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Alessio Lupoi: le prove di indagine sui ponti in CAP sono affette da criticità

Intervista ad Alessio Lupoi, Professore dell’Università la Sapienza di Roma, durante l’evento organizzato dal Consorzio FABRE, insieme ai media partner Ingenio e CNI, il 9 febbraio 2023, presso l’Orto Botanico di Padova. Abbiamo parlato di priorizzazione dei controlli, di indagini speciali e affidabilità delle stesse, tutto ciò per i ponti precompressi a cavi scorrevoli.

Tantissime opere, necessario priorizzare gli interventi sui ponti in CAP

«Le linee guida del Consiglio Superiore dei lavori pubblici sui Ponti esistenti prevedono l'esecuzione per i ponti in cemento armato precompresso a cavi scorrevoli l'esecuzione di indagini speciali. queste indagini speciali sono volte a individuare il tracciato di cavi e localizzare la presenza di eventuali difetti.
La principale criticità è rappresentata dall'elevato numero di opere, direi elevatissimo numero di opere e, soprattutto, di elementi in cemento armato precompresso da cui le opere sono costituite. Si stima che possono essere centinaia di migliaia. Per tale ragione la vera criticità che oggi noi abbiamo è quella di andare a priorizzare quelle opere per le quali è necessario eseguire le indagini speciali nel breve termine rispetto a quelle per cui possono invece essere posticipate.»

E’ quanto ha affermato Alessio Lupoi, Professore dell’Università la Sapienza di Roma, durante l’evento organizzato dal Consorzio FABRE, insieme ai media partner Ingenio e CNI, il 9 febbraio 2023, presso l’Orto Botanico di Padova. L’evento era una Giornata di Studio sulle Nuove tecniche e recenti esperienze sulle ispezioni speciali di ponti e viadotti esistenti.

Considerare la robustezza come parametro di valutazione

E prosegue «questa idea di pianificazione è comunque inserita nella normativa vigente, che però si limita a dire di privilegiare le opere degli anni 60 e 70 e le opere con evidente stato di degrado.
Ecco queste indicazioni devono essere corredate da qualche maggiore considerazione relativa alla robustezza delle opere, perché da sole non sono sufficienti per andare a individuare quella sottoclasse da cui cominciare.
Se invece andiamo a considerare anche altre caratteristiche e, in particolare, la robustezza, ovvero andando a privilegiare le opere che sono caratterizzate da una certa fragilità strutturale, e qualche altro indicatore che stiamo studiando, è possibile divenire a quella pianificazione delle indagini speciali che consentirà negli anni prossimi di effettuare prima le indagini speciali sulle opere che più necessitano di attenzione e, successivamente, in una seconda fase, fra qualche anno, quelle per le quali invece questa non è un’urgenza.

Dopo l’indagine speciale proseguire il monitoraggio

«Le indagini speciali devono essere eseguite su tutte le opere, seguendo però un criterio di priorizzazione, cominciando da quelle che sono costruite negli anni 60 e 70, in cui sono presenti i segni manifesti di degrado, e poi quelle che sono più fragili. Una volta eseguite queste indagini speciali è però opportuno procedere e installare un qualche sistema di monitoraggio.
L’indagine speciale costituisce un tempo zero di conoscenza dell’opera. Dopo questo "tempo zero" con un sistema di monitoraggio, anche semplice, di facile installazione e poco costosi, che oggi sono disponibili, si può continuare a monitorare l'evoluzione nel tempo dello stato di salute dell’opera.
Inoltre il monitoraggio è anche utile installarlo su tutte quelle opere sulle quali non possono essere eseguite indagini speciali sin da oggi, perché il numero e l'onoresità è troppo elevata. Installando il sistema di monitoraggio si può capire se le opere nel tempo mostrano segni di affaticamento».

Tenere conto dell’affidabilità delle prove

C’è un problema di affidabilità dei metodi di indagine e prova, eco quello che riferisce il prof. Lupoi: «Sin da oggi, per svolgere le indagini speciali, ovvero investire lo stato di salute dei cavi in precompresso ed eventualmente indagare la presenza di corrosione sono oggi disponibili delle prove. Queste prove, principalmente indagini tomografiche, indagini videoendoscopiche, saggi diretti e prove di rilascio, sia dell’acciaio, che rilascio tensionale e prove di durezza per caratterizzare la resistenza meccanica del materiale, sono però tutte ancora affette da criticità e così quindi l'interpretazione dei risultati e di utilizzo degli stessi nelle valutazioni di sicurezza.»

L’evoluzione c’è, come sottolinea il prof. Lupoi: "molti passi avanti sono stati fatti rispetto a solo due anni fa ma ancora abbiamo un’attività sperimentale da eseguire, e che in effetti stiamo eseguendo.»

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