Decarbonizzazione in Italia: un compito arduo tra sfide globali e potenziali soluzioni
Il report ha l'obiettivo di comprendere e analizzare i principali pilastri della decarbonizzazione che stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel processo di transizione energetica delle imprese. In particolare, il documento intende analizzare lo stato dell’arte tecnologico, di mercato e in termini di policy.
Crescono le energie rinnovabili, ma non al ritmo auspicabile
Il Report del politecnico di Milano, redatto in collaborazione con "Energy & Strategy" dal titolo "Zero Carbon Policy Agenda" fa il punto sullo "stato dell'arte" nella lotta alla decarbonizzazione in Italia.
La sfida appare sempre più complessa, e certo non solo per l’Italia. Da un lato vi è il perdurare di forti tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa, e l’emergenza di dati economici che, anche a livello globale, non paiono certo incoraggianti, con un’aria di crisi che ha colpito anche quei Paesi, come la Germania, che maggiormente si erano fatti promotori di una politica europea “aggressiva” sul fronte della transizione ecologica.
Dall’altro lato, indubbiamente, va crescendo – soprattutto in Italia – un certo scetticismo circa l’efficacia delle azioni che nel recente passato si sono poste l’obiettivo di accelerare il passo della decarbonizzazione: con la crescita sì delle installazioni da fonti rinnovabili, ma ancora troppo lontana dal ritmo auspicabile, con i ritardi legati all’attuazione delle riforme (ad esempio quelle legate alle comunità energetiche), con il rallentamento delle immatricolazioni di auto elettriche e nella realizzazione delle collegate infrastrutture, con il “naufragio” delle politiche sull’efficientamento energetico nell’edilizia, che anzi ora sono accusate di aver ipotecato larga parte dello spazio di manovra del Governo per affrontare altri temi di politica economica e sociale che richiedono attenzione.
La revisione (oggettivamente al ribasso sul fronte della decarbonizzazione) del PNRR e la difficoltà a trovare spazio “costruttivo” nell’agenda politica per la transizione ecologica completano un quadro certo non confortante. Il rischio è che fermarsi ora possa disperdere il patrimonio, non solo di asset, ma soprattutto di competenze e imprese, che nel nostro Paese si è via via costituito e rafforzato nel corso dell’ultimo decennio o poco più (dal 2011 ad oggi si potrebbe dire).
Emissioni: nei prossimi anni necessari sforzi più consistenti di quelli fatti fino ad oggi per centrare gli obiettivi 2030
Le emissioni nazionali di gas serra sono diminuite a partire dal 2005, concretizzando fino al 2022 una riduzione complessiva di circa il 30%, al netto della situazione eccezionale del 2020. Chiusa, sperabilmente, la fase pandemica, è però da rilevare come le emissioni del 2022, confrontate con quelle del 2019, fanno segnare un calo di solo un punto percentuale. Risulta pertanto evidente come sia ancora lunga – e sempre più impervia quindi – la strada per raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni complessive al 2030 del 55% rispetto ai livelli del 1990. Nei prossimi anni che ci separano dal 2030, tuttavia, al fine di centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni che l’Europa richiede per mantenere l’incremento della temperatura media globale ad un livello inferiore a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, si renderanno necessari sforzi ancora più consistenti rispetto a quelli registrati fino ad oggi.
Decarbonizzazione: investimenti in ritardo del 15%, necessario accelerare
L’EU Emission trading system è il primo sistema per lo scambio di quote di emissioni al mondo. La revisione dell’EU ETS – inclusa nel Fit for 55 (2021) – mira a rafforzarne il funzionamento, allineandolo ai target 2030 e 2050 del Green Deal, sulla base di due direttrici: i) la riduzione del cap delle emissioni; ii) l’estensione del perimetro di applicazione.
Nonostante la presenza di Missioni dedicate a transizione ecologica e mobilità sostenibile, le riforme e gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) vengono valutati rispettivamente come di medio impatto sulla decarbonizzazione e, soprattutto, dall’importo decisamente non sufficiente allo sviluppo dei pillar della decarbonizzazione.
A ciò si aggiunge anche un ritardo – seppur contenuto – nell’implementazione di oltre la metà dei pillar che riguarda in particolare gli investimenti. Infatti, considerando l’avanzamento medio delle misure del PNRR relative ai pillar della decarbonizzazione (M2C1, M2C2, M2C3, M3C1) rispetto all’avanzamento preventivato, emergono un gap del 4% nell’attuazione delle riforme e del 15% nell’attuazione degli investimenti rispetto a quanto previsto dal Piano per settembre 2023 (fonte: rielaborazione E&S su dati OpenPNRR). Da ciò consegue la necessità di un’accelerazione nell’erogazione dei fondi stanziati dal PNRR a supporto dei pillar della decarbonizzazione.
Tecnologie per la decarbonizzazione: Italia in ritardo rispetto a Francia, Spagna e Germania
Osservando l’andamento dello sviluppo brevettuale dei 4 principali Paesi europei per brevetti depositati (Germania, Francia, Spagna e Italia), si osserva un leggero aumento di registrazioni annuali nel portfolio brevettuale per la decarbonizzazione.
Nonostante ciò, questa tipologia di brevetti rappresenta solamente dal 10 al 20% delle totali pubblicazioni nei Paesi in analisi nel quinquennio 2015-19 (ultimo con dati a disposizione).
l’Italia sembra non tener passo con l’inventiva internazionale.
Oltre ad essere lo stato con un minor numero di brevetti per la Decarbonizzazione nel quinquennio in analisi, sembra esser meno coinvolta su alcune soluzioni tecnologiche.
Difatti, nonostante risulti una certa omogeneità tra i diversi Paesi in termini di scopi applicativi delle singole dimensioni tecnologiche, gli attori italiani si contraddistinguono per un minor coinvolgimento verso soluzioni legate all’Infrastruttura energetica ed all’Idrogeno, detenendo però il primato in termini di quota brevettuale dedicata alla Gestione dei rifiuti, investendo su quella che è l’attività “meno virtuosa” dell’Economia Circolare.
Gli otto pillar della decarbonizzazione, in uno Scenario Business As Usual (BAU) in cui si considera uno sviluppo inerziale rispetto agli attuali trend in atto, porteranno al 2030 a una diminuzione complessiva delle emissioni di circa 46,4 MtCO2-eq rispetto al contesto AS-IS.
In particolare, oltre l’84% della riduzione delle emissioni generata dai pillar della decarbonizzazione al 2030 nello Scenario BAU sarà dovuto ai pillar di mobilità sostenibile, efficienza energetica e rinnovabili, mentre il rimanente 16% sarà attribuibile ai restanti cinque pillar.
Nonostante la riduzione prevista, si riscontra ancora un enorme divario (circa 125 MtCO2-eq ) tra le emissioni previste nello Scenario BAU e il target 2030, che impedirà di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione a meno di un trend di sviluppo dei pillar in forte discontinuità con l’andamento attuale.
Le rinnovabili spiccano come il pillar dal più elevato grado di sviluppo nel contesto italiano. Infatti, i buoni livelli di avanzamento tecnologico, normativo e di mercato, insieme a un importante contributo alla riduzione delle emissioni, portano le rinnovabili a essere considerate come il pillar che al 2030 sarà più vicino al raggiungimento degli obiettivi.
Gli altri due pillar trainanti la decarbonizzazione, ossia efficienza energetica e mobilità sostenibile, presentano invece un livello di maturità inferiore e vengono quindi considerati più lontani dal raggiungimento degli obiettivi di emissioni al 2030.
A luglio 2023, la Commissione europea ha espresso una valutazione preliminare positiva sul pagamento della terza rata del PNRR e sulle modifiche richieste dall’Italia rispetto alla quarta rata. La terza rata passa dunque dall’importo inziale di 19 miliardi a circa 18,5 miliardi di euro, con una decurtazione di 519,5 milioni di euro, in relazione al fatto che è stato espunto l’obiettivo sui nuovi alloggi per studenti.
Tale importo non andrà perso ma sarà trasferito alla quarta rata e legato al conseguimento del nuovo traguardo. La quarta rata ammonterà dunque a 16,5 miliardi. Le modifiche proposte non avranno alcun impatto sull’importo complessivo dei pagamenti che l’Italia riceverà nel 2023, per un totale di 35 miliardi di euro: la terza rata prevedrà 54 obiettivi per 18,5 miliardi di euro, la quarta rata prevedrà 28 obiettivi per 16,5 miliardi di euro.
Inoltre, la Cabina di Regia sul PNRR ha approvato le proposte di revisione del PNRR e capitolo REPowerEU. Le modifiche riguardano oltre il 48% degli investimenti e riforme ed in alcuni casi si tratta di definanziamento.
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