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Edifici esistenti in muratura: modalità di applicazione della normativa e quadro patologico

L'articolo ci pone davanti ad un’analisi critica su come restituire i risultati derivanti dai software di calcolo e come metabolizzarli all’interno di un progetto, quale che sia la sua dimensione. L’autore, forte dell’esperienza maturata quale consulente esterno per gli enti locali, pone l’accento su come il raggiungimento della vita utile di un edificio non sia semplicemente un soddisfacimento normativo ma corrisponda ad un invecchiamento che talvolta è accelerato da interventi non coerenti con il fabbricato.

Gli ingegneri per qualche lustro saranno chiamati ad analizzare ed intervenire su edifici esistenti che raggiungono, o hanno già raggiunto, il tempo di vita utile. Dovranno valutarne la qualità dei materiali, lo stato di conservazione, la vulnerabilità, i costi di miglioramento/adeguamento o la necessità di demolizione e ricostruzione. Ed ognuna di queste valutazioni saranno alla base delle ipotesi che consentiranno di modellare l’edificio e di procedere all’analisi analitica. In un mondo ideale dovremmo augurarci di avere una normativa in grado di fornire a tutti un metodo di analisi certo, portando diversi colleghi a raggiungere risultati simili (se non identici).

Tale situazione porta sempre più frequentemente a confrontarsi con quanto la normativa prevede e con quanto la realtà mostra.

Questa distanza si riscontra sempre più spesso: adottando le procedure previste dal capitolo 8 delle NTC2018 per la valutazione di sicurezza di un bene, ci troviamo sempre più spesso frustrati nel constatare come gli edifici reali abbiano quadri patologici molto meno evidenti di quanto potrebbe desumersi dalle analisi numeriche. Molto spesso edifici storici nei centri cittadini non soddisfano le verifiche ai soli carichi verticali e tale deficienza strutturale a volte può superare anche del 30% il limite normativo e, tuttavia, non presentano quadri fessurativi significativi. Questo aspetto genera un ulteriore problema, molto significato in caso di contenzioso: vale la realtà riscontrata o vale quanto definito dalla normativa cogente in ambito strutturale?

Non è un problema da poco, né in caso di contenzioso su analisi svolte su fabbricati, né in caso di definizione degli interventi necessari per migliorare o adeguare un edificio.

 

I numeri del costruito esistente

Prendiamo in considerazione la tipologia costruttiva più delicata dal punto di vista patologico, in quanto le strutture fungono anche da chiusura verticale opaca: gli edifici in muratura.

ISTAT ci aiuta ad avere un quadro numerico, ovvero:

  • edifici residenziali totali: 12.187.698
  • edifici disabitati: 2.546.101
  • edifici in muratura portante: 6.975.977
  • in mediocre o pessimo stato: 1.361.956
  • case monopiano: 2 milioni

 

Cosa ci raccontano tali dati? Che il parco immobiliare italiano di cui valutare la vulnerabilità è enorme; per eseguire tali analisi servono decine di migliaia di professionisti, possibilmente dotati di strumenti certi di investigazione, di metodi efficaci per caratterizzare l’urgenza di intervento o l’inutilità di intervento.

 

I crolli su cui riflettere

Le notizie che riguardano i crolli totali o parziali degli edifici non finiscono sempre sulla stampa, questo in quanto il filtro riguarda il coinvolgimento di persone nel crollo. Dal punto di vista ingegneristico sarebbe importante avere una mappa di tali crolli per dare meglio evidenza a tutti di quanto, sia necessaria un’analisi del costruito. Anche solo ricordando solo i casi più recenti. diviene evidente quanto questa frequenza sia un evento in crescita. Nella seguente tabella sono riportati in crolli a cui è associata una plausibile causa del crollo.

 

 

Non si sono riportate distinzione fra gli eventi che hanno portato a lutti o feriti perché dal punto di vista ingegneristico non possiamo agire solo su per spinta emotiva. L’elenco impressiona: vi sono certo i casi che coinvolgono gli impianti degli edifici, ma molti (troppi?) riguardano edifici in ristrutturazione e certamente troppi sono i casi in cui gli eventi accadano per una mancata manutenzione. Accadimenti che sono indice di una scarsa (assente?) cultura della prevenzione fra la popolazione ma, purtroppo, anche di una difficoltà di lettura delle strutture in muratura da parte di noi tecnici.

 

Analisi delle patologie: come approcciarsi?

Cosa fare quindi? Con Sara Frumento abbiamo già scritto sull’argomento, illustrando la necessità, ormai una vera e propria urgenza, di una campagna diagnostica speditiva basata su metodi similari alle schede AeDES oppure adottando procedure già previste dal Regolamento Edilizio di Milano e sviluppate con il supporto dell’Ordine degli Ingegneri di Milano, con controlli ogni 15 anni degli edifici esistenti.

Questa esperienza pluriennale fornisce ormai alcuni numeri statistici importanti, in una città fra le più avanzate d’Italia, in uno scenario urbanistico non certo in difficoltà dal punto di vista del valore immobiliare. Tuttavia, su 11.733 edifici controllati da parte di diversi tecnici possiamo così riassumere le evidenze

  • 5.156 (43,94%) degli immobili analizzati è stata oggetto di interventi prescrittivi per risolvere criticità in tema di pubblica incolumità;
  • attualmente, anche a causa dell’emergenza Covid, restano aperti 2543 interventi per il ripristino delle condizioni di sicurezza;
  • per 69 edifici sono stati emessi CIS negativi;
  • 21 edifici hanno necessitato un’analisi di secondo livello (ndr valutazione di sicurezza ai sensi delle NTC2018).

Certo sono strumenti basati non tanto sulla capacità di qualche software di analizzare il manufatto, ma sulla capacità del tecnico di individuare e leggere i fenomeni patologici per ricavarne le cause e quindi comprendere le misure da mettere in campo, per evitare che tali fenomeni possano cagionare danni alle persone, e tuttavia forniscono importanti informazioni per limitare i rischi per la pubblica incolumità. L’efficacia del giudizio visivo ebbe in Centro Italia la sua “prova del fuoco” con il sisma del 30 ottobre 2016, che scosse circa 40.000 abitazioni già soggette a schede Aedes, di fatto confermando la lettura data dai tecnici stante che, fortunatamente, non si verificarono vittime negli immobili dichiarati agibili dopo la prima scossa del 24 agosto 2016.

 

I richiami delle Ntc18: aspetti da non sottovalutare ma da controllare

Il giudizio visivo è già presente anche nelle vigenti normative al capitolo 8.3 delle NTC2018 in tema di obbligatorietà della verifica delle fondazioni in diverse condizioni fra cui se “nella costruzione siano presenti importanti dissesti attribuibili a cedimenti delle fondazioni o dissesti della stessa natura si siano prodotti nel passato;”. Se non vi sono evidenti segni di dissesti, la verifica delle fondazioni di edifici esistenti non soggetti a modifiche di carico o di impostazione strutturale non sono necessarie.

Questo richiamo ad un legame fra analisi analitica e manifestarsi delle patologie è una consuetudine, mentre è una rarità il richiamo di coerenza fra stato patologico ed esito di analisi limite e nemmeno suggerisce come procedere a validare il modello non tanto rispetto al calcolo teorico, ma rispetto a quanto intervenire sulle strutture.

Anche il capitolo 10 delle NTC2018 è incentrato su edifici di nuova progettazione, tanto è vero che al capitolo 10.2.1 nel paragrafo “Giudizio motivato di accettabilità dei risultati” si parla di paragonare solo fra calcoli semplificati e risultati. Solo nella circolare si parla al paragrafo C8.5.1di quadri fessurativi da considerare come elementi per meglio modellare l’edificio.

E solo nel paragrafo C8.7.5 si chiarisce che i progetti su edifici esistenti dovrebbero contenere anche un elaborato con il “rilievo dei sintomi di dissesto, dei quadri fessurativi e dei fenomeni di degrado”. Nessun riferimento o indicazione di confronto fra la valutazione eseguita con l’elaboratore e il quadro patologico che dovrebbe emergere dalla relazione citata in precedenza, riscontro che invece potrebbe fornire una valutazione della bontà delle ipotesi adottate in sede di modellazione e svelare qualche meccanismo, qualche debolezza o qualche punto di forza non rilevato in una prima fase di indagine.

  

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Nei prossimi paragrafi si parlerà:

  • delle evidenze raccolte;
  • conoscenza del costruito.

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