Interventi strutturali | Coperture | Muratura | Progettazione | Restauro e Conservazione | Rinforzi Strutturali | Sismica | Indagini Strutturali
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Interventi di consolidamento e restauro conservativo di edificio storico: dai cordoli in muratura armata al rinforzo di solai in legno

L’intervento di restauro conservativo su un edificio settecentesco vincolato ha previsto il consolidamento delle murature, il rifacimento dei solai lignei e della copertura, introducendo soluzioni compatibili con la tipologia storica, come cordoli in muratura armata e tecniche di cuci-scuci.

Il restauro conservativo di un edificio con loggiato del sec. XVIII è stata l’occasione per trovare il giusto punto di incontro tra la necessità di perseguire un adeguato livello di sicurezza strutturale e le specificità proprie del fabbricato storico vincolato.

L’articolo illustra l’applicazione di alcune soluzioni di interventi strutturali necessari per la rifunzionalizzazione dell’edificio e compatibili con le sue caratteristiche architettoniche ed esecutive originarie.


Sommario

  • Descrizione architettonica dell’immobile: caratteristiche storiche e vincoli
  • Obiettivi del progetto: sicurezza strutturale e rispetto dei vincoli storici
  • Interventi sulle murature portanti: consolidamento e miglioramento strutturale
  • Realizzazione del cordolo in muratura armata: tecnica e finalità
  • Ripristino dei solai lignei: sostituzione e conservazione tipologica
  • Rifacimento della copertura: nuova orditura lignea e isolamento termico
  • Conclusioni: restauro conservativo e compatibilità strutturale

Il progetto di intervento di restauro conservativo in oggetto muove dalla volontà dei nuovi proprietari di riportare a funzione di spazi abitativi e commerciali l’immobile dopo anni di abbandono.

Descrizione architettonica dell’immobile: caratteristiche storiche e vincoli

La costruzione storica, sottoposta al vincolo di tutela sopra citato, denominata “Edificio con loggiato del sec. XVIII”, si colloca nella piazza del Municipio del comune di Pancalieri (TO), sviluppandosi in due corpi di fabbrica disposti a L ed articolato su 3 livelli fuori terra, l’ultimo dei quali costituito da un loggiato. Esso costituisce un esempio ben conservato di architettura aulica di centro rurale (planimetria compatta, linee sobrie e impianto settecentesco) e in particolare al tipo di palazzo urbano con loggiato sommitale, la cui tipicità è comprovata da manufatti analoghi nello stesso comune.

La tipologia costruttiva si presenta interamente in muratura portante in mattoni di laterizio.

Il manufatto conserva testimonianze di un rinnovamento delle finiture interne ipoteticamente datate ai primi decenni del XIX secolo, quali soffittatura in cannicciato dipinto, infissi, serramenti e pavimentazioni di gusto neoclassico. Il provvedimento di tutela ne constata la sostanziale fedeltà dell’originaria distribuzione degli ambienti principali.

La collocazione dell’immobile nel centro storico rappresenta una fondamentale continuità nel tessuto urbano e la presenza della bottega al piano terreno costituiva quasi certamente un significativo ruolo commerciale. L’edificio ubicato in Via Re Umberto 4 si colloca a ridosso della Piazza del Municipio. Il corpo di fabbrica principale, a forma parallelepipeda, si sviluppa su tre livelli fuori terra e uno interrato e si affaccia a sud ovest su Via Re Umberto e a sud est su Via Principe Amedeo. Su quest’ultima la cortina prosegue solo a piano terra ed è caratterizzata da un portale in muratura intonacata che inquadra un arco a tutto sesto strombato, utilizzato come passaggio carraio per il piccolo cortile interno su cui affaccia il fronte nord est dell’edificio. Il lato nord ovest è invece cieco, in aderenza ad un altro fabbricato.

Al piano terra, nei prospetti che affacciano su Piazza del Municipio vi è la presenza di bugnato e gli accessi principali dell’edificio. In particolare, al centro del prospetto di Via Re Umberto è presente un portone ligneo con lesene lisce e architrave modanata in leggero aggetto, alla cui sinistra si collocano una finestra ed una porta di foggia recente e a destra un portone con chiusura in pannelli lignei con quadrature modanate. Su Via Principe Amedeo sono invece presenti una finestra ed una porta di foggia recente, analoghi alle aperture precedentemente descritte.

Al piano primo invece il prospetto è scandito da finestre rettangolari con persiane a due ante in legno dove le porzioni vetrate sono ripartite in tre segmenti; su Via Principe Amedeo, tra le due finestre è presente una cornice modanata. La facciata su lato cortile del piano primo presenta un ballatoio sorretto da modiglioni, curiosamente privo di porte-finestre, probabilmente tamponate in anni recenti. All’ultimo piano l’identità del loggiato è definita dalle aperture ad arco ribassato alternate da pilastrini con lesene lisce centrali, presenti sui prospetti lato cortile e lato Via Principe Amedeo; in parte sono presenti anche su via re Umberto, ma risultano attualmente tamponati.

 

Il fabbricato di edificio storico nella condizione pre-intervento
Figura 1 – Il fabbricato nella condizione pre-intervento (Credit: C. Chiabrando)

  

Obiettivi del progetto: sicurezza strutturale e rispetto dei vincoli storici

Il progetto architettonico degli interventi di restauro conservativo, curato dall’architetto Andrea Sasso, mira a conservare la tipicità dell’organismo edilizio nel rispetto degli elementi che lo caratterizzano, sia strutturali che decorativi, cercando di valorizzarne le sue peculiarità, quali il loggiato e l’apparato decorativo nel suo complesso, e riordinando la scansione delle sue aperture.

Come indicato dalla relazione della Soprintendenza allegata al provvedimento di vincolo, si prevede innanzitutto, un intervento di consolidamento e recupero del loggiato dell’ultimo piano, indispensabile per poter conservare gli esili archi in mattoni gravemente sollecitati dal peso del tetto e da una scarsa attenzione nel posizionamento dei puntoni dell’orditura lignea.

Al consolidamento del loggiato farà seguito il completo rifacimento del tetto in legno, in parte con puntoni poggiati sul muro di spina ed in parte realizzato con capriate lignee, sul modello di quelle esistenti. La destinazione ad uso residenziale individuata per il piano del loggiato dovrà contemperate inoltre il rispetto dei requisiti di isolamento e risparmio energetico.

Un ulteriore intervento, volto al recupero di un’immagine unitaria e coerente dell’edificio, riguarda la rimodulazione delle aperture in facciata, con la riapertura delle vecchie porte-finestre che scandivano la facciata verso il cortile al piano nobile, la realizzazione di nuove finestre a completamento della facciata del palazzo al piano secondo verso la via Re Umberto, e la regolarizzazione di alcune aperture al piano terreno, che per probabili esigenze commerciali sono nel tempo state ampliate con poco rispetto della scansione originaria.

All’interno del fabbricato gli interventi saranno principalmente conservativi: verrà mantenuto l’impianto distributivo, con la scala centrale a due rampe in pietra attuale, così come saranno le tipologie dei solai lignei. La distribuzione interna alle unità immobiliari sarà minimamente rivista e resa funzionale alle attività in previsione di insediamento, commerciale al piano terreno e residenziale ai livelli superiori, confermando pertanto le destinazioni d’uso storicamente consolidatesi nell’edificio, come emerge dalla relazione della Soprintendenza.

  

Interventi sulle murature portanti: consolidamento e miglioramento strutturale

La copertura, oggetto di completo rinnovamento, risultava in larga parte gravante sulle arcate del loggiato, articolato in aperture ad arco ribassato alternate da pilastrini. Questa condizione non rappresentava un adeguato livello di sicurezza per l’installazione della nuova copertura e per il corretto comportamento strutturale della parte sommitale dell’edificio.

Non a caso anche in occasione dell’istituzione del vicolo su questo fabbricato la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana Di Torino si era specificatamente espressa in tal senso: «l'immobile principale presenta anche un problema significativo di tipo strutturale, in relazione alla struttura muraria alloggiato, e all’appoggio della copertura sulla medesima, evidentemente inadeguata a carico per difetto di costruzione (relativo al ridotto spessore della muratura sopra avanzante le aperture delle arcate, e all'assenza di un cordolo sommitale di collegamento e ripartizione dei carichi del tetto), che andrebbe affrontato in via prioritaria».

Pertanto, si è definito una procedura di intervento finalizzata al soddisfacimento dei seguenti requisiti di natura strutturale:

  • conservare le caratteristiche peculiari dell’edificio e specificatamente indicate come elemento rilevante;
  • dotare la sommità del loggiato di un idoneo elemento di continuità e di supporto per la nuova copertura;
  • garantire un miglioramento del livello di sicurezza strutturale dell'edificio anche in relazione alla riattivazione delle sue funzioni abitative;
  • soluzione coerente con la tipologia costruttiva dell’edificio;
  • prolungare la vita utile del fabbricato;
  • ripristinare situazioni di degrado e deperimento localizzati;
  • migliorare situazioni di non conformità alla normativa e al corretto comportamento statico e dinamico del fabbricato;
  • migliorare il livello di sicurezza strutturale del fabbricato nei confronti della vita umana;
  • migliorare il livello di sicurezza strutturale nei confronti delle azioni sismiche.

La natura dell’edificio e la tipologia di intervento definito dal progetto architettonico, unitamente alle valutazioni strutturali condotte, portano alla conclusione che il percorso di un miglioramento globale del fabbricato non sia perseguibile se non attraverso una serie di interventi molto rilevanti che presentano una molteplicità di controindicazioni:

  • il livello di conoscenza attuato o attivabile per queste tipologie di edificio non consente assoluta certezza;
  • in termini economici l'apporto di risorse necessario non è operativamente sostenibile, anche in relazione alla destinazione d’uso (edificio privato);
  • in termini di ripercussione sulla conformazione architettonica del fabbricato gli interventi andrebbero a depauperare e snaturare le caratteristiche salienti del complesso edilizio.

Si è ritenuto altresì necessario ed indispensabile però procedere mediante una serie di interventi locali volti sia alla correzione di elementi di criticità ma anche alla attuazione di un processo di conservazione e miglioramento localizzato.

Questi interventi locali possono essere sinteticamente suddivisi in due differenti tipologie:

  • interventi puntuali: localizzati su alcuni elementi portanti caratterizzati da singolarità di comportamento strutturale oppure da evidenti problematiche.
  • interventi diffusi: per loro natura interessano una serie estesa di elementi strutturali che compongono l'ossatura portante del fabbricato.

  

Realizzazione del cordolo in muratura armata: tecnica e finalità

La progettazione esecutiva di intervento ha pertanto trovato positivo riscontro nell’adozione di un cordolo in muratura armata da realizzare in mattoni di laterizio pieni, congruenti per dimensioni a quelli esistenti. Questa scelta è stata inoltre definita sulla base dei seguenti criteri:

  • Reversibilità: pur riconoscendo il fatto che il cordolo in muratura armata sia ragionevolmente “non rimovibile” va considerato che esso va a costituire elemento intrinseco dell'orditura statica dell’edificio, pertanto, non si ipotizza la necessità futura di rimozione.
  • Minima invasività: la realizzazione del cordolo in muratura di sommità risulta minimamente invasivo in quanto gli elementi murari contigui presentano una finitura ad intonaco; medesimo trattamento superficiale sarà applicato anche sugli elementi inseriti ex-novo così da limitare al minimo l’alterazione delle caratteristiche architettoniche dell’edificio.
  • Minimo intervento: la componente muraria dell’edificio nel suo complesso non presenta rilevanti problematiche di tipo statico, ad esclusione delle problematiche qui illustrate relative al piano loggiato; si è pertanto operata l’attuazione di interventi di tipo locale, altresì funzionali al raggiungimento di una migliore condizione di sicurezza.
  • Compatibilità tra i materiali: trattandosi di materiali analoghi e pertanto compatibili (mattoni e malta di calce), si esclude la formazione di un elemento di rilevante diversità di rigidezza e di disparità di prestazioni meccaniche; la continuità tra i materiali esistenti e quelli di nuovo inserimento garantisce anche una compatibilità con i materiali di finitura; l’intonaco sia esso esterno, in facciata, che interno all’unità abitativa trova continuità di supporto.

La situazione ante intervento, con le arcate sopra le aperture limitate a 1 o 2 corsi di mattoni, ci restituisce uno scenario della parte sommitale dell’edificio in cui i maschi murari (“pilastri” in mattoni tra le aperture) sono sostanzialmente slegati gli uni dagli altri.

Tra le finalità di un intervento di restauro e miglioramento del sistema strutturale quale è quello in oggetto, troviamo anche la realizzazione di collegamenti tra i diversi elementi strutturali e il conseguimento di un migliore comportamento scatolare del sistema murario. Questo perché attraverso un buon collegamento tra coperture, solai e pareti perimetrali si impedisce l’attivazione di meccanismi di collasso locali e garantisce una efficace collaborazione tra gli elementi resistenti.

 

Schema tipologico di intervento: cordolo in muratura armata/rinforzata
Figura 2 – Schema tipologico di intervento: cordolo in muratura armata/rinforzata (Credit: C. Chiabrando)

La soluzione adottata di realizzare un coronamento perimetrale in muratura armata/rinforzata consiste nel costruire un tratto di paramento murario alternando mattoni a giunti verticali sfalsati e strati di malta, in questi ultimi vengono inseriti fogli di rete in materiale composito capaci di dotare l’elemento così composto di una resistenza a trazione. Una soluzione innovativa degli elementi di “radicamento” che si inserivano in passato nelle murature portanti per evitare fessurazioni verticali.

  

Cordolo in muratura armata/rinforzata: fasi di realizzazione
Figura 3 – Cordolo in muratura armata/rinforzata: fasi di realizzazione (Credit: C. Chiabrando)

  

Questi strati di rete, meccanicamente connessi alla malta, e quindi ai mattoni, hanno la funzione di contrastare lo scorrimento e conferire resistenza a trazione al cordolo. Va inoltre evidenziato il fatto che trattandosi di un cordolo di sommità risulta ridotta la capacità di resistere a sforzi di trazione grazie all’attrito che nasce per la compressione verticale tra gli elementi piani.

 

Cordolo in muratura armata/rinforzata: fasi di realizzazione
Figura 4 – Cordolo in muratura armata/rinforzata: fasi di realizzazione (Credit: C. Chiabrando)

  

Nel nostro intervento il cordolo così configurato si trova a dover assolvere al duplice ruolo di elemento resistente a eventuali carichi di origine sismica ortogonali alla muratura, ed anche ai carichi di tipo gravitazionale derivanti dalla copertura che lo sormonta.

Lo schema statico che ne deriva è di un elemento lineare (il cordolo in progetto ha una dimensione trasversale di circa 40 x 40 cm) sottoposto ad azioni di flessione e taglio sia sul piano che orizzontale.

L’adozione di una rete in materiale composito (fibra di vetro) è motivata dal fatto che questa tecnica ha dimostrato, anche da prove sperimentali, un buon comportamento di collaborazione con la muratura (malta e mattoni) evitando fenomeni di “ritardo” nell’attivazione della sua funzione.

 

Cordolo in muratura armata/rinforzata: fasi di realizzazione
Figura 5 – Cordolo in muratura armata/rinforzata: fasi di realizzazione (Credit: C. Chiabrando)

 

Il medesimo approccio è stato adottato per il ripristino della continuità muraria delle murature portanti presenti, sempre al piano sottotetto di loggiato, lungo la linea di spina centrale, caratterizzate da una disomogeneità di materiali (probabilmente dovuta a interventi successivi) e che diventano elementi a supporto della linea di colmo. Sono pertanto stati rimossi i materiali non coerenti, e ricostruiti gli elementi in elevazione con la medesima tecnica utilizzata per il cordolo armato illustrato in precedenza.

Il fabbricato inoltre risultava caratterizzato, come tipologicamente caratteristico e ordinario per questi edifici, da una serie di canne fumarie che interessavano principalmente le murature portanti interne, sia longitudinali che trasversali. Con le nuove funzioni abitative individuate tali canne fumarie non si rilevavano più come necessarie, pertanto, si è proceduto alla chiusura delle stesse con l'inserimento di porzioni murarie in mattoni pieni (utilizzando i medesimi materiali previsti per il cordolo armato). Attraverso la tecnica esecutiva di cuci-scuci è stata così ripristinata la continuità tra le porzioni di muratura esistente e le chiusure delle canne fumarie e intercapedini, perseguendo in questo modo un miglioramento della continuità dei maschi murari.

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Immagini

Credit: C. Chiabrando

Figura 6 – Solai lignei ammalorati

Credit: C. Chiabrando

Figura 7 – Solai lignei ammalorati, cedimento dell’assito, travi principali deteriorate

Credit: C. Chiabrando

Figura 8 – Solai lignei ammalorati, interventi precedenti non congruenti

Credit: C. Chiabrando

Figura 9 – Solai lignei rinnovati con analoga tipologia

Credit: C. Chiabrando

Figura 10 – Schema orditura nuova copertura

Credit: C. Chiabrando

Figura 11 – Il fabbricato nella fase conclusiva dei lavori

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