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Da comunità a reti: evoluzione sociale pre e post intelligenza artificiale

L'evoluzione delle relazioni umane ha subito un'accelerazione senza precedenti con l'avvento delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale. Questo articolo esplora il passaggio dalle comunità tradizionali, fondate su legami geografici e interazioni dirette, alle reti digitali globali, dove la connessione è fluida e spesso superficiale. Affrontiamo la sfida di bilanciare l'efficienza tecnologica con l'autenticità delle relazioni umane, per evitare di perdere ciò che ci rende veramente umani.

Evoluzione delle Relazioni Umane

Una Nuova Era

L'evoluzione delle relazioni umane è un fenomeno che ha subito cambiamenti radicali nel corso della storia, ma mai così velocemente come con l'avvento delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale.

Queste innovazioni hanno trasformato il modo in cui interagiamo, comunichiamo e formiamo legami, spingendoci verso una realtà sempre più interconnessa e, al contempo, frammentata. Il passaggio dalle comunità tradizionali, basate su prossimità geografica e interazioni faccia a faccia, alle reti digitali globali ha ridefinito il concetto stesso di comunità.

Oggi, ci troviamo di fronte a una sfida senza precedenti: bilanciare l'efficienza tecnologica con l'autenticità delle relazioni umane. Se non affrontiamo con serietà questa sfida, rischiamo di perdere ciò che ci rende veramente umani, lasciando che la tecnologia domini ogni aspetto della nostra vita sociale.

 

Il passaggio da "comunità" a "reti" di relazioni

Il passaggio da "comunità" a "reti" rappresenta una trasformazione fondamentale nel tessuto sociale, una metamorfosi che ha rivoluzionato le dinamiche delle interazioni umane.

Nella società pre-virtuale, la comunità era il fulcro delle relazioni sociali.

Questa era caratterizzata da legami forti e spesso basati su prossimità geografica, interazioni “faccia a faccia”, radicalizzazione dei rapporti e una rete di supporto stabile, in genere prevedibile.

La comunità offriva un senso di appartenenza, identità e sicurezza, basato su relazioni consolidate e regolato da valori e tradizioni condivisi. Non era ciò che Bauman definiva "comunità alla ricerca di un piolo".

Si trattava di bio-sistemi ampiamente integrati con l'ambiente in cui si erano sviluppati, dove dialetti, tradizioni, consuetudini e culture rappresentavano le fondamenta della società e favorivano lo sviluppo delle relazioni interpersonali.

Con l'avvento di Internet e lo sviluppo dei social media, la nozione di comunità ha subito una trasformazione significativa, evolvendo in quello che oggi chiamiamo "reti".

Le reti sociali digitali non sono più limitate dalla prossimità geografica e permettono la connessione tra individui su scala globale.

Questo cambiamento ha portato a una serie di implicazioni profonde.

 

Flessibilità e Fluidità

Le reti digitali sono flessibili e dinamiche, permettendo agli individui di creare, mantenere e sciogliere connessioni con una facilità senza precedenti.

Questo porta a una fluidità delle relazioni che contrasta con la stabilità tipica delle comunità tradizionali.

Scompaiono anche le barriere temporali: posso ritrovare la mia ex fidanzata, il compagno di studi che si riteneva ormai perduto, ma anche interfacciarmi in una sorta di cabina con le parti trasparenti per chi è all’esterno ma a specchio per chi è all’interno.

I termini utilizzati dai curatori e gestori dei social sono stati scelti per alimentare questa fluidità: sulla rete abbiamo gli “amici”, ci sono coloro che ci mettono i like, ovvero i “mi piace”, e lo stesso nome assegnato a questa categoria, i “social” sono gli strumenti che ci hanno portato a credere nella rete.

Peraltro sulla rete un amico non può chiederti di uscire di casa in piena notte perchè ha un problema che non può affrontare da solo, non può mangiare a casa tua mettendoti nell’ansia di essere un buon ospite … l’amico è colui che scrive una cosa in una casella postale che potrebbe piacerti, eccitarti, annoiarti, stancarti, disgustarti … ma sempre a distanza.

Pluralità delle Identità

Nei contesti virtuali, gli individui possono esprimere molteplici aspetti della propria identità attraverso diversi gruppi e piattaforme.

Questo permette una maggiore libertà di auto-espressione, ma può anche portare a una frammentazione dell'identità personale. Peraltro lo strumento è talmente a portata di mano, immediato, che le posizioni assunte dai frequentatori dei social spesso non rappresentano la loro reale personalità, idee, commenti … ma quelle che caratterizzano il momento specifico in cui l’utente legge e scrive.

Quello che quindi emerge dai post pubblicati sui diversi soci spesso è di comunicazioni artefatte, utilizzare come scorciatoie, se possibile, per allargare la propria influenza sugli altri e auto coltivare l’ego che sempre più ci contraddistingue.

Sul web non ci siamo noi ma l’immagine arterfatta del nostro modo di interagire a caldo, in un ambiente virtuale in cui il rischio di coinvolgimento reale è probabilisticamente pari a zero.

Assumiamo più identità perchè ci pieghiamo alla logica degli eccessi, del posizionamento che noi consideriamo dalla parte del giusto, e poichè il contrario di giusto è sbagliato, il nostro singolo giusto ci appare come. l’unico riferimento rispetto a tutti gli altri sbagliati.

De-territorializzazione

Le reti sociali online superano le barriere geografiche, consentendo la creazione di pseudo comunità basate su interessi comuni piuttosto che sulla vicinanza fisica.

Sebbene ciò abbia il potenziale di arricchire le interazioni sociali, presenta anche significativi pericoli di disconnessione dalle comunità locali.

La deterritorializzazione dei rapporti può infatti portare a un progressivo isolamento sociale, dove le relazioni virtuali sostituiscono quelle reali, indebolendo i legami di vicinato e di comunità. Questo fenomeno può minare la coesione sociale, generando un senso di alienazione e solitudine.

Inoltre, la mancanza di interazione faccia a faccia nelle comunità locali può portare a una riduzione del senso di responsabilità e di impegno civico. Le persone, sentendosi meno legate ai loro vicini, possono diventare meno propense a partecipare a iniziative locali o a prendersi cura degli spazi comuni. Questo può avere ripercussioni negative sul tessuto sociale, poiché la collaborazione e il supporto reciproco sono fondamentali per il benessere delle comunità.

La sostituzione delle relazioni locali con quelle virtuali può dunque portare a una società più frammentata e meno coesa.

Un ulteriore rischio connesso con la deterritorializzazione dei rapporti è la possibilità di creare bolle informative e camere d'eco.

Le persone tendono a unirsi a gruppi online che rispecchiano le loro opinioni e interessi, limitando così l'esposizione a idee diverse. Torniamo quindi a Bauman e alle comunità appese al piolo: gruppi di persone che non sviluppano veri rapporti o relazioni, ma cercano un appiglio comune per poter trovarsi compagni di viaggio, non di vita.

Questo può alimentare la polarizzazione e l'intolleranza, rendendo più difficile il dialogo e la comprensione reciproca, anche a livelli non immaginabili, si pensi ai fenomeni dei no-vax o del veganesimo, vissuti non come scelta personale ma sfida contro il sistema,

La mancanza di confronto con realtà diverse può quindi rinforzare pregiudizi e stereotipi, ostacolando la crescita personale e il progresso sociale.

 

Effimero e Permanenza

Le interazioni nei social network possono essere sia effimere che permanentemente documentate.

Non si tratta di un ossimoro. Questa dualità crea una nuova dimensione della memoria sociale, dove le tracce digitali delle nostre interazioni possono persistere indefinitamente, influenzando la nostra reputazione e le nostre relazioni future. Di fatto restano in rilievo più gli aspetti negativi che positivi.

La persistenza delle tracce digitali comporta il rischio che errori passati o commenti inappropriati riemergano in momenti inopportuni, danneggiando la reputazione personale e professionale.

Questo fenomeno può portare a un senso di vulnerabilità costante, in cui ogni azione online deve essere attentamente ponderata per evitare conseguenze negative a lungo termine.

Inoltre, la documentazione permanente delle interazioni sui social network può alterare la dinamica delle relazioni personali.

La possibilità che ogni commento, foto o post rimanga accessibile nel tempo può inibire l'autenticità delle interazioni, spingendo le persone a comportarsi in modo più calcolato e meno spontaneo. Questa consapevolezza può portare a una rappresentazione distorta della propria identità, dove l'immagine pubblica diventa una priorità rispetto alla genuinità dei rapporti umani.

Di conseguenza, le relazioni possono diventare superficiali, mancando di profondità e sincerità.

Algoritmi e Potere

Le dinamiche delle reti digitali sono in gran parte governate da algoritmi che determinano quali contenuti vediamo e con chi interagiamo.

Questo introduce una nuova forma di potere e controllo che può influenzare profondamente le nostre percezioni e comportamenti sociali.

Le tracce digitali possono essere utilizzate per monitorare il comportamento degli individui, sia da parte di enti governativi che di aziende private. Questo controllo può limitare la libertà di espressione e influenzare le scelte personali, generando un clima di autocensura e conformismo.

Le persone, consapevoli di essere costantemente osservate, potrebbero evitare di esprimere opinioni controcorrente o di impegnarsi in attività considerate controverse.

Le community virtuali create dai social spesso nascono da comportamenti estremi, compromettendo il tessuto sociale. Da un lato, ci sono individui che sfruttano queste piattaforme come megafoni personali, diffondendo opinioni con passione esagerata; dall'altro, troviamo chi preferisce osservare in silenzio, temendo di essere identificato o giudicato.

Questo dinamismo genera una realtà polarizzata, caratterizzata da esagerazioni e silenzi, che favorisce situazioni di esaltazione o declino collettivi piuttosto che la costruzione di una comunità equilibrata e inclusiva. La mancanza di moderazione e la propensione agli estremi destabilizzano l'interazione sociale, trasformandola in un ciclo di euforia e inibizione.

I social, lungi dal promuovere vere comunità, creano invece un mosaico di frammenti caotici e disconnessi.

Ma i Social, nell’era dell’Intelligenza artificiale, rischiano di diventare velocemente un ricordo obsoleto.

 

S1m0ne

"S1m0ne" è un film del 2002 diretto da Andrew Niccol, con Al Pacino nei panni di Viktor Taransky, un regista in declino. Dopo che la sua protagonista abbandona il film, Viktor crea un'attrice digitale perfetta, "Simone" (Simulation One), utilizzando un software innovativo. Simone diventa una sensazione mondiale, ma nessuno sa che è un'illusione. Man mano che il successo cresce, Viktor si trova intrappolato nelle bugie che ha costruito, lottando per mantenere il segreto mentre il mondo diventa sempre più ossessionato da Simone. Il film esplora temi di realtà virtuale, celebrità e la natura dell'autenticità, oggi quanto mai attuali.

Come l’avvento dell’intelligenza artificiale cambierà il nostro concetto di comunica e di reti

Con l'avvento dell'intelligenza artificiale (IA), la nostra evoluzione sociale sta facendo un ulteriore passo, superando persino la fase di transizione da "comunità" a "reti".

Se il passaggio dalle comunità tradizionali alle reti digitali ci ha permesso di gestire le nostre interazioni sociali con maggiore fluidità e meno impegno personale, esso non ci ha però esonerato dal problema del conflitto.

Sui social media, ogni nostra espressione può generare consenso e dissenso, costringendoci a confrontarci con una pluralità di opinioni e reazioni.

L'introduzione delle IA aggiunge una nuova dimensione a questa trasformazione.

Le IA possono creare figure artificiali con cui interagire, progettate per rispondere ai nostri bisogni e interessi con atteggiamenti sempre rilassati, empatici e assertivi.

Questi interlocutori virtuali, costruiti per essere gli amici ideali, riducono ulteriormente la necessità di confrontarsi con la complessità delle relazioni umane reali e dei relativi conflitti.

La possibilità di interagire con IA che rispondono sempre in maniera positiva e accomodante può portare all'evitamento sistematico del conflitto.

Le esperienze di disaccordo e risoluzione dei conflitti sono cruciali per la crescita personale e sociale, poiché sviluppano la capacità di empatia, negoziazione e resilienza.

La mancanza di tali esperienze potrebbe impedire lo sviluppo di queste competenze, rendendo gli individui meno preparati a gestire le difficoltà nelle relazioni umane reali.

Se le IA diventano i nostri interlocutori preferiti, potrebbe quindi verificarsi un crescente isolamento sociale.

La rete, che già favorisce interazioni più superficiali rispetto alle comunità tradizionali, rischia di essere superata da un sistema in cui il concetto di "rete" è sostituito da un'esperienza individualizzata con IA.

Questo potrebbe portare a una società in cui l'ego e le esigenze personali diventano preponderanti, senza limiti dati dalle dinamiche sociali tradizionali.

L'interazione costante con entità che confermano e rafforzano le nostre opinioni e desideri può portare a un'espansione illimitata dell'ego.

Senza il contrappeso dei feedback critici e dei conflitti, gli individui potrebbero sviluppare una visione distorta di sé stessi e delle proprie capacità, favorendo narcisismo e mancanza di autoconoscenza.

Una nuova droga: la dipendenza dalla Tecnologia

La crescente dipendenza da IA per la soddisfazione emotiva e sociale potrebbe portare a una disconnessione dalle interazioni umane autentiche. Questo fenomeno potrebbe avere effetti negativi sulla salute mentale, aumentando sentimenti di solitudine e alienazione.

Peraltro l'interazione con IA, che non possiedono vere emozioni o coscienza, potrebbe ridurre la nostra capacità di sviluppare e mantenere empatia verso gli altri esseri umani. L'empatia si costruisce attraverso esperienze condivise di gioia, dolore e conflitto – tutte cose che le IA, per quanto sofisticate, non possono realmente offrire.

 

Verso una nuova configurazione sociale

L'integrazione delle IA nelle nostre vite richiede una riflessione approfondita sulle sue implicazioni a lungo termine.

Dobbiamo chiederci come mantenere un equilibrio tra i benefici offerti da queste tecnologie e la necessità di preservare le esperienze e le competenze fondamentali che derivano dalle interazioni umane autentiche.

AUTENTICITA’: è questa parola chiave da porre al centro dei progetti educativi.

Perchè se il passaggio da comunità a reti ha già ridotto il coinvolgimento personale nei rapporti sociali, l'avvento delle IA rischia di esacerbare questa tendenza, portandoci verso un sistema centrato sull'io. In questo contesto, l'ego potrebbe diventare senza limiti, con conseguenze potenzialmente devastanti per la coesione sociale e il benessere individuale. È essenziale che affrontiamo queste sfide con consapevolezza, promuovendo l'uso responsabile delle tecnologie e incentivando l'importanza delle relazioni umane genuine.

Il timore è che l’evoluzione algoritmica della tecnologia possa generare in noi il pensiero di poter sostituire Dio, di poter essere Dio.

Siamo di fronte a una sfida aperta tra la cultura dell'autentico e dell'umano e uno sviluppo tecnologico votato alla super efficienza.

Una sfida che appare oggi irrimediabilmente sbilanciata e che, se sottovalutata, potrebbe lasciarci con una sola opzione: chiudere i server prima che sia troppo tardi. L'ombra di una società dominata dalle macchine incombe, minacciando di soffocare ciò che ci rende umani.

La battaglia contro l'inarrestabile avanzata della tecnologia richiede una decisione drastica, prima che l'ultimo barlume di autenticità venga inghiottito dall'efficienza spietata delle macchine.

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