Stop Greenwashing: la nuova Direttiva Europea contro le dichiarazioni ambientali fuorvianti
L'Europa dice basta a tutte le claims ambientali fuorvianti e approva la nuova Direttiva che richiede una maggiore trasparenza e informazione sulla comunicazione di prodotti nell'era dei cambiamenti climatici. Vediamo in cosa consiste.
Direttive Ue contro il greenwashing: di cosa parliamo
Al fine di contrastare il fenomeno del "greenwashing", sempre più diffuso nelle etichette dei prodotti e nelle pubblicità, Bruxelles aveva proposto la "Green Claims Directive" nel marzo del 2022. A settembre 2023 si era raggiunto così l'accordo tra Consiglio e Parlamento europeo che doveva essere recepito da tutti i Paesi membri in tema di greenwashing. La Commissione europea identificava in queste tipologie di dichiarazioni ambientali un rischio di greenwashing, una strategia di marketing impiegata da aziende e organizzazioni per trarre profitto dall'apparenza di ecologismo.
Quali sono le disposizioni della "Direttiva Green Claims"
Conformemente al testo approvato, a partire dal 2026 le imprese saranno tenute a fornire prove concrete sulla veridicità di tutte le dichiarazioni ambientali che riguardano i loro prodotti o servizi. Un punto di notevole rilevanza è il divieto di commercializzare prodotti con l'etichetta "carbon neutral" quando le compensazioni delle emissioni di gas serra non si basano su programmi certificati.
"I cittadini stanno subendo le conseguenze dei cambiamenti climatici e desiderano essere parte della soluzione. Con il compromesso raggiunto oggi, i consumatori avranno le informazioni necessarie per effettuare scelte green corrette e saranno protetti meglio contro il greenwashing, il social washing e altre pratiche commerciali sleali. Questo è essenziale per consentire loro di svolgere un ruolo attivo nella comune lotta per un'Europa più green e più equa."
Alberto Garzón Espinosa, Ministro ad interim per gli Affari dei Consumatori della Spagna.
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Queste affermazioni si fondavano principalmente sulla compensazione delle emissioni mediante crediti di carbonio generati al di fuori della catena del valore aziendale, come nel caso di progetti di silvicoltura o energia rinnovabile. Tuttavia, spesso si avvalevano di metodologie non sempre trasparenti o precise.
Nuova Direttiva UE contro l'ambientalismo di facciata (gennaio 2024)
Pratiche commerciali vietate e minor obsolescenza dei beni
Una nuova direttiva contro il greenwashing, approvata il 17 gennaio 2024 dal Parlamento europeo, favorirà la trasparenza e la corretta informazione a vantaggio di consumatori e cittadini. La normativa è divisa in due parti, l’una dedita alle pratiche commerciali vietate in Ue e alle serie di strategie di marketing riconducibili al greenwashing (ambientalismo di facciata), l’altra finalizzata a ridurre l’obsolescenza precoce dei beni.
La direttiva è stata approvata con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni.
“Questa legge cambierà il quotidiano di tutti gli europei. Ci allontaneremo dalla cultura dello scarto, renderemo più trasparente il marketing e combatteremo l’obsolescenza prematura dei beni – ha dichiarato la relatrice Biljana Borzan, vicepresidente dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo, che ha tenuto una conferenza stampa in streaming (il link in fondo all'articolo)– Le aziende non potranno più ingannare le persone dicendo che le bottiglie di plastica sono buone perché l’azienda ha piantato alberi da qualche parte — o dire che qualcosa è sostenibile senza spiegare come”.
La direttiva si propone di proibire l'utilizzo di indicazioni ambientali generiche quali "eco" , "green", "naturale", "rispettoso dell'ambiente", "rispettoso degli animali", "biodegradabile", "a impatto climatico zero", a meno che non siano supportate da evidenze concrete.
Inoltre, verranno riconosciuti soltanto i marchi di sostenibilità basati su sistemi di certificazione approvati o istituiti da autorità pubbliche. L'Unione Europea bandirà altresì le dichiarazioni che implicano un impatto ambientale neutro, ridotto o positivo attraverso la partecipazione a sistemi di compensazione delle emissioni.
Maggiore consapevolezza di produttori e consumatori: garanzia più visibile e nuovo marchio
Il secondo obiettivo della direttiva è aumentare la consapevolezza di produttori e consumatori in merito alla durata dei prodotti. Da oggi le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e verrà creato un nuovo marchio per valorizzare i prodotti con un periodo di garanzia più lungo. L’UE vieterà anche le false indicazioni sulla durata e sulla riparabilità dei prodotti, inclusi gli inviti a sostituire i beni di consumo prima del necessario.
Cosa cambia rispetto alla direttiva 2005/29/CE
La nuove norme saranno introdotte mediante la modifica degli articoli 6 e 7 e dell’allegato I della precedente normativa 2005/29/CE che vieta le pratiche commerciali ingannevoli, con l’aggiunta di casi specifici. Dagli articoli 5 a 9 della normativa 2005/29/CE era già inclusa la possibilità di considerare una pratica commerciale sleale o meno, ma senza indicazioni puntuali. La direttiva prevede anche una modifica dell’articolo 6, aggiungendo le caratteristiche ambientali e sociali e gli aspetti relativi alla circolarità all’elenco delle caratteristiche principali di un prodotto.
La nuova direttiva ingloba un’altra legge in fase di discussione all’interno della commissione parlamentare, che stabilirà le condizioni specifiche per l’utilizzo delle dichiarazioni ecologiche. Il prossimo step sarà l’approvazione definitiva del Consiglio, poi gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale.
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