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Progettazione delle facciate ventilate: alcuni aspetti di dettaglio

Bordi, angoli e punti di transizione fra materiali diversi sono gli elementi che delimitano la superficie di una facciata e la rendono distinguibile dal contesto. Possono essere progettati per ottenere effetti diversi, ma possono presentare anche molteplici criticità costruttive. L’articolo discute il tema della progettazione ed esecuzione di bordi, angoli e punti di transizione nelle facciate ventilate.

Facciata ventilata: isolamento termico e protezione dell'edificio dagli agenti atmosferici

Come sappiamo, la facciata ventilata consiste nell’installare un rivestimento esterno retroventilato ad un edificio nuovo o esistente. Si tratta di un particolare tipo di costruzione a doppia parete che utilizza uno strato esterno che protegge l’edificio dagli agenti atmosferici, una cavità ventilata e uno strato interno che funge da isolamento termico.

Nell’ambito della progettazione architettonica di una facciata ventilata bordi, angoli e transizioni fra materiali diversi coinvolgono aspetti di dettaglio che sono critici per una esecuzione a regola d’arte del rivestimento.

 

Progettazione delle facciate ventilate: alcuni aspetti di dettaglio

Figura 1: Casa P, Bassano del Grappa (VI). Arch. Giorgio Parise. Foto © Davide Ambroggio

 

Bordi, 3 opzioni possibili: diritto, ondulato o sagomato

A seconda del tipo di materiale utilizzato per il rivestimento e dell’andamento della sua superficie, il bordo può apparire diritto, vagamente o addirittura ondulato. Queste opzioni sono possibili con materiali a bassissimo spessore (decimi di millimetro) come i metalli. Con prodotti in lastre superiori al millimetro, i bordi sono in genere diritti se le lastre sono allineate. Si possono ottenere bordi volutamente sagomati con pattern a losanga.

Bordi definiti sono generati da un contrasto cromatico o da un contorno ben elaborato. Talvolta possono essere accentuati da una sporgenza sulla superficie, o anche dalla transizione fra due materiali diversi. Bordi lineari possono anche essere accentuati mediante l’uso di coprigiunti o scossaline, che devono essere realizzati con grande cura per evitare un aspetto troppo artigianale. Anche i contorni degli elementi sporgenti o delle finestre possono essere trattati nell’uno o nell’altro modo. Un bordo può essere accentuato anche rompendo la simmetria del rivestimento o cambiando la direzione di polarizzazione del pattern (ad esempio, con una rotazione). Nella realizzazione dei bordi sono quindi necessarie una cura e un’abilità elevatissime ed è proprio in questi punti che si misurano la capacità del posatore e la qualità del progetto e dei materiali.

 

Angoli: uno dei punti critici per il progetto architettonico

Un altro punto critico per il progettista architettonico e per il posatore è la soluzione d’angolo. Lo sapevano bene già gli antichi Greci che realizzare delle buone soluzioni d’angolo è un’arte. In una superficie piana un angolo impreciso compromette l’aspetto complessivo del rivestimento. Ad esempio l’incontro di due superfici inclinate può risultare impreciso, in particolare con alcuni rivestimenti metallici. Anche in questo caso, la buona progettazione di una scossalina può essere determinante. Nell’incontro tra due coperture con inclinazione diversa si può far sporgere leggermente quella superiore in modo da risolvere anche i problemi di smaltimento delle acque meteoriche.

In facciata, gli angoli possono essere gestiti in modi diversi. Nella maggior parte dei rivestimenti si ha uno spigolo vivo, talvolta smussato. Le lastre possono congiungersi nello spigolo (Figura 2), oppure a seconda dello spessore o del materilale utilizzato, possono esservi lastre sormontate, appoggiate l’una all’altra, oppure vere e proprie lastre d’angolo presagomate. Alcune aziende forniscono per ogni tipo di rivestimento delle soluzioni d’angolo prefabbricate. Può accadere infatti che, a causa di variazioni termiche, un elemento che costituisce l’angolo si muova in modo diverso da un elemento adiacente. Se i bordi non sono liberi di muoversi non vi sarà compensazione fra i due elementi. La soluzione con un unico elemento d’angolo può risolvere questo problema.

 

Dettaglio del corpo di fabbrica inferiore

Figura 2: Casa P. Dettaglio del corpo di fabbrica inferiore (ingresso). Foto © Davide Ambroggio

 

Sezione corpo di fabbrica inferiore (ingresso).

Figura 3: Casa P. Sezione corpo di fabbrica inferiore (ingresso). Disegni © Antonello Finiture

 

Transizione fra materiali diversi

Uno degli aspetti più critici nella progettazione di un rivestimento ventilato è la transizione fra materiali diversi. Dal punto di vista funzionale è necessario riuscire a controllare il comportamento dei due materiali in relazione alle diverse sollecitazioni che possono provenire dall’ambiente (stress termico, umidità, assestamenti sismici ecc.). Dal punto di vista dell’aspetto è necessario permettere la dilatazione e il restringimento dei due materiali (tolleranza) senza che il passaggio tra l’uno e l’altro risulti impreciso.

La linea di transizione deve essere progettata e costruita per durare a lungo senza manutenzione. In genere si tratta di punti di difficile accesso e quindi di difficile manutenzione: ad esempio le scossaline. Nel caso in cui la transizione debba essere quasi planare, ad esempio nel passaggio da un rivestimento a secco ad una parete in calcestruzzo o laterizio intonacato, è auspicabile l’adozione di uno scuretto. Si tratta di un distanziatore metallico o giunto di altro tipo la cui altezza deve essere adeguata ad accogliere le dilatazioni termiche dei due materiali diversi. Lo scuretto consente, dal punto di vista visivo, di separare nettamente i due materiali creando un’ombra sottile e lineare. Nel caso di facciata ventilata lo scuretto può essere in metallo forato in modo da consentire il flusso d’aria.

La complessità della transizione fra un materiale e l’altro è data principalmente dal livello di compatibilità fra tolleranze. Come sappiamo, la tolleranza è il limite di accettabilità delle variazioni di una dimensione fisica di un oggetto. Alcuni materiali hanno un tasso di espansione molto diverso fra loro. Ad esempio, se si posiziona un metallo direttamente a contatto con un vetro, il vetro si crepa, pertanto deve essere assolutamente evitato il loro contatto diretto. La separazione può essere effettuata con una guarnizione di materiale elastico o flessibile o con dei composti sigillanti. In ogni caso il vetro richiede interfacce flessibili.

In questo contesto, la capacità di un materiale di accettare sigillanti è determinante. Nella maggior parte dei casi si rende necessario studiare soluzioni meccaniche mediante distanziatori. Lo stato di conservazione di questi elementi di separazione va controllato periodicamente, perché i materiali con cui sono prodotti hanno durata inferiore rispetto ai materiali di rivestimento.

Altro problema può essere legato al trattamento (o non trattamento) di alcuni materiali che sviluppano dei composti chimici che possono depositarsi sulla superficie di altri rendendola più difficile da pulire. Lo sviluppo di apposite giunzioni ai bordi (gocciolatoi) aiuta a ridurre questo effetto.

 

Un esempio

Questi aspetti possono essere particolarmente apprezzati in facciate che combinano materiali e forme diversi. Il progetto di ‘Casa P’ a Bassano del Grappa (VI) dell’architetto Giorgio Parise (completata nel 2015) prevedeva la coesistenza di due materiali diversi per il rivestimento della facciata ventilata: pannelli stratificati ad alta densità laminati in legno (Parklex® Facade) e pannelli in pietra sinterizzata (Lapitec®).

I pannelli laminati in legno sono composti da strati di carta kraft trattata con resine termoindurenti e compressa ad elevate pressioni e temperatura. Sulle facce dei pannelli è successivamente applicato un tranciato ligneo, protetto con una pellicola resistente ai raggi UV e agli agenti atmosferici. Il vantaggio principale è quello di ottenere un rivestimento che preserva l’aspetto originale del legno nel tempo (tenuta del colore).

Le pietre sinterizzate sono composte da compatti di polveri di argilla, feldspati, silicio e ossidi minerali, sottoposti a pressione e temperature molto elevate. Il risultato è un prodotto ceramico che può assomigliare alla pietra nell’aspetto, ma consente la produzione di lastre di grande formato con misure standard di 1500x3400 mm e spessori costanti da 12, 20 e 30 mm.

Nel progetto di Casa P, questi materiali dovevano combinarsi con le pareti finite ad intonaco.

La copertura ventilata doveva essere realizzata con pannelli in pietra sinterizzata e accomodare un impianto fotovoltaico. Il sistema di facciata è stato ingegnerizzato e posato dall’azienda Antonello Finiture. L’abitazione ha ottenuto la certificazione energetica CasaClima.

L’intervento si caratterizza per l’utilizzo di lastre di grande formato che, come è noto, non sono semplici da posare. Il rivestimento in laminato segue il ritmo delle finestre sui lati lunghi del corpo di fabbrica principale (Figura 1). La transizione fra legno e intonaco è garantita da un giunto di dilatazione fra i due materiali che sono pefettamente complanari. Sul bordo inferiore è presente uno scuretto in lamiera forata che garantisce la retroventilazione (Figura 4). Il rivestimento in pietra sinterizzata del corpo di fabbrica inferiore è posato quasi a filo della parete ad intonaco e al rivestimento in laminato, mentre la scossalina di protezione va ad incastrarsi in un alloggiamento apposito della facciata ventilata (Figura 4).

 

Dettaglio transizione fra rivestimenti diversi

FIGURA 4: Casa P. Dettaglio transizione fra rivestimenti diversi. Foto © Davide Ambroggio

 

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