Salva Casa: opportunità (o necessità) di chiarimenti ufficiali
L'avvocato Ferruti condivide alcune riflessioni sul Decreto Salva-Casa, convertito in legge a luglio 2024, evidenziando le difficoltà interpretative che professionisti e amministrazioni devono affrontare a causa di disposizioni normative non sempre coordinate. A fronte di queste criticità, si propone l'emissione di una circolare ministeriale per fornire chiarimenti e garantire un'applicazione uniforme delle norme.
Salva Casa: professionisti e regioni richiedono chiarimenti operativi per l'applicazione
Ingenio ha pubblicato pregevoli approfondimenti sul cosiddetto Decreto Salva-Casa, convertito in legge, che deve essere ormai applicato dagli uffici dei Comuni e, soprattutto, dai professionisti del settore (siano essi tecnici o giuristi).
La tecnica della novellazione, di cui è vittima il Testo Unico dell’Edilizia dal 2001 ad oggi, impone agli operatori la consultazione incessante delle banche dati normative (private o pubbliche) per capire se quella determinata modifica o quel particolare rinvio sono corretti oppure no.
Ad esempio, l’art. 36 bis, comma 6, penultimo periodo che prevede il necessario ricorso al giudizio di cui all’art. 31 cod. proc. amm., quando l’Amministrazione non rilascia l’attestazione della formazione tacita del titolo per silenzio assenso, non è coordinato con:
- quanto previsto poco prima nello stesso comma, secondo cui “Decorsi i termini (perentori, n.d.r.) di cui al primo, secondo e terzo periodo, eventuali successive determinazioni del competente ufficio comunale sono inefficaci.”
- la disposizione generale di cui all’art. 20, co. 2 bis della L. 241/90, secondo cui decorsi i termini per l’adozione del provvedimento, in alternativa all’attestazione della P.A. il privato può fare un’autocertificazione.
Fin qui, qualcuno potrebbe eccepire, si tratta delle fisime del sottoscritto che, per la sua professione di avvocato, non deve mai dare nulla per scontato.
Tuttavia, dai commenti sin qui pubblicati nelle varie riviste anche on-line, si ha l’impressione che nuovi fronti si siano aperti (e non chiusi) sui temi sanatoria, agibilità, legittimità delle preesistenze ed altri ancora. Sono poi intervenute precisazioni da parte di alcune Regioni (ad es. Toscana ed Emilia-Romagna), come pure da addetti ai lavori (ad es. Ance), ma questo non basta per avere un quadro chiaro della materia.
Ora, pur nella consapevolezza che le circolari non sono fonte di diritto e che il rapporto tra normativa nazionale e regionale non è sempre definibile con certezza (vedi però l’altro documento Ance), un modesto suggerimento potrebbe essere recepito dai palazzi che contano.
Intendo far riferimento all’opportunità (se non anche alla necessità) che, a livello statale, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (se del caso di concerto con il Ministero della Funzione Pubblica) emetta una circolare con istruzioni operative sul decreto-legge 69/2024, convertito, con modificazioni, nella legge n. 105/2024.
Ricordo, infatti, che all’indomani della legge sul primo condono (la n. 47/1985), l’allora Ministro dei lavori pubblici emanò la circolare 30 luglio 1985, n. 3357/25; tale circolare, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 186 dell’8 agosto 1985, costituì l’iniziale vademecum per l’applicazione della legge.
Com’era lecito attendersi, poi, la giurisprudenza in parte smentì in parte confermò le indicazioni ministeriali, che costituirono comunque un’imprescindibile base di partenza per gli interessati.
Certamente, qualcuno potrebbe ulteriormente obiettare di essere in presenza di un diverso assetto ordinamentale rispetto al 1985 ma la necessità che ci siano indirizzi univoci da parte di organi ufficiali – locuzione volutamente impropria – appare quanto mai avvertita dagli operatori del settore.
La Regione Emilia-Romagna ha già preannunciato una circolare esplicativa; l’auspicio è che altre istituzioni seguano questo esempio.
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