Pavimento in resina: vizi e criteri di accettazione
I pavimenti in resina sono considerati manufatti artigianali, pertanto i criteri di accettazione dell'opera finita devono riflettere questa caratteristica. La norma UNI 10966 dedica un intero capitolo ai criteri di collaudo e accettazione di un sistema resinoso. Di seguito, un articolo che fornisce un inquadramento generale sull'argomento.
Pavimentazioni in resina: i principali strumenti normativi e informativi di riferimento
Per chi vuole progettare e realizzare un buon sistema resinoso per pavimentazioni, al giorno d’oggi, sono disponibili vari e importanti strumenti normativi e informativi, frutto di anni di lavoro e dedizione da parte di chi ci ha creduto fino in fondo con larga profusione di energie, tempo, pazienza (tanta) e soprattutto passione.
Le norme UNI 10966 e UNI 11835, le Linee Guida di CONPAVIPER, i corsi di formazione e i seminari tecnici svolti sul territorio, sono tutte preziose fonti di formazione e informazione miranti a rendere sempre più professionale e qualificato il settore. L’obiettivo ricorrente è di avere prodotti e sistemi che curino con sempre maggiore attenzione la tutela della salute di chi li applica e di chi ne usufruisce una volta in esercizio. Diventa quindi condizione imprescindibile un’armonica combinazione di capacità di scelta e progettazione del sistema più corretto in funzione delle esigenze del committente e di abilità e competenza nella fase di posa dei prodotti.
Le figure coinvolte sono partecipi dello sviluppo e caratterizzazione delle molteplici sfaccettature tecniche e pratiche, queste ultime mai disgiunte dalle prime come ben sa chi vive quotidianamente il cantiere di posa dei sistemi resinosi.
Mai come ora si presta assoluta attenzione alla reale soddisfazione dell’utilizzatore finale, un elemento difficile da parametrare spesso caratterizzato da influenze troppo soggettive. La rispondenza alle caratteristiche prestazionali minime in funzione della destinazione d’uso, spesso evidenti solo dopo un determinato periodo di utilizzo della pavimentazione, è ovviamente conditio sine qua non affinché un sistema resinoso sia accettabile, ma non sempre si rivela l’unico metro di giudizio per l’accettazione dell’opera, e probabilmente non risulta il più immediato. Come ben citato nella norma UNI 10966, non si dimentichi che i sistemi resinosi sono manufatti artigianali e come tali sono soggetti alle variabili intrinseche e ambientali durante la posa e l’indurimento. Fatta esclusione per quelle situazioni in cui si ricerca il sedicente difetto per motivi che vanno oltre la buonafede, può capitare che alcuni parametri di giudizio siano guidati da valutazioni emozionali o dettati dalla non conoscenza di alcune leggi fondamentali delle proprietà chimiche e fisiche dei materiali impiegati, alle quali non è possibile sfuggire.
Criteri di accettazione di un sistema resinoso secondo la norma UNI 10966
L’impatto estetico è sicuramente il primo fattore cui si presta attenzione, terreno insidioso perché risulta sempre piuttosto difficile capire quali siano le reali aspettative in tal senso dell’utente finale. L’artigianalità nell’esecuzione prima citata implica che ciascuna tipologia di sistema resinoso possa avere caratteristiche estetiche tipiche dovute alla metodologia di posa o al tipo di materiale utilizzato, dalle quali non si può prescindere. Su un sistema resinoso applicato a rullo non ci si deve sorprendere se si noteranno alcuni segnati di rullata.
Il capitolo 9 della UNI 10966 descrive i criteri di accettazione per ciascuna tipologia di sistema resinoso, incluso l’aspetto e la tipologia dei segni causati degli attrezzi di posa che possono essere visibili o quale grado di uniformità della finitura superficiale ci si deve aspettare. I sistemi a basso spessore possono non mascherare completamente le irregolarità della superficie del supporto, così come i sistemi multistrato realizzati con semine di aggregato potrebbero non presentare un grado di ruvidità uniforme in ogni suo punto. Sono caratteristiche proprie di quei sistemi, se la proprietà antipolvere di un film a basso spessore o la caratteristica antiscivolo di un sistema multistrato sono ovunque soddisfacenti, il sistema svolgerà il compito per il quale è stato progettato e realizzato.
La cosa ovviamente si complica quando si realizzano sistemi resinosi che devono avere anche un elevato effetto decorativo, situazione in cui la standardizzazione del risultato è quanto mai approssimativa e soggettiva. In mancanza di un campione di riferimento, spassionatamente consigliato, e a meno di situazioni eclatanti, potrebbe risultare difficile arbitrare in caso di una presupposta non conformità del risultato finale rispetto alle aspettative del cliente. Non entrerò pertanto in tale merito, perché qualsiasi disquisizione sarebbe incompleta o, peggio, errata o fuorviante.
La perfezione estetica assoluta non esiste, è una chimera, o per lo meno non l’ho mai incontrata. Ci saranno sempre un granello di polvere o una micro-ondulazione fuori posto. Nella realtà esistono situazioni in cui l’aspetto di un sistema resinoso, nonostante tutte le attenzioni prestate per mantenere pulito e isolato l’ambiente di posa, è influenzato dalla presenza di inquinanti inglobati negli strati di resina quali foglie, insetti, capelli, tracce di sporco, o piccole schivature chiamate “occhi di pernice” spesso dovute a presenza di inquinanti nel supporto o nell’ambiente. Se tali inestetismi non pregiudicano le caratteristiche tecniche del sistema resinoso, possono essere presenti in numero limitato che varia in funzione della destinazione d’uso e dell’ampiezza della superficie rivestita. La norma UNI 10966 riporta con dettaglio il semplice metodo di calcolo, ovviamente, e giustamente, più severo e restrittivo per i sistemi resinosi decorativi. Per la prima volta, nell’ambito dei sistemi resinosi, viene fornito uno strumento normativo di valutazione e accettazione in merito a tali inestetismi che in passato, troppo spesso, sono stati causa di interpretazioni piuttosto soggettive. Faccio caldo invito a chi mi legge pazientemente di dare un’occhiata al relativo capitolo 9.2 della norma UNI 10966. In realtà tutto il capitolo 9 merita un’attenta e accurata lettura, unico faro di riferimento riportante i principali criteri di valutazione, non solo estetici, che qui riassumo:
- Adesione al supporto e tra gli strati di resina: lo davo per scontato, ma meglio ricordarlo. Il sistema resinoso deve essere perfettamente aderente al suo supporto e gli strati di resina che lo compongono devono essere in perfetta adesione l’uno con l’altro. L’adesione del sistema deve essere totale, non sono ammissibili distacchi o rigonfiamenti localizzati.
I distacchi possono anche avvenire, dopo un certo lasso di tempo, a causa della presenza di umidità residua nel supporto o di risalita capillare dal terreno. Tali distacchi si presentano come piccoli rigonfiamenti a forma di bolla, il cosiddetto blistering. Mi sono spesso trovato di fronte a situazioni in cui le bolle erano molto sparse, di forma ridotta e in numero esiguo, non compromettendo di fatto le caratteristiche prestazionali del sistema resinoso. Il mio spassionato consiglio, in questi casi, è di mantenere sotto controllo l’evolversi della situazione e di non intervenire con riparazioni localizzate se non strettamente necessario; capita che la situazione rimanga stabile e non crei particolare fastidio nell’utilizzo della pavimentazione. Qualora il fenomeno del blistering fosse invece molto diffuso e consistente si dovrà mettere mano alla situazione.
- Segni degli attrezzi di posa: possono essere visibili, soprattutto controluce, leggeri segni quali rullate, spatolate eccetera, in funzione del tipo di sistema resinoso e del metodo di posa. I sistemi con finitura lucida rendono tali segni più evidenti rispetto alle finiture opache. Forse questo è il punto che più di tutti evidenzia come sia aleatorio il giudizio estetico di una spatolata: nel caso di un sistema decorativo c’è chi potrebbe lamentarsi che non è sufficientemente marcata, mentre lo stesso segno, in un sistema resinoso di una pavimentazione industriale, potrebbe essere considerato come una mancanza di perfezione. I materiali resinosi autoposanti non sono ancora stati inventati, un eventuale leggero segno dell’attrezzo di posa è un fatto del tutto normale e deve essere accettato.
- Disuniformità del colore: alcuni prodotti resinosi miscelati con leganti idraulici, principalmente i poliuretano-cementizi e gli epossi-cementizi, possono evidenziare leggere variazioni della tonalità cromatica dovute al processo di idratazione del cemento. Sono variazioni di minima intensità, tipiche della natura di questi prodotti.
Si devono anche valutare con molta attenzione gli strati di finitura resinosi realizzati con colori molto vivaci e brillanti, che sono a maggior rischio di avere un minor potere coprente rispetto ai classici colori più tenui. In tali casi è possibile notare aree della superficie con una tonalità cromatica sensibilmente diversa, normalmente più scura, in quanto il colore del sottofondo non è stato completamente nascosto. I sistemi multistrato, la cui mano di finitura viene applicata sulla semina a rifiuto di aggregato, o i sistemi a film a basso spessore sono più a rischio, ma anche le altre tipologie non ne sono completamente esenti. Può essere d’aiuto, in alcuni casi, applicare una preliminare mano di prodotto di colore bianco.
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