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Architettura paulista in Brasile: vita, opere e pensiero dell'architetta e designer Lina Bo Bardi

Vita, opere e pensiero progettuale dell'architetta e designer italiana Lina Bo Bardi che si trasferì in Brasile insieme al marito e diventò riferimento della nuova architettura paulista e modernista brasiliana.

Biografia dell'architetta e designer Lina Bo Bardi

Achillina Bo nasce a Roma il 5 dicembre 1914 e, dopo gli studi presso il liceo artistico della Capitale, frequenta la facoltà  di architettura a Roma.

Dopo aver conseguito la laurea nel 1939 in Architettura, presentando una tesi dal titolo "Maternità per madri nubili", progettando un edificio per l'assistenza alla maternità e all'infanzia che all'epoca sconvolse i membri della commissione, si trasferisce a Milano, dove insieme al collega Carlo Pagani collabora con diverse riviste. 

Iniziò la sua carriera nello studio milanese di Gio Ponti, uno dei più influenti architetti italiani.

Insieme a Bruno Zevi,  la Bo Bardi fondò il settimanale "La Cultura della Vita", un'importante piattaforma di riflessione critica sul ruolo dell'architettura nel dopoguerra.

Successivamente aprì il proprio studio, che però fu gravemente colpito dalla mancanza di commissioni e infine distrutto durante un bombardamento nel 1943. Questo evento segnò una svolta nella sua vita: si avvicinò al Partito Comunista Italiano e iniziò a documentare la devastazione causata dalla guerra in Italia, partecipando attivamente al Congresso Nazionale per la Ricostruzione. La Resistenza fu un'esperienza che plasmò profondamente la comprensione dell'architettura da parte della Bo Bardi, la quale trasformò le sue opere in un'impresa politica e sociale, una missione già iniziata in Italia poi sviluppata in Brasile. 

Nel 1945 è tra i fondatori della rivista “A” con Bruno Zevi e Carlo Pagani.

  

Il trasferimento in Brasile: il brutalismo paulista

Nel 1946, dopo aver sposato il critico d'arte Pietro Maria Bardi, si trasferì in Brasile, dove trovò piena espressione della sua creatività.

Pietro Maria Bardi

Critico, storico dell'arte, giornalista e gallerista, fu una figura particolare che riuscì a tessere una vasta rete di rapporti internazionali grazie alle riviste per cui scriveva. Fu autore nel 1931 della Tavola degli orrori, un collage provocatorio di opere passatiste di Piacentini, Brasini, Bazzani e altri architetti ostili al Movimento Moderno, presentato alla Seconda Esposizione di Architettura Razionale; questo manifesto causò tensioni politiche. Si trasferì in Brasile grazie al collezionista d'arte Assis Chateubriand che gli commissionò l'incarico di consulenza e direzione presso il nuovo Museo di Arte Moderna di San Paolo, edificio per cui sua moglie ebbe poi la commessa di progettazione.

Inizialmente si occupa di architettura di interni e di oggetti di design, tra cui spicca la Bowl Chair. Nel 1950 progetta e realizza la Casa de Vidro (Casa di Vetro), che diventerà la sua residenza e la sua opera simbolo. Il tema dell'abitazione è affrontato anche nella realizzazione della Casa di Valeria Cirell (1958). Nel 1957 inizia la realizzazione del MASP, Museo de Arte de São Paulo, che la impegnerà fino al 1968.

Tra le sue realizzazioni più significative, spicca il Museo d'Arte di San Paolo (MASP), un'icona dell'architettura modernista, che ospitò la collezione curata dal marito. Lina Bo Bardi rappresentò un modello di tenacia e resilienza, un'architetta capace di mantenere il proprio ottimismo e creatività anche durante i periodi più difficili, come quelli segnati dalla guerra e dall'emigrazione.

 

MASP, Museo d'Arte Moderna di San Paolo. arch.Lina Bo Bardi
MASP, Museo d'Arte Moderna di San Paolo. arch.Lina Bo Bardi (fonte: wikipedia crediti foto: Wilfredor)

 

Nel 1958 Lina si sposta a Salvador de Bahia, dove è invitata a dirigere il Museo di Arte Moderna e progetta la ristrutturazione del Solar do Unhão e il suo adattamento a sede museale. Nello stesso anno realizza l'abitazione privata Casa do Chame-Chame e, nel 1959, l'allestimento della mostra “Bahia no Ibirapuera” per la V Biennale d’Arte di San Paolo.

L'architetta nella sua carriera realizza progetti di scenografie teatrali e cinematografiche, allestisce e cura grandi esposizioni, tra le quali “La mano del popolo brasiliano” (1969) e ”Ritrovamenti” (1975). Tra il 1977 e il 1986 si occupa del progetto per un centro ricreativo SESC-Fábrica da Pompéia nell’area di una fabbrica dismessa. In questo periodo costruisce anche la chiesa Espírito Santo do Cerrado a Uberlandia (1976-1982) e il Teatro Oficina a San Paolo (1984). Tra il 1986 e il 1989 lavora anche al piano di recupero del centro storico di Salvador di Bahia; la sua ultima opera è la nuova sede del Municipio di San Paolo (1990-1992).

Lina Bo Bardi muore il 20 marzo 1992.

Nel 2021, in occasione dell'8 marzo, la Biennale di Venezia le ha conferito un Leone d'Oro speciale alla Memoria, riconoscendola come un esempio straordinario di come l'architettura possa rispondere alle domande collettive su come vivere insieme. 

   

Le correnti architettoniche nell'America Latina: comfort ambientale, natura, storia politica e tradizioni

Le vicende dell'America Latina e della regione tropicale, hanno portato le nazioni a sviluppare un linguaggio comune enfatizzando i caratteri e le tradizioni locali, come per esempio il comfort ambientale in risposta al clima caldo e umido, il legame con la natura e la storia politica.

In Messico esplosero l'architettura emozionale di Luis Barragan e le sfide strutturali di Félix Candela, in Venezuela le sofisticate architetture di Carlo Raùl Villanueva, anche se fra tutti i paesi latini spiccò sicuramente il Brasile.  In questo contesto si fecero strada la linea paulista di Bo Bardi ereditata da Paulo Mendes da Rocha e il movimento carioca  più moderato e formalmente estetizzato con Oscar Niemeyer e Lùcio Costa.

In terra brasiliana la Bo Bardi ebbe una predilezione per l'arte popolare , per gli ambienti dilatati nello spazio e per l'unione tecnica tra materiali poveri e cemento armato. Le opere dell'architetta esaltavano le origini nazionali, le qualità dei materiali e il minimo impiego di mezzi, come antidoto contro gli eccessi dell'architettura commerciale comandata dai capricci del mercato. 

 

Architettura paulista brasiliana

L'architettura paulista brasiliana è una corrente architettonica sviluppata principalmente a São Paulo dagli anni '50, caratterizzata da un forte utilizzo di materiali industriali come cemento armato, acciaio e vetro. Dal punto di vista tecnologico, questa architettura si distingue per la sua attenzione alla funzionalità, la razionalità strutturale e l'espressione diretta dei materiali. L'approccio tecnologico paulista privilegia l'uso del calcestruzzo a vista (brutalismo), con sistemi costruttivi che enfatizzano la resistenza strutturale, la modularità e l'efficienza nelle tecniche di costruzione, spesso con elementi prefabbricati.

Questa corrente ha influenze dal brutalismo internazionale, ma incorpora soluzioni locali, come l'adattamento ai climi tropicali attraverso ventilazione naturale, grandi spazi aperti e integrazione con la natura.

  

Le opere principali

Le opere principali di Lina Bo Bardi, architetta italo-brasiliana, includono alcuni edifici iconici che uniscono modernismo, funzionalità e un forte legame con la cultura locale:

  • Casa de Vidro (1951) - Situata a San Paolo, Brasile, questa "Casa di Vetro" è stata la sua prima opera completata ed è un simbolo della sua idea di architettura in armonia con la natura. La casa è caratterizzata da ampie vetrate che collegano l'interno con l'ambiente esterno, sospesa su esili pilastri per ridurre l'impatto sul paesaggio​. In questa casa sui pilotis, immersa nella giungla si avvertono le influenze del razionalismo italiano, il fascino estetico delle case moderniste.
  • Museu de Arte de São Paulo (MASP) (1967) - Forse il suo progetto più celebre, questo museo si distingue per la struttura sospesa, in cui la sala espositiva è sollevata da enormi travi in cemento armato. È uno spazio libero e flessibile, che ha cambiato la concezione tradizionale di museo. Riferimento assoluto per l'architettura paulista, un gigantesco ponte di vetro sostenuto da due cavalletti in cemento armato precompresso dipinti di rosso, sotto al quale si trovava una piazza pubblica e un open space flessibile per le esposizioni. L'architetta optava per forme brutaliste e semplici, efficienti e prive di abbellimenti, accompagnate da soluzioni grezze che permettessero di creare un'esperienza libera e priva di percorsi all'interno della galleria d'arte.
  • Teatro Oficina (1984) - Rinnovato da Bo Bardi, il teatro a San Paolo è un esempio di architettura sociale. La sua ristrutturazione ha enfatizzato l'interazione tra pubblico e attori, trasformando lo spazio in un'area flessibile per spettacoli sperimentali​.
  • Sesc Pompéia (1982) - Questo centro culturale e ricreativo a San Paolo è un esempio della sua capacità di creare spazi per la comunità. Il progetto ha trasformato una vecchia fabbrica in un centro dinamico, con una combinazione di spazi aperti e chiusi che favoriscono l'interazione sociale e culturale​.

 

Casa de Vidro dall'esterno. Lina Bo Bardi
Casa de Vidro dall'esterno. (fonte: wikipedia crediti: PCPetrachini)

 

Fonti: 

Architettura

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