Scegliere la bioedilizia per ridurre la domanda energetica degli edifici
La bioedilizia rappresenta una risposta tecnica ed efficace alla transizione energetica: isolanti naturali a bassa energia grigia e alta massa termica riducono le emissioni incorporate e migliorano il comfort abitativo. Progettare con materiali rigenerativi significa ottimizzare l’involucro, abbattere i consumi e aumentare la durabilità degli edifici.
Transizione energetica in edilizia: perché la bioedilizia è la chiave per ridurre i consumi
Nella complessità della transizione energetica europea, il settore edilizio gioca un ruolo cruciale, ma troppo spesso la soluzione al problema viene cercata esclusivamente nell’efficienza tecnologica e nel potenziamento degli impianti. È tempo di capovolgere la prospettiva: ridurre i consumi energetici non è solo una questione di efficienza d’uso, ma una sfida che coinvolge la natura stessa dei materiali e dei processi costruttivi.
La bioedilizia si impone come risposta concreta a questa sfida, offrendo una visione che unisce sostenibilità ambientale, benessere abitativo e riduzione delle emissioni. Scegliere materiali naturali, a basso contenuto di energia grigia, capaci di sequestrare carbonio e di restituire all’architettura la sua funzione primaria — creare benessere attraverso la forma, l’orientamento e la materia — non è un atto di moda, ma una responsabilità tecnica e culturale.
La scelta del materiale isolante
Nel dibattito sulla transizione energetica del patrimonio edilizio europeo, seguire i principi della bioclimatica e scegliere prodotti bioedili non va considerata una delle tante opzioni disponibili, ma una risposta concreta, efficace e lungimirante. In un momento storico in cui l'Unione Europea impone obiettivi stringenti di decarbonizzazione, è evidente che non basta ridurre i consumi energetici in fase d'uso: serve ripensare i materiali, i processi, le tecnologie e i modelli produttivi dell'intero comparto edilizio.
La sfida è duplice: abbattere i consumi energetici e ridurre le emissioni climalteranti. La bioedilizia non solo è coerente con questi obiettivi, ma rappresenta la possibilità di contribuire ad un cambio di paradigma che l'edilizia contemporanea deve urgentemente adottare.
Come ci conferma il World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), è noto che il settore edilizio è responsabile del 40% dei consumi energetici europei e del 36% delle emissioni di gas serra. Pochi sanno però che solo il 50% di queste emissioni è legato alla gestione operativa degli edifici. La restante metà è generata durante le fasi di costruzione, manutenzione e dismissione.
Da questi dati si può desumere che ridurre la domanda energetica oggi non significa solo migliorare l'efficienza in uso, ma anche intervenire su materiali e processi costruttivi. In questo contesto, isolare l'involucro è la strategia più efficace. Un buon isolamento consente di contenere la dispersione termica, ridurre i carichi impiantistici e prolungare la vita utile dei sistemi tecnologici.
Si tratta di una scelta “onesta”: affidarsi all’involucro, anziché agli impianti, seguendo le regole della bioclimatica, restituisce all’architettura il suo ruolo originario: creare benessere con la forma, l’orientamento, i materiali. È un ritorno all’essenza del costruire — più umano, più intelligente e meno energivoro, in tutti i sensi.
La scelta del materiale isolante fa la differenza tra una soluzione solo apparentemente sostenibile e una realmente incisiva per la riduzione delle emissioni climalteranti. Per fare fede all’accordo di Parigi, nell’ambito del quale ogni stato UE si è impegnato a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, le emissioni di CO₂ incorporate degli edifici vanno ridotte del 99% rispetto alla pratica comune, ovvero fino a 10 kg di CO₂ /mq di superficie. Un obiettivo che si può conseguire soltanto utilizzando materiali da costruzione a base di scarti agricoli, forestali ed alimentari.
I numeri parlano chiaro: il legno emette solo 4 kg di CO₂ per unità di peso, a fronte dei 40 kg dell’acciaio e dei 27 kg del calcestruzzo. Questo perché uno dei sistemi principali per ridurre le emissioni incorporate negli edifici è l’adozione di soluzioni capaci di immagazzinare carbonio. Il legno, ed in genere materiali di origine agricola e forestale, crescendo, assorbono CO₂ dall’atmosfera, trasformandosi in un deposito naturale di carbonio
La bioedilizia si fonda su un principio lineare e coerente: utilizzare materiali di origine naturale, inseriti in un ciclo virtuoso che minimizza l'energia grigia e massimizza la capacità rigenerativa del costruire. Se analizziamo il comparto degli isolanti termici, che rappresentano una delle scelte fondamentali nell’ambito di un edificio considerato sostenibile, i prodotti naturali si distinguono in base all’origine, che può essere vegetale, animale e minerale.
Scegliere prodotti realizzati con materie prime vergini non rinnovabili o non derivanti da processi di riuso o di riciclo non energivori comporta un impatto ambientale elevato, per cui l’uso di prodotti a base fossile e sintetica dovrebbe rappresentare soltanto una extrema ratio.
Dal punto di vista ambientale la scelta migliore è utilizzare la quantità ottimale di materiali isolanti prodotti da scarti di produzione di origine vegetale; questi ultimi possono essere di origine agricola (canapa, calcecanapulo, paglia, fibra di legno, fibre di kenaf, lino, mais, cocco, ecc.) o derivare da scarti di lavorazione e da materie prime riciclate (legno, sughero e cellulosa).
Si tratta di materiali che assorbono CO2 durante la crescita della pianta da cui derivano e la sequestrano per l'intero ciclo di vita. In altri termini, non solo non inquinano, ma migliorano il bilancio ambientale complessivo dell'edificio.
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Energia grigia: il peso invisibile delle scelte progettuali
Secondo l'IEA (2022), la produzione dei materiali da costruzione incide tra l'11% e il 13% sul consumo energetico totale del comparto edilizio. Includere questi dati nel bilancio energetico globale del progetto è fondamentale. Ed è qui che i materiali naturali dimostrano la loro superiorità: contenuto di energia grigia ridottissimo, elevata durabilità, bassi costi di smaltimento o riutilizzo.
L'energia grigia è l'energia spesa per produrre, trasportare, installare, manutenere e dismettere un materiale. Un materiale sintetico ad alte prestazioni termiche può avere un impatto ambientale gravissimo se prodotto (o anche riciclato) con processi energivori e trasportato per migliaia di chilometri. La paglia, ad esempio, ha un contenuto di energia grigia di 0,9 MJ/kg, mentre il poliuretano supera i 70 MJ/kg.
Solitamente i parametri di valutazione nella scelta dei materiali isolanti sono due: il prezzo e la conducibilità termica. I materiali naturali si dimostrano vincenti soprattutto su altri fronti, altrettanto importanti sia per il comfort che per il benessere all’interno degli ambienti ma spesso non abbastanza considerati quali capacità termica, sfasamento dell'onda termica, igroscopicità e traspirabilità. Nel clima mediterraneo, dove la questione del raffrescamento estivo sta diventando preponderante, la capacità di assorbire e rilasciare calore lentamente (sfasamento) è cruciale.
Molti di questi materiali, grazie alla loro capacità termica, offrono facilmente quello che è lo sfasamento ideale, ovvero 12 ore, garantendo ambienti interni stabili e confortevoli anche nelle giornate più calde. Questo significa che, durante il giorno, il materiale assorbe calore senza trasmetterlo rapidamente all'interno, per poi rilasciarlo nelle ore più fresche della notte. Un comportamento termico che riduce drasticamente il carico sugli impianti di climatizzazione estiva, contribuendo a contenere i picchi di domanda energetica.
La massa termica è un importante punto di forza, perché i materiali ad alta densità, come il sughero e le fibre di legno pressate, presentano una buona capacità di accumulo di calore. Questo consente una gestione più fluida della temperatura interna, evitando sbalzi termici e aumentando la sensazione di comfort.
In inverno, la massa termica trattiene il calore interno più a lungo, mentre in estate ritarda il surriscaldamento. In pratica se impego un materiale isolante più “leggero” lo sfrutto soltanto per l’isolamento termico invernale, mentre un materiale più denso si rivela utile per tutte le stagioni, e questo comporta un più veloce ammortamento del costo inziale, rendendo quest’ultimo di fatto più conveniente nel lungo periodo nonostante la spesa iniziale più elevata. L’efficienza energetica intesa come isolamento dell’involucro non è una semplice voce di spesa, ma un investimento i cui frutti si vedono a lungo periodo. Sempre secondo il principio che l’energia più preziosa è quella che viene risparmiata.
Inoltre, la traspirabilità di questi materiali contribuisce all'equilibrio igrometrico degli ambienti interni, migliorando la qualità dell'aria e prevenendo fenomeni di condensa e muffe. Questa caratteristica, combinata con l'assenza di emissioni nocive, li rende ideali per ambienti salubri, anche in presenza di soggetti sensibili come bambini o persone con patologie respiratorie. Non dimentichiamo poi che il cappotto esterno, se ben progettato e posato, è praticamente l’unico rimedio efficace e sicuro contro la formazione delle muffe che crescono sui ponti termici e che sono una minaccia importante alla salubrità negli ambienti.
L’ efficienza dovrebbe essere una scelta coerente: costruire pensando alla riduzione della domanda energetica senza considerare l’energia grigia è un cortocircuito. Isolare con materiali rigenerativi significa non aggiungere peso al problema, ma diventare parte della soluzione.
Affidarsi e bioclimatica e bioedilizia significa progettare ex novo o riqualificare edifici “low tech”, affidandosi più all'efficacia dell'involucro edilizio che alla complessità degli impianti. Un involucro progettato correttamente, con materiali naturali performanti, può da solo garantire livelli elevati di comfort termoigrometrico, acustico e ambientale.
Questo approccio riduce la dipendenza da sistemi attivi, abbassa i costi di installazione, gestione e manutenzione e aumenta la resilienza degli edifici nel lungo periodo, senza dimenticare che la durata dell’involucro è di lunga maggiore di quella degli impianti e richiede una manutenzione meno puntuale e frequente. Un sistema a cappotto ben posato ha una vita utile di 40-50 anni, mentre un impianto di climatizzazione va sostituito ogni 20-25.
Investire nella qualità dell’involucro è una decisione lungimirante, tanto più se si scelgono materiali durevoli e poco energivori. Perché l’energia grigia – quella nascosta nei processi di estrazione, produzione, trasporto e smaltimento – può pesare quanto quella che usiamo per riscaldare o raffrescare gli ambienti.
Progettare con attenzione l'involucro significa fare efficienza con la materia e restituire all'architettura il suo ruolo primario: offrire protezione, benessere e qualità dell'abitare attraverso la forma, l'orientamento e i materiali.
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Bioedilizia e comfort abitativo: salubrità prima di tutto
Nell'era della ventilazione meccanica controllata, il rischio è dimenticare che la qualità dell'aria si progetta alla fonte, non solo con la tecnologia che cerca di compensare le emissioni di materiali poco salubri. Senza contare che questo tipo di impianti, oltre a comportare un consumo di energia seppur minimo, sono salubri soltanto se ben gestiti e mantenuti con estrema regolarità.
La bioedilizia è una scelta a favore della salubrità degli ambienti. La scelta dei materiali deve essere consapevole, ovvero non va valutato soltanto il prodotto in sé ma vanno indagati le origini della materia prima, la distanza dalla produzione, oltre che le modalità di posa, durata, possibilità di riuso o compostaggio. Anche un buon materiale può diventare un errore se mal posato o usato fuori contesto.
La formazione delle maestranze, la certificazione delle competenze, la conoscenza dei dettagli costruttivi sono molto importanti, soprattutto quando si opera su un involucro esterno intervenendo sul suo comportamento termico, perché alcuni errori possono portare ad esempio alla formazione di muffa che si verifica nociva per la salute. Dal punto di vista della posa in opera, è bene se possibile scegliere soluzione di isolamento naturale integrate con sistemi a secco, reversibili e idonei anche per il retrofit degli edifici esistenti.
La salubrità degli ambienti è quindi un parametro progettuale che va considerato fin dalle prime fasi della progettazione di qualsiasi intervento: comincia con la scelta di tecniche e materiali ma va poi assicurata anche in fase di posa e garantita in fase di utilizzo degli edifici, con una corretta manutenzione delle superfici e degli impianti.
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