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Quale obiettivo per le Smart City: migliorare le infrastrutture esistenti oppure creare un mercato per nuovi servizi tecnologici?

Le smart city, integrando tecnologie avanzate e partecipazione cittadina, devono priorizzare sostenibilità, equità e resilienza climatica, focalizzandosi sulle reali esigenze urbane anziché sull'interesse tecnologico, per garantire un futuro sicuro e prospero.

Nell'era postbellica, il concetto di sviluppo urbano era radicato in una collaborazione concreta tra città e industrie.

Questa sinergia ha portato alla costruzione di nuove strade, ponti, edifici e parchi, e ha persino plasmato interi quartieri.

Basti pensare a sobborghi delle nostre città con la creazione di veri e propri quartieri satellite. Sebbene tali iniziative siano state spesso criticate, non si può negare che rappresentassero un investimento tangibile nel tessuto urbano che hanno portato a nuovi concetti urbanistici come il policentrismo.

Ma i tempi stanno cambiando.

La spinta alla digitalizzazione sta creando nuovi equilibri sociali che non sempre poi sono apprezzati dalla popolazione. Si pensi a quanto sta accadendo nella città di Toronto dove gli abitanti manifestano il loro dissenso contro le grandi iniziative delle smart city che propongono rivoluzionarie modifiche alla loro infrastruttura, a partire dal quartiere Quayside progettato da Sidewalk Labs di Google.

Questo cambiamento di mentalità ha spinto molte aziende tecnologiche a reinventarsi, orientandosi verso progetti più "leggeri".

Questi includono servizi intelligenti come le app di ridesharing e consegna a domicilio. Mentre queste applicazioni raccolgono quantità enormi di dati, non apportano modifiche al paesaggio fisico delle città.

Questo approccio "leggero" solleva però problematiche complesse.

Molti progetti smart non considerano il patrimonio storico e infrastrutturale delle città, né cercano di integrarsi o adattarsi ai sistemi preesistenti.

Una città non è solo un insieme di edifici e strade, ma una complessa rete di sistemi, sia vecchi che nuovi, installati in periodi diversi con scopi differenti.

La sfida sta nel rendere le nuove tecnologie compatibili con queste infrastrutture, invece di ignorarle o sostituirle.

Un altro problema è la superficialità con cui queste tecnologie vengono applicate. Inoltre, l'approccio delle aziende tecnologiche alle smart city ha spostato molte delle tensioni dal dominio fisico a quello regolamentare. La crescente privatizzazione degli spazi e dei servizi urbani ha permesso alle aziende di accedere ai dati raccolti dai governi locali, sollevando preoccupazioni in merito ai diritti sulla privacy dei dati piuttosto che ai tradizionali diritti di passaggio.

Infine, la pandemia di Covid-19 ha rivelato le vulnerabilità delle nostre città.

La pandemia ha dimostrato che le carenze infrastrutturali possono manifestarsi ovunque.

Molti dei successi più visibili delle "città intelligenti" dell'ultimo decennio erano in realtà servizi condivisi basati su software come trasporti su richiesta, condivisione auto, condivisione abitativa e co-working. Durante la pandemia, l'uso di tali servizi è diminuito notevolmente. Nel frattempo, i servizi condivisi di cui le persone hanno davvero bisogno rimangono l'acqua potabile, comunicazioni d'emergenza, riscaldamento ed elettricità affidabili, trasporti flessibili e sistemi sanitari reattivi.

Il COVID è stato un banco di prova.

Ha evidenziato che molti dei recenti progetti di smart city non avevano l'obiettivo principale di migliorare le infrastrutture esistenti, ma piuttosto di creare un mercato per nuovi dispositivi e servizi tecnologici.

E’ un tema che stiamo affrontando con attenzione su INGENIO, come nel mio articolo “Le smart city non hanno grattacieli scintillanti

Le città intelligenti, o smart city, dovrebbero sfruttare le tecnologie avanzate, come sensori, intelligenza artificiale e dati, per arricchire i servizi, incrementare la sostenibilità e migliorare la qualità di vita dei residenti, senza però essere dominate da esse.

In queste città, l'equità, la sostenibilità, la partecipazione attiva dei cittadini e l'adattamento ai cambiamenti climatici sono pilastri fondamentali.

Di fronte a sfide globali come la siccità, gli incendi, le crescenti temperature, le piogge torrenziali e le migrazioni urbane da aree a rischio, le smart city sono chiamate a ridisegnare i propri modelli urbani. Questa trasformazione richiede soluzioni innovative, non solo per garantire la resilienza delle infrastrutture, ma anche per proteggere le comunità e preservare le risorse vitali.

La chiave del successo risiede in una collaborazione sinergica tra diverse realtà, affinché le decisioni prese oggi possano avere un impatto positivo per le generazioni future. È essenziale per queste città monitorare e valutare l'efficacia delle loro iniziative, condividendo strategie vincenti per costruire un domani più promettente, intelligente e resiliente per tutti.

Il potere trasformativo della tecnologia nel rendere le città più sostenibili ed eque è indiscutibile. Tuttavia, la lezione che ci ha insegnato l'ultimo decennio è che l'accento non dovrebbe cadere sul termine "intelligente", ma piuttosto sulla concezione stessa di "città" e sulle sue capacità di adattarsi e rispondere ai mutamenti climatici.

La nostra continua evoluzione nel plasmare città ed economie si basa su decisioni ponderate, ma è l'interazione tra economia, politica e ambiente a delineare i beneficiari e i contribuenti dei sistemi che adottiamo. Mentre la presenza di soluzioni tecniche guida le nostre decisioni, le nostre scelte sono influenzate anche dalle priorità locali e dalle sfide ambientali.

Guardando al futuro delle città intelligenti, è cruciale rispondere a questioni complesse, spesso trascurate dal mondo tech, riguardanti le reali necessità urbane e climatiche. Tre elementi sono imprescindibili per questo futuro: una profonda comprensione del contesto locale e delle sue sfide ambientali da parte degli innovatori tecnologici; un solido framework per la gestione dei dati; e una partecipazione pubblica attiva e consapevole.

In conclusione, la via da seguire per le smart city deve rispondere primariamente alle necessità della collettività e agli impellenti cambiamenti climatici, piuttosto che agli interessi dell'industria tecnologica.

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