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Facciate verdi e giardini verticali: tipologie e sistemi costruttivi

I giardini verticali migliorano il microclima urbano, potenziano l’isolamento degli edifici e valorizzano l’estetica architettonica e paesaggistica. Sono costituite da una serie di piante o rampicanti che crescono su un supporto verticale, come un muro o un graticcio, creando una parete verde vivente. Rappresentano una soluzione ideale per una progettazione sostenibile, poiché offrono una serie di vantaggi ambientali e funzionali e contribuiscono al rinverdimento delle città, sempre più provate da smog e inquinamento.

Verde verticale fra tradizione e invenzioni della contemporaneità

L’architettura contemporanea, sollecitata dalle crisi ambientali e da nuove sensibilità collettive, sta riscoprendo il valore della vegetazione come elemento strutturale e funzionale dello spazio costruito. In un contesto segnato dal cambiamento climatico, dalla scarsità di risorse e dal malessere nei confronti di modelli urbani obsoleti, la natura riconquista un ruolo centrale attraverso pratiche di rinverdimento che ridefiniscono l’identità delle città.

Tra queste, le pareti verdi e i giardini verticali rappresentano una delle risposte più promettenti: soluzioni ibride che coniugano estetica, efficienza energetica e vantaggi ambientali. Contribuiscono, infatti, a mitigare l’isola di calore urbana, migliorare la qualità dell’aria e restituire benessere psicofisico agli spazi abitati.

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L’integrazione della vegetazione introduce nuove sfide progettuali nel settore delle costruzioni, rendendo i sistemi più complessi ma anche più prestanti. Numerosi studi dimostrano come la presenza diretta di organismi vegetali sulle superfici edilizie e le loro interazioni fisiologiche generino benefici tangibili, tanto per l’involucro edilizio quanto per gli ambienti interni ed esterni adiacenti. Nonostante le soluzioni disponibili siano spesso poco standardizzate e molto eterogenee, si è affermato nel tempo un termine ombrello per descrivere tutte le pratiche che prevedono diversi gradi di fusione tra architettura e vegetazione.

In Italia si parla comunemente di “verde verticale”, mentre a livello internazionale si utilizza l’espressione “green walls”.

Con “parete verde”, dunque, si intendono tutte le forme di chiusure verticali vegetate, realizzabili attraverso specie piantate al suolo, contenitori ancorati alla facciata o moduli integrati alla parete. Analogamente alle coperture verdi, anche queste tecnologie contribuiscono alla rinaturalizzazione dell’ambiente costruito, offrendo funzioni utili alla mitigazione dell’impatto edilizio.

Se un tempo la vegetazione aveva un ruolo principalmente decorativo, oggi diventa parte attiva della progettazione architettonica, anche grazie a soluzioni costruttive sempre più evolute. L’uso del verde come componente funzionale dell’architettura è documentato sin da epoche remote, ma solo recentemente – con l’affermarsi della sostenibilità come esigenza diffusa – esso ha assunto un ruolo strutturato e riconosciuto nel processo progettuale.

Tuttavia, l’interesse crescente non è ancora accompagnato da un’adeguata conoscenza tecnica da parte di tutti gli attori coinvolti. L’integrazione della natura viva della vegetazione nell’edilizia richiede un nuovo approccio progettuale, normativo e costruttivo, capace di armonizzare rigore tecnico e dinamica biologica. È in questa zona di confine, tra disciplina e spontaneità, che le pareti verdi aprono nuove prospettive per l’architettura sostenibile.

Qualunque sistema di verde verticale si compone di tre elementi principali, disposti in successione dall’esterno verso l’interno:

  • l’apparato vegetale vero e proprio, costituito dall’insieme della massa fogliare e dei substrati necessari per l’attecchimento e la sopravvivenza delle specie impiantate;
  • i sottosistemi tecnico-impiantistici, indispensabili per l’installazione e il corretto funzionamento del sistema a verde e dell’involucro edilizio;
  • la chiusura muraria da rivestire, intesa come barriera fisica di separazione tra ambienti con caratteristiche climatiche e funzionali differenti, l’uno esterno e l’altro interno.

La scelta delle specie vegetali da impiegare è determinante per il buon esito del sistema: da essa dipendono la resa estetica, la durata e le prestazioni complessive dell’intervento. Ma la componente biologica, da sola, non basta. È fondamentale anche la qualità dell’apparato tecnologico: impianti, strutture di supporto e accessori devono essere progettati per sostenere il ciclo vitale delle piante, garantendo al contempo l’integrità e l’efficienza dell’involucro edilizio.

  

Vantaggi e benefici

L’integrazione di giardini pensili e muri verdi con materiali edili innovativi può migliorare l’efficienza energetica degli edifici. I “cappotti verdi” di piante su tetti e pareti degli edifici possono ridurre la temperatura interna in estate fino a 3 °C e abbattere di quasi il 50% il flusso termico, tramite l’ombreggiamento e la traspirazione di coltri vegetali messe a protezione dalla radiazione solare. È ciò che si legge in una delle ultime linee guida dell’ENEA dedicate alla Pubblica Amministrazione che tratta di questo argomento: TETTI E PARETI VERDI PER GLI EDIFICI Linee Guida per la Pubblica Amministrazione e gli Enti Territoriali.

I tetti e le pareti verdi contribuiscono a una sostanziale riduzione del carico di raffreddamento e a un aumento del risparmio energetico annuale, emerge dalle analisi. In particolare, il carico di raffreddamento, cioè la quantità di calore che i cappotti verdi possono contribuire a rimuovere dallo spazio al fine di mantenere costante la temperatura dell’aria all’interno, può arrivare fino al 70%, mentre il risparmio energetico annuale varia dal 10 al 60%. In diversi casi, è stata misurata o prevista una riduzione della temperatura dell’aria interna fino a 15 °C grazie ai tetti verdi, secondo l’ente di ricerca. La combinazione di tetti verdi e pareti verdi può permettere a sua volta una riduzione ancora maggiore della temperatura interna e migliorare ancora di più il comfort termico.

Anche dal punto di vista dell’inquinamento dell’aria la combinazione di tetti e pareti verdi ha degli effetti benefici, con una riduzione delle concentrazioni di inquinanti come i particolati PM2.5 e PM10, l’ozono e il biossido di azoto, sequestrando la CO2 e riducendo anche il rumore urbano fino a 10 dB, cioè l’equivalente di un sussurro o del vento che soffia su una foglia.

A livello di edificio, queste soluzioni ecologiche possono riflettere circa il 27% della radiazione solare, assorbirne il 60% attraverso la fotosintesi, trasmettere fino al 13% del resto al terreno sottostante, facendo sì che la temperatura dei tetti verdi possa essere dai 15 ai 25 °C più bassa rispetto ai tetti convenzionali. Tutto ciò potrebbe avere un impatto positivo importante sulle città, riducendo di molto il loro attuale ruolo di “isole di calore”. Sebbene, infatti, le città occupino solo il 3% della superficie terrestre, sono responsabili del 60-80% del consumo energetico globale, del 75% delle emissioni complessive di CO2 e di oltre il 60% dell’uso delle risorse naturali, secondo Enea.

In questa guida, l’ente classifica tutti i possibili benefici dell’adozione di strutture verdi secondo tre indicatori di sostenibilità (Ambientali, Economici, Sociali) e lungo due scale: urbana e di edificio.

 

Benefici delle infrastrutture verdi. Fonte: “TETTI E PARETI VERDI PER GLI EDIFICI. Linee Guida per la Pubblica Amministrazione e gli Enti Territoriali”.  ENEA
Benefici delle infrastrutture verdi. Fonte: “TETTI E PARETI VERDI PER GLI EDIFICI. Linee Guida per la Pubblica Amministrazione e gli Enti Territoriali”. (ENEA)

 

Differenza tra facciate verdi e pareti viventi

Come abbiamo appena visto, il concetto di “pareti verdi” si riferisce a tutti quei sistemi che consentono l’inverdimento di una superficie verticale (ad es. facciate, pareti, pareti cieche, pareti divisorie, ecc.) con una selezione di specie vegetali.

Ma le pareti verdi possono essere realizzate utilizzando due principali sistemi costruttivi: le Facciate Verdi (Green Façade) e le Pareti Viventi (Living Wall).

Il semplice rivestimento vegetale (la Green Façade) è la forma più antica e strutturalmente essenziale di parete verde.

Documentata da secoli nella tradizione costruttiva, consiste in un apparato vegetale applicato a copertura di una superficie edilizia già esistente. Si tratta di un sistema tecnologicamente semplice, la cui complessità dipende principalmente dal tipo di supporto utilizzato per le piante. In passato, era comune farle crescere direttamente sulle pareti, ma oggi si prediligono strutture dedicate come graticci, telai o reti, che offrono un ancoraggio più controllato e duraturo.

Dal punto di vista tecnico, la green façade presenta un basso livello di integrazione tra vegetazione e involucro edilizio: le piante sono un’aggiunta esterna a una parete già completa e autonoma. Per questo motivo, il sistema è più assimilabile a un componente accessorio che a una soluzione tecnologica vera e propria. Sebbene possa migliorare le prestazioni dell’edificio, la presenza del verde non è indispensabile al funzionamento dell’involucro.

Anche la scelta delle specie vegetali e le tecniche di impianto rispecchiano questa semplicità. Le piante adatte sono poche e appartengono principalmente alle rampicanti o a portamento decombente, capaci di svilupparsi in altezza e superficie anche con una separazione tra chioma e radici. L’installazione può avvenire direttamente nel terreno alla base dell’edificio o in contenitori come vasi e fioriere, posti in prossimità delle facciate da ricoprire o sul tetto, lasciando che la pianta si sviluppi in discesa lungo la parete.

Le chiusure verticali vegetate (Living Walls) rappresentano, invece, una vera e propria soluzione architettonica innovativa, frutto della progettazione contemporanea e di un alto livello di complessità tecnico-agronomica. Si possono considerare una declinazione verticale delle coperture a verde, ma con un grado di integrazione ben più marcato. A differenza delle green façades, dove le piante si appoggiano a una parete già autonoma, in questo caso la vegetazione è parte integrante dell’involucro edilizio. Ogni punto della parete ospita direttamente l’apparato vegetale, formando uno strato verde continuo che ricopre l’intera superficie.

Si tratta di un sistema fortemente tecnologico e industrializzato: molte componenti vegetali vengono coltivate in laboratorio fino a uno stadio avanzato (tecnica della pre-vegetatura) per poi essere installate in cantiere con logiche modulari, che semplificano il montaggio e ne garantiscono la qualità. La varietà di specie utilizzabili, purché sempreverdi, è molto ampia e offre notevoli possibilità espressive e funzionali. Tuttavia, la complessità del sistema richiede l’integrazione di impianti automatizzati per l’irrigazione o la fertirrigazione, necessari per assicurare il sostentamento delle piante.

All’interno di questa categoria rientrano anche i cosiddetti muri vegetali, che pur condividendo molte delle caratteristiche sopra descritte, presentano alcune specificità esecutive. La differenza principale risiede nel processo realizzativo: se le chiusure vegetate sono pensate per un montaggio industrializzato e standardizzato (simile, per esempio, a una facciata ventilata), i muri vegetali richiedono un maggiore intervento manuale, soprattutto nella fase di inserimento delle essenze, che avviene pianta per pianta. Ciò comporta una minore automatizzazione ma una più ampia libertà progettuale e un controllo diretto nelle fasi operative.

 

Tipologie di facciate verdi.
Tipologie di facciate verdi. (Roberto Gai)

 

C’è una distinzione evidente tra le due tipologie. Per le facciate verdi vengono utilizzate per la copertura della parete piante di natura rampicante e/o ricadente, appoggiate alle pareti dell’edificio secondo due modalità:

  • direttamente: le piante rampicanti crescono appoggiandosi direttamente alle pareti dell’edificio;
  • indirettamente: caratterizzate dalla presenza di strutture di sostegno per la vegetazione ancorate al muro e dallo strato di vegetazione separato dalla facciata.

Per le pareti viventi, invece, vengono utilizzate tecnologie e materiali di più recente concezione, per supportare una più ampia varietà di piante, creando una crescita uniforme lungo la superficie. Le pareti viventi possono essere classificabili in continue e modulari:

  • nelle pareti viventi continue le piante crescono in leggeri pannelli assorbenti, come uno strato di feltro, in cui sono ricavate delle tasche per ospitare substrato e piantine. Questo strato è poi seguito da altri strati permeabili, flessibili e una schermatura antiradice, il tutto ancorato ad una cornice e ad un supporto metallico fissato alla parete in modo indiretto. I fabbisogni idrici e nutrizionali dei vegetali sono coperti grazie ad un sistema di fertirrigazione installato sulla sommità della struttura, grazie allo strato permeabile e alla gravità, l’acqua si distribuisce sull’intero muro verde;
  • nelle pareti viventi modulari sono presenti dei pannelli di dimensioni ridotte portanti specifici elementi di supporto della vegetazione che possono essere già predisposti con alloggi per le radici o avere tasche, vasi, fioriere o contenitori riempiti con substrati che possono essere organici o inorganici con buona capacità di ritenzione idrica. L’impianto irriguo viene installato tra i pannelli e l’acqua in eccesso viene raccolta da una canaletta di scolo e stoccata.

 

La struttura modulare permette la pre-coltivazione dei pannelli con la possibilità di una rapida messa in opera oltre che la rapida sostituzione di eventuali moduli rovinati. Inoltre, è più semplice comporre i moduli secondo un disegno estetico che rispetti forma e volume delle diverse specie.

Il sistema è caratterizzato da un’elevata complessità. Se nel caso dei rivestimenti vegetali si è in presenza di un apparato a verde che col trascorrere del tempo e tramite lo sviluppo biologico ricopre una superficie edilizia, con le chiusure vegetate vi è invece una totale integrazione fra piante e involucro poiché ogni punto superficiale della parete corrisponde al luogo d’impianto dei vegetali. Lo strato vegetale è continuo e ricopre l’intera superficie edilizia, creando così tra la superficie architettonica e le specie vegetali un’intima e proficua integrazione.

 

Pareti verdi (Green walls).
Pareti verdi (Green walls). (Roberto Gai)

 

Ulteriore specificità delle chiusure vegetate è la necessità di proteggere le stratificazioni tecnologiche interstiziali dal possibile passaggio di umidità, richiedendo delle attenzioni costruttive finalizzate al bloccaggio del passaggio d’acqua (liquida o sottoforma di condensa): tale esigenza richiede perciò, nella maggioranza dei casi, uno strato tenuta all’acqua.

Recentemente, inoltre, si stanno sviluppando pareti realizzate con vegetali stabilizzati, ossia con piante precedentemente trattate con sostanze specifiche che una volta posizionate nella parete verticale non necessitano più di manutenzione e di cure. Le piante utilizzate sono principalmente di piccole dimensioni che creano un effetto di tappeto e spesso sono muschi o licheni.

 

Stratigrafie di una facciata verde indiretta, parete vivente e muro vegetale continuo.
Da sinistra: 1) stratigrafia tipo di una facciata verde indiretta, nel caso dell’utilizzo di specie rampicanti; 2) stratigrafia tipo di una parete vivente composta di moduli scatolari contenenti substrato; 3) stratigrafia tipo di un muro vegetale continuo, realizzato con del feltro in poliammide come substrato (inorganico) per l’impianto dei vegetali. (Fonte: elaborazione dell’autore)

 

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Nel pdf si continua parlando:

  • Pianificazione e progettazione: aspetti tecnici da considerare nella progettazione di una parete verde

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