Diario dell’apertura della Biennale di Architettura 2025 di Venezia
Durante i due giorni di pre-apertura abbiamo esplorato la Biennale Architettura 2025: un viaggio immersivo tra intelligenze naturali, artificiali e collettive, raccontate nella Mostra Internazionale e nei Padiglioni Nazionali. Un’edizione, a nostro avviso, ben orchestrata, potente, visionaria e polifonica, che apre nuove prospettive sull’architettura e attiva inedite consapevolezze progettuali.
La Biennale di Architettura 2025 ha aperto al pubblico il 10 maggio e resterà visitabile fino al 23 novembre 2025. Ingenio ha seguito in anteprima i due giorni di pre-apertura: ecco il nostro reportage.
Giorno 1 – Arsenale: dove tutto comincia
8 maggio - Il nostro viaggio ha inizio negli ampi spazi delle Corderie e delle Artiglierie dell’Arsenale, cuore pulsante della 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Qui si concentra il
concept curatoriale della Biennale 2025
, che – secondo le intenzioni del curatore – mira a esplorare come l’architettura possa affrontare le emergenze ambientali e sociali globali, integrando e valorizzando tre forme interconnesse di intelligenza: naturale, artificiale e collettiva.
Intelligens. Natural. Artificial. Collective: le sezioni della Mostra
Cosa vuol dire, oggi, progettare in ascolto del clima? Cosa significa “architettura dell’adattamento”?
A introdurti alla Mostra, questo testo: “L'architettura è sempre stata una risposta al clima: un atto di riparo, sopravvivenza e fiducia nella vita. Dalle prime capanne primitive alle fondamenta sommerse di Venezia, il progetto umano si è evoluto in dialogo con la natura. Oggi, questa evoluzione non è più scelta ma necessità: il cambiamento climatico non è uno scenario futuro ma una realtà presente. Dobbiamo adattarci. Questo richiede la messa in campo di ogni forma di intelligenza: naturale, artificiale, collettiva. Non abbiamo bisogno di genio individuale, ma dell'intuizione che scaturisce dai processi collaborativi. Non di soluzioni rigide, ma di ecosistemi flessibili. Di fronte ad un mondo in trasformazione, l'architettura deve adattarsi essa stessa, spingendosi verso territori finora inesplorati.”
L’impatto con la prima installazione è immediato e coinvolgente: non si tratta solo di una visione, ma di un’esperienza corporea. La vista ci restituisce, con crudeltà, l’impatto che abbiamo sull’ambiente, mentre il calore che avvolge il corpo rende tangibile l’intensificarsi del cambiamento climatico. Fa caldo, terribilmente caldo. L’umidità è opprimente. Intorno a noi, sospese nell’aria, decine e decine di unità esterne di condizionatori che ronzano accese: non refrigerano, ma amplificano il disagio. E’ l’oggi, è lo stato dell’arte.

Il 2024 ha segnato un momento critico: la Terra ha registrato le temperature più calde di sempre, spingendo le medie globali ben oltre il limite di +1,5°C fissato dagli Accordi di Parigi del 2016. In soli due anni, il cambiamento climatico ha impresso un’accelerazione che sfida anche i modelli scientifici più validi.

E se la natura fosse il codice più avanzato da cui imparare a costruire?
Esploriamo la sezione Natural Intelligence. Qui l’architettura dialoga con la scienza e la tecnologia, proponendo installazioni immersive e ricerche avanzate che esplorano nuovi modi di costruire e abitare il pianeta. Dalle simulazioni estreme del clima futuro all’uso dell’intelligenza artificiale per trasformare materiali naturali, fino alla progettazione basata su dati microbiologici e all’impiego di biocompositi innovativi, ogni progetto suggerisce una possibile risposta alle sfide ambientali e sociali globali, attraverso un approccio interdisciplinare e collettivo.



Chi progetterà e costruirà il nostro futuro: l’uomo, l’algoritmo… o una nuova intelligenza che nasce dall’incontro tra i due?
La sezione Artificial Intelligence amplia lo sguardo sull’intelligenza artificiale, estendendolo oltre i modelli linguistici per abbracciare robotica, ingegneria e scienza dei dati. Attraverso progetti che spaziano dalla robotizzazione dei cantieri alla ricostruzione postbellica con strumenti di visione artificiale, la mostra indaga come le tecnologie emergenti possano ridefinire il lavoro, la progettazione e la resilienza urbana. Un invito a riflettere sul ruolo ambivalente dell’AI: risorsa per il progresso o arma nelle mani sbagliate, a seconda dell’uso che se ne fa.

E se le migliori idee per abitare il futuro arrivassero non dagli architetti ma dalla collettività?
La sezione Collective Intelligence mette al centro l’apprendimento condiviso e le pratiche nate ai margini, mostrando come comunità di tutto il mondo riescano a generare soluzioni spaziali ingegnose intrecciando risorse materiali e reti sociali. Dalle favelas ai mercati africani, l’architettura si presenta come espressione collettiva di resilienza e creatività.



Cosa cerchiamo davvero nello spazio: una via di fuga o una nuova consapevolezza della Terra, la nostra unica casa?
Alle Artiglierie dell’Arsenale, la sezione conclusiva della Mostra, Out, non considera lo spazio come via di fuga, ma come risorsa per affrontare la crisi della Terra. Le immagini e i dati raccolti dai satelliti ci restituiscono con chiarezza la vulnerabilità del nostro pianeta. “Non esiste un Pianeta B”. L’esplorazione spaziale può stimolare nuove soluzioni e rafforzare la consapevolezza della responsabilità che abbiamo verso la nostra unica casa.


Una mostra potente, interdisciplinare e (per noi) perfettamente riuscita
La 19. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia si distingue per la straordinaria densità di contenuti, l’alta qualità curatoriale e una chiarezza espositiva che rende accessibili anche le riflessioni più complesse. L’allestimento alle Corderie e alle Artiglierie dell’Arsenale guida il visitatore in un viaggio immersivo, dove l’architettura si confronta con scienza, tecnologia, materia e ambiente.
La mostra esplora il rapporto tra intelligenze — naturali, artificiali e collettive — e lo fa con rigore, sensibilità e una forte componente interattiva. La classificazione e la tassonomia dei materiali presentate in mostra sono sorprendenti: tutto può diventare materiale da costruzione. Emblematica, in questo senso, è la rivalutazione della patina biologica, che perde la sua connotazione negativa per assumere un ruolo attivo nel progetto, trasformando l’architettura in un sistema adattivo, reattivo e rigenerativo.
È una riflessione sul futuro del costruire, dove natura, chimica, botanica, tecnologia e design convergono in un approccio profondamente interdisciplinare. Il risultato è un’esperienza immersiva e multisensoriale: tavole progettuali, modelli in scala, display interattivi, immagini, suoni, odori ed elementi tattili si intrecciano in un percorso che stimola sia il pensiero critico sia la percezione sensibile. Un vero laboratorio di idee e visioni, che restituisce all’architettura il ruolo di strumento attivo per abitare — e ripensare — il mondo contemporaneo.
I Padiglioni Nazionali all’Arsenale
Dopo la visita alla Mostra Internazionale e una sosta veloce per pranzo, ci siamo immerse nell’universo delle Partecipazioni Nazionali, per scoprire come ciascun Paese ha interpretato il tema della Biennale Architettura 2025. Fin dai primi passi si percepisce un mosaico di approcci: intelligenze naturali, collettive, vernacolari, speculative, oniriche. Emergono memorie, urgenze e visioni progettuali che oscillano tra passato e futuro. Ogni padiglione è un mondo a sé, con una propria voce - spesso sorprendente, a volte spiazzante, a volte addirittura incompresa - capace di arricchire e mettere in discussione il concetto stesso di “intelligenza” in architettura.
Ecco un breve racconto dei padiglioni presenti all’Arsenale.
Arabia Saudita. Il padiglione esplora l’evoluzione dell’architettura Najdi con approcci sperimentali e narrativi, attivando un dialogo transnazionale su ecologia, identità e città. Il progetto punta a fondare la futura Um Slaim School attraverso laboratori e incontri dedicati alle sfide urbane della regione araba.

Argentina. Siestario invita i visitatori a rallentare, sospendendo il ritmo frenetico della Biennale in un’esperienza collettiva di ozio e sonnolenza sopra un grande silos. Nella penombra, oltre 300 immagini sfocate scorrono senza ordine né tempo, evocando sogni, memorie e desideri collettivi. L’opera trasforma lo spazio in un paesaggio onirico, dove il riposo diventa atto politico e la sospensione, forma di resistenza.

Regno del Bahrain. Heatwave è un esperimento architettonico che affronta il riscaldamento globale proponendo sistemi di raffrescamento passivo per gli spazi pubblici. Il padiglione, una struttura modulare ispirata alle tecniche tradizionali del Golfo, crea microclimi abitabili che uniscono forma, materiali e intelligenza ambientale. Inteso come “bene termico comune”, lo spazio invita a ripensare il comfort climatico come diritto condiviso. Più che una soluzione definitiva, Heatwave è una piattaforma aperta per immaginare un’architettura adattiva, generosa e resiliente. Anche qui… per tutti i visitatori è possibile riposare.
>>>
QUESTO PADIGLIONE SI E' AGGIUDICATO IL LEONE D'ORO - Scopri di più

Turchia. Piedi per Terra esplora la terra come archivio vivente di memoria ecologica e culturale, dotato di intelligenza naturale e capace di guidare pratiche sostenibili. Ispirata ai siti archeologici della Turchia, la mostra intreccia tecniche tradizionali e innovazione per riflettere sugli effetti invisibili delle attività umane e promuovere un dialogo tra ambiente, cultura e architettura. Attraverso installazioni, materiali e ricerca, invita a riscoprire la terra non come risorsa, ma come parte attiva del nostro ecosistema.
Ucraina. DAKH (in ucraino “tetto”) è il cuore del Padiglione: un’opera che intreccia il patrimonio vernacolare rurale con le pratiche emergenziali della ricostruzione in tempo di guerra. L’installazione nasce dall’Atlante delle abitazioni tradizionali ucraine, frutto di cinquant’anni di ricerca familiare. In un contesto segnato da droni e bombardamenti, il tetto diventa simbolo di riparo e resistenza, ma anche primo bersaglio del conflitto. DAKH è un appello a una ricostruzione etica e radicata, “più hardcore, meno BlackRock”, dedicata a chi ha sacrificato la propria vita per difendere l’Ucraina.

Lettonia. Landscape of Defence esplora come la Lettonia, in risposta alle tensioni geopolitiche, stia rafforzando il proprio confine orientale con strutture militari - recinzioni, fossati, ostacoli anticarro - e strategie civili come la formazione della popolazione e la mobilitazione dei riservisti. La mostra riflette sull’impatto fisico ed emotivo di queste infrastrutture, sollevando una domanda chiave: la difesa può generare paura o offrire sicurezza, ma la risposta dipende dalla nostra percezione e consapevolezza collettiva.

Libano. The Land Remembers è una potente installazione che simula un ministero fittizio - il Ministero dell’Intelligenza della Terra - dedicato alla guarigione dai danni dell’ecocidio. Più che una mostra, è uno spazio di attivismo che denuncia la devastazione ambientale sistematica e chiama architetti e cittadini ad agire. In un paese segnato da guerra, urbanizzazione selvaggia e crisi ecologica, il padiglione invoca un nuovo ruolo per l’architettura: non solo costruire, ma proteggere, rigenerare e restituire dignità alla terra.
Macedonia. Strada Brutalissima rilegge il patrimonio brutalista di Skopje come fonte viva di conoscenza, ispirandosi alla storica Strada Novissima della Biennale 1980. Dieci edifici brutalisti vengono isolati dal contesto originale e collocati in una “strada concettuale” che stimola una riflessione critica sulla loro attualità. Un invito a riscoprire il Brutalismo non come nostalgia, ma come intelligenza architettonica per il futuro.

Perù. Al centro del Lago Titicaca, le comunità Aymara e Uros hanno sviluppato un sapere architettonico radicale basato sulla totora, pianta endemica che consente la creazione di isole e imbarcazioni galleggianti. Questo sistema, fondato sull’adattabilità e sull’armonia con l’ambiente, sfida l’idea di architettura come struttura fissa. Il progetto, in risposta al tema curatoriale “Un luogo, una soluzione”, valorizza le intelligenze collettive e naturali che trasformano l’acqua in spazio abitabile e infrastrutture effimere in elementi essenziali.
Emirati Arabi. Pressure Cooker esplora come l’architettura possa affrontare la crisi alimentare negli Emirati Arabi Uniti e nei climi aridi del mondo, ripensando la serra come sistema modulare adattabile. Attraverso ricerca archivistica, lavoro sul campo e sperimentazione costruttiva, il progetto propone un kit di componenti che integra coltivazione e spazio abitato. Le serre esposte rispondono alle sfide climatiche e alimentari, trasformando elementi architettonici di base in strumenti flessibili per un futuro resiliente.

Messico. Chinampa Veneta reinterpreta l’antico sistema agricolo mesoamericano delle chinampas, isole coltivate galleggianti, per creare un ponte tra Xochimilco e Venezia. La mostra presenta installazioni viventi in continua trasformazione, dove convivono la milpa messicana e la vite maritata veneta, celebrando la biodiversità, la resilienza ecologica e la simbiosi tra culture. Una delle chinampas galleggia simbolicamente nella laguna, come la “Chinampa del Mondo”, in dialogo con il Teatro del Mondo di Aldo Rossi. Il progetto, frutto di un ampio collettivo interdisciplinare, invita a immaginare spazi abitabili alternativi, sostenibili e condivisi.

Filippine. Il progetto Soil-beings invita a ripensare l’architettura come pratica responsabile e solidale con le lente intelligenze ecologiche del suolo, in una nuova alleanza tra esseri umani, viventi e non viventi. Tuttavia, il padiglione ci è apparso incompiuto… forse in ritardo con i lavori di allestimento?
Marocco. Di fronte alle sfide climatiche ed economiche globali, il Marocco si propone come laboratorio vivente di intelligenza collettiva e resilienza, attingendo a saperi ancestrali per costruire un futuro sostenibile. Il padiglione invita a ripensare cosa consideriamo “intelligente”, esplorando soluzioni radicate nella storia e nella terra per affrontare le crisi del presente.

Cile. Il Padiglione propone una visione ampliata dell’intelligenza, intesa come capacità riflessiva collettiva che nasce dal dialogo tra intelligenze naturali, artificiali e sociali. Attraverso Intelligenze Riflessive, il tavolo diventa dispositivo curatoriale per esplorare il ruolo dell’architettura nel connettere territorio, dati e istituzioni. Il progetto mette in luce le infrastrutture dell’IA in Cile e le tensioni che generano, dando voce a corpi e comunità spesso escluse, e promuovendo un modello di collaborazione critica e inclusiva.

Cina. Il Padiglione cinese propone una visione dell’architettura per l’Era dell’Intelligenza ispirata alla filosofia tradizionale cinese, fondata sull’armonia tra uomo e natura (tianren heyi). Dopo quarant’anni di urbanizzazione accelerata, gli architetti cinesi sono chiamati a ripensare l’identità ecologica, sociale e culturale del Paese. La mostra CO-EXIST intreccia epoche, discipline e tecnologie per immaginare un’architettura inclusiva, sostenibile e profondamente umana, intesa come percorso collettivo e spirituale verso una nuova coesistenza.

Hong Kong, Singapore, Slovenia, Croazia (qui abbiamo anche giocato a ping-pong!), Albania, Cina, Lussemburgo, Kosovo, Irlanda, Oman, Uzbekistan: presto ve li racconteremo uno a uno! … così anche per il Padiglione delle Arti Applicate.


Intelligent Venice: la più antica città del futuro. Progetto Speciale della Biennale Architettura 2025
Un’occasione unica per immergersi in una riflessione visionaria sulla città lagunare come laboratorio vivente di intelligenza urbana. La mostra racconta la città lagunare come un sistema di innovazione e resilienza, modellato da secoli di ingegno collettivo in risposta a un ambiente ostile. Attraverso cinque “Absidi delle intelligenze” e un ricchissimo allestimento di immagini, mappe storiche e contenuti multimediali interattivi, l’esposizione ripercorre l’evoluzione di Venezia e della sua laguna tra invenzioni, strategie adattive e soluzioni tecnologiche.
DA NON PERDERE!!!

Infine, abbiamo raggiunto le Tese delle Vergini per l’ultima tappa della giornata: il Padiglione Italia. Qui ci siamo immerse nella visione curatoriale di Guendalina Salimei , articolata in un percorso ricco di progetti e riflessioni sul tema del confine tra terra e acqua. La complessità e la densità della proposta meritano tempo e attenzione. DA VISITARE ASSOLUTAMENTE! >>> Approfondisci QUI

La giornata si è conclusa davanti a uno spritz, tra chiacchiere e riflessioni condivise con colleghe giornaliste, architetti e architette. Un momento informale ma denso, in cui abbiamo cercato di mettere in fila impressioni e suggestioni. Il bilancio di questa prima giornata alla Biennale? Più che positivo: stimoli, incontri e tante riflessioni su cui tornare a ragionare.

Giorno 2 – I Padiglioni Nazionali ai Giardini della Biennale
9 maggio - Il secondo giorno lo abbiamo dedicato ai Padiglioni Nazionali ospitati ai Giardini della Biennale di Venezia. Con ancora negli occhi l’energia sperimentale respirata all’Arsenale, ci siamo immerse in nuove visioni e interpretazioni, riuscendo a visitare numerosi padiglioni nonostante un’intensa affluenza.
Spagna. Il Padiglione spagnolo alla Biennale risponde al tema di Carlo Ratti con il concetto inedito di Internalities, invitando a minimizzare le esternalità ambientali dell’edilizia. La mostra valorizza una nuova generazione di studi spagnoli che impiegano risorse locali e a basso impatto, contribuendo a riscoprire e rafforzare le ecologie regionali di materiali come legno, pietra e terra, e dei territori da cui provengono, promuovendo nuovi equilibri tra ambiente ed economia.

Belgio. Il padiglione, Building Biospheres, presenta un edificio-prototipo dove piante subtropicali generano microclimi interni, innescando una nuova simbiosi tra natura, architettura e abitanti. L’obiettivo è ripensare l’architettura come biosfera attiva, capace di rispondere alla crisi climatica.

Paesi Bassi. Sidelined, il Padiglione olandese, reimmagina il bar sport come spazio queer e inclusivo, dove il gioco diventa strumento per sperimentare nuovi modi di stare insieme. Il progetto sovverte le norme sociali escludenti e promuove fluidità, appartenenza multipla, empatia e solidarietà. Attraverso sport alternativi, performance e momenti di disorientamento gioioso, Sidelined esplora come l’architettura possa nutrire convivenze diverse e trasformare le regole del gioco sociale. NB. Qui puoi fare una partita a biliardino!
Ungheria. Il Padiglione accoglie provocatoriamente i visitatori con la scritta “Non c’è niente da vedere. Esporta il tuo sapere!”, ma in realtà offre un’interessante riflessione sul valore trasversale della formazione architettonica. Celebra architetti che hanno scelto di uscire dai confini della professione, applicando le proprie competenze in ambiti diversi e ottenendo successo. Giovani laureati si affiancano a figure di rilievo internazionale in una sorta di walk of fame dedicata all’architettura “esportata”.

Austria. Il Padiglione austriaco denuncia la crisi dell’abitare nelle città, tra affitti inaccessibili, speculazione e scomparsa dell’edilizia sociale. AGENCY FOR BETTER LIVING, affronta quindi la questione dell'abitare. Due città europee dimostrano diverse forme di "Intelligens". Il confronto è tra Vienna e Roma. La mostra, allestita simmetricamente tra i due esempi, invita a immaginare un futuro dove coesistano cura, accessibilità e giustizia abitativa.

Serbia. Il Padiglione serbo esplora l’intreccio tra creatività, tecnologia e intelligenza naturale attraverso il gesto del dipanare. Ispirata alla lavorazione a maglia e alla storica invenzione della mano bionica belgradese, la mostra mette in scena una struttura cinetica di fili di lana che si trasforma nel tempo, simboleggiando la natura circolare dell’architettura. Il progetto valorizza il potenziale locale come motore di innovazione globale, contrapponendo l’agilità manuale e l’intuizione umana ai processi dell’intelligenza artificiale.

Egitto. Il Padiglione dell’Egitto riflette sul rapporto tra intelligenza collettiva e spazio urbano al Cairo, una metropoli in continua trasformazione. La mostra documenta pratiche spaziali informali nate dal basso, che rispondono ai bisogni reali degli abitanti, sfidando i modelli top-down. L’architettura emerge così come risultato di adattamenti collettivi, capaci di generare soluzioni resilienti, inclusive e profondamente radicate nel contesto locale.

Brasile. Il padiglione brasiliano si articola in due atti e intreccia passato e presente per ripensare il rapporto tra architettura, infrastrutture e ambiente. Nel primo atto, la mostra racconta come oltre 12.000 anni fa i popoli indigeni abbiano modellato il paesaggio amazzonico con sofisticate infrastrutture in equilibrio con la natura, dando origine a nuovi ecosistemi come la terra preta. Il secondo atto si concentra sul Brasile contemporaneo, esplorando pratiche progettuali capaci di reinterpretare la città in chiave ecologica e sociale. Il padiglione invita a riscoprire strategie progettuali inventive, radicate nel territorio, come risposta alle contraddizioni urbane e alla crisi ambientale globale.

Polonia. Il Padiglione polacco esplora il bisogno umano di sicurezza in un mondo segnato da crisi climatiche, conflitti e incertezze globali. La mostra mette a confronto due livelli: da un lato le soluzioni tecniche e normative per la sicurezza edilizia, dall’altro rituali, credenze e pratiche popolari che storicamente offrono protezione e conforto. Rievocando i Lari e Penati dell’antica Roma, il progetto riflette su come architettura e cultura contribuiscano insieme a costruire un senso di sicurezza, individuale e collettivo, in tempi di cambiamento.
Romania. Il padiglione romeno, con la mostra Human Scale, riflette sul ruolo dell’uomo nell’architettura, analizzandolo come segno nei disegni, nelle opere d’arte e nelle mappe storiche. In un mondo segnato da crisi ambientali e democratiche, la mostra critica le utopie passate che hanno tentato di reinventare l’essere umano e propone di recuperare un rapporto più umano, equo e rigenerativo con lo spazio costruito e con l’altro. L’invito è a immaginare un presente post-tecnologico fondato sulla fiducia e sull’empatia.

Australia. Il padiglione australiano, con la mostra HOME, celebra la forza del sapere e del design Indigeno, intesi come strumenti di appartenenza, cura e connessione con il Country – un’entità vivente che comprende terra, acqua, cielo, esseri umani e non umani. Coinvolgendo oltre cento studenti, il progetto invita a riflettere su cosa significhi casa e su come prendersi cura dei luoghi che attraversiamo come fossero parte di noi. La mostra si presenta come un archivio vivente, costruito dalle tracce lasciate da ogni visitatore.

Uruguay. Il Padiglione esplora la relazione profonda tra architettura, territorio e acqua in un paese dove il dominio marittimo supera quello terrestre. In un’era che potremmo chiamare Idroceno, l’acqua - un tempo invisibile per la sua abbondanza - diventa bene conteso, elemento politico, culturale ed ecologico. Il padiglione invita a ripensare città e architetture partendo dalla fragilità del ciclo idrico, trasformando l’ex deposito del giardiniere in un simbolico “deposito dell’acquaiolo” e proponendo una nuova etica del progetto, fluida e consapevole.

Stati Uniti. Il Padiglione degli Stati Uniti celebra il portico americano come spazio civico essenziale, soglia tra individuo e collettività, simbolo di incontro, memoria e resistenza. Attraverso una nuova tettoia, un ponte in legno e installazioni ispirate agli elementi architettonici del portico - colonne, finestre, persiane - la mostra unisce arte, design e ricerca, esplorando la “porchness” come forma spaziale e sociale. Il legno e la terra, materiali scelti per la loro valenza culturale e ambientale, radicano il progetto in una dimensione tattile, artigianale e partecipativa.
Giappone. Il Padiglione del Giappone propone un’esperienza sensoriale e meditativa, ispirata ai reperti archeologici ritrovati nel sito del padiglione. Al centro, un grande piatto a specchio riflette una luce oscillante sincronizzata con un dialogo audio, generando giochi di ombre tra i pilotis e la sala espositiva. Un percorso ellittico con corrimani in terracotta, soggetti agli agenti atmosferici, invita a riflettere sul tempo e sul cambiamento. Il padiglione integra audio, video e consultazioni digitali, trasformando lo spazio in un luogo di ascolto, memoria e trasformazione continua.

Danimarca. Il Padiglione danese si presenta come un cantiere in pausa e un laboratorio aperto, dove la mostra nasce dai materiali emersi durante la ristrutturazione dell’edificio. Nessun elemento è stato scartato, ma riconfigurato per creare allestimenti che valorizzano scarti e materiali di recupero. Il progetto promuove una cultura della costruzione circolare e sostenibile, trasformando il processo di rinnovamento in un’esposizione permanente. Al termine della Biennale, ogni elemento verrà riutilizzato nel padiglione stesso, lasciando come unica traccia esterna i poster dell’evento.

Svizzera. Il Padiglione svizzero rende omaggio all’architetta Lisbeth Sachs, tra le prime professioniste registrate in Svizzera, immaginando provocatoriamente cosa sarebbe accaduto se fosse stata lei a progettare il padiglione nazionale anziché Bruno Giacometti. Sovrapponendo la sua Kunsthalle del 1958 al padiglione attuale, la mostra crea una nuova spazialità sospesa tra memoria e finzione. Un’installazione sonora site-specific restituisce il processo progettuale attraverso registrazioni di voci e suoni di cantiere. Il progetto, curato dal collettivo femminile Annexe, riflette criticamente sull’assenza di architette nella storia costruttiva dei Padiglioni ai Giardini della Biennale.

Germania. Il Padiglione tedesco, con STRESSTEST, lancia un appello urgente per l’adattamento climatico dello spazio pubblico, messo sotto pressione da eventi estremi come ondate di calore e piogge intense. Di fronte a una crisi ormai tangibile, la mostra invita a superare inerzie burocratiche e culturali, promuovendo strategie note ma spesso ignorate: de-impermeabilizzazione, gestione delle acque, ombreggiamento e valorizzazione degli alberi. È un invito collettivo ad agire subito, con coraggio e responsabilità, per rendere le città vivibili e resilienti.

Abbiamo visitato anche gli altri padiglioni - Francia, Gran Bretagna, Paesi Nordici, Finlandia, Canada, Corea… e non li abbiamo certo dimenticati! Presto ve li racconteremo, uno per uno.

Stanche ed esauste, sì, ma profondamente soddisfatte e arricchite da questa intensa esperienza alla Biennale Architettura 2025. Un viaggio tra visioni, domande e prospettive che lascia il segno e che, ne siamo certe, merita più di una visita. Torneremo, perché ciò che abbiamo visto merita tempo, attenzione e una seconda lettura.
Racconti e approfondimenti di Ingenio sulla Biennale Architettura 2025
Continueremo a seguire la Biennale con lo sguardo curioso di chi vuole approfondire. Attraverso una serie di articoli, racconteremo i padiglioni più significativi e condivideremo le riflessioni di esperti per offrire uno sguardo critico e sfaccettato su questa edizione della Biennale.
Nell’attesa, vi auguriamo una bellissima visita alla Biennale di Venezia 2025, così proprio come l’abbiamo vissuta noi.
#BiennaleArchitettura2025 #Intelligens
BIENNALE ARCHITETTURA DI VENEZIA 2025
Venezia, Arsenale e Giardini
10 maggio - 23 novembre 2025
SCOPRI DI PIU' SULLA BIENNALE DI ARCHITETTURA

AI - Intelligenza Artificiale
Tutto sull’intelligenza artificiale nel settore AEC: progettazione, BIM, cantiere, manutenzione e gestione tecnica. Scopri come l’AI sta cambiando il lavoro dei professionisti delle costruzioni.
Architettura
L'architettura moderna combina design innovativo e sostenibilità, mirando a edifici ecocompatibili e spazi funzionali. Con l'adozione di tecnologie avanzate e materiali sostenibili, gli architetti moderni creano soluzioni che affrontano l'urbanizzazione e il cambiamento climatico. L'enfasi è su edifici intelligenti e resilienza urbana, garantendo che ogni struttura contribuisca positivamente all'ambiente e alla società, riflettendo la cultura e migliorando la qualità della vita urbana.
Biennale Architettura
News e approfondimenti che riguardano la Biennale di Architettura di Venezia.
Cambiamenti climatici
Cambiamenti climatici e progettazione: articoli, strategie e soluzioni per mitigare gli impatti sul territorio, le infrastrutture e gli edifici. Una guida tecnica per progettisti e operatori del settore.
Città
Progettare e rigenerare le città per il futuro: su INGENIO articoli, guide e progetti su urbanistica, mobilità, ambiente e resilienza sociale.

Digitalizzazione
Scopri la digitalizzazione in edilizia: BIM, digital twin, cantiere digitale, piattaforme collaborative e normative. Su INGENIO articoli tecnici e casi reali per innovare il mondo delle costruzioni.

Progettazione
La progettazione costituisce un passaggio fondamentale nell’intero processo edilizio, poiché determina in maniera significativa la qualità, la...
Rigenerazione Urbana
News e approfondimenti relativi alla rigenerazione urbana: i concorsi e i progetti, l’analisi di casi concreti, l’innovazione digitale, le norme e gli strumenti finanziari, i dati del mercato immobiliare, i pareri degli esperti.
Scienza
Su Ingenio ospitiamo di frequente anche articoli che non hanno un collegamento diretto con il settore delle costruzioni, a cui il portale è...

Sostenibilità
Con questo Topic riportiamo quanto pubblichiamo su quello che riguarda il tema della sostenibilità: gli accordi internazionali e nazionali, i protocolli di certificazione energetici ambientali, le news e gli approfondimenti scientifici, i commenti.
Condividi su: Facebook LinkedIn Twitter WhatsApp