Nuovo Codice Appalti: i commenti del settore delle costruzioni dopo l'approvazione del testo definitivo
Nella seduta n.26 del 28 marzo l'Esecutivo ha licenziato il testo della Riforma. Ora si attende la pubblicazione ufficiale del testo in Gazzetta Ufficiale il prossimo 1°aprile 2023. Nell'attesa, ecco una raccolta dei commenti espressi del settore delle costruzioni.
Governo approva il testo del Codice Appalti
Nella seduta n.26 del 28 marzo 2023 il Governo ha approvato in via definitiva il testo del nuovo Codice degli Appalti, nella versione rivista e integrata alla luce delle osservazioni delle commissioni parlamentari.
Il provvedimento sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° aprile 2023 ma acquisirà efficacia solo dal 1° luglio 2023.
Nel Nuovo Codice Appalti è previsto: il ritorno all'appalto integrato, i livelli di progettazione passano da 3 a 2, previsto il subappalto a cascata, forte spinta al BIM obbligatorio per i progetti sopra al milione di euro dal 2025 e con incentivi per chi lo utilizza, cambia la figura del RUP, novità anche per gli appalti sotto soglia e le cause di esclusione...
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Di seguito la raccolta dei commenti espressi del settore delle costruzioni sul testo appena approvato dal Governo.
RPT: "Restano criticità, ma importante che alcune richieste siano state accolte"
L’approvazione, in Consiglio dei Ministri, del nuovo Codice degli appalti pubblici rappresenta un passo avanti nella giusta direzione, quella di semplificare e ridurre il carico burocratico che da sempre grava su professionisti ed imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, e che si traduce in un elevato costo per la collettività e tempi lunghi. Bene che il testo adottato dal Governo presenti già gli allegati che ne completano il quadro normativo, che l’applicazione sia differita in modo da rendere possibile il completamento delle procedure in corso e la maggiore conoscenza delle novità introdotte, e che si acceleri il processo di digitalizzazione delle procedure.
“Registriamo favorevolmente l’accoglimento, da parte del Governo, di alcune richieste avanzate dai professionisti dell’area tecnica nelle fasi di interlocuzione con il Ministero e nelle audizioni parlamentari che si sono svolte”, questa la valutazione della Rete delle Professioni Tecniche, “Sono importanti, in particolare, Il riferimento all'equo compenso, che a breve sarà legge, che risolverebbe il tema della prestazione gratuita, così come l’eliminazione del progetto esecutivo in sede di gara per l'appalto integrato e la liberalizzazione degli appalti sotto soglia, e l’introduzione dei requisiti di compatibilità geologica e geomorfologica dell’opera”.
Utili, poi, sono la previsione di parametri obbligatori per l’affidamento di servizi di ingegneria e architettura e la determinazione del compenso per il Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica, così come la riduzione a due dei livelli di progettazione, e la necessità di qualificare, come avviene per i professionisti, le stazioni appaltanti sul piano dell'organizzazione da possedere soprattutto per eventuali attività di progettazione.
Rimangono alcune criticità, “ma ci aspettiamo che ora altri passi avanti vengano fatti, in particolare chiarendo bene le esigenze tecniche tese a giustificare il ricorso all’appalto integrato, ampliando i casi per il concorso di progettazione in due fasi, consentendo sempre ai professionisti di intervenire nella progettazione e direzione dei lavori, utilizzando al meglio i tecnici della pubblica amministrazione nelle attività di programmazione e controllo, e comunque necessariamente iscritti all’Albo professionale, e chiarendo che le prestazioni professionali e intellettuali, come è sempre stato, non sono subappaltabili.”
Aggiustamenti limitati, ma importanti, che vanno nella direzione di una maggior tutela della pubblica amministrazione.
La Rete è, come sempre, disponibile al dialogo con le istituzioni e quindi ritiene utile continuare il confronto su questi temi.
Federbeton: "Proteggere il mercato italiano del cemento da Paesi senza vincoli di emissioni, a rischio un asset strategico"
L’esperienza dello scorso anno dovrebbe insegnarci che dipendere da altri Paesi in settori come quello delle materie prime è sempre un rischio, soprattutto in tempi di grande instabilità geopolitica come quelli che stiamo vivendo e che avremo purtroppo di fronte anche in futuro».
Il Presidente di Federbeton, Roberto Callieri, commenta il nuovo Codice degli Appalti apprezzando il primo passo verso la difesa dei materiali nazionali ed europei, ma sottolineando la necessità di norme concrete di attuazione.
L’industria alla base della produzione di cemento in Italia sta affrontando un passaggio storico importante: all’impegno per la decarbonizzazione del settore, con una previsione di investimenti di 4,2 miliardi di euro, oltre a extra-costi operativi pari a circa 1,4 miliardi annui, si aggiunge la necessità di proteggere il proprio mercato dall’importazione da Paesi che non hanno gli stessi requisiti ambientali a cui è sottoposta la produzione italiana. In questo senso, si muove anche il testo approvato del Codice degli appalti con la misura di legittima tutela nei confronti dei materiali italiani ed europei (Allegato 1.7). Mancano tuttavia riferimenti e pesi che la rendano ineludibile nella pratica degli appalti.
«Il Governo ha ascoltato il nostro appello, ma il rischio non è ancora scongiurato. Il nostro è un comparto fondamentale per lo sviluppo socioeconomico del Paese poiché produce i materiali alla base della sicurezza delle costruzioni – aggiunge Roberto Callieri -. La perdita di competitività dell’industria nazionale del cemento metterebbe a rischio la sua stessa esistenza. Non avere un’industria italiana del cemento significherebbe dipendere dalle importazioni, con tutte le incognite sulle catene di fornitura a cui il conflitto in Ucraina ci ha improvvisamente messo di fronte e con grandi incertezze sugli standard di sicurezza e ambientali».
Fondamentale, dunque, garantire efficacia alle misure di promozione delle forniture di materiali provenienti da Paesi che applicano il Regolamento ETS (Emission Trading System) ovvero per i quali esista un obbligo di certificare le emissioni di CO2 attraverso norme precise e direttamente applicabili.
ANIE: "Risolvere il nodo sulla revisione dei prezzi e garantire la valorizzazione delle tecnologie"
ANIE ha più volte sottolineato che la disciplina della revisione prezzi delineata dal nuovo schema normativo non risponde adeguatamente alle esigenze operative dei diversi settori. Nonostante le modifiche introdotte, il meccanismo individuato resta eccessivamente ancorato alle rilevazioni ISTAT che, per quanto autorevoli, non garantiscono la completa mappatura del mercato, specialmente con riguardo agli appalti caratterizzati da notevole contenuto tecnologico affidati principalmente nell’ambito dei settori speciali.
«Se aumentano i prezzi per realizzare un edificio o un’infrastruttura – dichiara il Presidente Girardi – aumentano di conseguenza anche i costi delle tecnologie da installare. Vale tanto per le materie prime necessarie al cantiere, quanto per l’oscillazione di prezzo delle materie prime dei prodotti tecnologici. L’intervallo di tempo tra l’entrata in vigore del Codice e la sua efficacia dovrà essere sfruttato per rendere il meccanismo di revisione funzionale ed operativo in tutti i settori e nei confronti dei contratti di qualsiasi natura».
In tema di affidamenti sottosoglia, nonostante la richiesta della Federazione di garantire maggior trasparenza, il Consiglio dei Ministri conferma l’impostazione discendente dalle deroghe introdotte dai decreti Semplificazioni, consentendo peraltro la possibilità di ricorrere alternativamente al criterio del prezzo più basso o a quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa senza necessità di alcuna motivazione.
Secondo ANIE Federazione, sarà dunque oltremodo necessario dar corso al processo di qualificazione delle Stazioni appaltanti.
«È condivisibile la necessità di ridurre i tempi delle gare – continua Girardi –, tuttavia l’apertura indiscriminata ad affidamenti, di fatto, senza gara determina forti rischi non solo sotto il profilo della trasparenza ma anche della qualità delle scelte operate dalle Stazioni appaltanti».
ANIE apprezza infine la forte spinta alla digitalizzazione operativa dal 1° gennaio 2024, anche se non possono dimenticarsi i molteplici tentativi cui si è già assistito in passato. «La digitalizzazione di tutte le fasi delle procedure, se effettivamente portata a regime, può garantire sicuri risparmi di tempo e maggior fluidità. Le imprese di ANIE sono pronte a collaborare con la committenza per il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo», conclude Girardi.
CNI: "Siamo delusi, questo testo porterà ad una forte chiusura del mercato"
"Non possiamo che esternare la nostra delusione, dal momento che le raccomandazioni espresse dai due rami del Parlamento a quanto pare non sono state recepite, se non misura assolutamente minimale”. Così Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha commentato l’ultima riforma del Codice Appalti approvata dal Consiglio dei Ministri.
“Andando nello specifico – prosegue Perrini - è rimasta la norma sui requisiti tecnici limitati a tre anni (in passato erano dieci). Quanto ai requisiti economici, pur avendo esteso il lasso temporale a tre anni, essi risultano peggiorativi rispetto al Decreto 50/2016, quando erano riferiti ai migliori tre anni degli ultimi 5 e c’era anche la possibilità di sostituirli con una polizza assicurativa.
Questo elemento, unito alla possibilità di ricorrere in maniera illimitata al subappalto per quanto riguarda l’opera intellettuale del professionista, determinerà una forte chiusura del mercato, in netta contraddizione con uno dei principi conclamati del codice che è, appunto, l’apertura del mercato. Come se non bastasse, non è stata esclusa con chiarezza la prestazione gratuita dei professionisti in quanto pur limitandola a casi eccezionali, non si è provveduto a declinare i contorni dell’eccezionalità”.
“È stato poi confermato – conclude Perrini - l’appalto integrato anche se, per fortuna, è stata almeno recepita la nostra richiesta di non presentare il progetto esecutivo in sede di gara, cosa che avrebbe comportato uno spreco incredibile di lavoro professionale da parte di concorrenti che non avrebbero poi avuto risultati tangibili”.
ANCE: "Passi avanti ma perplessità su concorrenza"
"Bene modifiche su illecito professionale e revisione prezzi". ANCE chiede comunque un confronto per affrontare criticità.
“Sul Codice appalti, con il poco tempo a disposizione vista la scadenza improrogabile del 31 marzo, sono stati fatti grandi passi avanti”. È il commento della Presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, al termine del Consiglio generale e Assemblea straordinaria convocati oggi a Roma presso la sede dell’Associazione, in cui è avvenuta l’elezione di Marco Dettori a Vicepresidente nazionale per la transizione ecologica.
In attesa del testo definitivo “registriamo con favore le modifiche su illecito professionale e revisione prezzi anche se va ancora affinato il meccanismo di revisione per renderlo veramente automatico ed efficace”, continua Brancaccio che aggiunge “restano però perplessità sulla concorrenza, in particolare nei settori speciali che di fatto potrebbero sottrarre al mercato il 36% del volume dei lavori pubblici”.
“Siamo certi che, attraverso un confronto continuo, queste criticità saranno affrontate e risolte entro la data di piena attuazione del Codice”, conclude la Presidente dei costruttori.
CNAPPC: “molte le criticità per il raggiungimento degli obiettivi del PNRR"
Roma, 29 marzo - “Il nuovo Codice dei contratti non è in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Sottovalutando il concorso di progettazione e compiendo, in questo modo, un passo indietro rispetto alla normativa precedente, si preclude la possibilità di realizzare opere pubbliche di qualità. Le criticità, sollevate dal mondo delle professioni tecniche, riguardo a pianificazione, programmazione e progettazione ci allontanano dal raggiungimento degli obiettivi posti dall’Europa. Rispetto, poi, al suo impianto generale stride la mancata coerenza tra i principi espressi nella prima parte del Codice - sicuramente condivisibili - ed i contenuti degli articoli successivi”.
Così Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC).
“Forte elemento di criticità è rappresentato poi, dalla possibilità di un utilizzo estensivo dell’appalto integrato, il cui ricorso andrebbe indicato esclusivamente per progetti in cui sia prevalente l’aspetto tecnologico dove, sul fronte dell’innovazione, il contributo dell’impresa può essere utile, altrimenti, sacrificando la progettazione, si sacrifica la qualità dell’opera. Eppure bastava far riferimento alle passate esperienze per verificare come l’appalto integrato abbia prodotto, nella gran parte dei casi, enormi conteziosi tra imprese e stazioni appaltanti, opere incompiute e risultati del tutto deludenti”.
“È chiaro - conclude il Presidente degli Architetti PPC - che questo nuovo Codice risente del mancato recepimento di proposte avanzate dai professionisti che quotidianamente operano sul campo. Ascoltarli avrebbe sicuramente suggerito, tra l’altro, che i risultati non si misurano solo sulla quantità, ma sulla qualità delle Opere pubbliche: purtroppo, non sarà così.”
Ndr. Articolo in aggiornamento
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Alla luce dei lavori di definizione del nuovo Codice dei Contratti Pubblici, con questo topic intentiamo raccogliere tutti gli approfondimenti e le notizie riguardante questo importante testo unico della normativa italiana.
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