Milano e l’acciaio: un viaggio tra architettura, ingegneria e memoria urbana

In occasione del convegno CTA 2024 tenutosi a Milano, il professor Mario De Miranda, figura di riferimento nell’ingegneria strutturale italiana, ha offerto al pubblico un’interessante deviazione dai percorsi più tecnici. Il suo intervento, a metà tra conferenza e guida culturale, ha proposto un itinerario alla scoperta delle più significative opere in acciaio della città, fondendo storia, estetica e tecnologia. L’idea? Raccontare Milano attraverso l’evoluzione dell’ingegneria metallica e il suo dialogo costante con l’architettura.

La Stazione Centrale: l'acciaio monumentale tra le due guerre

Primo “monumento d’acciaio” evocato da De Miranda è la Stazione Centrale, completata nel 1931 su progetto dell’architetto Ulisse Stacchini e dell’ingegnere Alberto Fava. Un’opera che all’apparenza sembra ottocentesca, ma che nasconde un’anima strutturale modernissima per l’epoca. Le imponenti arcate metalliche a tre cerniere, di luce pari a 75 metri, definiscono una delle più maestose pensiline ferroviarie italiane. Chiodate, realizzate in elementi laminati e angolari, sono l’espressione di un linguaggio tecnico coerente con le conoscenze strutturali dell’epoca.

Un richiamo diretto a un periodo storico in cui l’arco a tre cerniere rappresentava una scelta progettuale strategica: isostatico, facile da calcolare, robusto e duraturo. Ancora oggi, chi transita sotto quelle arcate, si trova immerso in un esempio di perfetta sintesi tra funzione, forma e durata.

Galleria Vittorio Emanuele II: il ferro elegante dell’Ottocento

A pochi passi dalla stazione si trova un altro gioiello: la Galleria Vittorio Emanuele II, costruita tra il 1865 e il 1867. Opera dell’architetto Giuseppe Mengoni, questa galleria commerciale è una delle prime grandi strutture in ferro in Italia. La copertura, costituita da archi calastrellati e una grande cupola centrale, utilizza una forma strutturale tra le più efficienti: l’arco.

Con i suoi 187 metri di lunghezza e i 39 metri di diametro della cupola, la galleria impiega 353 tonnellate di ferro, con un’incidenza strutturale sorprendentemente bassa: 85 kg/m². Questo risultato è frutto non solo di un uso intelligente dei materiali, ma di una collaborazione stretta tra architetti e ingegneri – una lezione tuttora valida.

Stadio Meazza (San Siro): la reticolare dell’emozione

Lo stadio San Siro, nella sua veste attuale del 1989, porta la firma dell’ingegner Luigi Dolfini e del professor Bago. L’intervento di De Miranda ha sottolineato il ruolo chiave delle grandi travi reticolari (205 m x 145 m) su cui poggia la spettacolare copertura. Un’opera che ben esprime il connubio tra spettacolo e ingegneria: travi principali, secondarie e terziarie in acciaio, tutte concepite per rispondere a esigenze di leggerezza e resistenza.

La particolarità? Le travi sono contrappesate alle estremità, soluzione ingegnosa per minimizzare i momenti positivi al centro e ottimizzare il comportamento statico dell’insieme. Un esempio avanzato di progettazione strutturale che dialoga con la funzione pubblica ed emotiva del luogo.

Facoltà di Architettura al Politecnico: quando la struttura fa architettura

Negli anni '80, Milano si apre a una nuova stagione dell’acciaio. La Facoltà di Architettura del Politecnico, progettata dall’architetto Vittoriano Viganò con le strutture firmate da Fabrizio De Miranda ed Elena Neri Ruscone, rappresenta una tappa chiave di questo percorso. La costruzione è dominata da telai tridimensionali in acciaio, con colonne a croce e copertura strallata, pensata per definire spazi flessibili e luminosi.

La struttura, volutamente esibita, diventa essa stessa espressione architettonica: un linguaggio in cui la forma segue la funzione, e dove la snellezza delle colonne viene efficacemente contrastata dalla sezione a croce che assicura una buona resistenza in ogni direzione.

Il tram "Carrelli": leggerezza e durabilità in movimento

La più sorprendente delle opere presentate? Il tram "Carrelli", classe 1927, ancora oggi in servizio sulle linee storiche milanesi (1, 5, 19, 33). Un esempio straordinario della durabilità dell’acciaio: strutture metalliche chiodate, costruite con la stessa logica della carpenteria ferroviaria di inizio Novecento. Con oltre 90 anni di servizio e manutenzione costante, queste carrozze testimoniano il valore dell’acciaio non solo per la sua resistenza, ma per la sua longevità nel tempo, anche in ambienti dinamici e aggressivi.

“Il segreto è la manutenzione”, ha ribadito De Miranda, ricordando come questo principio valga tanto per i ponti quanto per i veicoli o gli edifici. Un insegnamento semplice ma fondamentale.

Milano, nella visione del professor De Miranda, si rivela una città profondamente permeata dalla cultura dell’acciaio. Una cultura fatta di ingegno, estetica, sperimentazione e memoria. Dalla monumentalità della stazione alla leggerezza delle coperture, fino alla resilienza dei tram storici, l’acciaio si mostra come materia viva, capace di evolversi e raccontare la città nel tempo.

L’intervento si è chiuso con una riflessione forte: “Architettura e ingegneria sono due facce della stessa medaglia. E l’acciaio, quando ben progettato e mantenuto, è il linguaggio perfetto per farle dialogare”.