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Il cantiere tra sostenibilità e digitalizzazione

Nell'era della trasformazione sostenibile e digitale del settore delle costruzioni, quale accezione assume la nozione di cantiere? Una nota del prof. Angelo Ciribini.

Oltre il concetto di cantiere come "luogo fisico della produzione"

È possibile definire la nozione di cantiere in innumerevoli modi: in questa sede potrebbe essere concepito quale luogo fisico in cui si materializzi per il settore finanziario il rischio a opera di una catena strategica di fornitura, ovvero nel quale si realizzino le migliori condizioni di finanziabilità (in primissimo luogo, per ciò che riguarda la valutazione del merito di credito) dell’intervento e dei suoi attori nella fase della realizzazione dei lavori.

Come è comprensibile, la tematica non è affatto anodina: si pensi, a titolo esemplificativo, alle asserzioni secondo cui le soluzioni di edilizia industrializzata basate sulle tecniche costruttive a secco siano preferibili nell’ottica su cui si riflette, vale a dire, della sostenibilità, per cui in Germania si introduce ora una equivalenza tra cantiere del futuro e cantiere verde.

Naturalmente, le forme con le quali il rischio possa manifestarsi sono molteplici, ma è importante pure che di questo termine si enfatizzino i risvolti positivi legati alle opportunità.

Da tale definizione discendono alcune considerazioni: anzitutto, è palese il fatto che il cantiere sia una entità sistemicamente assai complessa, afflitta da aleatorietà, da incertezza e da turbolenza: per molto versi, si tratta di una entità della produzione più complessa di quella manifatturiera.

Secondariamente, appare evidente come tale luogo produttivo debba attualmente sottostare ad attese in materia di sostenibilità e di circolarità crescenti, attese comuni a tutti i settori economici, ma particolarmente difficili da soddisfare nello specifico peculiare contesto in termini di materiality assessment, vale a dire di individuazione delle priorità tematiche all’interno della sfera di riferimento per i soggetti interessati.

Da ultimo, è altrettanto palese che il principio della Finanza Sostenibile imponga vieppiù a istituti di credito, compagnie assicurative, fondi pensione, società di gestione del risparmio e ad altri operatori finanziari, oltreché a tutti coloro che investono nel settore della costruzione o dell’immobiliare, di richiedere al versante della domanda pubblica e privata e agli operatori economici coinvolti di interiorizzare e di adottare particolari cautele o misure.

Di conseguenza, il cantiere, puntuale o lineare, dovrà progressivamente divenire il luogo della mitigazione dei rischi, di natura finanziaria o non finanziaria: questi ultimi, legati ai cosiddetti ESG (Environmental Social Governance) Criteria.

D’altra parte, giova ricordare come la European Bank Authority si sia recentemente concentrata sia sulle Linee Guida in tema di concessione e monitoraggio del credito sia sulla gestione e sulla supervisione di rischi connessi ai Criteri ESG, su cui si è pronunciato anche lo European Financial Advisory Group, con evidente interconnessioni.

"Environmental, including climate-related, risks in particular are expected to become more prominent going forward through transition and physical risk drivers. This may affect all traditional categories of financial risks to which institutions are exposed. Similarly, social factors – such as human rights, health or working conditions – and governance factors – such as executive leadership or bribery and corruption – are driving monetary impacts in the real economy, and in turn affect the financial sector. Overall, ESG risks are changing the risk picture for the financial sector, including banking, calling for assertive actions by all stakeholders."
European Banking Authority

"In the light of this, banks are facing material challenges related to data gaps and data quality, especially with reference to information on counterparties outside the scope of the CSRD. This is particularly important also from a supervisory perspective, since ESG data are not only essential for disclosure but are even more crucial to manage effectively such new risks and finance the transition to a sustainable economy. Additionally, over-reliance on service providers could lead to insufficient consideration of the risks to be addressed."
Banca d’Italia

Se, dunque, l’accezione con cui si affronta in queste note la gestione del cantiere è rivolta principalmente alla sua relazione con i flussi finanziari che riguardano la commessa, in generale, e la fase realizzativa, in particolare.
Bisogna, però, dire che le richieste in argomento che le istituzioni europee e comunitarie stanno formulando appaiono sempre più tese a contrastare il cosiddetto Greenwashing, e Socialwashing, ma questa intenzione sollecita oltremodo un settore che richiede processi incrementali di riconfigurazione.

Di là, pertanto, degli obiettivi intrinseci da perseguire da parte del versante della domanda e del versante dell’offerta per un cantiere efficiente ed efficace, di natura produttivistica, elemento non trascurabile in epoca di scarsa marginalità e di compressione dei ricavi e degli utili, emerge come ineludibile la necessità che il luogo della produzione sia coerente con un approccio generale relativo alle diverse fasi del processo: dalla committenza originaria alla dismissione conclusiva del cespite.

Certamente le soluzioni progettuali non sono ininfluenti rispetto alla gestione sostenibile del cantiere, ma, nella fattispecie, appare prioritario ritrovare uno spirito di collaborazione entro una catena di fornitura assai sfilacciata.

Il cantiere nella sua accezione digitale

Le riflessioni precedenti mettono, pertanto, in luce, in primo luogo, l’esigenza di disporre di metriche condivise attinenti agli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica e organizzativa.

L’oggettivazione di tali obiettivi non può, tuttavia, che realizzarsi per mezzo di dati strutturati in informazioni, possibilmente di carattere computazionale e leggibili dagli algoritmi in maniera disambiguata, anche se, ovviamente, la machine readability è soggetta al possibile riduzionismo e la cultura (industriale) dell’organizzazione del cantiere, considerata anche dal punto di vista delle relazioni industriali, non può essere circoscritta all’ambito computazionale.

È, infatti, assodato che la ricerca della qualità del dato sia fattore sempre più decisivo per le comunicazioni in materia di Criteri ESG da parte degli operatori finanziari e di quelli non finanziari, tra cui figura la committenza pubblica, anche alla luce della nuova disciplina dei contratti pubblici.

Il che spiega come la digitalizzazione del cantiere costituisca la necessaria premessa al conseguimento di questo risultato: sennonché per digitalizzazione si intende non solo l’applicazione a vasto spettro dell’Information e del Communication Management, ma anche una estensione territoriale, di carattere geo-spaziale, della nozione di cantiere, che includa i luoghi e i flussi che lo collegano alla sua catena di fornitura, dai luoghi della produzione dei componenti a quelli del conferimento in discarica, evocando, ad esempio, il ricorso al Geographical Information System (GIS) e alle tecnologie satellitari per esercitare una sorta di monitoraggio e di auditing.

Questa impostazione richiede, però, una lettura avvertita e fortemente critica delle abituali narrazioni in materia, per una serie di ragioni che si cercherà di illustrare nel prosieguo.

Per prima cosa, occorre osservare come vi siano già stati nel Nostro Paese tentativi tassonomici di classificare e di formalizzare gli obiettivi e gli indicatori analitici che coinvolgano il cantiere, inclusivi del quadro ambientale, di quello manageriale, di quello previdenziale, di quello securitario e sanitario, di quello sindacale.
Non si deve, infatti, dimenticare che il tema investe anche l’aspirazione a ridefinire l’identità della natura del fare impresa e della sua finalità.

Essi, solo in parte si sono rivelati di carattere quantitativo riguardando, ovviamente, in misura cospicua i temi attinenti alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con declinazioni che sconfinano sia nella gestione dell’assistenza e del benessere sia in quella della regolarità dei rapporti di lavoro, in aggiunta alle modalità di interazione e di comunicazione col contesto esterno al cantiere in materia.

Parimenti, si riscontra un certo approfondimento relativo alle caratteristiche ambientali, a iniziare dalla bassa emissività, e dalla elevata circolarità dei prodotti, dei mezzi e dei macchinari, così come all’approvvigionamento e all’utilizzo delle fonti energetiche (a iniziare dalla efficienza energetica della baracca di cantiere) e alla gestione ambientale e naturalistica, così come al consumo e al riciclo o riuso dei materiali e alla tutela delle aree oggetto dei lavori, per finire cogli aspetti relativi alla correttezza dei comportamenti nei confronti dei committenti o dei competitori.

Di minore ampiezza si è rivelata sin qui, invece, la rivisitazione delle procedure di Governance che, nel caso di dominio, vedono l’intreccio tra la conduzione complessiva dell’azienda e le sue relazioni con le singole commesse, i singoli cantieri e gli altri attori che vi sono associati.

È chiaro che, sotto questo profilo, il cantiere dovrebbe essere considerato come il luogo nel quale convergono organizzazioni professionali e imprenditoriali dotate di policy per la sostenibilità da armonizzare tra loro.

Più in generale, si prevede di affrontare, specialmente tramite simulazioni dinamiche, la progettazione e l’organizzazione del cantiere, con particolare riguardo ai flussi interni ed esterni a esso, quale strumento di mitigazione di una molteplicità di rischi connessi alle categorie sopra indicate.

Da questo peculiare aspetto si può ricordare come gli strumenti cosiddetti di 4D BIM e di 5D BIM, che recentemente si sono evoluti in senso gestionale, siano sempre più connessi a Common Data Environment e a Enterprise Resource Planning, i cui indicatori e strumenti necessitano ulteriori estensioni.

Da ultimo, nel contesto più prettamente sociale, sono usualmente menzionati, oltre ai contenuti legati alle relazioni industriali e ai rapporti colle parti sociali, provvedimenti legati al genere, all’etnìa, alla mediazione linguistica e al rapporto intrattenuto coi i fornitori e con i subappaltatori di servizi e di lavori locali, di prossimità.

I lunghi elenchi di indicatori analitici e di dettagliate misure corrispondenti, a parte il fatto che dovrebbero mostrare una certa maggiore correlazione, di per se stessi devono, peraltro, essere valutati in termini di onerosità rispetto alle condizioni effettive del mercato, in cui vige una elevata parcellizzazione delle imprese di costruzione e degli altri attori impegnati: si pensi, ad esempio, al rialzo dei prezzi dei materiali o alle criticità logistiche della consegna, per non dire delle già ricordate esigue marginalità ormai divenute costitutive per gli affidatari dei contratti principali.

È chiaro che l’essenza dei parametri e degli indicatori oggetto di queste tassonomie sia in parte piuttosto eterogenea e discrezionale.

D’altra parte, ammettendo che si possano adottare criteri oggettivi di ponderazione e di valutazione dei singoli elementi del sistema, è evidente che le relazioni tra di essi non debbano condurre a soluzioni parziali che facciano perdere di vista il senso unitario.

Il contributo che la digitalizzazione alla sfida della Finanza Sostenibile può offrire non dipende, però, dall’implementazione seriale di soluzioni tecnologiche hard e soft, come certe elencazioni paiono suggerire (dalla modellazione informativa al rilievo digitale, dalla manifattura additiva alla gestione delle registrazioni su dispositivi mobili, dall’intelligenza artificiale a sistemi di notarizzazione distribuita, dalla interconnessione delle cose e delle persone in avanti, dalla realtà virtuale a quella aumentata), bensì dalla capacità del sistema integrato delle parti contrattualmente in causa, domanda e offerta, di configurare precise architetture dei flussi informativi originati dall’insieme dei dispositivi e dalla loro possibilità di offrire servizi di intelligence e/o di prediction.

Questi intenti sono, del resto, resi più ardui nella loro realizzazione dalla natura articolata delle catene di fornitura che operano nei cantieri, spesso composte da soggetti identitariamente eterogenei, dimensionalmente parcellizzati, culturalmente antagonisti, oltreché sovente variabili negli assetti da contratto a contratto, da commessa a commessa.

È difficile, quindi, immaginare l’esistenza di un cantiere sostenibile abilitato digitalmente se non si accetta la necessità di procedere preliminarmente alla riconfigurazione delle catene di fornitura e alla introduzione di metodologie di Construction Management, di Accounting e di Accountability.

In caso contrario, la sommatoria di certificati e di valutazioni potrebbe far smarrire il senso originario dei contenuti e degli obiettivi attinenti al cantiere sostenibile.

L’ecosistema che ne deriverebbe, supportato da apposite piattaforme digitali, configurate al fine di permettere la definizione dei Sustainable Financial Information Requirements (SFIR), restituirebbe, allora, la dimensione di un luogo produttivo, non solo circoscritto alla sua delimitazione fisica e contrattuale, costituito dalla visualizzazione e dalla misurazione, in tempo reale e in remoto, di flussi di entità (di risorse naturali, umane e strumentali) e di processi, che, col tempo, possano divenire sempre più intellegibili e prevedibili, proprio al fine di mitigare i rischi connessi.

È auspicabile, dunque, che sia la classificazione degli indicatori prestazionali, possibilmente quantificabili attraverso metadati e dati leggibili dagli algoritmi, sia la precisazione dei livelli di intensità delle soluzioni tecnologiche digitali siano graduate in funzione del grado di maturità sostenibile e digitale perseguibile entro determinati orizzonti temporali, per non generare pericolose, quanto velleitarie, fughe in avanti, risolte, all’atto pratico, con dichiarazioni di intenti, certificazioni formali, stime convenzionali.

Il processo integrato tra Digitalizzazione e Sostenibilità.

A questo fine, è opportuno che:

  • il cantiere, oltre che luogo fisico della produzione, sia considerato quale sistema di relazioni culturali e contrattuali entro catene di fornitura e di valore che tendano progressivamente a includere il lato della domanda in contesti collaborativi e flessibili. In altre parole, si tratta di abilitare digitalmente risvolti giuridico-contrattuali più avanzati;
  • il cantiere, nella sua accezione digitale, non sia intravisto come la sede di adozione di una sommatoria di dispositivi, bensì come il luogo, o meglio, un sistema di luoghi territorialmente connessi, supportato da un Workflow Management System sofisticato, capace di restituire i livelli prestazionali attesi (e pattuiti) in modo tempestivo e affidabile sia in materia di indicatori strettamente finanziari sia di indicatori non finanziari finalizzati alla Finanza Sostenibile;
  • il cantiere sia supportato da una apposita piattaforma digitale orientata alla pianificazione, al monitoraggio e alla rendicontazione degli indicatori finanziari e non finanziari che assicurino la possibilità di disporre di audit e di report analitici e incontrovertibili.

In conclusione, è fondamentale per le imprese di costruzioni che si trovino, come affidatarie di rapporti contrattuali, a capo di una catena di fornitura, essere in grado, per lo specifico cantiere, e per la propria attività complessiva, mettere a disposizione di finanziatori e di investitori disclosure e report il più possibile attendibili, a partire dai lori contenuti computazionali.

A questo proposito, prima ancora di proporre ulteriori schemi di certificazione o sistemi di rating o di scoring, sarebbe auspicabile che, tramite lo sforzo congiunto delle rappresentanze della imprenditoria della Construction Industry ovvero della Finance Industry, si giungesse a concordare percorsi mirati e realistici, oltre a convenire su indicatori attagliati alla natura del comparto.

A questo proposito, sarebbe utile che si evitasse, a ogni pié sospinto, di menzionare il cosiddetto Digital Twin, un dominio del tutto spesso abusato, oltreché nella sua natura in gran parte inesplorato e immaturo, per associarlo al cantiere sostenibile.

Appare più urgente assicurare che le grandi finalità da perseguire, dalla neutralità climatica alla responsabilità sociale si riflettano in modo equilibrato e integrato sia nelle singole organizzazioni coinvolte nel cantiere sia in questo ultimo.

In definitiva, la sfida principale consiste nella consapevolezza che l’esigenza di ottimizzare i processi produttivi nel cantiere sia sempre più pressante, ma, al contempo, sempre ardua da portare a compimento, poiché la gestione delle commesse e il sistema di controllo di gestione non sono appannaggio diffuso del tessuto professionale e imprenditoriale, nonostante che se ne discuta da decenni.

A ciò si aggiunga, però, il fatto che la popolarità di cui gode attualmente il sistema valoriale incentrato sulla sostenibilità, che oggettivamente incrementa il tasso di impegno nella riconfigurazione del settore, in caso di sua disattesa, non farebbe che aumentare il livello di rischio percepito dal settore finanziario.

Non vi può essere, perciò, altro che una strada di realistica messa a sistema di obiettivi e di azioni che siano commensurabili, ma che prevedano una loro ragionevole dislocazione nel tempo.

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