Cultura materiale e restauro architettonico: comprendere le trasformazioni storiche attraverso l’analisi stratigrafica
L’analisi stratigrafica muraria non è solo un metodo tecnico, ma una chiave per leggere la storia dell’edificio attraverso i suoi strati. Un approccio archeologico applicato al restauro architettonico che restituisce significato culturale alle trasformazioni edilizie.
Nell'ambito dello studio di un edificio storico ai dati relativi alla sequenza stratigrafico-costruttiva risulta fondamentale integrare i dati definibili come “culturali” cioè legati a “chi” ha interagito nel corso del tempo con l’edificio, determinandone: esistenza, caratteri, forme, trasformazioni, nonché proprio quelle stratigrafie. Essendo tali dati spesso, anche in caso di restauro, penalizzati e sottovalutati rispetto alla comprensione tecnica, si invita a porvi attenzione avanzandone una definizione e classificazione.
In archeologia, a livello nazione, un concetto fondamentale che si è fatto strada a partire dagli anni 70 dello scorso secolo è quello relativo alla “cultura materiale”. Sino a quel momento gli storici e studiosi erano stati ancorati ai libri ed alle fonti e gli unici manufatti di interesse erano quelli elitari, più preziosi nonché rappresentativi a livello storico, politico, artistico. Meno considerazione, invece, veniva data a tutti quei manufatti definibili come “poveri” legati a ceti medio bassi o soprattutto legati alla vita quotidiana. Anche nel caso delle architetture l’interesse era principalmente rivolto a quelle testimoni di classi sociali e stati elitari della socialità.
Gli approcci cominceranno a cambiare nel momento in cui l’interesse verrà a rivolgersi alla storia vera e propria della comunità e società. Grazie a questa concezione ogni manufatto diventa una potenziale fonte di studio. Come sottolineava infatti l’archeologo Andrea Carandini (Carandini 1975) non è importante il manufatto in sé quanto quello che vi sta dietro: la produzione, gli uomini e i loro rapporti sociali. Contestualmente proprio negli anni 70 si fa strada anche lo scavo archeologico stratigrafico.
Anche la materia architettonica è e può essere cultura materiale, in quanto attraverso lo studio di questa, in ogni sua parte e dettaglio, possiamo dedurre informazioni sul contesto socio-culturale, dunque, su chi ha interagito con l’edificio: volendolo, progettandolo, costruendolo, fruendone.
Spesso nelle fasi di conoscenza e studio dei beni architettonici si tende ad approcciarsi con metodi diretti focalizzati sugli aspetti prettamente tecnico-costruttivi e ciò soprattutto in campo di restauro quando il fine è la conoscenza dello stato di fatto. Vengono analizzati i materiali, lo stato conservativo, i degradi e dissesti, la sequenza delle parti, le condizioni contestuali, la storia a livello generale e bibliografico ma non si approfondiscono nel dettaglio la comunità, le persone, dunque i gruppi sociali, che nel corso del tempo hanno interagito con la struttura e che proprio sulla materia hanno lasciato testimonianze attraverso “tracce”. Ecco quindi che anche la materia dell’architettura diviene cultura materiale, ovvero testimone materiale di cultura e merita come tale attenzione, soprattutto quando si agisce con il rischio di cancellarla.
Conoscere infatti preventivamente l’edificio anche nel dettaglio dei suoi aspetti culturali permette non solo di avere un quadro quanto più ampio e completo in termini storico conoscitivi che indirizzi il progetto, ma permette anche di sapere quali tracce, in quanto appunto testimonianze, è opportuno preservare ed evitare che si perdano proprio con l’inevitabile azione di restauro.
Studio stratigrafico, evolutivo e culturale dell’architettura
Una metodologia archeologica molto importante ed utile al fine della conoscenza dell’edificio è l’Analisi Stratigrafica Muraria. Si tratta di un metodo facente capo alla branca di studi e approcci propri della disciplina di Archeologia dell’Architettura.
Essa permette di ricostruire attraverso lo studio delle parti la sequenza delle trasformazioni avvenute (si parla di sequenza stratigrafica). Tali parti rappresentano delle “azioni” di origine antropica o naturale, hanno un perimetro e delle caratteristiche proprie che ne permette l’identificazione. Esse vengono denominate unità stratigrafiche murarie (USM) e possono essere “positive” qualora abbiano una consistenza ed un volume (pensiamo ad un tamponamento o una parte muraria) oppure “negative” qualora rappresentino una sottrazione di materia (taglio del muro, rottura di un’apertura etc.).
L’analisi stratigrafica prevede l’identificazione di tutte queste unità e lo studio del rapporto cronologico reciproco (relativo ed assoluto) per stabilire quale parte viene prima e quale dopo, così da tessere la suddetta sequenza stratigrafica delle parti che rappresenta poi la sequenza delle trasformazioni, evoluzioni e modifiche dello specifico edificio.
Suddetta sequenza, però, non va vista come una semplice sfilza materica di parti. Le trasformazioni dalle quali le parti derivano sono fortemente connesse alla cultura che sta dietro l’edificio, intendendo con cultura tutte le persone che nel corso dei secoli hanno interagito con l’edificio in questione producendo appunto queste trasformazioni, in connessione anche ad eventi naturali.

Proprio le loro azioni hanno influito e determinato: la presenza di parti, i materiali presenti, i colori, le modifiche, le funzioni degli ambienti e molto altro. È importante, quindi, anche dedurre e studiare oltre alle modifiche in sé le “intenzioni” e motivazioni che stanno dietro queste modifiche. In tal modo la sequenza stratigrafica, possiamo dire che, “si anima”, non resta asettica e impersonale, ma assume un connotato culturale. Da qui l’importanza della connessione dell’analisi stratigrafica muraria con gli aspetti socio-culturali.
Va inoltre considerato che l’edificio può essere un contesto a lunga continuità di vita, pluristratificato nel tempo, che nel corso dei secoli può aver interagito con diversi contesti e gruppi socio-culturali, risulta importante ancora di più, quindi, associale la lettura stratigrafica muraria alle culture che vi stanno dietro, che possono, nella loro varietà, aver prodotto diverse trasformazioni.
Ad oggi a noi tali trasformazioni si presentano nella forma di dati materiali quali parti e tracce, in positivo o negativo, e da queste occorre partire per risalire alle figure nonché alle intenzioni, come detto, che vi stanno a monte.
Gli aspetti culturali dell’architettura: proposta di definizioni
Dietro un edificio, dietro il suo stato di fatto e i suoi caratteri si celano diverse “sfere” culturali: da un lato abbiamo una sfera “più generale” quale è il contesto socio, economico, nonché momento storico durante il quale l’edificio è stato realizzato o trasformato, dall’altro ci sono singole figure o gruppi, da intendersi come delle sfere “più ristrette”, che hanno determinato precisi caratteri, trasformazioni elementi propri del singolo edificio. Tutte, comunque, ricadono entro il suddetto contesto socio-economico che ingloba, possiamo dire, le sfere più ristrette.
Studiando l’architettura si indaga l’operato delle singole figure o gruppi sociali e da questo si può risalire al contesto così come viceversa anche lo studio del contesto storico può fornire indizi per trarre informazioni sulle sfere più minute che interagiscono con la struttura.
Pensando all’edificio come un sistema, le persone che vi entrano a far parte sono varie con vari ruoli e posizioni, così come possono variare nel corso del tempo.
Le persone, con i loro caratteri, tradizioni, esigenze, motivazioni, interazioni ed azioni sulla struttura definiscono una cultura. Possiamo quindi classificare diverse tipologie di “culture” di seguito esposte e definite:
- Cultura costruttiva: si intende il gruppo delle mode/prassi, metodologie di costruzione, pratiche, cantieristiche, di uso dei materiali, proprie di un dato momento storico e di un dato gruppo di maestranze. Tale cultura, infatti, è rappresentata proprio dal gruppo delle maestranze, locali o alloctone, che ha realizzato l’edificio o parti di esso nei vari momenti storici, applicando tecniche costruttive e tecnologie proprie del periodo e del loro bagaglio formativo. Tale gruppo determina precisi metodi di lavoro, assemblaggio, composizione nonché scelte di cantiere, che possono a loro volta essere condizionate dalle possibilità economiche, condizioni strutturali, geomorfologiche e ambientali, nonché conoscenze e competenze personali.
- Cultura abitativa: quel gruppo delle pratiche, usanze, attività, azioni delle persone appartenenti ad una specifica civiltà epoca/momento storico che hanno interagito con la struttura, vivendola, abitandovi, fruendola, utilizzandola, trasformandola. Sono il gruppo che per più tempo e più di tutti gode e adopera il contesto architettonico. Tale gruppo può coincidere con i committenti della costruzione, dunque i proprietari, che hanno avuto, vissuto e trasformato l’edificio in base alle loro esigenze. Può trattarsi anche solo del gruppo di persone che hanno usato l’edificio (destinatari di esso, pensiamo agli edifici pubblici romani, la cultura abitativa in questo caso è il popolo che li fruiva) senza esserne per forza proprietari o committenti.
- Cultura mandante: si intende tutto l’insieme degli intenti, interessi, volontà, scelte e caratteri, di coloro (o colui) che ha commissionato l’edificio (dunque il committente/proprietario), tale cultura, pensando ad abitazioni, può coincidere con la cultura abitativa. Tale cultura ha indirizzato le scelte progettuali, così come in base al livello economico, eventuali materiali e tipologie costruttive.
- Cultura progettuale: tutto l’insieme dei dati che permettono di definire il progetto architettonico nonché il progettista che ha redatto i disegni, l’idea, fatto le scelte tecnico-costruttive che poi ha assunto l’immobile. Il progetto può avere influenze dalla committenza, dalle sue esigenze, volontà nonché disponibilità economiche (il bagaglio di dati infatti si incrocia fortemente con la cultura mandante) così come influenze dalle condizioni ambientali e geomorfologiche del luogo, nonché preesistenze che possono aver richiesto determinati espedienti e soluzioni. È importante tener presente che il progetto eseguito può non coincidere perfettamente con il progetto originario redatto dall’architetto, in quanto possono sopravvenire modifiche e cambiamenti in corso d’opera, così come nel corso dei secoli possono esserci stati cambiamenti e nuovi interventi. Studiare la cultura progettuale significa anche studiare tali discordanze e trasformazioni.
- Cultura conservativa: si intende tutto l’insieme delle soluzioni, degli espedienti delle tracce materiali che permettono di dedurre gli interventi di restauro eseguiti dunque l’azione dei restauratori. Possono essere stati eseguiti diversi interventi, strutturali, interni, esterni, etc. a seguito di grandi progetti o piccoli interventi di routine e quotidiani. Vanno raccolti tutti i dati e, in connessione all’analisi stratigrafica muraria vanno inquadrati nella sequenza di vita dell’edificio, in quanto questo può aver subito più e vari interventi nel corso del tempo. Studiare la cultura conservativa permette di indagare le scelte storiche di restauro nonché le ideologie seguite. Può inoltre aiutare a capire perché sono avvenute determinate trasformazioni lo studio, infatti, di questa cultura va incrociato con lo studio della cultura abitativa.
Come studiare "la cultura" che sta dietro l'architettura
Studiare la "cultura" che sta dietro un edificio significa studiare tutti gli aspetti suddetti e ciò può avvenire attraverso due strade principali da condursi in maniera incrociata:
- Studio diretto della materia: autoptico.
- Studio indiretto: storico su fonti scritte o orali.
Il primo approccio risulta quello fondamentale da condursi con una visione ed un contatto diretto con il bene architettonico e la sua materia, da tessersi con rilievi, disegni, analisi autoptiche e di laboratorio. Spesso le fonti scritte illustrano dati a livello generale, a grandi linee, tralasciando aspetti più di dettaglio, testimoniati da altri tipi di fonti quali, appunto, le tracce sulla materia. La materia architettonica, di fatto, non è solo complessità, un insieme, una macrostruttura di macroelementi, bensì è anche singoli elementi e dettagli, pensiamo alle tracce di lavorazione come emblema. Da qui l’importanza di avere sempre un cambio di focus analizzando e guardando l’edificio a livello macro, scendendo al livello micro e viceversa.
Proprio le tracce, visibili a livello micro, sono quei dettagli che permettono di scoprire informazioni altrimenti non scritte: passaggi, modifiche, trasformazioni, metodologie di intervento che raccontano qualcosa su chi le ha eseguite.
Gli elementi architettonici, così come le “tracce” sulla materia, dedotti dall’analisi diretta vanno rilevati, documentati, descritti ed approfonditi attraverso anche studi comparativi con contesti locali e similari. In termini metodologici, lo studio, come detto, si svolge in concomitanza con l’analisi stratigrafica muraria e gli elementi o le tracce di cui sopra, possono considerarsi o particolarità e dettagli di unità stratigrafiche “macro” (pensiamo ad esempio alle tracce di lavorazione su dei blocchi che costituiscono un pannello murario, il pannello sarebbe l’unità, le tracce invece dei dettagli dell’unità) oppure delle unità stratigrafiche a sé stanti.
Si illustrano a seguire per ogni “cultura” gli elementi di riferimento da studiare per indagarla e approfondirla.
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Commento della redazione: Questo contributo di Lucrezia Longhitano rappresenta un punto di riferimento per i professionisti del restauro e della diagnostica edilizia. Con competenza e rigore, l’autrice chiarisce il valore dell’analisi stratigrafica come strumento imprescindibile per una progettazione consapevole e rispettosa della memoria storica dei manufatti.
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