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Architettura biofilica: storia, elementi principali e vantaggi nella progettazione

Un focus sull'architettura biofilica, dalle origini, passando per le sue applicazioni, gli elementi principali su cui si basa e i vantaggi in termini di benessere ed equilibrio psicofisico degli ambienti progettati.

Cosa significa Biofilia

L’architettura biofilica è una disciplina votata a nutrire la propensione innata dell’uomo a rigenerarsi sia fisicamente che psicologicamente vivendo in ambienti confinati arricchiti con elementi naturali, i quali non si limitano a piante e animali ma includono anche energia, materiali, immagini, proporzioni e relazioni. Questi componenti sono in grado di agire contemporaneamente sui cinque sensi, evocando emozioni positive e creando ambienti in cui viene spontaneo rilassarsi e recuperare energie.

La biofilia è una forma innata di attrazione, inconscia e istintiva, degli esseri umani verso altri esseri viventi e per la natura in generale. Si tratta un fattore fondamentale della nostra storia evolutiva, nella quale la sopravvivenza quotidiana è stata garantita per il 99% della storia dalla protezione e dall’uso delle risorse disponibili grazie ad attività “spontanee” come agricoltura caccia ed agricoltura, entrambe concesse dalla natura. A partire dalla rivoluzione industriale si è avviato un processo di densificazione dei centri abitati, che negli ultimi anni si sta ulteriormente sviluppando stabilendo nel contempo una distanza sempre maggiore tra noi esseri umani e la natura selvaggia. Questa situazione sta affievolendo il rapporto atavico che l’uomo ha storicamente stabilito con la natura a scapito della sensazione di comfort, benessere e riparo che essa ci può offrire.

La propensione biologica a trovare conforto e a rigenerarsi in presenza di elementi naturali può essere recuperata e rinforzata “allenandola” in diversi modi, cominciando con la ri-sincronizzazione dei nostri i ritmi di vita con quelli della natura, passando per la realizzazione di ambienti di vita “biofilici”.

Dal punto di vista etimologico il termine biofilia fu coniato per la prima volta nel 1964 dallo psicoanalista e filosofo Erich Fromm per descrivere l'orientamento psicologico degli esseri umani ad essere attratti da tutto ciò che è vivo e vitale. Il concetto fu poi ripreso negli anni 80 dal biologo Edward O. Wilson che è giunto a definirla “l'innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”.

Ma sono tanti i filosofi che hanno sostenuto questa teoria nel corso della storia, tra i quali uno dei primi fu il filosofo romano Seneca, che considerava la natura come un luogo adatto a soddisfare i bisogni della specie umana e capace di fornire all’uomo tutto ciò che gli occorre per sopravvivere. Egli riteneva che la natura avesse attribuito all’uomo un ruolo privilegiato rispetto agli altri esseri viventi e che l’uomo fosse nato per cose già preparate, ma il più delle volte lui stesso le rende difficili. In questo pensiero si può trovare una denuncia profetica verso il consumismo e verso l’allontanamento dalla natura che si sta verificando al giorno d’oggi.

 

Come si coniuga nella progettazione

L’uomo si relaziona con l’ambiente costruito nella stessa modalità con cui si rapporta con quello naturale, ma nel mondo contemporaneo gli ambienti di vita vengono realizzati con canoni e materiali sempre più lontani da quelli del mondo naturale.

La progettazione biofilica cerca di ripristinare le condizioni per sviluppare ed alimentare la propensione biologica insita in ognuno di noi a sperimentare un maggiore livello di benessere e a rigenerarci in presenza di elementi naturali, che non si limitano a piante e animali, ma che interessando anche materiali, immagini, proporzioni e relazioni.

Non possiamo dimenticare che il 99% della storia umana rappresenta una evoluzione adattativa al mondo naturale, mentre oggi viviamo per più del 90% del nostro tempo in ambienti artificiali sostanzialmente antropocentrici.

Nonostante questo l’essere umano rimane programmato biologicamente per vivere immerso nella natura e riconosce istintivamente ciò che rappresenta il meglio per sé. Ad esempio esso percepisce in maniera più immediata e piacevole le forme di energia analoghe a quelle che arrivano dal sole, fonte di energia naturale per eccellenza, come il calore radiante o la luce variabile nel corso dei giorni e delle stagioni, mentre la maggior parte dei nostri ambienti è riscaldato per convenzione e illuminato in maniera statica.

Inoltre al giorno d’oggi si tende a progettare privilegiando il senso della vista, dimenticando che le esperienze emozionali che ci fornisce la natura provengono dall’uso dei 5 sensi (es. suoni, profumi, sensazioni tattili dei materiali naturali). Si pensi ad esempio all’impiego del legno di cirmolo negli arredi e nei rivestimenti interni, i cui oli essenziali e le sui resine sono in grado di stabilizzare il ritmo cardiaco e favorire la respirazione durante il sonno.

Lo scopo del design biofilico è creare spazi pregni di esperienze emozionali istintive positive. Non basta la presenza diffusa di piante, o solo anche una immagine artificiale che le ricorda, per creare un ambiente stimolante da questo punto di vista, perché se attorno ad esse viene riprodotto un ambiente sterile e disconnesso, copiando materiali naturali o “sterilizzandoli” sotto strati di finiture artificiali, il loro effetto viene minimizzato.

Secondo questa disciplina gli edifici e gli spazi di vita vanno progettati stabilendo una relazione equilibrata tra SPAZIO, FORMA e MATERIALI. Esistono ad esempio forme più emozionali di altre: Frank Lloyd Wright usava angoli a 30° o a 60° perché mutuali dalla natura, oltre a utilizzare come elementi decorativi le trame dei materiali naturali. La sua famosa casa sulla cascata e le altre sue ville costruite immerse nella natura manifestano la sua volontà di ricercare una fusione tra architettura e ambiente circostante, aprendo visivamente gli ambienti verso l’esterno.

Anche Antoni Gaudì ricercava nei suoi progetti un legame speciale con la natura, assumendola come guida nella definizione delle sue forme uniche, sempre diverse l’una dall’altra, con il risultato di una architettura sempre accogliente. Un esempio tra tutti è la facciata della Sagrada Familia che sembra realizzata con le ossa di uno scheletro, con la navata centrale composta da colonne che ricordano alberi frondosi.

 

Quali sono gli elementi progettuali fondamentali

La progettazione biofilica, secondo Stephen R. Kellert che l’ha teorizzata in modo sistematico nel libro “Biophilic Design: the theory, science and practice of bringing buildings to life”, si basa su 6 elementi principali.

Il primo, forse più immediato, sono le caratteristiche ambientali che si traducono nella presenza di piante ed animali domestici, la vista di elementi naturali dalla finestra o la presenza di un giardino/terrazzo o di un giardino di inverno, l’uso dell’acqua e l’impiego di materiali naturali. Questi ultimi sono capaci di regalarci emozioni istintive che interessano tutti i nostri sensi e in questo modo risultano capaci di connetterci direttamente con la natura.

Un secondo elemento progettuale è l’impiego di forme e proporzioni mutuate dalla natura stessa, le quali non risultano mai perfettamente ortogonali e sembrano “apparentemente” irregolari : in realtà seguono leggi di accrescimento quali la proporzione aurea o più in generale i frattali.

La natura in questo modo diventa un riferimento armonico, che si può prendere come misura anche nella definizione delle gerarchie spaziali e dei collegamenti tra spazi e volumi. Questi ultimi poi vanno illuminati seguendo le regole e la qualità della luce naturale, che varia nel tempo e nello spazio secondo determinate direzioni e che aiuta a rispettare i cicli circadiani, e climatizzati secondo le regole della bioclimatica, assicurando agli occupanti salute e benessere.

La progettazione biofilica non si limita all’impiego di elementi e proporzioni naturali, ma richiede anche la cura di determinate relazioni nei confronti dell’ambiente in cui ci si trova, il che significa ad esempio stabilire un rapporto armonico con il paesaggio e usare materiali locali ispirandosi all’architettura vernacolare. E’ infine possibile sviluppare una relazione evoluta con la natura, riproducendo alcune emozioni che è essa è capace di restituirci come il senso della scoperta e dell’inatteso, il concetto di rifugio e l’integrazione delle parti con il tutto.

QUI UN ESEMPIO DI PROGETTO BIOFILICO

Biophilic Design: migliora l’apprendimento a scuola e rinforza il sentimento di affiliazione con la Natura
Come la progettazione biofila può migliorare gli ambienti scolastici e rinforzare il sentimento di affiliazione con la Natura negli alunni. Di seguito lo studio che ha messo a confronto uno spazio di apprendimento convenzionale con ambienti di apprendimento innovativi realizzati con il biophilic design.

  


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