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Dissesto idrogeologico: in Italia oltre 100 eventi franosi all'anno e il 15% del territorio è a rischio alluvionale

L'Italia è colpita ogni anno da eventi franosi e alluvionali (100 in media, con il picco degli oltre 300 nel 2016) evidenziando una carenza strutturale nella prevenzione del dissesto idrogeologico. Nonostante gli sforzi finanziari e la conoscenza acquisita, è necessario un cambiamento di approccio verso interventi più efficaci e mirati.

Dissesto idrogeologico: in quasi 25 anni stanziati 17.2 mld, ma ne servirebbero altri 26 per affrontare in modo efficace il problema 

Ogni anno, l'Italia è teatro di eventi franosi, alluvionali ed erosivi che lasciano un segno indelebile sul territorio e sulla popolazione. I dati parlano chiaro: più di 100 eventi franosi vengono registrati mediamente ogni anno, con picchi impressionanti come i 300 eventi distruttivi del 2016. Nel 2020, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha documentato 122 eventi franosi significativi, seguiti da 158 nel 2021 e 97 nel 2022. Le alluvioni e le inondazioni si manifestano con una media di due eventi distruttivi all'anno, ma il 2023 ha visto un aumento significativo con 5 eventi alluvionali significativi, tra cui due episodi gravi in Emilia Romagna che hanno causato la perdita di 17 vite umane.

Questi ed altri dati sono stati presentati in occasione della "I Giornata Nazionale della Prevenzione e Mitigazione del Rischio Idrogeologico", promossa in sinergia dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dal Consiglio Nazionale dei Geologi.

Questi eventi non sono solo numeri, ma tragedie umane e danni materiali che mettono in evidenza un problema strutturale nel nostro Paese. L'Ispra indica che il 13,5% del territorio nazionale è esposto a rischio frana elevato o medio, mentre il 15% è a rischio alluvionale. Inoltre, il 4,1% della popolazione vive in aree ad elevata pericolosità alluvionale, mentre un ulteriore 11% risiede in zone a pericolosità media.

Nonostante gli sforzi e le risorse finanziarie pubbliche stanziate negli ultimi anni, il nostro Paese si trova ancora in uno stato di emergenza permanente. La Piattaforma Rendis, che traccia gli interventi per la difesa del suolo, rivela che dal 1999 al 2023 sono stati stanziati 17,2 miliardi di euro per oltre 25.000 interventi, ma non siamo ancora sulla strada giusta. L'analisi della Corte dei Conti evidenzia un fabbisogno di investimenti di almeno 26 miliardi di euro per affrontare in modo stabile ed efficace il problema del dissesto idrogeologico.

Tre elementi critici emergono come cause principali di questa emergenza. Innanzitutto, il cambiamento climatico, con lunghi periodi di siccità seguiti da piogge intense che scatenano disastri. Il 2022 e il 2023 si sono contraddistinti per anomalie termiche positive e bassi livelli di pioggia, con precipitazioni impulsivamente violente che causano allagamenti e smottamenti.

In secondo luogo, c'è il consumo e l'impermeabilizzazione del suolo. Nel 2022, il consumo netto di suolo è stato di 70,8 km2, con un aumento costante negli anni. Questo fenomeno, concentrato soprattutto nelle aree urbane e lungo l'asse Milano-Venezia, contribuisce all'aumento del rischio di eventi idrogeologici.

Infine, le modalità di governance a livello centrale e locale influenzano la pianificazione e l'attuazione degli interventi. Tempi eccessivamente lunghi per la progettazione e l'approvazione di opere, insieme alla predominanza di risorse utilizzate per le emergenze anziché per la prevenzione, complicano ulteriormente la situazione.

È evidente che occorre un cambiamento di approccio. Non solo più risorse finanziarie, ma una migliore qualità nella progettazione e nell'attuazione degli interventi. La Giornata di Prevenzione e Mitigazione del Dissesto Idrogeologico mira a riconsiderare le modalità di intervento e ad adattarle ai cambiamenti ambientali in atto.

"Se siamo incuranti del territorio non possiamo meravigliarci del fatto che gran parte delle opere di prevenzione si rivelino dei palliativi e che siamo in uno stato permanente di emergenza. L’incuria o l’impermeabilizzazione del territorio contribuiscono ad alterare il clima, che a sua volta porta a fenomeni estremi, con forza distruttiva aumentando il rischio di frane e alluvioni.

È un circolo vizioso che solo chi non vuole vedere non riesce a comprendere. Il dissesto idrogeologico è un problema grave per il nostro Paese: non possiamo neanche affermare che non siano state stanziate risorse per affrontarlo, ma è evidente che occorre passare ad un livello di intervento differente rispetto al passato. È necessario un passaggio di fase da parte degli ingegneri e dei geologi, e più in generale dei professionisti tecnici, impegnati nell’opera di lotta al dissesto: abbiamo competenze e tecniche per farlo. Il nostro ambito di intervento deve essere sempre più quello di una ingegneria “riparativa”, capace di prendersi cura delle risorse e di innescare un metodo nuovo di contrasto al dissesto idrogeologico ed è questo lo spirito del dibattito che intendiamo alimentare il questa giornata di confronto e di riflessione" afferma il Consigliere CNI Domenico Condelli.

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