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Rifacimento del pavimento senza eccessive demolizioni: analisi e descrizione dei possibili interventi

Nell’ambito della riqualificazione degli edifici, il pavimento è percepito soprattutto dal punto di vista estetico, anche se svolge un compito funzionale in cui le intrinseche caratteristiche tecniche sono fondamentali. È possibile rinnovare senza eccessive demolizioni? La risposta è positiva, come sempre però occorre un’attenta valutazione e progettazione. Di seguito un'analisi e descrizione dei possibili interventi.

Ogni intervento sul pavimento richiede un’attenta valutazione e progettazione

Rinnovare una pavimentazione è un connubio fra estetica e funzionalità desiderate, da accordare con l’esistente. La committenza desidera infatti una pavimentazione che sia “bella e duratura” e questo è frutto di una attenta valutazione e progettazione.

Il rivestimento finale, infatti, è solo uno dei componenti di quello che è definito sistema pavimento. La buona riuscita dell’intervento è frutto di tutte le componenti della stratigrafia. Fra queste, gioca un ruolo essenziale il massetto, ovvero quello strato di materiale che riceverà la pavimentazione finale.

Il primo aspetto da considerare è lo stato del pavimento che si vuole rinnovare, perché questo può comportare un vasto numero di interventi che vanno dalla meno invasiva sovrapposizione alla più drastica demolizione di tutta la stratigrafia. In buona parte, questa scelta è dovuta al tipo di massetto presente ed al suo stato di conservazione, unitamente al rivestimento finale che si vorrebbe applicare. Non va esclusa, inoltre, l’eventuale necessità di riposizionare tubature e canaline di servizio per gli impianti idraulici ed elettrici.

In caso di totale demolizione, quello che si dovrà realizzare in seguito è il completo rifacimento del sistema pavimento e quindi ricadrà nella normale progettazione orizzontale. Sarà da prevedere un nuovo sottofondo di alleggerimento/isolamento, un nuovo massetto e la posa del rivestimento, oltre ad eventuali interventi per il comfort acustico e/o il riscaldamento/raffrescamento.

Se invece vogliamo e possiamo realizzare un intervento meno invasivo, si può valutare di ridurre al minimo l’asportazione di materiale adattando l’esistente. Questo anche nell’ottica della sostenibilità, intesa come minore generazione di rifiuti. Chiaramente, questo è possibile solo nel caso in cui si abbia sufficiente spazio in altezza, sia per rientrare nei requisiti di legge, sia per vincoli dell’edificio come soglie o similari.

Analizziamo di seguito le possibili casistiche d’intervento.

 

Sovrapposizione di un nuovo rivestimento a quello esistente

Per primo, dobbiamo capire se il rivestimento esistente è coeso al massetto e si presenta con sufficienti prestazioni meccaniche per poter ricevere una sovrapposizione. Qualora non lo fosse, sarebbe opportuno rimuoverlo ed arrivare al massetto sottostante. Se invece si presenta resistente, planare e il successivo pavimento lo permette, si potrà andare direttamente in sovrapposizione con la nuova pavimentazione.

In entrambe le ipotesi, si devono comunque considerare diversi aspetti, fra cui quello del comfort acustico (e riduzione del rumore da calpestio) e sarà quasi inevitabile ipotizzare l’uso di apposito tappetino fonoassorbente.

 

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Sostituzione del rivestimento esistente con uno nuovo: prima cosa, controlliamo il massetto!

Nel caso in cui si proceda con la completa demolizione del precedente rivestimento e il massetto si riveli non particolarmente prestazionale, si potranno utilizzare metodi per consolidarlo senza prevederne la rimozione. Ad esempio, l’applicazione di primer a base di silicati, resine epossidiche e/o poliuretaniche, può portare il massetto ad avere una coesione e resistenza tale da fungere da nuovo piano di posa.

Se la planarità del massetto (con o senza rivestimento) non è ottimale, si dovranno prevedere interventi per ripristinarla. In particolare, la posa di grandi formati, che ha preso piede in questi anni, o anche l’utilizzo di sistemi resinosi necessitano di tolleranze molto ridotte. Gli interventi possibili sono essenzialmente di due tipi: abrasione/fresatura dell’eccesso o posa di uno strato regolarizzante.

 

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Misura della planarità del massetto e dei sottofondi
Per tolleranza di planarità si intende la distanza di due piani paralleli al piano medio individuato dal massetto che ne contengono le irregolarità superficiali. In questo articolo le istruzioni su come fare a verificare la planarità di un massetto.

 

Uno strato regolarizzante è in genere un massetto autolivellante (livellina) progettato per essere applicato a bassissimo spessore previa posa di idoneo primer. Questa tipologia di prodotto permette di compensare le quote e le irregolarità del piano (conche ed avvallamenti) riportando la superficie finale in condizioni ottimali per la posa del rivestimento. Il prodotto per ripristinare può avere anche consistenza non fluida come, ad esempio, un rasante. Questo tipo di materiale viene preferito dove l’intervento è minimo o molto localizzato. Vista la reologia, occorrono maestranze con opportune capacità per ottenere un ripristino ottimale.

Altra soluzione può essere quelle di asportare il materiale in eccesso. In questo caso sono possibili tecniche di fresatura/carteggiatura con appositi macchinari. Questo processo risulta particolarmente efficace ma non può essere effettuato su tutti i massetti poiché si tratta di una azione meccanica abbastanza invasiva. Se il massetto esistente non è particolarmente robusto, il rischio è di creare rotture o cedimenti eccessivi.

Avendo ripristinato la planarità, potremo procedere con la posa del nuovo rivestimento, ma se nella riqualificazione volessimo anche introdurre un sistema radiante di riscaldamento/raffrescamento?

 

Installazione di un impianto radiante a pavimento

Esistono diversi tipi di sistemi radianti, particolarmente adatti per le ristrutturazioni:

  • Senza la necessità di posa di massetto (tipo B, tipo H1 e H2, tipo I secondo UNI EN 1264)
  • A bassa inerzia, con spessore del massetto sopra tubo ≤ 15 mm
  • Di tipo tradizionale, ma con massetto a spessore ridotto ovvero ≤ 30 mm

Queste tre soluzioni permettono di contenere lo spessore della nuova stratigrafia e, al tempo stesso, di fornire una soluzione più sostenibile per il riscaldamento dell’edificio, in quanto meno energivori. Tuttavia, è fondamentale, anche per questi sistemi, avere una superficie di appoggio planare e resistente ai carichi.

Va ricordato che nella progettazione è opportuno, se non indispensabile, sapere da subito quale tipo di rivestimento si vuole applicare. Ad esempio, le esigenze di una ceramica in gres di grande formato non sono le stesse di un parquet multistrato o di un sistema resinoso.

Infatti, il tipo di intervento in caso di riqualificazione è legato in modo diretto alle necessità prestazionali che il rivestimento finale richiede al fondo di posa, sia esso un massetto esistente riadattato, un vecchio pavimento o un nuovo strato. Senza ovviamente dimenticare gli aspetti acustici e termici.

 

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I sistemi radianti nelle ristrutturazioni: soluzioni e casi studio
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Concludendo, la possibilità di riqualificare un pavimento senza la completa demolizione è una strada certamente percorribile, che riduce l’impatto ambientale e che può anche accorciare i tempi di messa in servizio, ma necessità di essere valutata e progettata attentamente tenendo conto di tutti gli elementi che potranno comporre la stratigrafia finale e quali performance, estetiche e funzionali, sono desiderate.

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