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Riscaldamento Globale: non c'erano città quando sulla Terra c'erano queste temperature

Il 2023 ha infranto ogni record: un aumento di temperatura senza precedenti ha accelerato la riduzione dei ghiacci e alimentato incendi devastanti, mentre disastri idrogeologici hanno colpito il globo. Questo articolo esplora come questi eventi drammatici siano il campanello d'allarme di un pianeta in crisi, invitandovi a scoprire le cause, le conseguenze e le possibili soluzioni di questa emergenza globale.

2023: l'anno del riscaldamento globale senza precedenti

Il 2023 si è distinto come l'anno più caldo registrato in oltre un secolo e mezzo, segnando un momento cruciale nella lotta contro il riscaldamento globale.

Analizzando i dati forniti dall'Unione Europea, si evidenzia che le temperature medie globali hanno raggiunto un incremento di 1,48 gradi Celsius rispetto ai livelli della seconda metà del XIX secolo.

Carlo Buontempo, direttore del Servizio di Cambiamento Climatico di Copernicus, ha sottolineato: "Non c'erano città, libri, agricoltura o animali domestici su questo pianeta l'ultima volta che la temperatura era così alta."

Temperature globali mensili confrontate con i livelli preindustriali
Temperature globali mensili confrontate con i livelli preindustriali (Source: Copernicus/ECMWF)

 

L'escalation del riscaldamento terrestre ha avuto manifestazioni evidenti.

Ad esempio, gli Stati Uniti hanno sperimentato la stagione degli incendi più distruttiva mai registrata, con oltre 18,21 milioni di ettari bruciati.

Si è osservata la formazione di meno ghiaccio marino attorno all'Antartide, sia in estate che in inverno, rispetto a qualsiasi periodo precedente misurato.

Inoltre, El Niño e La Niña, fenomeni climatici originanti nell'oceano Pacifico equatoriale, stanno mostrando cambiamenti significativi nel corso del tempo suggerendo che il 2024 potrebbe essere ancora più caldo.

Mentre sono fasi opposte dell'Oscillazione Meridionale El Niño (ENSO), e quindi non si verificano simultaneamente, le loro manifestazioni e frequenza stanno evolvendo in risposta al cambiamento climatico globale. El Niño si caratterizza per temperature superficiali del mare superiori alla media, che influenzano la circolazione atmosferica globale e portano condizioni più calde e secche in alcune regioni, come l'Asia e l'Australia. In contrasto, La Niña, caratterizzata da temperature inferiori alla media, tende a provocare più uragani nell'Atlantico Nord e condizioni più asciutte e calde nel sud degli Stati Uniti.

 Una ricerca recente suggerisce che questi fenomeni potrebbero manifestarsi con maggiore intensità e frequenza a causa del riscaldamento globale. Tuttavia, esiste ancora incertezza su come esattamente El Niño e La Niña si modificheranno e quali saranno le loro specifiche ripercussioni climatiche nel futuro. Questa evoluzione incerta, ma significativa, richiede un'attenzione costante da parte della comunità scientifica, poiché questi cambiamenti potrebbero avere impatti profondi e ampi sul clima globale e sui modelli meteorologici regionali.

Questo fenomeno è stato accompagnato da un significativo aumento dell'assorbimento di calore negli oceani dal 1990, secondo Sarah Purkey dell'Istituto Oceanografico Scripps.

La situazione è aggravata da fattori come l'eruzione del 2022 di un vulcano sottomarino vicino a Tonga, che ha immetto grandi quantità di vapore acqueo nell'atmosfera, trattenendo più calore vicino alla superficie terrestre. Questi eventi hanno contribuito all'innalzamento delle temperature.

Record di Temperature nel 2023

Secondo il servizio di monitoraggio climatico dell'Unione Europea, la temperatura media globale nel 2023 è stata di 1,48 gradi Celsius superiore rispetto alla seconda metà del XIX secolo. Questo aumento rappresenta il più alto incremento di temperatura registrato in circa 150 anni.

 

Un altro aspetto preoccupante riguarda le nevi dell'emisfero settentrionale

Uno studio pubblicato su Nature ha rivelato che quando una zona artica o montuosa supera una temperatura media invernale di -8 gradi Celsius, il manto nevoso inizia a diminuire rapidamente.

Justin Mankin, professore di geografia al Dartmouth College e co-autore dello studio, ha affermato: "Oltre quel limite, sembra che tutti precipitino giù da una scogliera."

La riduzione del ghiaccio e della neve nell'emisfero settentrionale, testimoniata da diversi studi e analisi scientifiche, presenta dati statistici allarmanti che evidenziano un fenomeno in rapida evoluzione a causa del cambiamento climatico. Secondo il National Snow and Ice Data Center, l'estensione del ghiaccio marino artico ha mostrato un trend decrescente del 13% per decennio dal 1979, un chiaro indicatore della rapidità con cui il ghiaccio si sta riducendo.

Inoltre, dati recenti rivelano che la copertura nevosa nell'emisfero nord ha raggiunto minimi storici, con una riduzione media di circa 1,6 milioni di chilometri quadrati dal 1967 al 2018.

Queste modifiche hanno un impatto diretto sui cicli idrologici.

Per esempio, le regioni che dipendono dallo scioglimento primaverile della neve per rifornire i bacini idrici stanno affrontando periodi di siccità più severi. La fusione anticipata dei ghiacci sta alterando i modelli di flusso dei fiumi, influenzando sia la quantità sia la tempistica dell'acqua disponibile per agricoltura, industria e uso domestico.

Aree dove il 2023 è stato più caldo o più freddo rispetto al valore di riferimento del periodo 1991-2020
Aree dove il 2023 è stato più caldo o più freddo rispetto al valore di riferimento del periodo 1991-2020 (Source: Copernicus/ECMWF)

 

Anche gli ecosistemi sono fortemente impattati.

La diminuzione della neve e del ghiaccio sta modificando le abitudini di specie animali chiave, come l'orso polare, il cui habitat naturale si sta restringendo drasticamente.

La perdita di ghiaccio marino nell'Artico sta avendo un impatto negativo sulla biodiversità, con specie che lottano per adattarsi a un ambiente in rapido cambiamento.

La riduzione del ghiaccio e della neve nell'emisfero settentrionale è quindi un campanello d'allarme per il pianeta, poiché evidenzia un cambiamento ambientale profondo con ripercussioni ecologiche, economiche e sociali di vasta portata.

Conclusioni: le previsioni non sono incoraggianti.

Sono purtroppo convinto che nel 2024 batteremo questi record negativi.

L'impegno delle nazioni sotto l'Accordo di Parigi del 2015, volto a limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi Celsius, appare oggi sempre più una sfida ardua, se non addirittura irrealizzabile, alla luce delle attuali tendenze delle emissioni di gas serra.

I dati del 2023, in particolare, forniscono una testimonianza inequivocabile e sconcertante del rapido cambiamento climatico e delle sue conseguenze drammatiche. Gli effetti di questo riscaldamento globale, che vanno dallo scioglimento dei ghiacci alla riduzione del manto nevoso, dall'aumento del livello del mare all'intensificazione degli eventi meteorologici estremi, hanno sollevato l'allarme per la salute e la sostenibilità del nostro pianeta.

Nel contesto di questa crescente crisi ambientale, appare chiaro che gli sforzi globali per ridurre le emissioni e mitigare gli impatti del riscaldamento globale devono essere intensificati. Ogni grado di riscaldamento che riusciamo a prevenire può significare la differenza tra la sopravvivenza e la distruzione di ecosistemi, economie e comunità umane. Il futuro del nostro pianeta dipende dalle azioni che scegliamo di intraprendere oggi. Tuttavia, l'attuale scenario politico sembra indicare un preoccupante disimpegno da parte dei governi e delle istituzioni, sia a livello nazionale che internazionale.

Al termine del COP28, ci si aspettava un rinnovato impegno politico verso l'ambiente, ma purtroppo, la situazione è ritornata a uno stato di apparente indifferenza.

Questo disinteresse non si limita solo ai governi al potere, ma si estende anche alle opposizioni, che sembrano non riconoscere l'emergenza climatica come una priorità.

Questa mancanza di attenzione politica è particolarmente frustrante, considerando che le questioni ambientali dovrebbero essere viste come più urgenti e importanti di molti temi di cronaca odierna, che spesso ricevono maggiore attenzione mediatica e politica.

Le parole di Carlo Buontempo, citate all'inizio dell'articolo, suonano come un monito che non può e non deve essere ignorato. Il fatto che tali avvertimenti non rientrino nell'agenda politica di molti paesi non fa che amplificare l'urgenza e la gravità della situazione.

È tempo che le questioni ambientali siano riconosciute come una priorità assoluta, non solo nella retorica politica, ma soprattutto nell'azione concreta.

La crisi climatica non è un problema del futuro, ma una realtà attuale con la quale dobbiamo confrontarci con determinazione e responsabilità collettiva.

Come editore di Ingenio confermo l'impegno nel cercare di portare all'attenzione del pubblico, tecnico e non, sia i dati allarmanti del cambiamento climatico, sia le innovazioni e le tecnologie che possono dare un contributo a questa che è la madre di tutte le battaglie del nostro secolo. Ma fin quando i nostri giornali e televisioni continueranno ad ignorare il problema, la sensazione è che la politica e la popolazione tenderà ad occuparsi più dei panettoni della Ferragni che della sorte del loro pianeta.


Fonti articolo:

  • "See How 2023 Shattered Records to Become the Hottest Year" di Raymond Zhong e Keith Collins, New York Times
  • "El Niño and La Niña, Explained" di The New York Times
  • "Evidence of human influence on Northern Hemisphere snow loss" di Alexander R. Gottlieb e Justin S. Mankin, Nature
  • "Climate Change Is Driving a Sharp Drop in Snow Levels, Study Finds" di Delger Erdenesanaa, New York TImes

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