Consolidamento strutturale e messa in sicurezza di un edifico monumentale: il caso della Chiesa San Michele a Brisighella

Questa memoria descrive gli interventi previsti per la messa in sicurezza e la mitigazione del rischio sismico di una porzione laterale del complesso religioso di San Michele Arcangelo in Brisighella coinvolta da gravi cedimenti fondali e parziali disconnessioni del sistema voltato e delle murature in elevazione.

In questo articolo cercheremo di spiegare gli interventi previsti, in parte realizzati al momento della scrittura del presente testo (Giugno 2025), mostrando le fasi di cantiere già ad oggi espletate e gli schizzi di progetto per le parti ancora da realizzare. 

Sommario

• Descrizione generale del fabbricato e quadro strutturale
  
• Analisi delle cause dei cedimenti fondali
  
• Rilievi e monitoraggi preliminari
  
• Tecniche di consolidamento delle fondazioni
  
• Rinforzo strutturale delle murature e delle coperture
  
• Fasi operative e materiali impiegati
  
• Conclusioni e riflessioni metodologiche

La messa in sicurezza della cappella meridionale del transetto della Chiesa San Michele a Brisighella

Descrizione dell'edificio monumentale

L’edificio, con struttura in muratura portante, risale al XVII secolo e presenta pianta cruciforme. Esso risulta inserito all’interno del tessuto edilizio costituente il centro storico del Comune di Brisighella, presentando solo due dei quattro lati completamente liberi da edifici ed addossamenti (la facciata principale, su Piazza Carducci, e la navata sinistra, su Via Fossa.

A sud, l’abside destro della chiesa confina con una serie di corpi minori ad esso addossati ed ospitanti locali di servizio e la centrale termica. A est prosegue invece l’edificato urbano formato da edifici di minore altezza ed a semplice impianto prospicenti la Via Fossa.

Il complesso monumentale è composto da generose pareti in mattoni pieni con riempimenti a sacco e muratura mista in pietrame e laterizio, con spessori anche nell’ordine di qualche metro in corrispondenza degli angoli.

Sono molteplici però le bucature, le nicchie e le irregolarità nella muratura che, anche per via dell’impianto cruciforme, risulta di fatto costituita da una serie di grandi pilastri di muratura.

A livello di orizzontamenti, la copertura risulta di recente ricostruzione (presumibilmente, seconda metà del secolo scorso) ed è interamente composta da travi in c.a.p. di tipo “Varese” e tavelloni di laterizio. Sotto di essa sono presenti invece le grandi volte a cupola in muratura di mattoni pieni a coltello, con nervature estradossate di irrigidimento alle quali corrispondono anche delle paraste (ringrossi - lesene) nelle elevazioni murarie.

La stabilità del complesso edificato si fonda pertanto sull’equilibrio tra numerose spinte generate dagli archi e dalle cupole, equilibrate grazie alla rigorosa simmetria dell’impianto e al peso delle murature verticali.

L’alterazione di questo delicato equilibrio tra spinte e contrasti innescato, ad esempio, da un cedimento fondale può senz’altro acuire il quadro fessurativo sino anche a innescare fenomeni di collasso a catena dei vari elementi architettonici e strutturali che compongono la fabbrica.

I danni riscontrati e le possibili cause scatenanti

A seguito di vari sopralluoghi effettuati negli ultimi anni, dei quali l’ultimo in Agosto 2022, è stato possibile riscontrare un diffuso quadro fessurativo in corrispondenza della cappella destra posta a sud del complesso edilizio.

Le lesioni, presenti sia a livello delle elevazioni murarie che negli orizzontamenti voltati e presenti anche nella pavimentazione interna della chiesa, denotano con ogni probabilità l’innesco di un meccanismo di cedimento fondale ascrivibile senz’altro alla notevole siccità rilevata negli ultimi mesi, con prosciugamento dei terreni argillosi di sottofondo delle fondamenta e conseguente instabilità per perdita di appoggio.

Da testimonianze recuperate dalla gente del posto si è poi rilevato che era presente, nelle vicinanze dell’apparato fondale della porzione in oggetto, una vecchia caditoia di scolo delle acque poi andata in disuso che aveva però avuto copiose perdite nel tempo e causato non pochi problemi di umidità ai fabbricati limitrofi.

Questi cedimenti diffusi hanno interessato dapprima ed in modo assai evidente i corpi minori addossati sul fianco della chiesa (locali di servizio, centrale termica, ecc.), manifestando un diffuso quadro fessurativo con lesioni passanti, crolli parziali e determinando già da tempo la necessità di puntellare e disporre opere provvisionali all’interno di tali ambienti.

Presumibilmente, la minore profondità e consistenza delle fondamenta di tali annessi e proservizi ha determinato l’innesco del quadro fessurativo dapprima in tali porzioni del complesso edilizio piuttosto che nei muri della chiesa, ben più robusti e piantati su solide basi.

Ora, l’aggravarsi senza precedenti dell’inaridimento del sottosuolo per via della inusuale siccità riscontrata durante l’estate del 2022 ha evidentemente portato l’instabilità fondale ad una quota ancora più in profondità nel sottosuolo arrivando quindi ad interessare anche gli strati più profondi su cui poggiano verosimilmente le fondazioni della Collegiata: di conseguenza, il quadro fessurativo si è esteso anche all’interno del fabbricato ecclesiastico.

Le lesioni riscontrate risultano coerenti con un ribaltamento fuori dal piano del cuneo di muratura in corrispondenza della porzione più esterna del catino absidale meridionale; la spinta di ribaltamento risulta derivante sia da una verosimile spiombatura verso l’esterno della muratura e delle due paraste più esterne che dall’azione spingente della semicupola di copertura dell’abside che, perso il contrasto operato dall’arcone del transetto, tende a schiacciarsi e quindi a generare una spinta radiale perimetrale sulle elevazioni.

La compresenza delle spinte sopra descritte con la perdita di appoggio delle porzioni più esterne del fabbricato (poste a valle e pertanto più soggette a fenomeni di cedimento e dissesto fondale) ha generato un cinematismo che viene di seguito schematizzato graficamente per una più semplice ed immediata comprensione del fenomeno.

La presenza di un doppio ordine di aperture (porte al piano terra e soprastanti finestre allineate) su ambo i fianchi dell’abside meridionale senz’altro non ha aiutato a contenere il fenomeno e anzi ne ha generato una amplificazione, fungendo, come è noto, le aperture nelle murature da “calamita” per l’andamento delle lesioni che in fatti, nel caso in esame, attraversano tutte le aperture dalla sommità per ricomparire poi alla base delle medesime.

Come si è detto, anche una minima alterazione degli equilibri tra spinte contrastate delle volte e degli archi che costituiscono il sottotetto della chiesa può innescare fenomeni a catena ed acuire ulteriormente il quadro fessurativo: è verosimile che il distacco della semi-cupola meridionale dal rispettivo arcone che la collegava al transetto possa aver indebolito l’azione di catena che tale porzione di fabbricato generava sulla restante e in particolare sull’arco medesimo.

Inoltre, l’allontanamento subito dalle murature perimetrali sommitali rispetto al corpo di fabbrica centrale ha causato con ogni probabilità la perdita di appoggio (in genere di appena qualche centimetro) di alcuni dei tavelloni di laterizio che costituiscono la copertura, aprendo in essa una breccia e causando il crollo sulla volta sottostante anche di parte del manto in coppi.

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L'articolo continua con la descrizione delle operazioni di messa in sicurezza in somma urgenza e il progetto di ristrutturazione, contenente anche dettagli costruttivi.

Commento dalla redazione. Il contributo dell’ing. Marco Peroni documenta con rigore tecnico e chiarezza espositiva un caso complesso di messa in sicurezza di murature storiche lesionate. Le tecniche illustrate possono offrire utili indicazioni operative per interventi analoghi su edifici vincolati.