Ad accompagnarci nella fragile e vulnerabile Venezia, laboratorio sperimentale e luogo ideale in cui cercare risposte agli interrogativi del nostro tempo, c'è stato un gruppo ristretto di professionisti con i quali abbiamo sviluppato una serie di riflessioni.

Questa nostra nuova riflessione sui temi presentati alla Biennale vuole soffermasi sul termine 'disuguaglianza'; nello specifico sulla disuguaglianza/disparità di genere in ambito professionale, che nel mondo dell'architettura di certo non manca.

La Biennale di Sarkis ha affrontato l'argomento e ha messo in risalto la creatività delle progettiste per immaginare i modi di abitare di domani.

Il tema è stato affrontato dal collettivo RebelArchitette con una installazione all'interno del Padiglione Italia Comunità Resilienti, a cura di Alessandro Melis. Il titolo dell'installazione "Detoxing Architecture from Inequalities: a Plural Act" (Disintossicare l'architettura dalle ineguaglianze: un atto plurale). Non solo, anche la Biennale stessa ha voluto attribuire il Leone d'Oro Speciale alla Memoria a Lina Bo Bardi (1914-1992). Un riconoscimento dovuto ormai da tempo alla prestigiosa carriera sviluppatosi tra Italia e Brasile della progettista, editor, curatrice e attivista italiana, un riconoscimento che ricorda il ruolo dell'architetto/a sia come coordinatore e facilitatore della socialità che creatore di visioni collettive.

 

Lina Bo Bardi - Leone d'oro alla memoria Biennale di Architettura di Venezia

Leone d'Oro Speciale alla Memoria a Lina Bo Bardi alla Biennale di Architettura 2021.

 


"Lina Bo Bardi incarna la tenacia dell'architetto in tempi difficili, siano essi caratterizzati da guerre, conflitti politici o immigrazione, e la sua capacità di conservare creatività, generosità e ottismismo in ogni circostanza.
[...] Un tributo a una donna che rappresenta semplicemente l'architetto nella sua migliore accezione.
"
Hashim Sarkis, curatore della 17a Biennale di Architettura di Venezia.

 

Il progetto realizzato per il Padiglione Italia da RebelArchitette è stato inserito nella sezione "Decolonizing the Built Environment", la sezione coordinata dal collettivo e da Alessandro Melis che ha raccontato come in architettura sia "fondamentale una compagine ricca e variegata, che consideri l'inclusività, la diversità e il lavoro delle architette, ancora poco considerato, la chiave per fronteggiare la crisi che l'umanità vive in questo momento." Non solo ... "Architette e architetti possono contribuire alla risoluzione di queste tematiche attuando una nuova logica collaborativa, che può concretizzarsi solo se è la professione stessa che si propone come primo luogo virtuale e fisico di questo cambiamento" riporta la brochure del Padiglione Italia.

 

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Una piccola nota...
Kazuko Sejima - Pritzker Architecture Prize 2010 - è stata la prima curatrice donna alla Biennale di Architettura, la sua Biennale dal titolo "People meet in Architecture" si svolse nel 2010. Nel 2018 un'altra Biennale di Architettura ebbe il privilegio di essere a cura di un team tutto al femminile. Yvonne Farrell e Shelley Mc Namara, conosciute come Grafton Architects, note in Italia per aver firmato la nuova sede della Bocconi a Milano, sono state infatti le due curatrici di "Freespace", la 16a Mostra internazionale di Architettura di Venezia.

 

L'allestimento di RebelArchitette alla Biennale di Architettura 2021

Decolonizing the Built Environment è una sezione che "si compone di opere d’arte e installazioni che hanno come tema la decolonizzazione dell’ambiente costruito dai pregiudizi e dalle forme di reificazione. - ha dichiarato Alessandro Melis - "Caratterizzata dall’idea che la diversità sia il giusto strumento per superare i limiti del sistema attuale e rafforzare la resilienza dei luoghi e delle comunità, in quest’area viene trattato l’argomento dell’intersezionalità, affrontando i grandi temi della democrazia e del ruolo della prospettiva femminile su tre scale diverse: i movimenti di liberazione democratica in Corea e Sud America (MaytoDay della Fondazione Biennale Gwangju), il ruolo della donna nella società, sviluppato in collaborazione con Action Aid, e l’imprescindibile presenza delle architette nella professione."

L'installazione proposta da RebelArchitette "Detoxing Architecture from Inequalities: a Plural Act" è un progetto di ricerca e rappresentazione che non vuole proporre formule esclusive di selezione, ma che al contrario, come dichiara il collettivo "privilegia nuove letture della professione ancora invisibili al grande pubblico". Una selezione di 137 donne italiane architette, designer, muratrici e visionarie.

"Un insieme di esperienze professionali selezionate sulla base non solo del successo individuale, ma anche dell’attenzione alle fragilità sociali e ambientali attraverso progetti che ne siano l'effettiva concretizzazione." riporta un articolo pubblicato sul blog di Italcementi  e scritto da Elena Fabrizi in collaborazione con Francesca Perani, ideatrice e co-fondatrice di RebelArchitette - "La partecipazione al Padiglione Italia ha dato la possibilità a RebelArchitette di esporre la ricerca sugli studi italiani a guida femminile (117) compresi nella piattaforma online WAWMAP -WomenArchitectsWorldMap che ad oggi tiene traccia di 1000 studi a livello internazionale. Un database aperto e inclusivo, uno strumento costruito negli anni a partire dai 365 profili raccolti in un ebook (concluso in contemporanea con la Biennale del 2018) che si è col tempo arricchito grazie al lavoro congiunto del team curatoriale e delle/degli advisor provenienti da tutto il mondo."

Fondamentalmente è il desiderio di innovazione e ricerca che accomuna le architette affermate ed emergenti, anche se ognuna impegnata su scale e tipologie diverse di progettazione. Ci sono coloro che si dedicano al recupero di aree dismesse per poterle restiruire alle comunità, altre che si occupano del progetto dello spazio urbano, altre ancora che governano lo spazio intimo e privato, alcune che si esprimono attraverso il potere delle nuove tecnologie e altre che seguono la via della sostenibilità.

Troviamo così: "Tiziana Monterisi architetta e imprenditrice - vincitrice del Most Powerful Women 2021-, progetta case con i suoi materiali ecologici, provenienti dai residui delle lavorazioni del riso, concretizzando a livello edilizio l’idea di un’economia circolare. La figura dell’architetta muratrice, Sara Lucietto, che realizza edifici salubri in paglia e terra cruda, e affianca workshop educativi di condivisione diffondendo i valori del costruire sano. Sara Baretti e Marta Carbonera, con Arbau studio, si occupano della fragilità di luoghi inutilizzati trasformandoli in spazi per la cura delle dipendenze. Il lavoro di Mariola Peretti, architetta, affronta rigenerazioni strategiche alla città, tessendo relazioni urbane tra preesistenze e nuove esigenze d’uso; o ancora, la figura di Marta Maccaglia che realizza scuole in autocostruzione nelle aree più inaccessibili dell'Amazzonia peruviana e ha fondato un'associazione che riesce a convogliare fondi e risorse nelle aree remote del Perù."

e ancora.... Guendalina Salimei che affianca nel suo lavoro la pratica del progetto etico alla ricerca sperimentale, con interventi connessi al luogo e al sistema urbano di contesti costruiti e naturali spesso in condizioni di degrado e disagio; al lavoro di Doriana Mandrelli Fuksas, alla guida insieme al marito Massimiliano dello studio internazionale Fuksas; a Mara Servetto, architetta e vincitrice di 3 Compassi d’Oro ADI nonché di concorsi internazionali e che da anni si interessa al tema della sostenibilità culturale, orientata da un’innovativa visione dell’interior design, che ne estende i limiti al rapporto con la città urbana e il suo tessuto sociale; così tante altre architette, designer, muratrici e visionarie impegnate a diffondere la qualità dell'architettura.

 

 

Tra le personalità prima citate, abbiamo avuto il privilegio di avere come ospite del grand tour di INGENIO alla scoperta della Biennale 2021, Guendalina Salimei. Il tema della disuguaglianza di genere è emerso in qualche conversazione informale avuta nel corso del nostro viaggio, perché da 'donna architetto' qualche domanda a Guendalina sulla sceneggiatura del film "Scusate se esisto!" non me la sono fatta scappare.

Per chi non lo sapesse, "Scusate se esito!" è un film del 2014 diretto da Riccardo Milani. Un film che narra le vicende di una giovane architetta di origini abruzzesi (Serena), che nonostante una brillante carriera professionale a Londra, decide di tornare in Italia. Per ottenere un posto di lavoro all'altezza della sua qualifica, Serena decide di fingersi segretaria di un architetto uomo (Bruno Serena) quando presenta all'Amministrazione di Roma il progetto di un cantiere importante, ovvero la riqualificazione del Corviale. Il progetto di riqualificazione del Corviale, conosciuto anche con il nome di "chilometro verde", nasce da un concorso del 2009 vinto da Guendalina Salimei.

 


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Comprendere la Biennale di Architettura 2021: le riflessioni di Guendalina Salimei
Come è cambiato il ruolo dell'architetto? In che modo l'architettura potrà salvare il mondo?

L’architetto è una figura di coordinamento che deve capire le istanze all’interno di questo grande mondo di specialismi per poterle interpretare e trasformare attraverso l’architettura” ha sottolineato Guendalina Salimei. Per far questo però occorre il supporto della governance “le leggi ci devono dare una mano perché noi dobbiamo veramente trasformare. Dobbiamo trasformare le case, le scuole, il paesaggio. Le norme sono tutte troppo settoriali per cui la governance deve intervenire. Gli architetti devono avere gli strumenti per poter ‘mettere in campo’ tutte queste strategie complicate”.

 >>> CLICCA QUI - Vai al racconto di Guendalina Salimei.


 

Qualche dato italiano sulla disuguaglianza di genere in architettura

Un rapporto Cresme (2015) riporta che il 41% (circa 62mila) dei 152mila architetti italiani è donna, mentre il guadagno netto dei giovani uomini laureati in architettura - a cinque anni dal conseguimento del titolo - nella media supera del 20% quello delle donne.

Arriviamo a dati più recenti, ovvero a quelli diffusi dal CNAPPC a seguito delle elezioni del nuovo Consiglio Nazionale 2021-2026. Ebbene la comunità italiana degli architetti annovera un totale di 153.692 architetti iscritti ai 105 Ordini professionali territoriali, di cui 65.391 donne (42%) e 88.301 uomini. Prima dell'ultima tornata di elezioni, solo 29 erano le presidenze al femminile negli Ordini territoriali su 105.

Se leggiamo i dati del  Bilancio di Genere 2021 redatto dal Politecnico di Milano - a mio avvviso uno dei miglior rapporti che offrono un'analisi dettagliata suddivisa per corsi di laurea in Architettura, Design e Ingegneria - anche se i dati fanno riferimento a un singolo ateneo, qualcosa ancora non torna in termini di parità di genere.

Nonostante la pecentuale delle iscritte e laureande ai corsi di laurea in Architettura e Design nel 2017, 2018, 2019 è maggiore rispetto ai colleghi maschi, così anche risulta di qualche punto superiore il voto medio di laurea femminile rispetto a quello maschile, i dati occupazionali mostrano un altro scenario: un po' sconcertante in termini di tasso occupazionale, contratti a tempo indeterminato e retribuzione media netta.

 

Dati occupazionali Bilancio di Genere 2021 del Polimi

Dati occupazionali Bilancio di Genere 2021 del Polimi

Fonte: Bilancio di Genere 2021 redatto dal Politecnico di Milano

 

Con l'auspicio che il gender pay gap si assottigli quanto prima e finalmente anche le donne possano abbattere l'invisibile barriera che impedisce l'affermazione delle donne in determinate professioni, il cosiddetto "tetto di vetro", continuiamo a guardare al futuro positivamente impegnadoci, ad ogni modo, nel rispetto del Goal 5 contenuto nell'Agenda 2030 - "Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze".

 

Donna Architetto, meglio dire "Architetta"

Ecco una rassegna - non esaustiva - di documenti, avvenimenti, istituzioni e riconoscimenti che hanno dato supporto al riconoscimento, in tema di pari opportunità, alle donne che svolgono la professione di architetto.

Sulla questione del titolo professionale, l'Accademico della Crusca Vittorio Coletti spiega in un recente articolo che la declinazione linguistica al femminile corretta di architetto è "ArchitettA".

  • Carta europea delle donne nella città, (1994-1995) redatta e sovvenzionata dall’Unità per le pari opportunità della Commissione europea, che pone tra i suoi obiettivi «pensare e rimodellare la città attraverso lo sguardo delle donne al fine di apportare un’altra dimensione e nuovi equilibri, [...] perché le donne sono assenti o particolarmente invisibili a tutti i livelli decisionali soprattutto nelle scelte che creano e generano la città, l’abitare e la pianificazione territoriale [...] perché le città devono ora affrontare delle sfide maggiori e senza precedenti al fine di raggiungere i seguenti obiettivi: preservare il territorio e assicurare uno sviluppo duraturo, promuovere una maggiore qualità della vita per tutti e tutte con maggiore equità, porre rimedio al disfunzionamento urbano e lottare contro l’intolleranza, costruire una democrazia più attiva, più equilibrata in una società diventata plurale nella quale le donne siano ovunque al centro del dibattito».

  • 2004 - Zaha Hadid è la prima donna a ricevere Pritzker Architecture Prize. A seguire Kazuyo Sejima (2010), Yvonne Farrell e Shelley McNamara (2020) e infine Anne Lacaton (2021).

  • 2010 - Kazuyo Sejima è la prima curatrice donna della Biennale di Architettura di Venezia. A seguire Yvonne Farrell e Shelley McNamara (2018).

  • 2013 - Italcementi istituisce il premio internazionale di architettura al femminile arcVision Prize – Women and Architecture. Dal 2013 al 2016 sono state premiate le architette che nella loro attività di ricerca e progettazione hanno dimostrato significativa eccellenza qualitativa e attenzione alle questioni centrali della costruzione: tecnologia, sostenibilità, implicazioni sociali e culturali.

  • Carta Etica per le Pari Opportunità e l'uguaglianza nella professione di Architetto (2017) - presentata dalla Associazione Donne Architetto (ADA) con lo scopo di realizzare e stimolare azioni positive atte a creare reali condizioni di pari opportunità tra uomo e donna nella libera professione. presentata dalla Associazione Donne Architetto (ADA) con lo scopo di realizzare e stimolare azioni positive atte a creare reali condizioni di pari opportunità tra uomo e donna nella libera professione. La carta Etica ha ottenuto il patrocinio del Consiglio nazionale degli architetti (CNAPPC).

  • 2017 l'Ordine degli Architetti PPC di Bergamo approva con delibera il primo timbro professionale al femminile. A seguire anche Roma, Lecce, Napoli, Milano, Torino, Udine, Modena, Treviso, e altri tra gli ultimi Cagliari (2021) e Bologna (2021). Ad oggi sono 32 gli Ordini degli Architetti che hanno aderito, più del 60% delle iscritte ha richiesto il timbro (fonte RebelArchitette).

  • 2018 - a seguito dell'approvazione del  timbro ufficiale al femminile da parte dell'Ordine degli Architetti di Bergamo (2017), RebelArchitette si è impegnata un progetto di attivismo lungo un anno. Sono stati individuati e catalogati 365 studi di architettura guidati da donne. Ogni giorno i singoli profili sono stati pubblicati online su Facebook e poi raccolti in un e-book pubblicato in concomitanza con l'apertura della  Biennale di Architettura di Venezia 2018. Il libro autoprodotto è lungo 755 pagine; 237 dei profili sono europei, di cui 72 italiani, da professionisti pluripremiati ad architetti meno noti, da pionieri ottocenteschi a designer contemporanei.

  • 2021 - L'Ordine e la Fondazione degli Architetti PPC di Modena ha istituito il premio alla memoria "Anna Taddei". Obiettivo del Premio è rendere un tributo, per la qualità della loro idea di architettura, ai progetti e ai percorsi professionali di donne architetto e nel contempo facilitare il riconoscimento del ruolo. Il premio è inoltre orientato a rimarcare il valore dell’architettura nella società, sottolineando nel contempo la parità di genere all’interno della professione. Marta Baretti e Sara Carbonera, fondatrici di Arbau studio, si sono aggiudicate la prima edizione del Premio "Anna Taddei".

  • .... continueremo l'aggiornamento.

 

Una mia personale considerazione finale, anche se può risultare scontata e banale... mi sono laureata nel 2014 al settimo mese di gravidanza, nel 2021 ho conseguito l'abilitazione alla libera professione e mi definisco un(')architetto "sospesa" per scelta. Ritengo che al di là della declinazione linguistica del titolo professionale, che può più o meno piacere, sia fondamentale raggiungere il giusto ed equo riconoscimento - per merito e compenso - a tutte le donne che svolgono questa meravigliosa professione, esattamente alla pari degli uomini.

Concludo questa riflessione lasciandovi alla visione di un'intervista a Gae Aulenti tratta dalla "rubrica TAM TAM - attualità del Tg1" ... correva l'anno 1981.
Avvertenza per tutte le giovani aspiranti architette: prestare attenzione a partire dal min 8.40 del video.

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L'architettura moderna combina design innovativo e sostenibilità, mirando a edifici ecocompatibili e spazi funzionali. Con l'adozione di tecnologie avanzate e materiali sostenibili, gli architetti moderni creano soluzioni che affrontano l'urbanizzazione e il cambiamento climatico. L'enfasi è su edifici intelligenti e resilienza urbana, garantendo che ogni struttura contribuisca positivamente all'ambiente e alla società, riflettendo la cultura e migliorando la qualità della vita urbana.

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