Rigenerazione urbana e sicurezza strutturale: il futuro delle smart city passa dagli edifici esistenti

Nel dibattito sulle smart cities, una domanda centrale resta spesso sullo sfondo: vogliamo costruire ex novo città intelligenti o rendere intelligenti le città che già abitiamo? La risposta a questa domanda definisce il grado di equità, sostenibilità e lungimiranza della nostra visione urbana.

Limitarsi alla creazione di nuove smart cities significherebbe adottare un approccio selettivo, riservando i benefici dell'innovazione solo a porzioni privilegiate della popolazione.

Non tutti potranno abitare nelle nuove città ipertecnologiche: molte persone continueranno a vivere, lavorare e crescere nelle città esistenti. Ignorare queste realtà significherebbe accentuare le disuguaglianze, creando città di serie A e città di serie B. L’architettura e l’ingegneria hanno oggi la responsabilità – e l’opportunità – di rendere accessibile e scalabile la trasformazione del costruito, affinché la smartness non sia un privilegio, ma un diritto diffuso.

C'è poi una questione ambientale non meno rilevante. Costruire da zero nuove città comporta un consumo massiccio di risorse, in primis di suolo, un bene sempre più prezioso e limitato. Le politiche urbanistiche più evolute, infatti, spingono verso la rigenerazione piuttosto che l’espansione, nella logica di un consumo di suolo zero.

Infine, ma non per importanza, c’è l’aspetto culturale e identitario. Le città storiche e consolidate sono depositarie di un patrimonio edilizio, urbanistico e simbolico di valore incalcolabile. Abbandonarle in nome dell’efficienza tecnologica significherebbe recidere il legame tra luoghi e comunità, tra passato e futuro. Al contrario, rendere “intelligenti” le città esistenti vuol dire rigenerarle senza snaturarle, potenziarne le performance senza tradirne la memoria.

In questo senso, parlare di smart cities è una questione ben più ampia: non esistono città intelligenti senza strutture intelligenti, e non esistono strutture intelligenti senza una visione inclusiva, sostenibile e radicata nella storia dei luoghi.

Smart + Safe: verso una città davvero abitabile

Se la vera sfida è rendere intelligenti le città che già esistono, allora la prima condizione da garantire è quella della sicurezza strutturale.

Non può esserci smartness senza safety. E non può esserci resilienza urbana senza strutture capaci di resistere, adattarsi e recuperare dopo eventi estremi come terremoti o forti venti.

Questa consapevolezza è ormai radicata anche nelle normative tecniche vigenti, che pongono la sicurezza delle costruzioni come condizione necessaria e non negoziabile. È un principio che vale per tutti gli edifici, ma assume un carattere ancora più stringente per infrastrutture strategiche: ospedali, sedi della protezione civile, caserme, centri nevralgici della gestione dell’emergenza. In questi casi, la protezione non riguarda solo la struttura in sé, ma la continuità operativa di funzioni essenziali per la collettività.

Ed è proprio qui che emerge l'opportunità: trasformare gli interventi di messa in sicurezza in occasioni per abilitare l’intelligenza delle strutture.

La sfida non è solo consolidare, ma evolvere. Ristrutturare, e contestualmente innovare. Ogni intervento di miglioramento sismico o di protezione dalle sollecitazioni ambientali dovrebbe essere anche un passo verso la digitalizzazione e l’automazione delle infrastrutture urbane.

Cosa vuol dire “sicura e intelligente”?

Una struttura intelligente non si limita a resistere. Percepisce, elabora, risponde. I sistemi ISAAC rappresentano un esempio concreto di questa visione.

Si tratta di Active Mass Dampers (AMD) in grado di ridurre le vibrazioni degli edifici, a prescindere dalla loro origine: sisma, vento o altre sollecitazioni dinamiche.

Ogni sistema ISAAC integra una rete di sensori di movimento che trasmettono dati in tempo reale a un’unità di controllo. Un algoritmo di calcolo avanzato analizza questi segnali e comanda il dispositivo per contrastare il movimento della struttura in modo mirato e continuo.

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La stessa infrastruttura tecnologica che consente di smorzare le vibrazioni costituisce anche un sistema di monitoraggio permanente dello stato di salute dell’edificio. Questo significa raccogliere dati significativi in ogni istante, conoscere l'effettiva risposta dinamica della struttura e identificare tempestivamente eventuali anomalie. È l’ingresso dell’edificio nel paradigma della manutenzione predittiva.

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Le tecnologie ISAAC stanno rivoluzionando la sicurezza sismica grazie a sistemi attivi come l’Active Mass Damper, capaci di adattarsi in tempo reale alle sollecitazioni. Soluzioni non invasive, modulari e intelligenti che garantiscono edifici più sicuri.

Smart Cities = Lifecycle Cities

Una città intelligente non è solo una città connessa, ma anche una città sostenibile economicamente lungo tutto il suo ciclo di vita.

Anche da questo punto di vista, i sistemi ISAAC rappresentano un vantaggio strategico: sono in grado di smorzare le vibrazioni anche dei terremoti meno intensi, che pur non provocando il collasso degli edifici, sono quelli più ricorrenti e responsabili dei danni che, nel tempo, generano i costi di riparazione più elevati.

In altre parole, questi sistemi non proteggono solo la vita, ma anche il valore economico degli edifici e delle città, evitando che piccole lesioni si traducano in grandi spese distribuite nel tempo. È un approccio lungimirante, che guarda alla prevenzione come investimento e non come costo.

Le tecnologie ISAAC come abilitatrici di smart city

“Se consideriamo la smart city come un ecosistema interconnesso e resiliente, allora le tecnologie ISAAC si posizionano come infrastrutture intelligenti per la sicurezza e la gestione evoluta del rischio” commenta Giorgio D’Agostino, ingegnere strutturista di ISAAC.

“Non si tratta di semplici dispositivi antisismici, ma di sistemi capaci di integrare hardware, software e intelligenza algoritmica per trasformare edifici ordinari in edifici responsivi. Noi di ISAAC abbiamo sviluppato una gamma di Active Mass Dampers (AMD) modulari, pensati proprio per l’inserimento non invasivo negli edifici esistenti. Questa caratteristica li rende ideali per progetti di retrofit urbano, in linea con le politiche di rigenerazione del costruito e con i principi del consumo di suolo zero”.

Come funziona l'AMD

Il funzionamento è semplice ma potente: una massa mobile, controllata da attuatori intelligenti, genera forze capaci di contrastare in tempo reale le vibrazioni dell’edificio.

A monte, una rete di sensori MEMS ad alta sensibilità registra il comportamento dinamico della struttura, inviando i dati a una control unit in grado di reagire istantaneamente.

Il valore aggiunto del sistema non è solo la protezione immediata; ogni installazione ISAAC si trasforma in un nodo sensoriale permanente, capace di raccogliere e analizzare dati in modo continuativo. Questo consente di:

• monitorare lo stato strutturale dell’edificio in modo predittivo;
  
• condividere informazioni con altri sistemi urbani, come piattaforme di gestione del rischio o gemelli digitali urbani;
  
• fornire dati alle pubbliche amministrazioni per la pianificazione intelligente della manutenzione;
  
• ottimizzare la gestione economica degli edifici in una logica di Total Cost of Ownership.

In questo senso, ISAAC è più di un produttore di tecnologie: è un abilitatore di infrastrutture intelligenti, capace di portare i principi dell’ingegneria strutturale all’interno della cultura della smart city. I suoi sistemi rappresentano un ponte tra mondo fisico e mondo digitale, tra sicurezza e sostenibilità, tra reazione e prevenzione.
Grazie a questa visione, ISAAC contribuisce alla trasformazione delle città esistenti in città resilienti, valorizzando il patrimonio costruito, riducendo l’impatto ambientale degli interventi e generando dati strutturali utili per tutta la filiera urbana.

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