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Venezia, patrimonio fragile a rischio? Analisi delle criticità e prospettive future per una maggior tutela

In questa intervista, il prof. Francesco Trovò (Università Iuav di Venezia) discute delle minacce e delle strategie di gestione che riguardano la città di Venezia e la sua Laguna - Patrimonio dell’Umanità UNESCO - offrendo un'analisi dettagliata delle principali criticità da affrontare nonché una panoramica sulle leggi nazionali e gli sforzi per preservare la città. Si parla anche del controverso "Contributo di Accesso" e dell'urgenza di affrontare la pressione turistica.

Venezia Patrimonio Unesco: chi è responsabile della custodia e tutela del sito

Professore, considerando la recente possibilità, poi fortunatamente scarta, di inserire Venezia nella Lista del Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO in Pericolo, vorremmo comprendere meglio qual è la gestione attuale del sito. Data la notevole fragilità che circonda il patrimonio veneziano e le diverse minacce che lo affliggono, potrebbe gentilmente spiegarci chi è oggi il responsabile della custodia e tutela di questo Patrimonio dell’Umanità?

Venezia è iscritta nella Lista dei siti Patrimonio dell'Umanità dal 1987. A questa iscrizione si aggiunge, un'altra data importante, quella del 2007, anno in cui è stato sottoscritto un Atto di Intesa tra una serie di soggetti che hanno un ruolo attivo all'interno del sito, tra cui alcuni uffici del Ministero della Cultura, la Regione del Veneto, la serie dei comuni oltre a quello di Venezia che si affacciano sulla Laguna, il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche e altri. Nell’Atto di Intesa, sottoscritto nel luglio 2007, il Comune di Venezia assunto il ruolo di referente del sito.

Da lì a pochi anni, nel 2012 per l'esattezza, è stato elaborato il primo Piano di Gestione del sito UNESCO di Venezia e la sua Laguna che ha visto sostanzialmente la partecipazione e il contributo degli enti facenti parte di questo gruppo, tecnicamente definito Comitato di Pilotaggio. La prospettiva di durata temporale del Piano di Gestione era di 6 anni, valido pertanto fino al 2018.

Il nuovo Piano di Gestione, già sollecitato dai dagli esperti UNESCO, è stato messo in agenda subito dopo il termine naturale di validità del primo documento, fatto salvo che a seguito di una serie di eventi, non ultimo l'acqua alta – la cosiddetta “Acqua Grande” del 2019 - e il periodo della pandemia, è in fase di elaborazione.

Il significato di questo strumento è quello di individuare sostanzialmente, a partire dai sei criteri di valore con cui Venezia e la sua Laguna sono iscritte nella Lista dei siti Patrimonio dell'Umanità, le principali minacce che possono caratterizzare il sito stesso per consentire, quindi, di individuare eventuali misure di mitigazione e contrasto. Devo dire che alcune di queste minacce sono state sostanzialmente contrastate e non è cosa da poco se pensiamo che l'ultima rete Reactive Monitoring Mission degli esperti UNESCO è avvenuta proprio l'indomani dell’Acqua Grande del 2019, ovvero nel gennaio del 2020. Gli esperti hanno potuto constatare che la città, anche grazie a finanziamenti statali, ha avuto la forza in pochissimo tempo di rialzarsi evitando un nuovo 1966, ovvero l'anno della Grande Alluvione. Di fatto, da lì a poco, nell'ottobre del 2020 sono state messe in funzione le paratoie del MOSE; da allora le paratoie si sono alzate 52 volte e che hanno protetto la città da inondazioni anche severe.

Le principali minacce per il patrimonio veneziano

Sinteticamente, può descriverci quali sono le minacce per il patrimonio veneziano?

Un tema che è stato fortemente indicato da UNESCO come una minaccia è quello dell'accesso e del transito delle grandi navi attraverso la laguna, in particolare attraverso il bacino di San Marco e il canale della Giudecca fino alla stazione marittima situata a San Basilio. Questa criticità è stata oggetto di una concertazione fra diversi Ministeri. Per mezzo di specifici strumenti di tutela che riguardavano proprio la compatibilità d'uso con questi specchi d'acqua, il problema in parte è stato arginato. In verità, su questa tematica persiste una volontà chiara da parte di UNESCO: tenere le grandi navi completamente al di fuori della Laguna. Questa soluzione purtroppo non è completamente accettata da tutti gli Enti che operano nella governance all'interno del sito, tant'è che si sta pensando ad un possibile transito con attracco a Porto Marghera attraverso il canale dei Petroli, così da consentire il trasporto dei passeggeri nella città antica.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore (Foto di Andrea Dari)

La grande vera minaccia che oggi caratterizza la città antica di Venezia è quella della pressione turistica. Durante la pandemia, per ovvie ragioni, si ha avuto un sensibile calo di turisti e in realtà è stata la stessa pandemia a mostrare a tutto il mondo come la città fosse molto orientata rispetto a questa attività produttiva. La sua “monocoltura turistica”, così definita all'indomani dell’emergenza, è riemersa in modo evidente nei numeri che ovviamente sono tornati a salire una volta cessata la pandemia. La pressione turistica, o “monocultura turistica”, che caratterizza la città di Venezia genera una concausa di fenomeni, primo fra tutti l'espulsione dei cittadini residenti per un effetto di innalzamento del valore di mercato che risponde di conseguenza alla domanda turistica. Pertanto, si è dato maggior spazio a strutture ricettive - per il pernottamento o la ristorazione - nonché allo sviluppo di attività commerciali a supporto dell’attività turistica. Altre motivazioni rispetto a questo fenomeno, possono essere ricercate anche non solo, forse in quota minore, nella specificità della città che comunque offre opportunità di lavoro prevalentemente nel settore turistico e culturale, avendo perso capacità attrattiva in altri ambiti produttivi.

Un altro tema legato al set di minacce per la città riguarda la sua difesa dagli effetti del Cambiamento Climatico.
Il più grande pericolo per Venezia è sicuramente rappresentato dall'incremento dal livello del mare, pericolo che in qualche misura per i prossimi decenni potrà essere contrastato dal sistema delle dighe mobili dal MOSE, non senza alcune perplessità o comunque criticità di fondo che dovranno essere risolte, prima fra tutte il tema della governance.

Molto dipenderà dalla definizione del soggetto di Autorità della Laguna che soggetto che operativamente dovrà coordinarne la gestione come sistema e in particolare il funzionamento e la manutenzione del MOSE. Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda i costi che questo sistema porta con sé, ed infine, il fatto che il sistema Venezia è inscindibile rispetto la Laguna. A riguardo, è bene ricordare che l'azionamento delle dighe inevitabilmente interrompe, o comunque altera, questo rapporto perché si viene a creare una barriera artificiale tra lo specchio della Laguna e il Mare Adriatico, con effetti sia sull'ecosistema che sul funzionamento del Porto.

Oltre a queste criticità di fondo, permane la seria minaccia dall’incremento del livello del mare. Su questo ci sono delle stime dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul Cambiamento Climatico) che aprono a scenari poco incoraggianti e ci si domanda sull'attuale efficacia del sistema delle paratie mobili difronte a un consistente e continuo innalzamento del livello del mare. Il problema del Cambiamento Climatico per Venezia, se lo si guarda sotto questo punto di vista, è un problema che desta molta preoccupazione in uno scenario a medio periodo.

È chiaro che la serie di minacce e di rischi connessi al Cambiamento Climatico riguarda anche altri aspetti, come per esempio l’intensificarsi delle precipitazioni e la manifestazione di eventi climatici violenti.

Il cambiamento dei parametri di umidità e temperatura influiscono molto sul patrimonio culturale veneziano. Ad essi si sommano anche ad altri aspetti, che se volete sono secondari, ma che riguardano ad esempio il tema della riduzione delle emissioni di CO2, il tema dell’approvvigionamento da fonti di energia rinnovabile e dell'efficientamento energetico degli edifici. È pur vero che rispetto al raggiungimento degli obiettivi posti dall'Europa al 2030 e al 2050 sulla riduzione delle emissioni, per ciò che riguarda il patrimonio culturale sicuramente si andrà deroga. Non si può pensare che sulle spalle dell'edilizia storica del patrimonio culturale veneziano gravino obiettivi che dovrebbero in primis riguardare il resto del patrimonio costruito.

Nella gestione di un sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità, UNESCO fornisce un suo supporto diretto?

UNESCO fornisce la sua competenza sotto il profilo culturale e tecnico, tendenzialmente valuta e monitora i dati che gli vengono trasmessi. Non impone adempimenti amministrativi obbligatori, l’Organizzazione fornisce suggerimenti e indicazioni… per dirla in maniera semplice agisce in “Soft Law”, ovvero in modo indiretto. UNESCO mette a disposizione competenze culturali e tecniche, ma non definisce delle norme ineludibili e non supporta economicamente i siti che ha iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale.

Suggerisce inoltre agli Stati membri di avviare confronti continui con il World Heritage Center di Parigi. Confronti che si materializzano, come anticipato, in monitoraggi dello stato di conservazione del sito coadiuvati da altri documenti di approfondimento che si chiamano Heritage Impact Assessment che dovrebbero, come dire, valutare l'impatto di certi progetti che si vogliono realizzare sul sito, anche se di portata minore, in modo tale da esercitare una sua influenza benché sia solo di natura culturale e di indirizzo.

Gestire il Patrimonio Mondiale Culturale
L’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, in collaborazione con UNESCO, ICOMOS, ICCROM e IUCN nell’ambito del Progetto World Heritage LAB finanziato dalla Legge 77/2006, ha realizzato la traduzione in italiano del manuale “Managing Cultural World Heritage” (Gestire il Patrimonio Mondiale Culturale). Il manuale rappresenta un utile strumento di supporto per gli Stati membri nell’elaborazione del Piano di Gestione e nell’adempimento degli obblighi derivanti dalla Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale, adottata dall’UNESCO nel 1972. >>> SCARICA IL DOCUMENTO

Venezia, vista del Ponte dei Sospiri (Foto di Andrea Dari)

Leggi e misure per la tutela e conservazione di Venezia

Quali leggi e misure specifiche ha implementato lo Stato italiano per la tutela e la conservazione di Venezia e quali sono stati gli impatti di tali iniziative sul suo stato attuale? Inoltre, quali sono le possibili conseguenze politiche, nazionali e internazionali, se un domani Venezia venisse effettivamente inserita nella Black List dei Patrimoni UNESCO in pericolo?

In Italia, la già citata Legge 20 febbraio 2006, n. 77 recante “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ‘lista del patrimonio mondiale’, posti sotto la tutela dell'UNESCO” prevede finanziamenti annuali per sostenere progetti specifici relativi a questi siti, principalmente focalizzati su analisi e monitoraggi circa lo stato di conservazione. In generale, mira a garantire la conservazione e la valorizzazione di tali siti di importanza globale.

Per la salvaguardia di Venezia lo Stato Italiano ha innescato anche una serie di processi virtuosi attraverso l’emanazione di una serie di leggi speciali per la città lagunare, tra queste non dobbiamo dimenticare la Legge 16 aprile 1973, n° 171 “Interventi per la salvaguardia di Venezia” (la prima Legge Speciale per Venezia), la quale tentava di affrontare in maniera organica le diverse problematiche legate alla salvaguardia della città lagunare ponendole come problema di interesse nazionale. Ricordiamo che il 4 novembre 1966 Venezia fu colpita da una terribile alluvione. In quella occasione la marea arrivò a 194 cm.

La legge ha determinato lo stanziamento di numerosi finanziamenti definendo competenze diverse tra Stato, Regione e Comune e definendo una serie di nuovi soggetti di governance. Tra le altre misure, fondi assegnati alla Regione del Veneto dalla Legge Speciale per Venezia hanno consentito di avviare concretamente una radicale azione di disinquinamento e risanamento della Laguna. Per gestire poi la complessa mole di informazioni tecniche dei numerosi interventi finanziati con i fondi della Legge Speciale, la Regione del Veneto ha realizzato un catasto informatizzato, in collaborazione con Arpav, che tutt’oggi raccoglie le informazioni relative agli interventi finanziati dalla Legge Speciale all’interno del Bacino Scolante.

Molto altro è stato messo in campo sul tema della gestione morfologica della Laguna, sul restauro degli edifici pubblici e privati, sulla messa in atto delle misure di difesa locale, di pulizia e consolidamento dei canali e delle sponde urbane.

C’è infine un’altra legge importante da ricordare, ossia la Legge nr. 798 del 1984 “Nuovi interventi per la salvaguardia di Venezia”. Questa legge prevedeva un supporto economico ai cittadini che desideravano restaurare le proprie case a Venezia. In cambio del contributo economico, i proprietari erano tenuti a impegnarsi a non vendere gli immobili. Questa legge ha paradossalmente portato a un aumento incontrollato del valore immobiliare a Venezia.

La prospettiva che Venezia possa essere elencata nella lista nera dei Patrimoni dell'UNESCO in pericolo non deve essere mai sottostimata. Questa eventualità potrebbe avere un impatto significativo sulle scelte e sulle misure adottate dallo Stato Parte, declinato in Governo centrale, Regione e Comuni perché verrebbe di fatto visto come giudizio negativo sulle misure messe in campo per garantire la tutela del Sito.

Contributo di Accesso a Venezia: misura efficace per limitare la pressione turistica?

Cosa ne pensa della recente approvazione da parte della giunta comunale del cosiddetto "Contributo di Accesso", il provvedimento che fissa le linee guida per l’introduzione di un nuovo sistema di gestione dei flussi turistici, con la definizione di principi generali, esclusioni, esenzioni, controlli e sanzioni? Azione efficace o cura palliativa alla pressione turistica?

Come già presente in molte altre città italiane, anche Venezia ha una sua tassa di soggiorno che viene applicata ai turisti pernottanti. La recente introduzione della cosiddetta “tassa di sbarco” è una misura che è stata introdotta prima della pandemia, che inevitabilmente è molto complessa per la sua applicazione, essendo diversi i fruitori della città, ed essendo provenienti da diversi punti di accesso alla stessa.

Il contributo che può derivare da questa “tassa di sbarco” è alternativo alla tassa di soggiorno, e comunque inferiore, in termini assoluti, a quello che già viene introitato nelle casse del Comune attraverso la corresponsione di tale tassa. Io credo che al di là delle difficoltà applicative, questa tassa alimenterà la discussione sul fatto che pagare per visitare Venezia significa equiparare la città a un museo, a fronte dell'obiettivo imprescindibile di mantenere invece Venezia una città viva. D’altro canto, c'è ancora una buona parte dell'opinione pubblica che vede questa misura come l'avvio di un processo per regolamentare l'affluenza turistica e questo avrebbe, secondo l'amministrazione comunale di Venezia, il beneficio di consentire di decongestionare la città in alcune giornate dell’anno in cui le presenze sono particolarmente significative.

Per limitare la pressione turistica, a mio avviso bisogna investire maggiormente sul potenziamento di altre attività produttive oltre a quella turistica e culturale, e su politiche di sostegno alla residenza che oggi purtroppo soccombono alle logiche di mercato. Ad esempio, molti Veneziani hanno venduto la loro casa, o l'hanno messa in affitto, e sono andati a vivere a Mestre. Ritengo necessario quindi regolamentare i cambi d'uso, tassare – se necessario anche pesantemente - i proprietari di case che vogliono ricavare un profitto dai beni che per loro fortuna si trovano ad avere in questa bellissima città.

Alle politiche di sostegno alla residenza, dovrebbero essere correlate delle altrettante politiche di sostegno di alcune attività artigianali che ad oggi stanno via via scomparendo perché maggiormente legate al concetto di residenzialità. La politica di regolamentazione di tassazione sugli arrivi credo che possa ritenersi assolutamente inefficace se non è al contempo accompagnata da una politica sociale della residenza e da una politica di sostegno alle attività ad essa correlata. È ovvio che, come impietosamente dimostrano certi numeri, che la residenza locale nel cuore di Venezia rischia di scomparire. Venezia necessita di un set di politiche e di misure che siano in grado di gestire la complessità di questi processi.

Venezia, vista della Piazza San Marco (Foto di Andrea Dari)

È impensabile lavorare solo sul fronte del turismo se al contempo non si lavora sul fronte della residenza e sul fronte del supporto alle attività non legate al turismo. A tal proposto un contributo potrebbe derivare dalla politica avviata dalle Università veneziane e dal Comune di Venezia per incrementare il numero di studenti e il numero di alloggi per consentire loro di risiedere in città. Il progetto Venezia città Campus potrebbe essere molto utile da questo punto di vista.

Se non abbiamo questo approccio olistico, la città di Venezia probabilmente nel giro di pochi anni è destinata a diventare un luogo, una meta, una destinazione turistica e nulla più.

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