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Ambiente confinato: quando un rischio non valutato diventa una emergenza

Nell'articolo si descrive l'importanza di attuare misure di prevenzione e di protezione per garantire la sicurezza negli spazi ristretti, dall'elaborazione di un piano specifico alla gestione corretta di un'eventuale emergenza.

Prevenzione e protezione per la sicurezza negli spazi stretti

Tutto accade in pochi minuti, specialmente quando quei minuti sono trascorsi in uno spazio ristretto dove non c’è aria respirabile oppure c’è una reale difficoltà di raggiungere facilmente lo spazio esterno. Gli spazi confinati sono spesso soggetti ad una diminuzione immediata della quantità di ossigeno nell’aria per la presenza di inquinanti e/o sostanze tossiche e, dopo soli tre o quattro minuti senza ossigeno, è possibile subire danni cerebrali o addirittura morire.

Non dovrebbe sorprendere, quindi, che gli spazi confinati siano la principale causa di incidenti mortali multipli o cosiddetti “a grappolo” sul posto di lavoro, motivo per il quale è indubbiamente importante, a prescindere dalla normativa vigente, prendere ulteriori misure di prevenzione e protezione per garantire la sicurezza negli spazi ristretti.

È oramai un racconto ricorrente e ripetitivo quello di quanto accade: un lavoratore entra in uno spazio ristretto, il più delle volte per semplice manutenzione o per una riparazione ordinaria, e qualcosa all’interno accade.

Il lavoratore, chiamato dall’esterno non risponde più, perdendo coscienza o svenendo o non riuscendo più ad uscire, così il suo preposto o i suoi colleghi si preoccupano. Dunque, uno di loro si affaccia all’interno e non percependo alcun rischio evidente, entra nello spazio confinato per aiutare il collega, non pensando anche lui di essere vittima della stessa fonte di rischio e di perdere così anche lui coscienza. Sfortunatamente, questo scenario è quello ricorrente e troppo comune, diverse statistiche mondiali riferiscono che il 60% delle morti nello spazio confinato sono di "aspiranti" soccorritori che entrano in uno spazio confinato senza mettere a fuoco la situazione, non comprendendo il reale pericolo all'interno.

 

(Crediti della foto: Gianluca Giagni)

  

Si deve tenere sempre presente che, se lavorare in un ambiente confinato significa essere preparati, per aiutare qualcuno che si trova al suo interno, si deve avere anche un maggiore addestramento, legato alle proprie reazioni di fronte ad una fonte di rischio. Non bisogna agire d’istinto e devi essere preparato con un piano di emergenza e di soccorso che tenga conto non solo di tutti i fattori interni ed esterni all’ambiente, ma anche delle attività lavorative in fase di svolgimento. Tutto questo deve essere preventivamente studiato e non può essere frutto di una standardizzazione ma di una analisi preliminare meticolosa e puntuale.

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L’articolo vuole evidenziare come Sicurezza e Comunicazione siano due temi inscindibili all’interno di un cantiere. Infatti, è fondamentale migliorare il processo di comunicazione della sicurezza in questi luoghi di lavoro.

    

Elaborazione di un piano specifico per attività svolte in spazi confinati

Quando si elabora un piano specifico per le attività in spazi confinati, tuttavia, è necessario pensare più in grande di quanto previsto per un ambiente lavorativo “ordinario”; infatti, in questi casi ogni fonte di rischio “tradizionale” può causare danni non controllabili proprio per la specificità dello spazio.

Il primo passo nella gerarchia della sicurezza dovrebbe essere quello di eliminare completamente la fonte di rischio e nel nostro caso significherebbe proprio capire, come anche previsto dal D.Lgs.81/08 , se l’intervento o la lavorazione può essere svolta in modo alternativo senza dover entrare nell’ambiente confinato utilizzando nuove tecnologie o videocamere manovrate a distanza.

Ma quali sono gli step preventivi che si devono effettuare per garantire che gli ingressi negli spazi confinati siano sicuri e che i lavoratori siano preparati in modo idoneo in caso incontrino un pericolo di vita?

 

(Crediti della foto: Gianluca Giagni)

  

Step preliminari all’accesso in ambiente confinato

Prima che i lavoratori entrino in uno spazio confinato, è necessario svolgere in modo attento e meticoloso la valutazione dei rischi esaminando innanzitutto l'ambiente al suo interno, la modalità di accesso per la posizione e le dimensioni dell’ingresso, verificando le fonti energetiche presenti e le potenziali sostante chimiche, oltre che l’eventuale presenza di punti di blocco.

In particolare, contrariamente a quanto svolto per una mera valutazione dei rischi in relazione alle attività svolte, in questo caso si deve sempre considerare in che modo un rischio possa trasformarsi in questo ambiente in una situazione incontrollabile e diventare improvvisamente una emergenza.

Non sempre si può con misure di protezione collettiva e individuale minimizzare il danno conseguente in ambienti confinati. Dopo aver controllato e preparato le attrezzature di lavoro, formato e addestrato il personale all’utilizzo dei DPI , si deve sempre monitorare l'atmosfera interna da un luogo sicuro e certamente esterno all’ambiente stesso.

Innegabilmente è un ambiente particolare dove le condizioni sono mutevoli non solo dal punto di vista delle criticità legate alla regolare respirazione, ma anche connesse a tutti quei fattori conseguenti alle singole lavorazioni che si svolgono all’interno. Ogni singola attività, con tutti i suoi rischi connessi, si sviluppa in uno spazio dove può causare conseguenze inaspettate che andrebbero preventivamente valutate, definendo alternativamente modalità di esecuzioni differenti. Una volta che ci si avvicina allo spazio confinato e si inizia il prelievo dei campioni d’aria, si devono prendere in considerazione alcuni aspetti critici come la stratificazione dei gas, che avviene in base alla propria densità.

   

(Crediti della foto: Gianluca Giagni)

   

La stratigrafia dei gas: cosa sapere?

I gas tossici che si incontrano comunemente in spazi ristretti hanno un tipico schema di stratificazione. Ad esempio, l'idrogeno solforato (H2S) si deposita sul fondo: è un gas più pesante dell'aria avente densità superiore a 0,8 rispetto all’aria stessa. Contrariamente il monossido di carbone (CO), che è leggermente più leggero dell'aria, tende a depositarsi a mezz’altezza in ambiente chiuso, mentre il metano tende a salire in alto.

Un altro aspetto fondamentale in fase preventiva è prendere in considerazione la presenza della corrente d'aria o di una ventilazione naturale. Di conseguenza in fase di campionatura, prima di accedere nell’ambiente confinato, si potrebbe trovare un valore di H2S diverso e non veritiero rispetto alle condizioni effettive interne; dunque, si avrebbero delle letture sul rilevatore di gas corrette, ma non rispondenti al vero. È probabile che stia rilevando quel gas a un livello diverso. Questi primi step possono essere una valida guida iniziale ad una valutazione su cosa poter e non poter fare in un A.C. (ambiente confinato).

 

Ogni spazio confinato è un caso a sé

Partiamo con un inciso: “non esistono due spazi confinati uguali”. Però tutti hanno il potenziale di nuocere alla salute dei lavoratori se non si identificano, monitorano e controllano le fonti di rischio al suo interno, il che significa che è necessario assicurarsi che tutto il personale abbiano le attrezzature giuste per svolgere il lavoro.

 

La comunicazione di fronte all'incapacità di comunicare

Una volta che si conoscono i rischi all'interno di ogni spazio confinato, i preposti ai lavori, o più genericamente tutti i supervisori nella catena della sicurezza, devono assicurarsi che tutti i lavoratori (compresi gli appaltatori) comprendano le fonti di rischio dello spazio e che dispongano degli strumenti di sicurezza, dei dispositivi di protezione e dei mezzi di comunicazione di cui hanno bisogno. Una strategia di monitoraggio sicuro degli spazi confinati richiede un grande lavoro di squadra. Non è sufficiente verificare i rischi legati alla presenza solo di gas e di aria respirabile, da svolgere preventivamente all’accesso all’ambiente confinato; ma si deve avere un monitoraggio continuo anche durante le attività da un addetto o più addetti che si trovino in prossimità dell’ingresso.

In alcuni casi, un addetto può monitorare più spazi confinati, monitorando l'atmosfera attraverso un sistema elettronico che costantemente trasmetta i dati all’esterno e comunicare con tutti i lavoratori che si trovano all’interno attraverso un sistema di comunicazione il più delle volte cablato. La preoccupazione è che l'atmosfera all'interno possa cambiare rapidamente e inaspettatamente.


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Nel pdf è presente:
- Le modalità di comunicazione
- Il monitoraggio continuo
- Formarsi ad un piano complesso nello spazio confinato
- Fase di allarme
- Fase di Recupero
- Fase di trasporto

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