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La crisi climatica avanza, ma le politiche di adattamento sono ferme al palo

In Italia i numeri del dissesto idrogeologico e degli eventi catastrofici crescono di anno in anno e aumentano morti e danni. I dati di Legambiente e Cresme ci aiutano a capire le dimensioni del fenomeno. Intanto, il ministero dell’Ambiente ha approvato il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Ecco cosa ne pensa il co-fondatore e direttore scientifico di AsviS, Enrico Giovannini.

I fenomeni meteorologici estremi che si abbattono sull'Italia aumentano di anno in anno

La crisi climatica è sotto i nostri occhi. Ciononostante si fatica a invertire la rotta e se nulla cambierà, la strada intrapresa da decenni ci porterà a sbattere. Sarà la scarsa cultura politica, la mancanza di consapevolezza, sarà quel che sarà, ma se non avverrà una decisa sterzata in direzione della mitigazione e dell’adattamento il destino nostro è segnato. Sono gli eventi che ce lo dicono: sempre più dannosi e frequenti. Eventi catastrofici che si abbattono su un Paese, l’Italia, già fragile di suo.

Con questo primo articolo Ingenio vuole fare il punto in materia di alluvioni e dissesto idrogeologico e presentare, un mese dopo l’altro, alcune buone pratiche di resilienza in Italia e nel resto del Mondo.
Con questo articolo iniziamo a far conoscere i dati più recenti del fenomeno e cercare di capire cosa dovrebbe servire il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico approvato il 21 dicembre scorso dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

 

L'alluvione in Emilia- Romagna
L’alluvione in Emilia Romagna della primavera dello scorso anno
(Crediti: Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico)

  

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Nuova ondata di maltempo ha colpito duramente l'Emilia Romagna nelle ultime ore, aggravando una situazione già critica a causa delle precedenti alluvioni. Le intense precipitazioni hanno provocato esondazioni di fiumi e torrenti, causando allagamenti diffusi e numerose frane.

 

Il dissesto secondo Legambiente

Nel 2022 sono stati 311, nel 2023 il loro numero è salito a 378. Stiamo parlando degli eventi meteorologici estremi, che hanno prodotto allagamenti, trombe d’aria, frane, grandinate e mareggiate, con danni sempre maggiori.
I dati provengono dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, che hanno confermato che il maggior numero di eventi estremi è stato registrato al Nord (210 casi sul totale), poi al Centro con 98 episodi e infine al Sud con 70.

I numeri dell’associazione ambientalista testimoniano l’aumento dei casi di esondazione fluviale (+170% in un anno: erano 13 nel 2022, sono diventati 35 nel 2023), delle alte temperature (+150%: erano 20 l’anno scorso, 8 l’anno prima), delle frane da piogge intense (+64%: 18 casi contro 11), delle mareggiate (+44%: 26 eventi contro 18) e infine delle grandinate (+ 34,5%: 39 contro 29).

Insomma, la recrudescenza della crisi climatica si è fatta sentire e i numeri sono lì a dimostrarlo.
L’Osservatorio di Legambiente, realizzato in collaborazione con Unipol, spiega poi che nel 2023 le città più colpite sono state Roma, Milano, Fiumicino, Palermo e Prato, mentre le province che più hanno sofferto sono state Roma, Ravenna, Milano, Varese e Bologna.

Un’analisi interessante riguarda la frequenza degli impatti in alcuni territori, colpiti ripetutamente: solo nel mese di luglio dello scorso anno 28 eventi hanno interessato la Lombardia, in particolare Milano, Monza e Brianza, Como e Varese. A Saronno, in provincia di Varese, tra luglio e settembre, quattro sono stati i casi con allagamenti causati da piogge eccezionali. A Milano, nel 2023, per l’esondazione del fiume Seveso del 31 ottobre (la ventesima volta dal 2010), si sono registrati sei eventi estremi contro l’unico caso nel 2022. Per non parlare dell’Emilia-Romagna, che a maggio ha subìto due alluvioni nelle stesse aree, a distanza di poco più di due settimane. Colpite in particolare le province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena con 27 eventi rilevati.

 

Cambiamenti climatici, un 2023 da bollino rosso: in Italia quasi 400 eventi estremi
Nel 2023 in Italia ben 378 eventi meteorologici estremi (+22% rispetto al 2022). In aumento alluvioni, frane, mareggiate, grandinate e temperature eccezionali con lo zero termico sulle Alpi che ha raggiunto quota 5.328 metri.
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I casi più rilevanti del 2023

Tra i casi più drammatici - ci rammenta il lavoro di Legambiente - si ricordano le due alluvioni che hanno sconvolto l’Emilia-Romagna: il 2 e 3 maggio la prima e tra il 15 e il 17 maggio la seconda, più grave, che ha coinvolto 44 comuni, principalmente nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Bologna, con danni per oltre 8,8 miliardi di euro. Le forti piogge hanno fatto straripare 23 corsi d’acqua e si sono verificate oltre 280 frane in 48 comuni. Sono caduti più di 300 millimetri di piogge in due giorni. Il bilancio ufficiale è stato di 15 vittime, oltre alle tre vittime di inizio maggio. Negli stessi giorni sono state colpite anche le province settentrionali delle Marche, già vittime della grave alluvione del settembre 2022.

In estate violente grandinate che, unitamente a venti record, hanno colpito il Veneto e tutto il Nord Est. In particolare, si sono verificate 52 grandinate in un solo giorno, il 19 luglio, che hanno causato 110 feriti e danni alle produzioni di grano, ortaggi, frutta e ai vigneti.

In Lombardia, il 24 e 25 luglio si sono verificate frane e danni causati dal vento che ha soffiato fino a cento chilometri l’ora. Due vittime e danni per oltre 41 milioni di euro.
Il 2 e 3 novembre, intere aree del Nord della Toscana sono state alluvionate. In particolare, le province di Firenze, Prato e Pistoia hanno assistito a esondazioni dei corsi d’acqua e allagamenti diffusi: cinque le vittime. A questo si è aggiunta l’esondazione del torrente Sanguigna, nell’entroterra del comune di Rosignano Marittimo in provincia di Livorno, che ha provocato due morti.

 

Alluvione in Emilia-Romagna
Alluvione dell’Emilia Romagna del maggio 2023
(Dipartimento della protezione civile dell’Emilia Romagna)

 

I dati di Ispra

Dati altrettanto allarmanti quelli contenuti nel Rapporto 2021, l’ultimo disponibile, dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale (“Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio”), dove si legge che il 93,9% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera e che un milione e trecentomila sono le persone esposte a rischio frane e 6,8 milioni a quello alluvioni.

Le Regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria. Le famiglie esposte a rischio frane sono quasi 548mila e oltre 2,9 milioni quelle per le alluvioni.

A fronte di tutto ciò, il rovescio della medaglia si chiama siccità: un fenomeno presente nei mesi più caldi ma che, in virtù della crisi climatica, sta diventando una costante anche ad altre latitudini e nei mesi invernali.

 

 

Il conto dei danni secondo Cresme e Ance

Anche l’associazione nazionale dei costruttori edili, l’Ance, in un recente convegno romano, ha fatto sentire la propria voce e con l’aiuto di Cresme ha messo in fila nuovi e interessanti dati.
Il Centro di ricerche ha presentato numeri che partono da molto lontano, dal 1944. E ha stimato che da quell’anno a oggi i danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico sono stati pari a 358 miliardi di euro (a valori del 2023). Mentre tra il 1944 e il 2009 si sono spesi 4,2 miliardi di euro all’anno: dal 2010 a oggi invece la spesa è salita a 6 miliardi di euro ogni dodici mesi.

«I costi per riparare i danni degli eventi sismici - ha sostenuto Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme - sono rimasti sui livelli storici di circa 3 miliardi di euro l’anno, mentre è triplicata quella del dissesto idrogeologico passata da una media di un miliardo all’anno a 3,3».
Un altro dato che fa riflettere riguarda la pericolosità alle alluvioni: il 5,4% del territorio nazionale è classificato a pericolosità medio alta, quello a pericolosità media vale il 10%, quello infine a pericolosità bassa il 14% del totale.
Con il 56% della sua superficie a pericolosità medio-alta, è la regione Emilia Romagna quella più esposta al rischio di allagamento. Tra le province il primato è di Ferrara, con un quarto del suo territorio. Seguono quelle di Crotone (23,6%), Venezia (23,3%), Ravenna (22,2%).

 

Alluvione in Emilia-Romagna
Alluvione dell’Emilia Romagna del maggio 2023
(Dipartimento della protezione civile dell’Emilia Romagna)

 

I fondi per la prevenzione

I dati diffusi di recente da Cresme e da Ance mettono in luce alcune fatti interessanti.
Il primo riguarda l’emergenza idrogeologica: l’Italia negli ultimi 20 anni è stata la maggior beneficiaria dei fondi di solidarietà messi a disposizione dalla Unione europea, con oltre tre miliardi di euro ricevuti. Un valore pari a circa il 37% del totale dell’importo erogato ai 28 Paesi europei, che ammonta a 8,3 miliardi. A ruota dell’Italia, con cifre decisamente inferiori, troviamo Germania (1,6 miliardi), Croazia (un miliardo circa), Francia (403 milioni) e Regno Unito (con 222 milioni).

Altri dati derivano dall’analisi della spesa dei Comuni per la sistemazione del suolo e per le infrastrutture idrauliche, spesa più che raddoppiata in cinque anni. Dall’elaborazione di Ance su dati Siope, nel 2018 era pari a 624 milioni di euro, diventati 650 l’anno dopo, 690 nel 2020, 856 nel 2021, 1.034 nel 2022 e 1.302 nell’anno appena concluso (per il 2023, si tratta di una stima Ance; nda).

Infine, c’è il Pnrr, che prima della revisione, avvenuta alla fine di luglio dello scorso anno, prevedeva 2,5 miliardi destinati al dissesto idrogeologico. Dopo la revisione del Piano, le risorse sono scese a 1,53 miliardi, di cui 1,2 miliardi destinati a Emilia Romagna, Toscana e Marche. Insomma, rispetto alle esigenze, sono rimaste le briciole.

 

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Nei prossimi paragrafi si parlerà di:

  • Politiche di adattamento in Europa;
  • Il Pnacc secondo ASviS;
  • Intervento del co-fondatore di ASviS;
  • I limiti dell'adattamento.

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