La resistenza al fuoco degli edifici in muratura di laterizio
Nell’articolo, partendo dall’analisi di quanto presente nel patrimonio edilizio esistente, sono elencati i vantaggi dell’adozione della tecnica costruttiva in mattoni di laterizio portante ai fini della prevenzione incendi.
Di seguito, sono riportate, dunque, le tabelle di dimensionamento delle pareti portanti e non, per ottenere una resistenza al fuoco predeterminata; infine sono proposte alcune semplici soluzioni conformi per la realizzazione di edifici residenziali in muratura di laterizio.
Il costruito in Italia
Che il nostro paese sia particolarmente affezionato ai solidi “muri”, come di solito si dice, è certamente un dato di fatto, se non altro per ragioni culturali: già durante la civiltà romana, infatti, sorgono edifici in laterizio come noi li intendiamo, ossia caratterizzati dall'uso di mattoni d'argilla cotti (al sole) e legati con malta (opus testaceum). I primi paramenti di tegole spezzate, in sostituzione dei paramenti in opera reticolata (opus reticulatum), apparvero già verso la fine dell’età repubblicana, ma la più ampia diffusione dell'architettura e della decorazione in laterizio si ebbe dall'inizio dell'età imperiale e perdurò fino a tutto il III secolo.
Da allora, e si può dire, fino all’epoca odierna, le tecniche di costruzione degli edifici in muratura di laterizio si sono continuamente evolute, ma sono rimaste, nel nostro paese, decisamente le più diffuse.
Con riferimento al censimento del 2011, su un totale di 12.187.698 edifici, più del 50% risultava essere costituito da edifici in muratura in laterizio (6.975.977; 57,24%), 3.594.695 da edifici in calcestruzzo armato (29,50%) e 1.617.026 da edifici con altre caratteristiche, quali ad esempio, muratura in pietra, legno, ecc...
Benché questa percentuale sia in deciso calo, rispetto al censimento di dieci anni prima (ISTAT 2001), che vedeva gli edifici in muratura in laterizio al 61,50%, rispetto a quelli in calcestruzzo armato, che erano invece, all’epoca, il 24,66%, rimane sempre una solida maggioranza, per questa tipologia.
Le ragioni di questo successo sono da ricercarsi, principalmente, nella semplicità realizzativa, che consente anche a maestranze poco esperte di contribuire con facilità al lavoro dei “mastri”, ma anche nella facile reperibilità, soprattutto nella pianura Padana e nei pressi della confluenza a valle dei fiumi (Umbria e Toscana), delle materie prime per la realizzazione dei mattoni.
La materia prima del laterizio è infatti l’argilla, formata prevalentemente da minerali come la caolinite, l'halloysite, la montmorillonite o l’illite e, secondariamente, da ossido di ferro e carbonato di calcio. A partire dal I secolo a.c., vi sono tracce di migliaia di cave di laterizio, in Italia: in epoca attuale, nel nostro paese, erano attive, nel 2017, 4.752 cave (Legambiente, 2021), di cui circa il 30% di argilla per laterizi.
Un vantaggio poco noto
Il sistema costruttivo, per così dire, “tradizionale” in muratura di laterizio ha un vantaggio tecnico poco noto, perché, a torto, considerato “secondario” rispetto agli aspetti economici e di resistenza strutturale (e sismica) degli edifici: questo sistema conferisce al manufatto una straordinaria resistenza alle azioni termiche connesse con lo sviluppo di un incendio. La muratura di laterizio possiede, infatti, ottime doti di resistenza al fuoco, come peraltro anche attestato dalle attuali normative di settore.
In tabella 1, sono, a titolo di esempio, riportate le resistenze, per così dire, “minime” utilizzabili con il metodo cosiddetto tabellare di certificazione di resistenza al fuoco per gli elementi strutturali per le pareti in muratura non portante, e in tabella 2 quelle per gli elementi portanti.
La tabella 1 riporta i valori minimi (mm) dello spessore s di murature di blocchi di laterizio (escluso l’intonaco) sufficienti a garantire i requisiti EI per le classi indicate esposte su un lato che rispettano le seguenti limitazioni:
- altezza della parete fra i due solai o distanza fra due elementi di irrigidimento con equivalente funzione di vincolo dei solai non superiore a 4 m;
- presenza di 10 mm di intonaco su ambedue le facce, oppure 20 mm sulla sola faccia esposta al fuoco.
La tabella 2 che segue, riproduzione della S.2-44, riporta i valori minimi espressi in millimetri dello spessore s di murature portanti di blocchi (escluso l’intonaco) esposte su un lato, sufficienti a garantire i requisiti REI o REI-M per le classi indicate, con le seguenti limitazioni:
- rapporto h/s ≤ 20;
- per i requisiti REI: h ≤ 8 m, dove h è l’altezza della parete fra due solai o elementi di irrigidimento con equivalente funzione di vincolo dei solai;
- - per i requisiti REI-M: h ≤ 4 m, dove h è l’altezza della parete fra due solai o elementi di irrigidimento con equivalente funzione di vincolo dei solai;
- presenza di 10 mm di intonaco su ambedue le facce.
Come si vede, si tratta di valori di resistenza al fuoco molto elevati, raggiungibili con spessori di muratura anche esigui.
Il consorzio Poroton, poi, nel 2013 ha pubblicato una serie di dati che, facendo riferimento a risultati sperimentali, migliorano, anche notevolmente, quanto già presente nelle tabelle di cui sopra.
Dalle tabelle allegate alla pubblicazione citata, si evince che dai dati sperimentali emerge una resistenza al fuoco, per i laterizi alveolari, pari ad EI180 già con spessori di pareti non portanti pari a 12 cm, mentre, per le pareti portanti si raggiunge una resistenza al fuoco pari a REI240 (!) con uno spessore pari a 25 cm.
Si può ben dire che nessun altro materiale da costruzione ha prestazioni simili, salvo quelli espressamente progettati per resistere al fuoco, i quali, peraltro, hanno costi affatto diversi.
Semplici soluzioni realizzative
Nella normale pratica edilizia residenziale, la necessità di avere una determinata resistenza al fuoco delle strutture portanti e/o separanti è limitata a pochi e ben definiti casi, semplicemente risolvibili con l’utilizzo di pareti in laterizio intonacate.
Autorimesse
Benché la norma tecnica per le autorimesse sia stata di recente aggiornata (D.M. 15 maggio 2020), la buona pratica di suddividere i diversi compartimenti, seppure con prestazioni commisurate al carico di incendi effettivo della singola installazione, permane.
Generalmente, si prevede una compartimentazione di classe EI60 – 90 tra l’autorimessa e i vani scala, così come dell’autorimessa rispetto alle zone cantinate. Questa compartimentazione corrisponde alla realizzazione di una parete di 15 – 18 cm di spessore, a seconda che si tratti di una muratura con percentuale di foratura, rispettivamente, inferiore o superiore al 55%.
Tra i diversi box sarà possibile utilizzare muratura non portante intonacata, anche questa di spessore 10 – 12 cm.
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