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Superbonus 110%: posa del cappotto termico o sostituzione del generatore di calore? quale intervento scegliere

Una rubrica a firma di Sergio Pesaresi per utilizzare al meglio il superecobonus 110%. In questo caso un consiglio su quale intervento scegliere per fare il doppio salto di classe

Come ormai noto per accedere all' Ecobonus 110% è necessario realizzare almeno uno dei due interventi trainanti: posa del cappotto termico o sostituzione del generatore di calore.

Nel caso fossero possibili entrambi ma si dovesse fare una scelta quale dei due scegliere per avere il doppio salto di classe energetica?

La risposta nella nuova rubrica "CONSIGLI NON RICHIESTI" per utilizzare al meglio il superecobonus 110% 

Prima cosa: comprendere bene il FINE e i MEZZI

Il superbonus 110% è il mezzo, il fine sono la transizione ecologica, la riqualificazione energetica, il comfort abitativo, la messa in sicurezza sismica e la qualità architettonica delle nostre abitazioni.

Il Governo prima e il Parlamento poi (con l’opportuno aiuto anche del Next Generation EU altrimenti detto Recovery Fund europeo) hanno messo in campo uno strumento potente che potrebbe avere un positivo effetto a cascata sull’ambiente, sulla qualità urbana, sulla nostra salute e, infine, sulla nostra economia. L’importante è tenere distinti il Fine dal Mezzo. Non sovrapporli e, soprattutto, non invertirli.
Purtroppo il dibattito si sta incartando sulle sottigliezze interpretative della Circolare dell’Agenzia delle Entrate e, parallelamente, i tanti soldi messi sul tappeto hanno fatto venire l’acquolina in bocca a tanti che cercano in ogni modo, sgomitando, di partecipare al lauto banchetto. 

E invece la ratio, l’anima, il fine di questo DL Rilancio è e deve rimanere squisitamente culturale e progettuale. E’ necessario comprendere che i soldi messi nelle tasche delle famiglie italiane devono servire a uscire, finalmente, dall’era fossile che sta causando il cambiamento climatico e l’impoverimento ambientale; devono servire a mettere in sicurezza statica le nostre case per non piangere poi lacrime di coccodrillo alla prima scossa sismica; devono servire a rendere le nostre città, e soprattutto le nostre tristi periferie, luoghi accoglienti e belli di quella bellezza tipicamente italiana di cui andiamo fieri ma che non riusciamo più a generare; devono servire a migliorare il comfort abitativo delle nostre case, a togliere per sempre muffa e condensa dai nostri muri, rendere vivibili i nostri appartamenti sia nel freddo dell’inverno che nel caldo delle estati afose e, infine, devono servire a partecipare da protagonisti a quel bellissimo sogno europeo che è il Green New Deal con l’obiettivo 2050 di società ad energia zero.

La nota positiva è che quello che può sembrare un sogno velleitario è invece una realtà possibile, a patto però di cominciare a progettare, a progettare bene, a progettare la qualità.

Poi, è vero, serve anche la finanziaria, la banca per anticipare i soldi a chi non ne ha la disponibilità immediata, ma questo ruolo, fondamentale, va interpretato con la dovuta serietà senza invadere campi di altrui pertinenza.

Qualche consiglio per aiutare i progettisti

Gli interventi, Trainanti e Trainati, messi nella cartucciera del progettista dall’art. 119 del DL Rilancio vanno usati con la dovuta perizia per non spendere inutilmente soldi pubblici e per non peggiorare, addirittura, la situazione in cui versa l’edificio oggetto di intervento.

Superbonus 110%, tutti i lavori edilizi attuabili: la speciale tabella sugli interventi trainanti e trainati

L'Agenzia delle Entrate ha realizzato una tabella che specifica gli interventi trainanti, necessari ed indispensabili per beneficiare del Superbonus al 110%, e gli interventi trainati che possono beneficiare della detrazione soltanto se posti in essere in abbinamento ai primi. Leggi l'articolo...

Con questa rubrica di Consigli non richiesti proviamo a approfondire alcune tematiche per aiutare i progettisti a scegliere la strada migliore per raggiungere il Fine che abbiamo descritto sopra.

Primo Consiglio non richiesto: Posa del cappotto termico o sostituzione del generatore di calore? quale intervento scegliere per fare il doppio salto di classe

Il comma 1 dell’art. 119 mette a disposizione due interventi trainanti con i quali si deve ottenere il famoso doppio salto di classe energetica: la formazione del cappotto termico e la sostituzione del generatore di calore. 

Prima di prendere la decisione su quale intervento orientarsi (ammesso che entrambi gli interventi siano possibili e sottolineato che un intervento non esclude comunque l’altro) è necessario fare alcune considerazioni preliminari:

1. Premessa: il comfort abitativo, e cioè la salubrità degli ambienti (assenza di muffa e condensa) e la percezione fisica di benessere, è determinato principalmente da tre parametri: la temperatura interna, che deve stare attorno ai 20 °C in inverno e ai 26 °C in estate, l’umidità relativa interna, che deve essere compresa fra il 40% e il 60%, e la temperatura superficiale delle pareti rivolte verso l’esterno.

Considerazione: la corretta posa del cappotto termico influisce positivamente su tutti e tre i parametri mentre la mera sostituzione degli impianti di climatizzazione difficilmente riesce ad ottenere i medesimi effetti positivi.

2. Premessa: i cosiddetti “ponti termici” sono i principali responsabili della formazione di muffa e condensa all’interno delle abitazioni, del discomfort abitativo e dello spreco, perché causano un abbassamento della temperatura superficiale interna dei muri posti verso l’esterno.

Considerazione: il cappotto termico, se ben progettato e ben posato, può mitigare o annullare gli effetti negativi dei ponti termici, mentre la sostituzione degli impianti di climatizzazione non produce alcun effetto risolutivo di tale problema.

3. Premessa: il fabbisogno energetico Qh di un edificio (cioè l’energia che richiede affinché si mantenga la temperatura interna di 20 °C in inverno o 26 °C in estate) è dato da questa semplice equazione:

Qh = Qt + Qv – (Qi +Qs)

Dove Qt sono le perdite per trasmissione (cioè l’energia termica che “oltrepassa” l’involucro esterno e che viene quindi persa), Qv sono le perdite per ventilazione (l’energia dispersa attraverso le finestre, quando sono aperte, e attraverso gli spifferi), mentre Qi sono gli apporti energetici interni (dovuti al calore prodotto dagli abitanti e dagli elettrodomestici) e Qs gli apporti solari attraverso le finestre. In sostanza Qh è la quantità di energia che deve fornire il generatore di calore (caldaia tradizionale, a condensazione, la pompa di calore…) per mantenere costante la temperatura interna. 

Considerazione: il valore Qh determina la “qualità energetica” di un edificio, quanto più è basso quanto più la casa è performante. Una casa passiva ha un valore Qh quasi nullo. Il Qh è proprio l’energia che la Comunità Europea ci chiede di azzerare innanzitutto perché si configura in sostanza come uno spreco energetico inutile e poi perché è stato riconosciuto come una delle cause principali di immissione di CO2 in atmosfera che a sua volta è la causa principale del surriscaldamento globale. La qualità della progettazione risiede proprio nella diminuzione di questo Qh.
Dal 2021 tutti gli edifici italiani di nuova costruzione o oggetto di una ristrutturazione importante dovranno essere nZEB ossia edifici ad energia quasi zero. Cioè con Qh molto molto basso, quasi nullo. Il cappotto termico, se ben progettato e ben posato, interviene sul termine Qt (perdite per trasmissione) abbassandolo e determinando, di conseguenza, quindi una diminuzione sostanziale di Qh. La sostituzione del generatore di calore, invece, non modifica il valore di Qh. Può rendere più efficiente il modo con il quale si produce l’energia necessaria ma non la diminuisce.

4. Premessa: il salto di classe energetica dell’edificio non viene determinato sulla base dell’efficienza energetica dell’edificio (calcolo ex L.10/91) di cui al DM 25.06.2015 Decreto requisiti minimi, dove il cosiddetto “edificio di riferimento” si considera dotato degli stessi impianti di produzione di energia dell’edificio reale.

Il salto di classe viene invece valutato in base all’A.P.E. ( Attestato di Prestazione Energetica ) che basa la classificazione non sul fabbisogno energetico Qh ma in base all’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile EPgl,nren

EPgl,nren= EPH,nren + EPW,nren+ EPC,nren + EPV,nren

dove

  • EPH,nren: fabbisogno di energia primaria non rinnovabile per la climatizzazione invernale;
  • EPW,nren: fabbisogno di energia primaria non rinnovabile per la produzione dell’acqua calda sanitaria;
  • EPC,nren: fabbisogno di energia primaria non rinnovabile per la climatizzazione estiva;
  • EPV,nren: fabbisogno di energia primaria non rinnovabile per la ventilazione;

il quale viene messo a confronto con l’indice EPgl,nren,rif,standard (2019/21) dell’”edificio di riferimento” che diversamente da quello suddetto, si considera dotato degli impianti standard di tipo tradizionale, escludendo quindi gli eventuali impianti a fonti rinnovabili presenti nell’edificio reale.

In pratica per l’edificio reale si calcola l’indice EPgl,nren utilizzando il sistema involucro+impianti reale e lo si confronta con l’indice EPgl,nren,rif,standard (2019/21) dell’edificio di riferimento (non reale) al quale sono stati attribuiti un ottimo involucro e impianti standard tradizionali che utilizzano vettori energetici prevalentemente non rinnovabili.

Considerazione: va da se che risulta più facile migliorare la classe energetica (che prende in considerazione solo il consumo di energia non rinnovabile) passando da un impianto di riscaldamento tradizionale a uno, ad esempio, a pompa di calore che non utilizza energia non rinnovabile, rispetto alla posa del cappotto termico.

Ma in realtà la mera sostituzione dell’impianto termico non abbassa il fabbisogno energetico dell’edificio, così come pure non corregge quelle criticità che solo un buon intervento sull’involucro potrebbe migliorare (muffa, condensa, basse temperature superficiali che causano discomfort abitativo, spifferi…).

Conclusione: si suggerisce chiaramente di adempiere ai requisiti richiesti per accedere al superbonus (doppio salto di classe) ma, nel contempo, di progettare un intervento che migliori il comfort abitativo e diminuisca effettivamente il fabbisogno energetico dell’edificio. 

Abbiamo visto che l’intervento da adottare preferibilmente (se possibile) perché migliora il comfort abitativo è quello che prevede la formazione di un cappotto termico, ben progettato e ben posato. Tale intervento diminuisce inoltre il fabbisogno energetico dell’edificio per cui, nel caso di contestuale sostituzione del generatore di calore, si potrà fare riferimento ad un carico termico inferiore e far quindi ricorso a generatori che non utilizzano fonti energetiche di origine fossile.

Utilizzando l’APE si può progettare e verificare la qualità del cappotto termico prendendo in considerazione anche il parametro Prestazione energetica invernale ed estiva dell’involucro edilizio (rappresentato nell’APE dalle faccine smile).

Nell’APE sono indicate, infatti, oltre alla classe energetica basata sull’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile dell’immobile, anche la prestazione energetica invernale ed estiva dell’involucro, ovvero del fabbricato al netto del rendimento degli impianti presenti. Tali informazioni sono fornite nella prima pagina dell’APE sotto forma di un indicatore grafico del livello di qualità. 


Una rubrica sottovoce per utilizzare al meglio il SuperEcobonus 110% 

Il superbonus 110% è un appropriato impulso economico per aiutarci a raggiungere traguardi ambiziosi: la transizione ecologica, la riqualificazione energetica, il comfort abitativo, la messa in sicurezza sismica e la qualità architettonica delle nostre abitazioni.

Questo articolo rappresenta il 1 consiglio di una rubrica sottovoce di Consigli non richiesti in cui proviamo ad approfondire alcune tematiche per aiutare i progettisti a scegliere la strada migliore per raggiungere questo traguardo, ambizioso ma necessario.

Ecco l'elenco di tutti i consigli

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